15 febbraio 2015 - 17:48
Riepiloghiamo gli emendamenti che avevo presentato e che la Camera dei deputati ha bocciato (alcuni dopo che sono stato costretto a uscire per difendere la necessità del confronto con le opposizioni, base del metodo democratico).
1. semplificare il riparto di competenze tra le due Camere (emendamenti n. 1.200; 1.201; 1.202)
2. ridurre il numero dei parlamentari: anzitutto dei deputati che la riforma – incredibilmente, dopo tanti annunci – lascia a 630 (emendamenti 1.0200; 1.0201)
3. lasciare ai cittadini la possibilità di eleggere anche i senatori (anche questi in numero ridotto) (emendamenti 2.203; 2.200 e 2.201, con l’inserimento anche di una quota di rappresentanti regionali, sul modello proposto alla Costituente);
4. ringiovanire l’elettorato del Senato (emendamento 2.200);
5. consentire un ricorso alla Corte costituzionale contro le decisioni del Parlamento sulle ineleggibilità e le incompatibilità (emendamento 7.202);
6. differenziare il ruolo delle due Camere nell’esercizio dell’attività legislativa (lasciando alla sola Camera dei deputati le leggi immediata espressione dell’indirizzo politico del Governo e mantenendo anche al Senato quelle che richiedono maggiori garanzie) (emendamento 10.200);
7. rafforzare l’iniziativa legislativa popolare, prevedendo che su questa si pronuncino direttamente gli elettori se il Parlamento non delibera entro 12 mesi) (emendamento 11.200);
8. consentire al Governo una corsia preferenziale soltanto limitatamente e secondo le norme previste dal Regolamento della Camera (emendamento 12.201);
9. potenziare il referendum abrogativo, prevedendo un quorum maggiormente accessibile (la metà più uno di coloro che hanno votato nelle ultime elezioni della Camera dei deputati) e stabilendo che la legge di attuazione favorisca la raccolta delle sottoscrizioni, anche per via elettronica, e individua gli strumenti idonei ad assicurare agli elettori una piena conoscenza della proposta (emendamento 15. 200);
10. attribuire al Senato – non più legato al Governo, considerato che la fiducia è espressa solo dalla Camera – un potere di controllo e conferma (o no) sulle nomine del Governo (emendamento 20.0200);
11. riorganizzare in modo più semplice e razionale il riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni (emendamento 31. 200).
Mi sembravano proposte ragionevoli, circoscritte, in grado di valorizzare meglio la partecipazione dei cittadini. Sono state considerate un mero freno, ignorate o viste con fastidio. Senza che mi fosse spiegato perché.
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