02 Agosto 2010 - Il compito del Pd è affrettare la caduta del governo
di Rosy Bindi
Ancora non è chiaro quando la fine del Pdl e la nuova geografia di questa maggioranza provocheranno una vera e propria crisi di governo. È evidente però che la profonda lacerazione tra Berlusconi e Fini rende ancor più difficile la navigazione a vista, tanto arrogante quanto inconcludente, di questo Berlusconi ter. Da troppo tempo l'esecutivo è in affanno, condizionato dai problemi personali del premier, incapace di affrontare le emergenze nazionali, in primo luogo la profonda crisi economico finanziaria, ostaggio delle rivendicazioni della Lega e minato dallo squallore di cricche e affaristi più o meno occulti.
I democratici non sono disponibili a tollerare nuove divagazioni e giochi di prestigio. Vigileremo, incalzando il premier e la sua sbrindellata maggioranza perché si assumano finalmente la responsabilità di raccontare in Parlamento il loro fallimento. La nostra posizione è chiara: quando cade un governo si torna a votare. E, come ha detto Bersani, noi abbiamo il fisico e buone ragioni per affrontare eventuali elezioni anticipate. Tuttavia, di fronte alle difficili condizioni economiche e sociali dell'Italia, e ad una vergognosa legge elettorale, il presidente della Repubblica potrebbe valutare di chiedere a tutte le forze politiche un supplemento di responsabilità per avviare una fase di transizione, con un governo di salute pubblica per fare alcune limitate riforme e mettere il paese in sicurezza.
Senza confusione di ruoli e senza pasticci, con un orizzonte temporale definito, si può lavorare, come ho detto domenica nell'intervista all'Unità, anche in una "alleanza innaturale". Ma questa disponibilità non può essere interpretata come un'apertura di credito a chiunque. Al contrario, condizione essenziale perché un nuovo esecutivo di salute pubblica sia percepito e si configuri come una vera transizione democratica, deve essere composto e guidato da personalità che non abbiano avuto responsabilità in questo come in altri governi Berlusconi.
L'ho già detto e lo ripeto, non si vede come il ministro Tremonti, autore di una manovra economica che abbiamo duramente contestato con Regioni, Enti Locali, categorie professionali e sindacati possa interpretare una fase di transizione che al tempo stesso certifichi la fine del berlusconismo. Alleanze innaturali non significa affatto premiership innaturali. E quando verrà il momento, la proposta del Pd sarà tanto più convincente e praticabile quanto più saremo espliciti e trasparenti su questo punto. Nel frattempo, anziché mostrarci più divisi di quanto in realtà non siamo sugli scenari futuri, impegniamoci ad affrettare l'apertura formale della crisi e a licenziare questo governo.
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