Tratto da: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-09-11/come-difendersi-beni-rifugio-135541.shtml?uuid=AabymW3D
La scelta delle frasi in grassetto è mia
Commenti e Inchieste - Come difendersi dai «beni rifugio»
di Marco Liera - 11 settembre 2011
Paura dei mercati, dei default degli Stati, della fine dell'euro? Per mettere i risparmi al sicuro da queste angosce diffuse, cosa c'è di meglio di un immobile in Svizzera? Sul Sole 24 Ore di venerdì Paola Dezza citava dati che mostrano un incremento atteso degli acquisti di case da parte di italiani nella Confederazione.
Difficile resistere al mix tra la solidità ancestralmente percepita sul mattone e il rafforzato ruolo di bene-rifugio attribuito al franco svizzero. Che poi si rischi di incrociare contemporaneamente due bolle, pazienza. Ma quando sui listini tira vento di tempesta, la fantasia non ha limiti. «Un cliente private - mi dice un gestore - mi ha chiamato per liquidare tutte le quote del fondo e "investire" il ricavato in assegni circolari a lui intestati». «Da mettere in cassetta di sicurezza?». «Sì, ma in quella del direttore della banca, non nella sua. Tanto per evitare di non poterli ritirare in caso di assalto agli sportelli». Lasciamo perdere il rischio di segnalazione di operazioni come queste all'antiriciclaggio in mancanza di motivazioni fondate e in presenza di funzionari di banca onesti. Solo una ingenua domanda: nello scenario Armageddon che il cliente ipotizza, chi cambierebbe assegni circolari emessi da una banca insolvente?
Allora si torna all'alternativa più banale: il contante (non euro e neppure dollari, si capisce). Anche qui, rischi di antiriciclaggio, e soprattutto, di furti. Perché qualcuno, tale è la sfiducia nei confronti delle banche, se li tiene sotto il materasso. Per i più "raffinati", cassette di sicurezza nelle banche del Canton Ticino, ovviamente non annotate sul quadro RW. E l'inflazione, unica vera certezza per chi detiene i contanti? «Ma chi se ne importa, quando si ha paura di Armageddon!».
Ovviamente e fortunatamente non siamo a questi livelli di panico generalizzato. Bastava farsi un giro giovedì sera a Milano nelle strade della moda per vedere migliaia di persone che non sembravano molto preoccupate dei livelli dei Cds e delle divisioni interne della Bce in merito agli acquisti dei BTp.
Una contemporanea esplorazione nelle zone dello struscio o della movida di Roma, Cagliari, Bolzano o Bari avrebbe portato agli stessi risultati. La mattina dopo queste persone si sono svegliate, hanno preso il treno, l'autobus o l'automobile e sono andate a lavorare. Come conciliare questa normalità percepita del mondo reale con la confusione totale che invece domina gli intangibili e digitalizzati mercati finanziari?
Dire «non è la fine del mondo» non basta. Chiunque non abbia messo da tempo tutti i suoi averi in terreni agricoli (l'hedging definitivo in chiave anti-Armageddon!) sta correndo dei rischi di impoverimento. Ma anche chi l'ha fatto rischia di patire la fame se il raccolto viene distrutto dalla grandine o dalla siccità. Alternative a prova di ogni "Cigno Nero" non esistono. L'oro? Non si mangia, e si è rivelato un pessimo protettore dei risparmi anche su periodi non brevi (1980-2000, per esempio). A proposito di mancate protezioni dalle tempeste nei cosiddetti "porti sicuri", due idee da manuale: i T-bond americani che rendono l'1,9% nonostante il mostruoso debito pubblico e il bund tedesco che dà l'1,8%, facciamo l'1,6 al netto delle tasse. Con l'inflazione italiana nell'ultimo anno al 2,7%. Quella del prossimo non la conosciamo, potrà mai essere inferiore all'1,6%?
Sono, diciamolo, ragionamenti per cultori dell'investimento di carta. Sembra che non ce ne siano ancora molti. La maggior parte dei cercatori di sicurezza ha soluzioni molto più concrete e tangibili in mente: gli immobili, sempre loro. Che pensare? Finchè si tratta di pezzi rari in top location, acquistati a prezzi "calmierati" da litigi in corso tra i venditori (sempre più frequenti negli ultimi tempi per via di successioni non pianificate), difficile immaginare crolli: se gli italiani diventeranno più poveri, si può sempre sperare che venga qualche miliardario russo o arabo a spendere qualsiasi cifra per conquistarle. Ma che dire del bilocale in semiperiferia a rischio degrado della grande città del Nord? O del capannone arrugginito nella pianura veneta? O di un negozio in un paese del Sud in cui il benessere è fondato sulle pensioni Inps e Inail? Anche in questi casi, però, stiamo parlando di investimenti che beneficiano delle distorsioni cognitive tipiche degli immobili. Il loro prezzo, anche se scende, non viene rilanciato da telegiornali e Internet. Se poi stiamo parlando di unità residenziali, c'è quasi sempre una valenza ludica o edonistica. Nessun Etf o buono postale ha vista mare, bagno con vasca jacuzzi o un terrazzo mozzafiato. Ma allora, se comprate un immobile per godervelo, potete anche permettervi di fare un pessimo affare.
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