Nessuno puo' essere trasferito, espulso o estradato verso uno Stato dove esiste il serio pericolo che la persona sara' condannata a morte, torturata o sottoposta ad altre forme di punizione o trattamento degradante o disumano
L'osservazione è stata fatta dal'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti. L'intervento si riferiva in particolare all'accordo siglato tra Roma e Tripoli e ai recenti episodi di respingimenti.
Nel testo, anticipato oggi alla stampa, il presule afferma che e' necessario "valutare la possibilita' che vi fossero fra di loro rifugiati o persone in qualche modo vulnerabili", visto che "in Libia esistono centri di detenzione e di rimpatrio dove le condizioni variano da accettabili a disumane e degradanti", dove "e' arduo monitorare il rispetto dei diritti umani, tenendo poi conto che tale Paese non ha aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951, ne' al Protocollo del 1967, e non riconosce l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati".
Roma, 09-04-2010, Tratto da: http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=139728
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