giovedì 22 ottobre 2009

I numeri della RU486 (Mifepristone, nome commerciale Mifegyne)

Tanto rumore, tante parole, tanti numeri in libertà.
Ma quale è la verità ?
Il Giornale (sì, "il Giornale", il quotidiano "vicino" alla Presidenza del Consiglio) riporta alcuni numeri interessanti LINK nell'articolo pubblicato Sabato 17 ottobre 2009, dal titolo "La pillola abortiva non è dannosa"

Quali sono (se ci sono...) gli effetti dannosi della RU 486 ?
Ovviamente l'articolo è riferito aggli effetti clinici non desidderati, non allo scopo abortivo (che esula quindi da qesta mia nota).
Molti (o meglio..., alcuni) hanno sostenuto che la RU 486 avesse provocato 29 morti sospette.
L’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha sempre sostenuto che quelle notizie non fossero rilevanti ai fini dell’introduzione della pillola abortiva nel nostro Paese: la RU 486, se usata in modo corretto con dosi prestabilite e nei limiti previsti dalla legge, cioè entro la nona settimana di gravidanza, non ha mai ucciso nessuno. In nessuna parte del mondo.
Solo alcune distorsioni sulla sua assunzione hanno creato degli effetti avversi. Documentati con tanto di dosaggio e di modalità di somministrazione sbagliata o eccessiva dalla casa farmaceutica «Exelgyn» che commercializza il farmaco in (quasi) tutto il mondo.
Ci sono stati 29 decessi avvenuti in concomitanza con la somministrazione dell’RU 486 dal dicembre 1988 (data di introduzione della pillola abortiva) al 31 maggio 2009 (11 anni).
Ma sempre a causa di un uso distorto, contro ogni indicazione medica di riferimento e per patologie che nulla hanno a che fare con l’aborto farmacologico.
Due (2) casi di decesso riguardano uomini (!).
Dieci (10) casi riguardano l'uso come palliativo per curare patologie tumorali che sono poi risultate la reale causa di morte.
Diciassette (17) casi sono collegati all’aborto farmacologico: in dieci (10) casi il Misoprostolo è stato usato con dosaggio doppio rispetto a quello autorizzato per l’aborto farmacologico. In altri quattro (4) casi il Mifepristone è stato impiegato molto oltre il termine previsto per il suo utilizzo. In sette (7) casi le donne hanno subito una sorta di shock settico o di emorragia gastrica provocati dal dosaggio doppio di Misoprostolo e/o dalla somministrazione intravaginale del farmaco, modalità espressamente vietata.
Situazioni che hanno fatto dichiarare agli autori del documento «molto improbabile» la correlazione tra i decessi e il Mifepristone.

Se i numeri riportati da "Il giornale" sono veri, si potrà fare evitare di fare "fantascienza" sull'argomento ? magari lasciando la discussione aperta sui temi etici ?

2 commenti:

Franco Gatti ha detto...

Tratto da: http://www.ilgiornale.it/interni/lo_studio_la_pillola_abortiva_non_e_dannosa/17-10-2009/articolo-id=391531-page=0-comments=1


INTERNI sabato 17 ottobre 2009, 09:35
Lo studio: "La pillola abortiva non è dannosa"
di Enza Cusmai

Se n’è parlato tanto. C’è, non c’è, esiste o non esiste? Esiste. Ci riferiamo al documento sugli effetti dannosi della RU 486,la pillola abortiva che tra poche settimane potrà essere usata in tutte le strutture pubbliche italiane così come avviene nel resto d’Europa e del mondo. Manca, infatti, soltanto un atto formale che il consiglio di amministrazione dell'Aifa ratificherà lunedì prossimo. Un'ultima tappa prima del via libera definitivo.

Ma le obiezioni all'introduzione di questo farmaco sono state tante. Molti hanno sostenuto che la RU 486 avesse provocato morti sospette. E prima di aprire le porte della commercializzazione nel nostro Paese un farmaco va giustamente messo sotto i raggi x. C’è perfino una commissione parlamentare che indaga sulla corretta applicazione della RU. Ma fino ad ora, nessuna notizia di questo documento sulle morti sospette è mai trapelata. L’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha sempre sostenuto che quel resoconto scientifico non fosse rilevante ai fini dell’introduzione della pillola abortiva nel nostro Paese. E il perché appare chiaro dal testo del documento che il Giornale è in grado di anticipare: la RU 486, se usata in modo corretto con dosi prestabilite e nei limiti previsti dalla legge, cioè entro la nona settimana di gravidanza, non ha mai ucciso nessuno. In nessuna parte del mondo. Solo alcune distorsioni sulla sua assunzione hanno creato degli effetti avversi. Documentati con tanto di dosaggio e di modalità di somministrazione sbagliata o eccessiva.
... segue ...

Franco Gatti ha detto...

... Il resoconto tecnico-scientifico è stato redatto dalla casa farmaceutica «Exelgyn» che produce nel mondo «Mifegyne» cioè il Mifepristone. Il testo è molto dettagliato e individua le cause dei 29 decessi avvenuti in concomitanza con la somministrazione dell’RU 486. L’analisi copre un arco di tempo piuttosto vasto. Si parte dal dicembre 1988 (data di introduzione della pillola abortiva) e si arriva fino al 31 maggio 2009. In questi 11 anni l’azienda produttrice della RU 486, ha raccolto in un dossier tutti i decessi provocati dalla pillola rilevati in tutto il mondo (Usa e Francia in testa). Dal documento emerge che le 29 morti sospette sono effettivamente riconducibili all'impiego del farmaco RU 486 da solo o in associazione con Misoprostolo, ma questi farmaci sono stati utilizzati sempre in modo distorto, contro ogni indicazione medica di riferimento e per patologie che nulla hanno a che fare con l’aborto farmacologico. Ecco il dettaglio.

Due casi di decesso nel 2000 e nel 2008 riguardano addirittura soggetti maschili che hanno usato il Mifepristone per curarsi rispettivamente un meningioma e una forma depressiva.
In altri dieci casi, il Mifepristone è stato utilizzato come palliativo per curare patologie tumorali che sono poi risultate la reale causa di morte (carcinoma ovarico, carcinoma della mammella metastatico, morbo di Cushing, sarcoma, carcinoma adrenocorticale).
Rimangono 17 casi collegati all’aborto farmacologico. E anche in queste situazioni il medicinale non sarebbe stato letale se fosse stato usato in modo corretto secondo le prescrizioni mediche e i protocolli internazionali. Invece, la RU è stata somministrata in modo irregolare o distorto. Infatti, in 10 casi il Misoprostolo è stato usato con dosaggio doppio (800 invece di 400) rispetto a quello autorizzato per l’aborto farmacologico. In altri quattro casi il Mifepristone è stato impiegato oltre il termine previsto per il suo utilizzo. In genere viene consigliato alle donne che vogliono abortire entro la nona settimana. Non un giorno di più. Invece, in quattro casi le pazienti hanno ingerito il farmaco a 10 settimane e addirittura nel secondo trimestre di gravidanza, a 22 settimane e a 24 settimane. C’è di più. In sette casi le donne hanno subito una sorta di shock settico o di emorragia gastrica provocati dal dosaggio doppio di Misoprostolo e/o dalla somministrazione intravaginale del farmaco, modalità espressamente vietata. In tutti i casi in cui l’aborto farmacologico ha provocato vittime, insomma, sono state puntualmente eluse le indicazioni per i dosaggi e sono state violate le autorizzazioni di utilizzo del farmaco entro la nona settimana di gestazione. Situazioni che hanno fatto dichiarare agli autori del documento «molto improbabile» la correlazione tra i decessi e il Mifepristone.

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