lunedì 16 febbraio 2015

Citati Trezzano S/N e Cessano Boscone. Chissà perché non Buccinasco

tratto da:  http://www.nandodallachiesa.it/public/index.php?option=com_content&task=view&id=2295&Itemid=39

Fabio sindaco a Trezzano. La possibilità di essere normalePDFStampaE-mail
Scritto da Nando dalla Chiesa   
Monday 16 February 2015
Il Fatto Quotidiano, 15.2.15
E alla fine è toccato a lui. Sindaco di Trezzano sul Naviglio. Perché, quando la barca rischia di affondare, bisogna chiamare i moralisti. Fabio Bottero ha una bella faccia schietta e aliena da furbizie. Lui la fama di moralista se l’è guadagnata sul campo da una decina d’anni. Da quando entrò a ventisei anni nella Sinistra giovanile (“non sono entrato ragazzino”, sorride) e iniziò a fare le pulci a quella politica un po’ opaca che amministrava il suo comune, così poco guardinga nelle scelte urbanistiche, e così ospitale per interessi che nell’hinterland sud di Milano avevano messo radici. Andava molto più d’accordo con chi localmente o nazionalmente si batteva contro il malaffare; con chi invitava a non prendere nemmeno un caffè con gli emissari dei boss siciliani o calabresi. Come avevano fatto i vecchi militanti comunisti, che nel ’76 avevano respinto al mittente, senza pensarci un attimo, l’offerta dei clan di aiutarli nella campagna elettorale.
Fabio Bottero certe cose se le porta dentro dall’infanzia, merito del padre tipografo comunista e della madre infermiera professionale. Le ha trasferte anche nella tesi di laurea. Una ricerca sull’ecomafia. In Bocconi con il professor Masciandaro, uno dei primi studiosi della finanza criminale. “Sono passati dieci anni. Non ci posso pensare che i delitti ambientali ancora non sono stati introdotti nel codice penale”.
Poi su Trezzano arrivò la magistratura. Operazione Parco Sud. Era il 2009. L’ex sindaco pd Tiziano Butturini arrestato insieme con il capogruppo di Forza Italia in commissione urbanistica e con il geometra comunale. Le interferenze della ‘ndrangheta. La scoperta che al sindaco era succeduta sotto gli occhi di tutti, con naturalezza, sua moglie (per garantire “la continuità”, si disse). Per due anni arrivò una brava commissaria prefettizia, Giusy Scaduto. E alla fine le elezioni. Così si puntò sul moralista, per riconquistare onore e voti. Sul fronte contrapposto Giuseppe Russomanno, centrodestra, in rapporti di felice simbiosi con il consigliere regionale Fabio Altitonante, più volte citato (ma non indagato) proprio nell’inchiesta Parco Sud per le sue frequentazioni pericolose.

Vinse il Fabio in odor di moralismo. Una cittadina di 20mila abitanti difficile da gestire. Per fortuna c’è oggi una nuova leva di sindaci, da Corsico a Cesano Boscone. Votati da cittadini decisi a cambiare registro. “E’ stato un bel ricambio”, dice lui. Con un percorso minato, però. Tanto che giovedì scorso è stata organizzata in Comune una serata di solidarietà con lui. Chi si è trovato davanti a un film diverso da quello desiderato è infatti lì che studia come sgambettarlo. Lettere anonime, con più destinatari. La prima per accusare l’amministrazione di chiedere soldi ai commercianti, la seconda per dire che anche a Trezzano c’è “Mafia Capitale”, prendendo a pretesto il ruolo già svolto da Fabio come presidente dell’associazione Villa Amantea, cooperativa impegnata in progetti d’avanguardia sui rifugiati.
“Che cosa ne penso? Penso che si tratti di intimidazione preventiva. Magari per tastare se c’è materia di ricatto, nella speranza di creare le premesse di qualche ‘aggiustamento’. In ogni caso ben vengano, facciano ogni controllo sul nostro operato. Il nostro è un libro aperto. Mi hanno accusato di avere ricordato che qui c’è anche la ‘ndrangheta, come se fosse una mia rivelazione, quando lo sanno tutti. Sì, ho parlato del ‘sistema operativo mafioso Trezzano’, che è un termine usato nelle inchieste giudiziarie. E ho parlato di una guerra invisibile silenziosa. Vede, io penso che ci sia del marcio sia dentro sia fuori del Comune, tenuto insieme da una voglia matta di un’amministrazione meno impegnata sulla legalità. Ma noi andiamo avanti. E ogni volta abbiamo denunciato sia le lettere sia le irregolarità a chi di dovere: carabinieri, prefetto, guardia di finanza, magistratura, compresi anche i casi di due assunzioni poco chiare nei servizi sociali del Comune”.
“Ho un desiderio. Portare la normalità in questo paese. Per molti normalità significa stare a guardare, come si è fatto per vent’anni. Per me significa che ogni cosa funziona come ha diritto il cittadino onesto. Mettere fine a certe abitudini di non pagare i debiti con il Comune, mettere ordine nell’area tributi, fare un’urbanistica non spartitoria, licenziare finalmente i dipendenti arrestati nelle inchieste. I segnali da parte dei trezzanesi d’altronde sono positivi. Voglio aprire con i miei amministratori un percorso irreversibile”. “E’ vero, come squadra ci manca un po’ di esperienza (sbotta in una risata fanciullesca, chissà a quale episodio pensa; ndr), a volte sono quasi io il più esperto di tutti. Ma ben venga anche questa inesperienza, in fondo è perché non c’è alcun rapporto con il passato”. Così avanza il cambiamento nell’hinterland sud milanese, dove solo i giudici di Cassazione si ostinano a non vedere la mafia (grazie da parte di tutti, a proposito…). Con questo giovane bocconiano moralista, fresco papà che si commuove pensando all’onestà dei suoi genitori, e che quando si tratta di legalità preferisce la legge agli accordi sottobanco. Auguri.

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