Segnalo un articolo sui costi dei salvataggi via elicottero dei montanari del ferragosto: LINK
I malati immaginari della montagna
Nella sola Valle d'Aosta sono oltre mille all'anno gli interventi di soccorso in alta quota, spesso oltre i 2.700 metri
Il Soccorso alpino: troppi si fingono feriti e sono solo stanchi
CRISTIAN PELLISSEIR, COURMAYEUR
Ci arrabbiamo eccome - racconta Enrico Visetti, responsabile sanitario del servizio di elisoccorso valdostano -. Ci arrabbiamo per quegli interventi in cui è difficile trovare uno scopo». C’è troppa leggerezza da parte di chi vive la montagna.
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I malati immaginari della montagna
Nella sola Valle d'Aosta sono oltre mille all'anno gli interventi di soccorso in alta quota, spesso oltre i 2.700 metri
Il Soccorso alpino: troppi si fingono feriti e sono solo stanchi
CRISTIAN PELLISSEIR, COURMAYEUR
Ci arrabbiamo eccome - racconta Enrico Visetti, responsabile sanitario del servizio di elisoccorso valdostano -. Ci arrabbiamo per quegli interventi in cui è difficile trovare uno scopo». C’è troppa leggerezza da parte di chi vive la montagna. Lo hanno sottolineato gli esperti che hanno partecipato mercoledì a una tavola rotonda a Courmayeur, organizzata dalla locale Fondazione. Con Visetti c’erano Alessandro Cortinovis, direttore del Soccorso alpino valdostano; Federica Cortese, assessore al Territorio e presidente di Montagna sicura; Arrigo Gallizio, presidente delle guide di Courmayeur; la guida Carlo Cugnetto; la psicologa Elvira Venturella e il sindaco Fabrizia Derriard. L’avvocato Waldemaro Flick, componente del comitato scientifico della Fondazione Courmayeur, ha moderato la serata.
«Alcuni - ha detto scherzando, ma neanche troppo, Cortinovis - meriterebbero due schiaffi. Non solo ti chiamano per interventi che si potrebbero benissimo evitare, ma ti guardano anche con uno sguardo strafottente, quasi a volerti prendere in giro. Come dire, “alla fine siete venuti a prendermi, e mi faccio anche un giro in elicottero”». Alcuni scalatori, quando si rendono conto di non essere in grado di proseguire (magari per stanchezza) si inventano un malanno, per farsi venire a prendere.
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«È successo pochi giorni fa, con i sei alpinisti sul Monte Rosa - ha confermato Alessandro Cortinovis -: hanno detto che due di loro stavano male, che erano feriti, ma non era così, stavano tutti benissimo». Le percentuali degli interventi evitabili sono alte: «In una domenica di agosto - ancora Cortinovis - facciamo più o meno quindici interventi. Ebbene, il 40% di questi è causato da persone stanche. Non ferite o altro, solo stanche. Incapaci di proseguire. Gente non preparata che si è sopravvalutata non rispettando i propri limiti». E anche così si arriva a una media di circa mille interventi all’anno: il 95% in elisoccorso e il 5% a piedi. Cortinovis ha poi posto l’accento su un altro aspetto: «I soccorsi che affrontiamo in Valle d’Aosta hanno spesso elevate difficoltà tecniche. Basta dire che vengono fatti a una quota media di 2700 metri».
«Alla Regione - ha raccontato Visetti - un minuto di volo di un elicottero per il primo soccorso costa 137 euro, senza contare i costi legati all’equipaggio». Per un intervento breve, di soli trenta minuti, si sborsano 4110 euro. Gran parte degli interventi durano di più, proprio a causa della loro difficoltà tecnica, e di riflesso lievitano i costi. La situazione è migliorata da quando la Valle d’Aosta ha iniziato a responsabilizzare gli alpinisti, chiedendo loro, in alcuni casi, una partecipazione economica. Ha spiegato ancora Visetti: «È una legge del 2006 rivista nel 2009, una legge coraggiosa che in molti ci invidiano. Prevede che se l’intervento è immotivato (il che ha risvolti anche giuridici, per il reato di procurato allarme) i costi siano in toto a carico degli alpinisti. Per gli interventi inappropriati è prevista una compartecipazione che varia in base alla residenza: gli italiani devono pagare 800 euro, gli stranieri sino a 3500, infine per gli interventi di tipo sanitario gli italiani non pagano nulla, mentre agli stranieri si possono chiedere sino a 3.500 euro. Queste, però, sono solo cifre simboliche che hanno uno scopo educativo, non punitivo».
È l’equipaggio che si trova sull’elicottero che valuta la situazione e che decide in quale dei tre casi si inserisce l’intervento. «Nel dubbio - aggiunge Visetti - facciamo sempre prevalere la buona fede di chi ci ha chiamati. Per fortuna non abbiamo ancora avuto casi di interventi del tutto immotivati». Il problema è tutto di educazione e come sostiene l’avvocato Waldemaro Flick «non esiste legge o multa che possa impedire l’imprudenza, serve educazione». Ed è per questo che le guide alpine puntano sugli insegnamenti ai bambini: la speranza è di avere, almeno per il domani, una generazione di amanti della montagna più responsabile.
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