link: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/modifiche_nome/
giovedì 28 luglio 2011
La mia risposta alle domande di Travaglio ...
Ricevo e pubblico.
Ciao FRANCO GATTI,
oggi ho scritto una lettera a Il Fatto Quotidiano. Ho voluto rispondere alle domande di Marco Travaglio e ribadire che noi del PD siamo gente perbene e che io ci metto la faccia. Libero e il Giornale hanno azionato contro di noi la macchina del fango: ma da oggi presenteremo querele e richieste di risarcimento dei danni.
Non c’è nessuna tattica o imbarazzo che ci porta al silenzio sulle indagini che hanno coinvolto Filippo Penati.
Per la verità, sono stato il primo a parlarne giovedì scorso alla festa de l`Unità di Roma trasmessa in diretta da Rai News e da YouDem. Ne ho parlato mentre ero intervistato da Corradino Mineo davanti a 4000 persone.
Crediamo nella trasparenza delle nostre azioni: fin dall`inizio il Pd ha sottoposto il proprio bilancio alla certificazione di una società esterna; abbiamo un codice etico giustamente più stringente di un normale percorso giudiziario; chiediamo agli amministratori eletti nelle nostre liste di firmare un codice di responsabilità.
Grazie,
Pier Luigi Bersani
PS: ieri i nostri gruppi parlamentari hanno approvato la proposta di legge elettorale del PD. Non vogliamo un parlamento di nominati e trasformisti: la nostra riforma prevede il maggioritario a doppio turno con quota proporzionale, la parità di genere, il divieto di formare gruppi parlamentari di partiti che non si sono presentati alle elezioni.
---------------------------------------------------------------------------------
Partito Democratico
Sede legale - Via Sant'Andrea delle Fratte 16, 00187 Roma - Tel. 06/ 675471 - Fax. 06/ 67547319
Sede nazionale - Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 00187 - Roma CF: 90042750472 - Tel 06/ 695321
Ndr1: la proposta di riforma elettorale presentata dal PD non mi entusiasma. Spero che possa essere migliorata nel corso del dibattito. L'importante è avere una legge elettorale migliore di quella attuale !
Ndr2:La proposta di Riforma Costituzionale presentata dal Consiglio dei Ministri stravolge in senso autoritario la nostra Costituzione, facendone "un'altra cosa" rispetto a quella attuale. Sarà interessante paragonarla con quelle in vigore "di fatto" in alcuni regimi dittatoriali. Ho trovato delle assonanze, ma tornerò sull'argomento quando se ne conosceranno i dettagli.
Ciao FRANCO GATTI,
oggi ho scritto una lettera a Il Fatto Quotidiano. Ho voluto rispondere alle domande di Marco Travaglio e ribadire che noi del PD siamo gente perbene e che io ci metto la faccia. Libero e il Giornale hanno azionato contro di noi la macchina del fango: ma da oggi presenteremo querele e richieste di risarcimento dei danni.
Non c’è nessuna tattica o imbarazzo che ci porta al silenzio sulle indagini che hanno coinvolto Filippo Penati.
Per la verità, sono stato il primo a parlarne giovedì scorso alla festa de l`Unità di Roma trasmessa in diretta da Rai News e da YouDem. Ne ho parlato mentre ero intervistato da Corradino Mineo davanti a 4000 persone.
Crediamo nella trasparenza delle nostre azioni: fin dall`inizio il Pd ha sottoposto il proprio bilancio alla certificazione di una società esterna; abbiamo un codice etico giustamente più stringente di un normale percorso giudiziario; chiediamo agli amministratori eletti nelle nostre liste di firmare un codice di responsabilità.
Grazie,
Pier Luigi Bersani
PS: ieri i nostri gruppi parlamentari hanno approvato la proposta di legge elettorale del PD. Non vogliamo un parlamento di nominati e trasformisti: la nostra riforma prevede il maggioritario a doppio turno con quota proporzionale, la parità di genere, il divieto di formare gruppi parlamentari di partiti che non si sono presentati alle elezioni.
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Partito Democratico
Sede legale - Via Sant'Andrea delle Fratte 16, 00187 Roma - Tel. 06/ 675471 - Fax. 06/ 67547319
Sede nazionale - Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 00187 - Roma CF: 90042750472 - Tel 06/ 695321
Ndr1: la proposta di riforma elettorale presentata dal PD non mi entusiasma. Spero che possa essere migliorata nel corso del dibattito. L'importante è avere una legge elettorale migliore di quella attuale !
Ndr2:La proposta di Riforma Costituzionale presentata dal Consiglio dei Ministri stravolge in senso autoritario la nostra Costituzione, facendone "un'altra cosa" rispetto a quella attuale. Sarà interessante paragonarla con quelle in vigore "di fatto" in alcuni regimi dittatoriali. Ho trovato delle assonanze, ma tornerò sull'argomento quando se ne conosceranno i dettagli.
mercoledì 27 luglio 2011
Globalizzazione...
http://wwww.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2011/07/25/visualizza_new.html_781518381.html
Salute: Gb senza preservativi per disputa legale tra aziende
Principale produttore Uk non li riceve da suo fornitore in India
25 luglio, 13:01
(ANSA) - ROMA, 25 LUG - Potrebbe sembrare uno scherzo, ma e' vero: in Gran Bretagna mancano i preservativi. La causa e' una disputa legale tra il principale produttore del Regno Unito, la Durex, e il suo principale fornitore che ha sede in India. Ora si teme un aumento di malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate. A segnalarlo e' il quotidiano britannico The Independent.
La fabbrica indiana Ttk Lig ha sospeso le sue forniture di preservativi alla Durex da maggio, dopo un conflitto sui prezzi e i diritti di distribuzione con un'altra azienda. La compagnia indiana produce oltre la meta' dei preservativi della Durex, che rappresenta circa il 40% del mercato globale. L'azienda inglese ha chiesto all'Alta Corte un'ingiunzione per forzare la Ttk a riprendere la produzione e la fornitura, ma senza successo. La disputa e' aperta anche presso il Company low board indiano, un organo quasi-giudiziale, che decide sui conflitti tra aziende. La mancanza di preservativi in Gran Bretagna non dovrebbe comunque comunque ''avere effetti sul sistema nazionale sanitario (Nhs) - ha dichiarato il Dipartimento inglese di sanita' - perche' la sua catena di fornitori dell'Nhs ha chiarito che sono disponibili profilattici di altri produttori''. (ANSA).
Salute: Gb senza preservativi per disputa legale tra aziende
Principale produttore Uk non li riceve da suo fornitore in India
25 luglio, 13:01
(ANSA) - ROMA, 25 LUG - Potrebbe sembrare uno scherzo, ma e' vero: in Gran Bretagna mancano i preservativi. La causa e' una disputa legale tra il principale produttore del Regno Unito, la Durex, e il suo principale fornitore che ha sede in India. Ora si teme un aumento di malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate. A segnalarlo e' il quotidiano britannico The Independent.
La fabbrica indiana Ttk Lig ha sospeso le sue forniture di preservativi alla Durex da maggio, dopo un conflitto sui prezzi e i diritti di distribuzione con un'altra azienda. La compagnia indiana produce oltre la meta' dei preservativi della Durex, che rappresenta circa il 40% del mercato globale. L'azienda inglese ha chiesto all'Alta Corte un'ingiunzione per forzare la Ttk a riprendere la produzione e la fornitura, ma senza successo. La disputa e' aperta anche presso il Company low board indiano, un organo quasi-giudiziale, che decide sui conflitti tra aziende. La mancanza di preservativi in Gran Bretagna non dovrebbe comunque comunque ''avere effetti sul sistema nazionale sanitario (Nhs) - ha dichiarato il Dipartimento inglese di sanita' - perche' la sua catena di fornitori dell'Nhs ha chiarito che sono disponibili profilattici di altri produttori''. (ANSA).
Dislessia: nuove linee guida
Dislessia: la legge che tutela gli studenti con disturbi specifici di apprendimento
Con le linee guida, diventa pienamente operativa la legge sulla dislessia
LINK: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/dislessia/
Con le linee guida, diventa pienamente operativa la legge sulla dislessia
LINK: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/dislessia/
Memoria dell'acqua . Se ne riparla ?
http://www.corriere.it/salute/11_luglio_24/acqua-omeopatia-pappagallo_943d1c4c-b61e-11e0-b43a-390fb6586130.shtml
L’acqua viene «informata» dai principi attivi in essa diluiti - Memoria dell'acqua, si riaccende il dibattito sull’omeopatia
Il Dna emette e trasmette segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite
MILANO - Il Dna è in grado di emettere e di trasmettere segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Frequenze che in passato, nel corso di un esperimento, furono trasformate in suoni. La voce del Dna. Insomma, il Dna «comunica» all’acqua che memorizza e divulga il messaggio.
Uno studio italo-francese che ne riporta alla mente un altro lontano nel tempo e molto contestato dalla comunità scientifica internazionale: quello della «memoria dell’acqua», pubblicato da Nature nel 1988 e poi cancellato perché non ripetibile. Il medico e immunologo Jacques Benveniste (1935-2004), noto a livello internazionale per i suoi studi sulle allergie e sul sangue, all’epoca direttore della ricerca medica all’Inserm (il Cnr francese), è l’autore di quell’esperimento. Benveniste fu poi accusato di truffa e di conflitti di interesse con le aziende di prodotti omeopatici. Seppur additato dalla scienza internazionale, non fu mai licenziato dall’Inserm, cosa che invece avvenne per la sua segretaria, e continuò i suoi studi fino alla sua morte. Questa nuova ricerca sembrerebbe aver trovato una chiave scientifica a quello che cercò di provare Benveniste. Che oggi, se fosse ancora vivo, sarebbe super felice nel leggere quanto scoperto dal team italo francese e pubblicato su una delle riviste di fisica più prestigiose, il Journal of Physic. Titolo del lavoro: Dna,waves and water, che ad effetto gioca tra le parole Dna, onde (elettromagnetiche) e acqua. Ma ancora più importante è il nome di chi ha guidato il team francese: il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier insieme ai biologi Lavallè e Aissa. Il secondo gruppo di ricerca, l’italiano, era invece di fisici. Coordinato da Emilio Del Giudice, (Iib, International Institute for Biophotonics, di Neuss in Germania) con Giuseppe Vitiello (Fisico teorico del Dipartimento di matematica ed informatica dell’università di Salerno) e Alberto Tedeschi, ricercatore (White Hb di Milano).
E’ stato Montagnier a scoprire che alcune sequenze di Dna possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Che cosa significa questo? «Innanzitutto — spiega il Nobel — che si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà "informativa" dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide, e le malattie virali, come Hiv-Aids, influenza A ed epatite C, "informano" l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi "letti" e decifrati».
Nel regno animale, l’acqua rappresenta una quota compresa tra il 90-95% negli organismi inferiori e il 70-80% in quelli superiori, uomo in testa. E all’interno delle strutture biologiche, l’acqua si può trovare sia come una molecola sia in forma combinata. In realtà, l’acqua ha ancora molti «segreti», potendo per esempio agire come fattore di risonanza magnetica all’interno delle cellule e riuscire a modificare la sua concentrazione in funzione dell’invecchiamento. Si può dire che siamo fatti d’acqua: il corpo di un bambino è composto di liquidi per l’80%, quello di un adulto per il 60%. Solo negli anziani la percentuale scende un pochino (45%). E il cervello è l’organo che ne ha di più (85%): nelle cellule, tra le cellule, tutt’intorno. Galleggia. Così come nel grembo materno, il feto galleggia nel liquido amniotico. Scoprire quindi che la molecola d’acqua «registra» le onde a bassa frequenza del Dna, le «memorizza» e le trasmette in un certo senso «amplificandole» apre realmente importanti prospettive.
Non solo per la diagnosi, possibili sviluppi di tale scoperta potrebbero anche riguardare la cura. I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua, infatti, sono riconducibili alla presenza o meno di una sua «memoria», intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trasmissione dell’azione terapeutica dei principi attivi diluiti nell’acqua stessa. Con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali. Concetti che scateneranno polemiche così come accadde oltre vent’anni fa per la teoria di Benveniste, all’epoca tacciato di truffa e isolato dalla comunità scientifica. Anche perché la medicina omeopatica e omotossicologica sfrutta da sempre i principi fisici per cui l’acqua può essere «informata» da sostanze in essa diluite. Dopo molti anni le ipotesi di Benveniste sembrano tornare inaspettatamente di attualità. E questa volta con il supporto scientifico della Fisica italiana, notoriamente al top mondiale.
La ricerca di Montagnier, Del Giudice e Vitello indica la strada per arrivare a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del paradigma omeopatico ed omotossicologico, ma soprattutto sembra creare la base per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali perché diluiti, che basano il proprio meccanismo d’azione sull’acqua «informata» dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni. Acqua «informata» e poi «attivata» tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche.
La ricerca, dal punto di vista dei fisici, ha anche un ulteriore risvolto. Dice Giuseppe Vitiello: «E’ un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera». In parallelo all’acqua «messaggera» del Dna, le ricerche cominciate nel 1984 dal biochimico giapponese Masaru Emoto dopo aver incontrato il bio-chimico Lee H. Lorenzen, inventore della microcluster water (un’acqua energetizzata avente effetti terapeutici). Emoto ha messo a punto una tecnica di refrigerazione che gli consente di fotografare i cristalli di diversi tipi di acqua, come quelle degli acquedotti di diverse città del mondo, e quelle provenienti da sorgenti, laghi, paludi, ghiacciai. E di fotografare l’acqua esposta a vibrazioni diverse, come la musica o le parole (pronunciate o anche soltanto scritte sulle bottiglie che la contengono). Persino dei pensieri.
I risultati dei suoi esperimenti mostrano che i cristalli cambiano struttura a seconda dei messaggi. L’acqua trattata con parole «positive» forma cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l’acqua trattata con parole «negative» invece, reagisce, creando forme amorfe e prive di armonia geometrica. Le immagini dei cristalli sono talmente impressionanti che Masaru Emoto ha deciso di renderle disponibili a tutte le persone interessate, attraverso la pubblicazione di numerosi libri e attraverso conferenze che tiene in tutto il mondo.
Mario Pappagallo - 24 luglio 2011 23:24
L’acqua viene «informata» dai principi attivi in essa diluiti - Memoria dell'acqua, si riaccende il dibattito sull’omeopatia
Il Dna emette e trasmette segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite
MILANO - Il Dna è in grado di emettere e di trasmettere segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Frequenze che in passato, nel corso di un esperimento, furono trasformate in suoni. La voce del Dna. Insomma, il Dna «comunica» all’acqua che memorizza e divulga il messaggio.
Uno studio italo-francese che ne riporta alla mente un altro lontano nel tempo e molto contestato dalla comunità scientifica internazionale: quello della «memoria dell’acqua», pubblicato da Nature nel 1988 e poi cancellato perché non ripetibile. Il medico e immunologo Jacques Benveniste (1935-2004), noto a livello internazionale per i suoi studi sulle allergie e sul sangue, all’epoca direttore della ricerca medica all’Inserm (il Cnr francese), è l’autore di quell’esperimento. Benveniste fu poi accusato di truffa e di conflitti di interesse con le aziende di prodotti omeopatici. Seppur additato dalla scienza internazionale, non fu mai licenziato dall’Inserm, cosa che invece avvenne per la sua segretaria, e continuò i suoi studi fino alla sua morte. Questa nuova ricerca sembrerebbe aver trovato una chiave scientifica a quello che cercò di provare Benveniste. Che oggi, se fosse ancora vivo, sarebbe super felice nel leggere quanto scoperto dal team italo francese e pubblicato su una delle riviste di fisica più prestigiose, il Journal of Physic. Titolo del lavoro: Dna,waves and water, che ad effetto gioca tra le parole Dna, onde (elettromagnetiche) e acqua. Ma ancora più importante è il nome di chi ha guidato il team francese: il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier insieme ai biologi Lavallè e Aissa. Il secondo gruppo di ricerca, l’italiano, era invece di fisici. Coordinato da Emilio Del Giudice, (Iib, International Institute for Biophotonics, di Neuss in Germania) con Giuseppe Vitiello (Fisico teorico del Dipartimento di matematica ed informatica dell’università di Salerno) e Alberto Tedeschi, ricercatore (White Hb di Milano).
E’ stato Montagnier a scoprire che alcune sequenze di Dna possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Che cosa significa questo? «Innanzitutto — spiega il Nobel — che si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà "informativa" dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide, e le malattie virali, come Hiv-Aids, influenza A ed epatite C, "informano" l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi "letti" e decifrati».
Nel regno animale, l’acqua rappresenta una quota compresa tra il 90-95% negli organismi inferiori e il 70-80% in quelli superiori, uomo in testa. E all’interno delle strutture biologiche, l’acqua si può trovare sia come una molecola sia in forma combinata. In realtà, l’acqua ha ancora molti «segreti», potendo per esempio agire come fattore di risonanza magnetica all’interno delle cellule e riuscire a modificare la sua concentrazione in funzione dell’invecchiamento. Si può dire che siamo fatti d’acqua: il corpo di un bambino è composto di liquidi per l’80%, quello di un adulto per il 60%. Solo negli anziani la percentuale scende un pochino (45%). E il cervello è l’organo che ne ha di più (85%): nelle cellule, tra le cellule, tutt’intorno. Galleggia. Così come nel grembo materno, il feto galleggia nel liquido amniotico. Scoprire quindi che la molecola d’acqua «registra» le onde a bassa frequenza del Dna, le «memorizza» e le trasmette in un certo senso «amplificandole» apre realmente importanti prospettive.
Non solo per la diagnosi, possibili sviluppi di tale scoperta potrebbero anche riguardare la cura. I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua, infatti, sono riconducibili alla presenza o meno di una sua «memoria», intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trasmissione dell’azione terapeutica dei principi attivi diluiti nell’acqua stessa. Con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali. Concetti che scateneranno polemiche così come accadde oltre vent’anni fa per la teoria di Benveniste, all’epoca tacciato di truffa e isolato dalla comunità scientifica. Anche perché la medicina omeopatica e omotossicologica sfrutta da sempre i principi fisici per cui l’acqua può essere «informata» da sostanze in essa diluite. Dopo molti anni le ipotesi di Benveniste sembrano tornare inaspettatamente di attualità. E questa volta con il supporto scientifico della Fisica italiana, notoriamente al top mondiale.
La ricerca di Montagnier, Del Giudice e Vitello indica la strada per arrivare a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del paradigma omeopatico ed omotossicologico, ma soprattutto sembra creare la base per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali perché diluiti, che basano il proprio meccanismo d’azione sull’acqua «informata» dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni. Acqua «informata» e poi «attivata» tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche.
La ricerca, dal punto di vista dei fisici, ha anche un ulteriore risvolto. Dice Giuseppe Vitiello: «E’ un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera». In parallelo all’acqua «messaggera» del Dna, le ricerche cominciate nel 1984 dal biochimico giapponese Masaru Emoto dopo aver incontrato il bio-chimico Lee H. Lorenzen, inventore della microcluster water (un’acqua energetizzata avente effetti terapeutici). Emoto ha messo a punto una tecnica di refrigerazione che gli consente di fotografare i cristalli di diversi tipi di acqua, come quelle degli acquedotti di diverse città del mondo, e quelle provenienti da sorgenti, laghi, paludi, ghiacciai. E di fotografare l’acqua esposta a vibrazioni diverse, come la musica o le parole (pronunciate o anche soltanto scritte sulle bottiglie che la contengono). Persino dei pensieri.
I risultati dei suoi esperimenti mostrano che i cristalli cambiano struttura a seconda dei messaggi. L’acqua trattata con parole «positive» forma cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l’acqua trattata con parole «negative» invece, reagisce, creando forme amorfe e prive di armonia geometrica. Le immagini dei cristalli sono talmente impressionanti che Masaru Emoto ha deciso di renderle disponibili a tutte le persone interessate, attraverso la pubblicazione di numerosi libri e attraverso conferenze che tiene in tutto il mondo.
Mario Pappagallo - 24 luglio 2011 23:24
martedì 26 luglio 2011
Il disegno di legge di riforma costituzionale approvato dal C. dei Ministri del 22 Luglio 2011
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/riforma_senato_federale/
I punti principali della riforma:
Riduzione del numero dei parlamentari
... L’età per poter essere eletti alla Camera e al Senato viene abbassata per ambedue le Camere.
Riforma del bicameralismo e trasformazione in senso federale del Senato
Il superamento del bicameralismo perfetto ... separare le competenze e la composizione tra le due Camere. Il Senato della Repubblica diventa Senato federale della Repubblica ed è agganciato all'elezione dei Consigli regionali.
Modifiche alla ripartizione delle competenze legislative fra Stato e Regioni
... energia e ... infrastrutture strategiche che vengono ricomprese nelle materie di competenza dello Stato.
Procedimento legislativo più veloce, più garanzie per Governo e opposizioni
... solo per poche e delicate materie (come la revisione costituzionale) si procederà con il sistema bicamerale perfetto, mentre negli altri casi la competenza sarà distinta tra i due rami.
Il Governo avrà il potere di richiedere la conclusione dell’esame di disegni di legge, presso la Camera dei deputati, entro tempi certi.
Spetterà ai Regolamenti parlamentari definire più incisivi poteri del Governo in Parlamento e predisporre adeguate garanzie per le opposizioni parlamentari.
Più stabilità di Governo, rafforzamento del Premier
... Premier ... assumerà la denominazione di Primo Ministro.
La legge elettorale per la Camera dei deputati, anche attraverso l’indicazione del candidato Primo Ministro, dovrà garantire la formazione di maggioranze solide; ... il Primo Ministro sarà nominato dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati delle elezioni.
L’eventuale approvazione della mozione di sfiducia non comporta lo scioglimento necessario della Camera dei deputati. E’ possibile che il Presidente della Repubblica, nel rispetto dei risultati delle elezioni, nomini un nuovo Primo Ministro. E’ comunque previsto che il Primo Ministro possa chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere.
Il Primo Ministro nomina e revoca i Ministri ed i Viceministri. Può richiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento della Camera dei deputati.
Le istituzioni di garanzia
... Il Presidente della Repubblica rimane il supremo garante dell'equilibrio fra i poteri, intervenendo, in particolare, nella fase di scioglimento delle Camere, di promulgazione delle leggi e di emanazione degli atti aventi valore di legge e dei regolamenti.
I punti principali della riforma:
Riduzione del numero dei parlamentari
... L’età per poter essere eletti alla Camera e al Senato viene abbassata per ambedue le Camere.
Riforma del bicameralismo e trasformazione in senso federale del Senato
Il superamento del bicameralismo perfetto ... separare le competenze e la composizione tra le due Camere. Il Senato della Repubblica diventa Senato federale della Repubblica ed è agganciato all'elezione dei Consigli regionali.
Modifiche alla ripartizione delle competenze legislative fra Stato e Regioni
... energia e ... infrastrutture strategiche che vengono ricomprese nelle materie di competenza dello Stato.
Procedimento legislativo più veloce, più garanzie per Governo e opposizioni
... solo per poche e delicate materie (come la revisione costituzionale) si procederà con il sistema bicamerale perfetto, mentre negli altri casi la competenza sarà distinta tra i due rami.
Il Governo avrà il potere di richiedere la conclusione dell’esame di disegni di legge, presso la Camera dei deputati, entro tempi certi.
Spetterà ai Regolamenti parlamentari definire più incisivi poteri del Governo in Parlamento e predisporre adeguate garanzie per le opposizioni parlamentari.
Più stabilità di Governo, rafforzamento del Premier
... Premier ... assumerà la denominazione di Primo Ministro.
La legge elettorale per la Camera dei deputati, anche attraverso l’indicazione del candidato Primo Ministro, dovrà garantire la formazione di maggioranze solide; ... il Primo Ministro sarà nominato dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati delle elezioni.
L’eventuale approvazione della mozione di sfiducia non comporta lo scioglimento necessario della Camera dei deputati. E’ possibile che il Presidente della Repubblica, nel rispetto dei risultati delle elezioni, nomini un nuovo Primo Ministro. E’ comunque previsto che il Primo Ministro possa chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere.
Il Primo Ministro nomina e revoca i Ministri ed i Viceministri. Può richiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento della Camera dei deputati.
Le istituzioni di garanzia
... Il Presidente della Repubblica rimane il supremo garante dell'equilibrio fra i poteri, intervenendo, in particolare, nella fase di scioglimento delle Camere, di promulgazione delle leggi e di emanazione degli atti aventi valore di legge e dei regolamenti.
Milano, un mese e mezzo dopo le elezioni comunali
http://www.corriere.it/politica/11_luglio_24/moratti-intervista-pdl_ef03f240-b5c4-11e0-b43a-390fb6586130.shtml
L'INTERVISTA - Letizia Moratti: «Pdl senza senso etico»
L'ex sindaco di Milano: «Avverto un disagio profondo»
MILANO - Un mese e mezzo dopo aver lasciato Palazzo Marino, Letizia Moratti rompe il silenzio. «La manovra del governo è rigorosa. È stata approvata da Bruxelles. Ma non risponde alla domanda, che sale dal Paese, di una nuova etica politica. Non si possono chiedere ai cittadini sacrifici durissimi, senza fare sacrifici a propria volta. Non si possono tassare i pensionati, senza tagliare i costi della politica: gli emolumenti dei parlamentari, ma soprattutto le inefficienze della macchina amministrativa dello Stato, che costituiscono il maggior impedimento allo sviluppo del Paese. Questo mi induce oggi a riflettere sulla scelta che ho fatto due anni fa di entrare nel Pdl. Avverto un disagio profondo: non so più se la mia idea di politica, di una politica eticamente fondata, corrisponda ancora alla politica che pare aver smarrito il significato vero di servizio ai cittadini».
Letizia Moratti, sta pensando di lasciare la politica, o il suo partito?
«Di certo non lascio la politica. Non voglio comunque fare passi affrettati in un momento in cui verrebbero strumentalizzati per alimentare una polemica tra schieramenti che non produce riflessioni e chiarimenti profondi. È una scelta difficile perché mi sento stretta nella tenaglia tra una politica egoista, che difende privilegi e poteri, e una politica demagogica che cavalca il vento dell'opinione pubblica ma non affronta i nodi del sistema. Il mio impegno continua, nel solco del riformismo liberale e della solidarietà espressa nella dottrina sociale della Chiesa. Trovo però sempre più difficile riconoscermi in un partito che non ha saputo fare le scelte di libertà e di equità che il Paese chiedeva».
Quali colpe imputa al Pdl?
«La questione non riguarda solo il Pdl. Anche l'opposizione ha le sue colpe: nei momenti cruciali si è limitata ad astenersi e non ha mai fatto proposte concrete per il rinnovamento e la crescita del Paese. Ma la responsabilità della manovra è del partito di maggioranza. Il vero ostacolo alla crescita è questa resistenza al cambiamento. Purtroppo, l'impulso al cambiamento che era venuto dal governo Berlusconi del 2001, e prima ancora dai governi di centrosinistra, oggi sembra perduto».
Il Pdl si è appena dato un nuovo segretario, Alfano.
«Sarebbe ingiusto, prematuro, non corretto dare giudizi su chi si accinge a operare in un ruolo delicato. Massima apertura e rispetto. Ma il Pdl deve tornare alle radici. Alle forze del Partito popolare europeo. All'idea di libertà, di responsabilità individuale. Io seguirò con attenzione il nuovo cammino del partito. E ne trarrò le conseguenze».
Lei ha parlato di questo con Berlusconi?
«Sì. Ne ho parlato in passato, con Berlusconi e con Tremonti, e anche negli ultimi giorni. Ho espresso la mia convinzione che si debba andare oltre la politica dei tagli lineari, verso la spending review , un'autentica riforma della spesa pubblica. Invece si va nella direzione opposta. Si è ridotto al minimo lo scarto tra Comuni virtuosi e Comuni non virtuosi, riducendo sia la premialità per chi ha i bilanci in ordine sia le penalizzazioni per chi non li ha. La revisione e ristrutturazione della spesa pubblica erano state avviate dal governo Berlusconi nel 2001, ma sono state interrotte. Anche il cammino del federalismo fiscale è rimasto incompiuto. Manca la cultura dell'efficienza e del merito. Manca una forte motivazione etica».
Non crede che anche il tono della campagna elettorale e il clima da scontro finale con la magistratura spieghino il calo del Pdl, in particolare a Milano?
«A Milano, caso unico in Italia, il Pdl non è calato. Sommando i voti del partito a quelli della lista civica a me vicina, si arriva a quota 186 mila. Più che alle Regionali 2010, sui livelli delle Provinciali 2009».
Ma per la prima volta il centrodestra ha perso il Comune.
«E anche da questo si devono trarre riflessioni. È sempre doveroso riflettere sulle sconfitte».
Non crede che la strategia di Berlusconi abbia disorientato molti moderati?
«Il momento imporrebbe di operare per una maggiore coesione nel Paese, come ha più volte chiesto il presidente Napolitano. Non voglio fare polemiche sul passato. Metto in guardia su un pericolo: per chiedere i sacrifici ai cittadini occorrono consenso e credibilità. Rinviando i tagli della politica, non si hanno né l'uno, né l'altra».
Quali tagli propone?
«Se anche tutti i parlamentari si riducessero lo stipendio del 10 per cento, avvicinandosi alle medie europee, sarebbe un fatto poco più che simbolico. Bisogna agire su proposte di riforma molto più forti, che devono essere realizzate subito. Per esempio, la riduzione del numero dei parlamentari. La drastica riduzione, se non abolizione, delle Province; difese anche dal Pd, affezionato a privilegi e clientele. Il rilancio del progetto delle città metropolitane, cui all'Anci avevamo lavorato con il ministro Maroni. Il federalismo fiscale, con il meccanismo del fabbisogno standard, che introdurrebbe principi di maggiore qualità e minori costi nei servizi ai cittadini. Sulla sussidiarietà, sul trasferimento di funzioni ai privati, lavorano il governo britannico, quello tedesco, persino Obama. E il nostro? Tra il '92 e il 2000, con i governi Amato, Ciampi, Prodi, D'Alema, i costi della macchina amministrativa erano scesi di due punti di Pil. Segno che riformare è possibile».
Che effetto le ha fatto il caso Penati?
«I giudizi si danno alla fine. Mi sembra però la conseguenza di un allontanamento dallo spirito di servizio che dovrebbe sempre animare la politica. È quello che bisogna ritrovare».
E il caso Milanese?
«Idem. Dobbiamo essere più rigorosi possibile, quando è in gioco l'etica politica».
L'etica è un problema anche per il Pdl?
«Certo. L'ultima manovra è il risultato di una politica che ha perso il senso etico. Da qui il mio disagio. Ma in gioco c'è molto di più. In tutto l'Occidente si avverte la necessità di ritrovare una cultura del limite e il compito spetta prima di tutto alle classi dirigenti».
Pensa che la leadership di Berlusconi possa avere un futuro? O è finita?
«È finito il tempo di questa politica. Una politica che non è capace di coniugare rigore e crescita, che chiede sacrifici ai cittadini ma non li sa imporre a se stessa».
Il Pdl paga anche il fatto di aver lasciato troppo spazio alla Lega?
«Il Pdl deve recuperare la cultura dei popolari e dei liberali europei, che tutela i più deboli e non le rendite di posizione, che propugna una big society , come quella di Cameron. Il Pdl ha abbandonato questa via perché troppo forte è stato il condizionamento della Lega? Può darsi. Il Pdl deve tenere un dialogo più stretto con mondi attorno a cui potrebbe ritrovarsi, i moderati, i cattolici? Personalmente, ne sono convinta».
Ma dove immagina il suo futuro? Dopo Berlusconi, saranno altri leader e altri partiti a rappresentare i ceti moderati?
«Il mio impegno politico sarà indirizzato al dialogo con tutte le forze che intendono lavorare su una piattaforma programmatica davvero riformista, liberale e solidale. Le mie critiche vogliono ancora essere un contributo costruttivo al rinnovamento del Pdl. Mi auguro sinceramente che il Pdl possa mettersi alla guida di questo necessario cambiamento».
Se non lo fa?
«Se non lo fa il Pdl, lo faranno altre forze. I vuoti politici vengono sempre colmati».
Aldo Cazzullo - 24 luglio 2011(ultima modifica: 25 luglio 2011 08:10)
L'INTERVISTA - Letizia Moratti: «Pdl senza senso etico»
L'ex sindaco di Milano: «Avverto un disagio profondo»
MILANO - Un mese e mezzo dopo aver lasciato Palazzo Marino, Letizia Moratti rompe il silenzio. «La manovra del governo è rigorosa. È stata approvata da Bruxelles. Ma non risponde alla domanda, che sale dal Paese, di una nuova etica politica. Non si possono chiedere ai cittadini sacrifici durissimi, senza fare sacrifici a propria volta. Non si possono tassare i pensionati, senza tagliare i costi della politica: gli emolumenti dei parlamentari, ma soprattutto le inefficienze della macchina amministrativa dello Stato, che costituiscono il maggior impedimento allo sviluppo del Paese. Questo mi induce oggi a riflettere sulla scelta che ho fatto due anni fa di entrare nel Pdl. Avverto un disagio profondo: non so più se la mia idea di politica, di una politica eticamente fondata, corrisponda ancora alla politica che pare aver smarrito il significato vero di servizio ai cittadini».
Letizia Moratti, sta pensando di lasciare la politica, o il suo partito?
«Di certo non lascio la politica. Non voglio comunque fare passi affrettati in un momento in cui verrebbero strumentalizzati per alimentare una polemica tra schieramenti che non produce riflessioni e chiarimenti profondi. È una scelta difficile perché mi sento stretta nella tenaglia tra una politica egoista, che difende privilegi e poteri, e una politica demagogica che cavalca il vento dell'opinione pubblica ma non affronta i nodi del sistema. Il mio impegno continua, nel solco del riformismo liberale e della solidarietà espressa nella dottrina sociale della Chiesa. Trovo però sempre più difficile riconoscermi in un partito che non ha saputo fare le scelte di libertà e di equità che il Paese chiedeva».
Quali colpe imputa al Pdl?
«La questione non riguarda solo il Pdl. Anche l'opposizione ha le sue colpe: nei momenti cruciali si è limitata ad astenersi e non ha mai fatto proposte concrete per il rinnovamento e la crescita del Paese. Ma la responsabilità della manovra è del partito di maggioranza. Il vero ostacolo alla crescita è questa resistenza al cambiamento. Purtroppo, l'impulso al cambiamento che era venuto dal governo Berlusconi del 2001, e prima ancora dai governi di centrosinistra, oggi sembra perduto».
Il Pdl si è appena dato un nuovo segretario, Alfano.
«Sarebbe ingiusto, prematuro, non corretto dare giudizi su chi si accinge a operare in un ruolo delicato. Massima apertura e rispetto. Ma il Pdl deve tornare alle radici. Alle forze del Partito popolare europeo. All'idea di libertà, di responsabilità individuale. Io seguirò con attenzione il nuovo cammino del partito. E ne trarrò le conseguenze».
Lei ha parlato di questo con Berlusconi?
«Sì. Ne ho parlato in passato, con Berlusconi e con Tremonti, e anche negli ultimi giorni. Ho espresso la mia convinzione che si debba andare oltre la politica dei tagli lineari, verso la spending review , un'autentica riforma della spesa pubblica. Invece si va nella direzione opposta. Si è ridotto al minimo lo scarto tra Comuni virtuosi e Comuni non virtuosi, riducendo sia la premialità per chi ha i bilanci in ordine sia le penalizzazioni per chi non li ha. La revisione e ristrutturazione della spesa pubblica erano state avviate dal governo Berlusconi nel 2001, ma sono state interrotte. Anche il cammino del federalismo fiscale è rimasto incompiuto. Manca la cultura dell'efficienza e del merito. Manca una forte motivazione etica».
Non crede che anche il tono della campagna elettorale e il clima da scontro finale con la magistratura spieghino il calo del Pdl, in particolare a Milano?
«A Milano, caso unico in Italia, il Pdl non è calato. Sommando i voti del partito a quelli della lista civica a me vicina, si arriva a quota 186 mila. Più che alle Regionali 2010, sui livelli delle Provinciali 2009».
Ma per la prima volta il centrodestra ha perso il Comune.
«E anche da questo si devono trarre riflessioni. È sempre doveroso riflettere sulle sconfitte».
Non crede che la strategia di Berlusconi abbia disorientato molti moderati?
«Il momento imporrebbe di operare per una maggiore coesione nel Paese, come ha più volte chiesto il presidente Napolitano. Non voglio fare polemiche sul passato. Metto in guardia su un pericolo: per chiedere i sacrifici ai cittadini occorrono consenso e credibilità. Rinviando i tagli della politica, non si hanno né l'uno, né l'altra».
Quali tagli propone?
«Se anche tutti i parlamentari si riducessero lo stipendio del 10 per cento, avvicinandosi alle medie europee, sarebbe un fatto poco più che simbolico. Bisogna agire su proposte di riforma molto più forti, che devono essere realizzate subito. Per esempio, la riduzione del numero dei parlamentari. La drastica riduzione, se non abolizione, delle Province; difese anche dal Pd, affezionato a privilegi e clientele. Il rilancio del progetto delle città metropolitane, cui all'Anci avevamo lavorato con il ministro Maroni. Il federalismo fiscale, con il meccanismo del fabbisogno standard, che introdurrebbe principi di maggiore qualità e minori costi nei servizi ai cittadini. Sulla sussidiarietà, sul trasferimento di funzioni ai privati, lavorano il governo britannico, quello tedesco, persino Obama. E il nostro? Tra il '92 e il 2000, con i governi Amato, Ciampi, Prodi, D'Alema, i costi della macchina amministrativa erano scesi di due punti di Pil. Segno che riformare è possibile».
Che effetto le ha fatto il caso Penati?
«I giudizi si danno alla fine. Mi sembra però la conseguenza di un allontanamento dallo spirito di servizio che dovrebbe sempre animare la politica. È quello che bisogna ritrovare».
E il caso Milanese?
«Idem. Dobbiamo essere più rigorosi possibile, quando è in gioco l'etica politica».
L'etica è un problema anche per il Pdl?
«Certo. L'ultima manovra è il risultato di una politica che ha perso il senso etico. Da qui il mio disagio. Ma in gioco c'è molto di più. In tutto l'Occidente si avverte la necessità di ritrovare una cultura del limite e il compito spetta prima di tutto alle classi dirigenti».
Pensa che la leadership di Berlusconi possa avere un futuro? O è finita?
«È finito il tempo di questa politica. Una politica che non è capace di coniugare rigore e crescita, che chiede sacrifici ai cittadini ma non li sa imporre a se stessa».
Il Pdl paga anche il fatto di aver lasciato troppo spazio alla Lega?
«Il Pdl deve recuperare la cultura dei popolari e dei liberali europei, che tutela i più deboli e non le rendite di posizione, che propugna una big society , come quella di Cameron. Il Pdl ha abbandonato questa via perché troppo forte è stato il condizionamento della Lega? Può darsi. Il Pdl deve tenere un dialogo più stretto con mondi attorno a cui potrebbe ritrovarsi, i moderati, i cattolici? Personalmente, ne sono convinta».
Ma dove immagina il suo futuro? Dopo Berlusconi, saranno altri leader e altri partiti a rappresentare i ceti moderati?
«Il mio impegno politico sarà indirizzato al dialogo con tutte le forze che intendono lavorare su una piattaforma programmatica davvero riformista, liberale e solidale. Le mie critiche vogliono ancora essere un contributo costruttivo al rinnovamento del Pdl. Mi auguro sinceramente che il Pdl possa mettersi alla guida di questo necessario cambiamento».
Se non lo fa?
«Se non lo fa il Pdl, lo faranno altre forze. I vuoti politici vengono sempre colmati».
Aldo Cazzullo - 24 luglio 2011(ultima modifica: 25 luglio 2011 08:10)
lunedì 25 luglio 2011
Riflessioni dopo Utøya - 1
Tratto da: http://www.corriere.it/editoriali/11_luglio_25/severgnini-follia-aiutata-dalle-armi_38a717d0-b681-11e0-b3db-8b396944e2a2.shtml
La strage norvegese e la mitraglietta del killer
Quando la follia è aiutata dalle armi
di BEPPE SEVERGNINI
Domanda: perché un uomo che invocava «l'uso del terrorismo come mezzo per risvegliare le masse» teneva in casa, legalmente, una mitraglietta Ruger Mini 14 semi-automatica?
Perché lo psicopatico che sognava di diventare «il più grande mostro dopo la Seconda guerra mondiale» - il suo diario pubblicato su Internet - ha potuto usare l'arma per condurre il suo sconvolgente safari umano?
In Norvegia ci sono 439.000 cacciatori - uno ogni dieci abitanti - ed esistono leggi severe sulle armi da fuoco: evidentemente, non bastano. Anders Behring Breivik ha confessato nel suo farneticante memoriale: «Invidio i nostri fratelli Americani perché le leggi sulle armi in Europa fanno schifo in confronto. Sulla domanda ho scritto: "...per la caccia al cervo". Sarei stato tentato di dire la verità: "...per giustiziare marxisti culturali/traditori multiculturali categoria A e B. Giusto per vedere la reazione"».
Simboli celtici e giallisti scandinavi, templari dilettanti e angoli bui nell'anima nordica: si discute di tutto, in queste ore, nel tentativo di spiegare l'inspiegabile. Di armi, però, si parla poco. Quasi fosse inevitabile che un cittadino si procuri una mitraglietta. Un prezzo da pagare alla modernità, uno dei tanti. E invece, se non ci fosse stata quell'arma, l'isoletta di Utoya - latitudine incerta, nome vagamente platonico - sarebbe rimasta un esotico indirizzo locale. I pazzi criminali ci sono sempre stati. Ma uno psicopatico con un coltello ammazza una persona, un fanatico con un fucile ne uccide due o tre. Un folle con una mitraglietta può sterminare dozzine di ragazzini, come se fossero leprotti in un recinto: ora lo sappiamo, purtroppo.
Il mantra dei cittadini armati è noto: «Non sono le armi che uccidono, sono gli uomini». D'accordo: ma gli uomini, senza armi, uccidono meno. O non uccidono proprio. Non è semplicismo: è semplice buon senso per tempi cattivi, anzi pessimi. Qualcuno dirà: un criminale riesce comunque a procurarsi ciò che vuole. Forse è così. Ma la ricerca lascerà tracce, e le tracce destano sospetti. Il placido acquisto di una semi-automatica è una tragedia che aspetta di accadere.
Molti americani, si sa, rifiutano questo discorso. Il diritto di portare armi è scritto nella Costituzione, viene da una storia dura e da una geografia difficile. Resta un fatto: quasi tutte le stragi degli ultimi anni sono avvenute perché lo psicopatico di turno aveva a disposizione un'arma sulla quale non avrebbe dovuto mettere le mani: Virginia Tech USA (2007, 33 morti); Jokela e Kauhajoki in Finlandia (2007 e 2008, 9 e 11 morti); Geneva County, Usa (2009, 10 morti); Bratislava, Slovacchia (2010, 8 morti); Cumbria, Uk (2010, 12 morti); Tucson e Grand Rapids, Usa (2011, 6 e 8 morti).
Certo, potremmo osservare che - salvo eccezioni - queste tragedie sembrano accadere in Paesi disciplinati e socialmente coesi: come se la pressione, senza sbocchi quotidiani, esplodesse con più violenza. Ma rischieremmo di scivolare nella sociologia. Concentriamoci su un fatto, ed è un fatto fondamentale. Una società matura deve prevedere la follia: non potendola evitare completamente, provi a limitarne i danni. Le armi automatiche e semi-automatiche vanno tolte dalla circolazione; le armi sportive, concesse con grandissima cautela.
In molti non sono d'accordo. La soluzione, secondo costoro, non è togliere di mezzo le armi: è armarsi tutti e di più. I sostenitori di questa tesi, nelle ultime ore, hanno invaso i social network e i blog - soprattutto negli Usa - ma non solo. La strage di Oslo - sostengono - dimostra che il «gun control» ha fallito; mentre la presenza di adulti armati sull'isola avrebbe impedito la tragedia. Rifiutano di ammettere che una mitraglietta è il mezzo con cui un omicidio diventa una strage, e una tragedia si trasforma in una catastrofe. Forse perché non avevano figli su quell'isola. Buon per loro.
25 luglio 2011 08:53
Tratto da: http://www.corriere.it/esteri/11_luglio_24/eroe-norvegia-burchia_daffca46-b5e0-11e0-b43a-390fb6586130.shtml
La strage dell'isola di Utøya
Kasper, il tecnico informatico che ha salvato i ragazzini con la sua barca
«Non sono un eroe, tanti avrebbero fatto la stessa cosa». Anche un turista tedesco ha tratto in salvo molte persone
MILANO - Sulla sua piccola barca da pesca ha fatto avanti e indietro, dalla terraferma all’isola, e portato in salvo dozzine di giovani: lui è uno degli «eroi di Utøya», Kasper Ilaug, 53 anni, un tecnico informatico che, senza esitare un attimo, ha deciso di dare il suo aiuto. «Ero davanti alla tv a guardare il Tour de France quando sulla Cnn ho visto la strage che si stava compiendo sull’isola». Pochi minuti dopo l’esplosione nel quartiere governativo di Oslo, a Utøya inizia la strage dei giovani. Le persone fuggono prese dal panico verso l'acqua; alcuni si nascondono dietro le rocce, le mura, i cespugli o tentano di sfuggire lungo la spiaggia. Quando venerdì pomeriggio Kasper Ilaug ha ancorato la sua barca da pesca di sei metri sulle rive dell’isolotto a circa 40 chilometri dalla capitale, si è trovato di fronte decine di ragazzi e ragazze in preda al panico che chiedevano aiuto. «Alzavano le braccia al cielo, agitati, impauriti e sotto choc», ha raccontato alla Cnn. «Poi alcuni di loro si sono fatti coraggio, si sono avvicinati e mi hanno chiesto se anch’io fossi un poliziotto». Un uomo travestito da poliziotto aveva infatti appena fatto fuoco su di loro, uccidendo molti dei loro amici.
IN VIAGGIO VERSO L'ISOLA DELL'ORRORE - Poche ore prima Ilaug si trovava nella sua casa estiva sull'isola di Storøya, vicino a Oslo. «Un amico mi ha chiamato al telefono, dicendomi: “Devi prendere la barca e salvare le persone a Utøya perché lì è accaduto qualcosa di terribile". All'inizio ho pensato che mi prendesse in giro», ha spiegato il programmatore norvegese. Poi non c'è stato un attimo da perdere. Di lì a poco il 53enne ha preso il suo iPad, il cellulare, una giacca di colore giallo chiaro, un casco rosso e gli stivali per proteggersi dalla pioggia ed è corso al molo dov'era ancorata la piccola barca di un conoscente. Un quarto d’ora più tardi si trovava sull’isola dell’orrore. «Mentre mi dirigevo verso Utøya mi è arrivato un sms da un amico che mi metteva in guardia da un pazzo che stava sparando sulla gente; quando ho visto gli elicotteri sopra la mia testa e sentito le urla di disperazione provenire dall’isola ho capito che non si trattava di uno scherzo».
L'AIUTO VIA MARE - Ilaug ha caricato a bordo della piccola imbarcazione dozzine di giovani. «"Grazie, grazie, grazie, grazie", hanno continuato a ripetere i ragazzi per tutto il tragitto». L’uomo ha fatto avanti e indietro per un paio di volte, consapevole del pericolo a cui stava andando incontro. «Non solo rischiavo di capovolgermi, ma con quel casco rosso e la giacca gialla sapevo di essere un bersaglio perfetto per l'omicida», ha detto Ilaug. In ogni caso non vuole essere definito un eroe: «Ci sono molte persone che avrebbero fatto la stessa cosa». Il norvegese non è stato l’unico che, seduta stante, ha deciso di intraprendere qualcosa per fermare la strage. Molti turisti e semplici cittadini in possesso di una barca hanno prestato aiuto in quel tragico pomeriggio di venerdì. Come il tedesco Marcel Gleffe, in vacanza in un campeggio sull’isola di Utvika, sulla sponda opposta all'isolotto teatro dell'orrore, a circa 600 metri di distanza. Il 32enne ha tratto in salvo una ventina di ragazzi dalle acque gelide. «In mare c’erano adolescenti ovunque, fuggiti a nuoto da Utøya. Ho dato loro giubbotti di salvataggio, li ho estratti dall’acqua, trascinati sulla barca e portati a riva», ha spiegato. Marcel Gleffe, tuttavia, sottolinea: «Quello che ho fatto io, e hanno fatto altri con le loro barche private, era una cosa ovvia in quel momento».
Elmar Burchia , 24 luglio 2011 12:38
La strage norvegese e la mitraglietta del killer
Quando la follia è aiutata dalle armi
di BEPPE SEVERGNINI
Domanda: perché un uomo che invocava «l'uso del terrorismo come mezzo per risvegliare le masse» teneva in casa, legalmente, una mitraglietta Ruger Mini 14 semi-automatica?
Perché lo psicopatico che sognava di diventare «il più grande mostro dopo la Seconda guerra mondiale» - il suo diario pubblicato su Internet - ha potuto usare l'arma per condurre il suo sconvolgente safari umano?
In Norvegia ci sono 439.000 cacciatori - uno ogni dieci abitanti - ed esistono leggi severe sulle armi da fuoco: evidentemente, non bastano. Anders Behring Breivik ha confessato nel suo farneticante memoriale: «Invidio i nostri fratelli Americani perché le leggi sulle armi in Europa fanno schifo in confronto. Sulla domanda ho scritto: "...per la caccia al cervo". Sarei stato tentato di dire la verità: "...per giustiziare marxisti culturali/traditori multiculturali categoria A e B. Giusto per vedere la reazione"».
Simboli celtici e giallisti scandinavi, templari dilettanti e angoli bui nell'anima nordica: si discute di tutto, in queste ore, nel tentativo di spiegare l'inspiegabile. Di armi, però, si parla poco. Quasi fosse inevitabile che un cittadino si procuri una mitraglietta. Un prezzo da pagare alla modernità, uno dei tanti. E invece, se non ci fosse stata quell'arma, l'isoletta di Utoya - latitudine incerta, nome vagamente platonico - sarebbe rimasta un esotico indirizzo locale. I pazzi criminali ci sono sempre stati. Ma uno psicopatico con un coltello ammazza una persona, un fanatico con un fucile ne uccide due o tre. Un folle con una mitraglietta può sterminare dozzine di ragazzini, come se fossero leprotti in un recinto: ora lo sappiamo, purtroppo.
Il mantra dei cittadini armati è noto: «Non sono le armi che uccidono, sono gli uomini». D'accordo: ma gli uomini, senza armi, uccidono meno. O non uccidono proprio. Non è semplicismo: è semplice buon senso per tempi cattivi, anzi pessimi. Qualcuno dirà: un criminale riesce comunque a procurarsi ciò che vuole. Forse è così. Ma la ricerca lascerà tracce, e le tracce destano sospetti. Il placido acquisto di una semi-automatica è una tragedia che aspetta di accadere.
Molti americani, si sa, rifiutano questo discorso. Il diritto di portare armi è scritto nella Costituzione, viene da una storia dura e da una geografia difficile. Resta un fatto: quasi tutte le stragi degli ultimi anni sono avvenute perché lo psicopatico di turno aveva a disposizione un'arma sulla quale non avrebbe dovuto mettere le mani: Virginia Tech USA (2007, 33 morti); Jokela e Kauhajoki in Finlandia (2007 e 2008, 9 e 11 morti); Geneva County, Usa (2009, 10 morti); Bratislava, Slovacchia (2010, 8 morti); Cumbria, Uk (2010, 12 morti); Tucson e Grand Rapids, Usa (2011, 6 e 8 morti).
Certo, potremmo osservare che - salvo eccezioni - queste tragedie sembrano accadere in Paesi disciplinati e socialmente coesi: come se la pressione, senza sbocchi quotidiani, esplodesse con più violenza. Ma rischieremmo di scivolare nella sociologia. Concentriamoci su un fatto, ed è un fatto fondamentale. Una società matura deve prevedere la follia: non potendola evitare completamente, provi a limitarne i danni. Le armi automatiche e semi-automatiche vanno tolte dalla circolazione; le armi sportive, concesse con grandissima cautela.
In molti non sono d'accordo. La soluzione, secondo costoro, non è togliere di mezzo le armi: è armarsi tutti e di più. I sostenitori di questa tesi, nelle ultime ore, hanno invaso i social network e i blog - soprattutto negli Usa - ma non solo. La strage di Oslo - sostengono - dimostra che il «gun control» ha fallito; mentre la presenza di adulti armati sull'isola avrebbe impedito la tragedia. Rifiutano di ammettere che una mitraglietta è il mezzo con cui un omicidio diventa una strage, e una tragedia si trasforma in una catastrofe. Forse perché non avevano figli su quell'isola. Buon per loro.
25 luglio 2011 08:53
Tratto da: http://www.corriere.it/esteri/11_luglio_24/eroe-norvegia-burchia_daffca46-b5e0-11e0-b43a-390fb6586130.shtml
La strage dell'isola di Utøya
Kasper, il tecnico informatico che ha salvato i ragazzini con la sua barca
«Non sono un eroe, tanti avrebbero fatto la stessa cosa». Anche un turista tedesco ha tratto in salvo molte persone
MILANO - Sulla sua piccola barca da pesca ha fatto avanti e indietro, dalla terraferma all’isola, e portato in salvo dozzine di giovani: lui è uno degli «eroi di Utøya», Kasper Ilaug, 53 anni, un tecnico informatico che, senza esitare un attimo, ha deciso di dare il suo aiuto. «Ero davanti alla tv a guardare il Tour de France quando sulla Cnn ho visto la strage che si stava compiendo sull’isola». Pochi minuti dopo l’esplosione nel quartiere governativo di Oslo, a Utøya inizia la strage dei giovani. Le persone fuggono prese dal panico verso l'acqua; alcuni si nascondono dietro le rocce, le mura, i cespugli o tentano di sfuggire lungo la spiaggia. Quando venerdì pomeriggio Kasper Ilaug ha ancorato la sua barca da pesca di sei metri sulle rive dell’isolotto a circa 40 chilometri dalla capitale, si è trovato di fronte decine di ragazzi e ragazze in preda al panico che chiedevano aiuto. «Alzavano le braccia al cielo, agitati, impauriti e sotto choc», ha raccontato alla Cnn. «Poi alcuni di loro si sono fatti coraggio, si sono avvicinati e mi hanno chiesto se anch’io fossi un poliziotto». Un uomo travestito da poliziotto aveva infatti appena fatto fuoco su di loro, uccidendo molti dei loro amici.
IN VIAGGIO VERSO L'ISOLA DELL'ORRORE - Poche ore prima Ilaug si trovava nella sua casa estiva sull'isola di Storøya, vicino a Oslo. «Un amico mi ha chiamato al telefono, dicendomi: “Devi prendere la barca e salvare le persone a Utøya perché lì è accaduto qualcosa di terribile". All'inizio ho pensato che mi prendesse in giro», ha spiegato il programmatore norvegese. Poi non c'è stato un attimo da perdere. Di lì a poco il 53enne ha preso il suo iPad, il cellulare, una giacca di colore giallo chiaro, un casco rosso e gli stivali per proteggersi dalla pioggia ed è corso al molo dov'era ancorata la piccola barca di un conoscente. Un quarto d’ora più tardi si trovava sull’isola dell’orrore. «Mentre mi dirigevo verso Utøya mi è arrivato un sms da un amico che mi metteva in guardia da un pazzo che stava sparando sulla gente; quando ho visto gli elicotteri sopra la mia testa e sentito le urla di disperazione provenire dall’isola ho capito che non si trattava di uno scherzo».
L'AIUTO VIA MARE - Ilaug ha caricato a bordo della piccola imbarcazione dozzine di giovani. «"Grazie, grazie, grazie, grazie", hanno continuato a ripetere i ragazzi per tutto il tragitto». L’uomo ha fatto avanti e indietro per un paio di volte, consapevole del pericolo a cui stava andando incontro. «Non solo rischiavo di capovolgermi, ma con quel casco rosso e la giacca gialla sapevo di essere un bersaglio perfetto per l'omicida», ha detto Ilaug. In ogni caso non vuole essere definito un eroe: «Ci sono molte persone che avrebbero fatto la stessa cosa». Il norvegese non è stato l’unico che, seduta stante, ha deciso di intraprendere qualcosa per fermare la strage. Molti turisti e semplici cittadini in possesso di una barca hanno prestato aiuto in quel tragico pomeriggio di venerdì. Come il tedesco Marcel Gleffe, in vacanza in un campeggio sull’isola di Utvika, sulla sponda opposta all'isolotto teatro dell'orrore, a circa 600 metri di distanza. Il 32enne ha tratto in salvo una ventina di ragazzi dalle acque gelide. «In mare c’erano adolescenti ovunque, fuggiti a nuoto da Utøya. Ho dato loro giubbotti di salvataggio, li ho estratti dall’acqua, trascinati sulla barca e portati a riva», ha spiegato. Marcel Gleffe, tuttavia, sottolinea: «Quello che ho fatto io, e hanno fatto altri con le loro barche private, era una cosa ovvia in quel momento».
Elmar Burchia , 24 luglio 2011 12:38
giovedì 21 luglio 2011
Recesso dal PIM, revoca Protocollo d’intesa per la strada di collegamento via Lomellina - Assago
DELIBERAZIONE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO N° 68 DEL 18/7/2011
OGGETTO: CENTRO STUDI PIM – ATTO DI RECESSO - PROVVEDIMENTI
... DELIBERA ... di recedere, per i motivi sopra indicati dal Centro Studi PIM
DELIBERAZIONE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO N° 67 DEL 18/7/2011
OGGETTO: Revoca Deliberazione della Giunta Comunale n. 129 del 28/05/2010 e del relativo Protocollo d’intesa tra i Comuni di Assago, Buccinasco e Milano per la
realizzazione della strada di collegamento via Lomellina - Assago (metropolitana)
... RITENUTO opportuno procedere alla revoca della Deliberazione della Giunta Comunale n. 129 del 28/05/2010, stante nuove valutazioni dell’interesse pubblico originario e delle nuove decisioni programmatiche assunte dall’attuale Amministrazione comunale;
... DELIBERA ... di procedere, per le motivazioni espresse in premessa, alla revoca della Deliberazione della Giunta Comunale n. 129 del 28/05/2010 e del relativo Protocollo d’intesa tra i Comuni di Assago, Buccinasco e Milano per la realizzazione della strada di collegamento via Lomellina - Assago (metropolitana);
OGGETTO: CENTRO STUDI PIM – ATTO DI RECESSO - PROVVEDIMENTI
... DELIBERA ... di recedere, per i motivi sopra indicati dal Centro Studi PIM
DELIBERAZIONE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO N° 67 DEL 18/7/2011
OGGETTO: Revoca Deliberazione della Giunta Comunale n. 129 del 28/05/2010 e del relativo Protocollo d’intesa tra i Comuni di Assago, Buccinasco e Milano per la
realizzazione della strada di collegamento via Lomellina - Assago (metropolitana)
... RITENUTO opportuno procedere alla revoca della Deliberazione della Giunta Comunale n. 129 del 28/05/2010, stante nuove valutazioni dell’interesse pubblico originario e delle nuove decisioni programmatiche assunte dall’attuale Amministrazione comunale;
... DELIBERA ... di procedere, per le motivazioni espresse in premessa, alla revoca della Deliberazione della Giunta Comunale n. 129 del 28/05/2010 e del relativo Protocollo d’intesa tra i Comuni di Assago, Buccinasco e Milano per la realizzazione della strada di collegamento via Lomellina - Assago (metropolitana);
mercoledì 20 luglio 2011
Si procede ? Per dove ?
Rino Pruiti si candiderà alle primarie di coalizione.
Non chiarisce però se si riferisce alla coalizione di centro destra o a quella di centro sinistra.
La scelta delle parole in grassetto è mia.
P.S. Rino molto gentilmente risponde immediatamente alla mia domanda: "Franco, visto che il PDL e la Lega sono "inguardabili" a Buccinasco (uso questa parola per non farmi querelare e non apparire volgare), mi riferisco alla sola coalizione "possibile" oggi, cioè al centro-sinistra + lista civica + altri"
BUCCINASCO : ASPETTANDO LA LISTA CIVICA ...
Di Rino Pruiti (del 20/07/2011 - 07:43:20, in POLITICA, visitato 174 volte)
Un tempo ci si divideva fra destra e sinistra. Ora la differenza è fra gente che vomita e gente che non vomita. Lo confesso: sono “partisan”. Nel senso che ladri, corruttori, corrotti, mafiosi, piduisti, neo-fascisti, secessionisti, modestamente, mi fanno ancora schifo. E mi danno molto fastidio quelli che dicono: "non bisogna demonizzare l’avversario", per me la parola “moderato”(?) è un insulto alla mia coscienza civica.
Quindi faccio parte della gente che vomita, della gente che non si arrende, che non smette mai di indignarsi e che non si vergogna di piangere per la commozione o per la rabbia. Questa mia “debolezza” fa si che tutto quello che dico e che faccio sia condizionato, un limite? Sicuramente, ma non voglio e non posso cambiare.
Mai come oggi la politica ha avuto bisogno di ideali. Di una motivazione capace di chiamare a raccolta le energie intellettuali e il protagonismo dei Cittadini che non condividono il pragmatismo arrogante di chi sceglie sganciato dal dovere della coerenza, attento a coltivare il potere fine a se stesso, dimenticando gli interessi generali, per coltivare quelli di pochi.
Credo che Buccinasco abbia “disperatamente” bisogno di una lista civica, qualcuno che s’impegni per favorire l'aggregazione di Cittadini al di là della mera appartenenza politica, sulla base della condivisione di qualificati punti programmatici e in vista degli obiettivi da conseguire.
Questa lista civica è nata da 4 mesi e si chiama “Per Buccinasco”. Come tutti i bambini ha mosso timidamente i primi passi, ha prodotto documenti programmatici, ha avviato una serie di incontri di ascolto e confronto a 360 gradi. E’ un progetto vivo di cui faccio orgogliosamente parte, una cosa in cui credo fermamente. Forse esagero ma penso che sia l’unica speranza di cambiamento vero per Buccinasco, comunque l'unico cambiamento positivo possibile in questo momento.
Oggi però la lista civica deve accelerare il suo percorso, scrollarsi di dosso tutti i pudori “giovanili” e prepararsi seriamente alla competizione elettorale della prossima primavera 2012.
La lista deve essere un catalizzatore politico, raccogliendo le persone dei movimenti e delle associazioni, non solo un valore aggiunto di voti ma anche l'occasione per mettere in campo idee e persone nuove, energie nuove… aria pulita per favore! Un modo per dare ai cittadini di Buccinasco quel senso di comunità necessario, nessuno si deve sentire escluso.
Sarà difficile trovare una sintesi politica che porti ad una coalizione elettorale, molto difficile, però io sono ottimista e se il risultato sarà eticamente “accettabile”, prima della fine dell’anno, si potranno svolgere delle primarie serie di coalizione per la scelta democratica del candidato Sindaco.
A quel punto, se tutte le condizioni saranno rispettate, se le primarie saranno primarie vere e la coalizione avrà un programma elettorale condivisibile e credibile (firmato con il sangue), se tutti i soggetti politici si impegneranno con molta, molta, molta serietà e severità nella scelta dei candidati da inserire nelle liste elettorali… allora si! Mi piacerebbe partecipare a queste primarie, tentare di vincerle e fare il candidato Sindaco.
Adesso che il nostro Comune ha toccato il fondo, il tempo dei dubbi e delle divisioni politiche tra persone per bene deve finire, quando la casa brucia si deve pensare solo a spegnere l’incendio.
Forza Buccinasco, costruiamo insieme l'alternativa e liberiamo il nostro futuro.
Rino Pruiti
Cittadino responsabile
Buccinasco MI
www.rinopruiti.it
Non chiarisce però se si riferisce alla coalizione di centro destra o a quella di centro sinistra.
La scelta delle parole in grassetto è mia.
P.S. Rino molto gentilmente risponde immediatamente alla mia domanda: "Franco, visto che il PDL e la Lega sono "inguardabili" a Buccinasco (uso questa parola per non farmi querelare e non apparire volgare), mi riferisco alla sola coalizione "possibile" oggi, cioè al centro-sinistra + lista civica + altri"
BUCCINASCO : ASPETTANDO LA LISTA CIVICA ...
Di Rino Pruiti (del 20/07/2011 - 07:43:20, in POLITICA, visitato 174 volte)
Un tempo ci si divideva fra destra e sinistra. Ora la differenza è fra gente che vomita e gente che non vomita. Lo confesso: sono “partisan”. Nel senso che ladri, corruttori, corrotti, mafiosi, piduisti, neo-fascisti, secessionisti, modestamente, mi fanno ancora schifo. E mi danno molto fastidio quelli che dicono: "non bisogna demonizzare l’avversario", per me la parola “moderato”(?) è un insulto alla mia coscienza civica.
Quindi faccio parte della gente che vomita, della gente che non si arrende, che non smette mai di indignarsi e che non si vergogna di piangere per la commozione o per la rabbia. Questa mia “debolezza” fa si che tutto quello che dico e che faccio sia condizionato, un limite? Sicuramente, ma non voglio e non posso cambiare.
Mai come oggi la politica ha avuto bisogno di ideali. Di una motivazione capace di chiamare a raccolta le energie intellettuali e il protagonismo dei Cittadini che non condividono il pragmatismo arrogante di chi sceglie sganciato dal dovere della coerenza, attento a coltivare il potere fine a se stesso, dimenticando gli interessi generali, per coltivare quelli di pochi.
Credo che Buccinasco abbia “disperatamente” bisogno di una lista civica, qualcuno che s’impegni per favorire l'aggregazione di Cittadini al di là della mera appartenenza politica, sulla base della condivisione di qualificati punti programmatici e in vista degli obiettivi da conseguire.
Questa lista civica è nata da 4 mesi e si chiama “Per Buccinasco”. Come tutti i bambini ha mosso timidamente i primi passi, ha prodotto documenti programmatici, ha avviato una serie di incontri di ascolto e confronto a 360 gradi. E’ un progetto vivo di cui faccio orgogliosamente parte, una cosa in cui credo fermamente. Forse esagero ma penso che sia l’unica speranza di cambiamento vero per Buccinasco, comunque l'unico cambiamento positivo possibile in questo momento.
Oggi però la lista civica deve accelerare il suo percorso, scrollarsi di dosso tutti i pudori “giovanili” e prepararsi seriamente alla competizione elettorale della prossima primavera 2012.
La lista deve essere un catalizzatore politico, raccogliendo le persone dei movimenti e delle associazioni, non solo un valore aggiunto di voti ma anche l'occasione per mettere in campo idee e persone nuove, energie nuove… aria pulita per favore! Un modo per dare ai cittadini di Buccinasco quel senso di comunità necessario, nessuno si deve sentire escluso.
Sarà difficile trovare una sintesi politica che porti ad una coalizione elettorale, molto difficile, però io sono ottimista e se il risultato sarà eticamente “accettabile”, prima della fine dell’anno, si potranno svolgere delle primarie serie di coalizione per la scelta democratica del candidato Sindaco.
A quel punto, se tutte le condizioni saranno rispettate, se le primarie saranno primarie vere e la coalizione avrà un programma elettorale condivisibile e credibile (firmato con il sangue), se tutti i soggetti politici si impegneranno con molta, molta, molta serietà e severità nella scelta dei candidati da inserire nelle liste elettorali… allora si! Mi piacerebbe partecipare a queste primarie, tentare di vincerle e fare il candidato Sindaco.
Adesso che il nostro Comune ha toccato il fondo, il tempo dei dubbi e delle divisioni politiche tra persone per bene deve finire, quando la casa brucia si deve pensare solo a spegnere l’incendio.
Forza Buccinasco, costruiamo insieme l'alternativa e liberiamo il nostro futuro.
Rino Pruiti
Cittadino responsabile
Buccinasco MI
www.rinopruiti.it
Un parere forse controcorrente...
... ma a mio parere interessante, quindi lo riprendo qui.
Tratto da: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/16/chiamparino-un-mistero-italiano/145754/
Chiamparino: un mistero italiano
di Fabio Balocco
La mia povera mamma diceva che non bisognava fidarsi delle persone che parlano con la bocca stretta.
Quando ho visto Chiamparino per la prima volta parlare mi sono ricordato di mia madre. Ma, con tutto il bene che le portavo, anche nel ricordo, non mi sono sognato di darne solo per questo un giudizio negativo. Adesso, a distanza di anni, e adesso che il soggetto (pur anziano) sicuramente diventerà qualcuno di importante nelle file del Pd, devo ammettere che mamma aveva ragione. Espongo qui alcuni dei fatti che hanno caratterizzato i due mandati di Chiamparino, non necessariamente in ordine di importanza.
Sotto la sua guida, secondo Legambiente, Torino ha raggiunto il bel primato di città più inquinata d’Italia (e seconda in Europa). Lo ha raggiunto e se lo tiene bello stretto ancora oggi. Io vado molto spesso in montagna e Torino si riconosce da distante, non già per la sua architettura, ma perché la sovrasta una perenne cappa di fumo nero. Per le sole polveri sottili si calcola che a Torino muoiano più di 800 persone all’anno. Del resto, non è stata forse un’idea di Chiamparino quella di costruire i parcheggi non già alla periferia della città, ma nel suo pieno centro? Le più belle piazze di Torino sono ormai sospese nel vuoto: sotto ci sono i parcheggi. Più parcheggi in centro, più auto in centro. “Elementare, Watson” (nota: sapete che in realtà Sherlock Holmes non l’ha mai detto?).
Il piano regolatore di Torino fu varato nel 1995. Da allora esso ha subito circa 200 varianti (il che significa che il piano è diventato poco più che carta straccia), la stragrande maggioranza delle quali varate dalle giunte Chiamparino. Non credo che ci sia stata una variante che abbia previsto la creazione di un’area verde. In compenso la Torino paleoindustriale è stata completamente cancellata, per fare posto a edificazione residenziale e centri commerciali. Potete stare certi che se a Torino oggi si discute una variante, questa sicuramente prevederà un tot di cemento per palazzi e un tot di cemento per non luoghi. E, notate bene, a Torino nell’aprile 2011 c’erano la bellezza di 144.894 abitazioni sfitte! E sempre Torino detiene altresì il triste record della più alta percentuale in Italia di espropriazioni immobiliari.
Il “Chiampa” (come viene talvolta scherzosamente chiamato) si è poi aggiudicato le Olimpiadi del 2006. Si dice che le Olimpiadi sono state un formidabile volano per il turismo e che grazie ad esse oggi Torino è meta di tour operator, dimodoché anche noi oggi abbiamo in centro i nostri bei giapponesi con la Nikon, di cui si sentiva tanto la mancanza. Sarà, resta il fatto che oggi, anche grazie alle Olimpiadi, Torino è oberata di debiti, ha edifici, tipo il Palaisozaki di cui poteva fare a meno, ma soprattutto le sue valli hanno strutture perfettamente inutili e in perdita secca perché inutilizzate, come i trampolini di Pragelato e la pista da bob di Cesana.
A Torino con la nuova sinistra gli architetti fanno fortuna. Prima Castellani che officiò l’eterno compagno Fuksas per rivisitare (a mio modo di vedere “rovinare”) Porta Palazzo, poi il Chiampa che approva il megagrattacielo di Renzo Piano, a poca distanza da Porta Susa e un po’ più basso della Mole Antonelliana, per non ledere la sua maestà. E non sarà l’unico grattacielo, perché anche la Regione vuole il suo, e un altro chiede di sorgere al posto dell’Alenia Aeronautica. C’è da scommettere che “Globulo” (Fassino, secondo Grillo), seguendo l’esempio del suo illustre predecessore, li accontenterà.
Poi al servizio di Torino, Chiamparino consenziente, e nell’immediata periferia, ecco un bell’inceneritore, attualmente in fase di costruzione, quasi che l’inquinamento non fosse già sufficiente e quasi che non insegnasse nulla il fatto che Novara, a poca distanza, abbia una raccolta differenziata più che doppia rispetto a Torino…
Ma non finisce qui. Il Chiampa infatti è uno dei più accaniti sostenitori della Tav. Ma proprio accaniti, signori miei. Se godesse di superpoteri, ci scommetto che la farebbe lui. E dire che dalla Tav Torino non ricaverebbe (puta caso che la realizzassero davvero, Dio ce ne scampi) un bel nulla se non uno stravolgimento della città e dell’hinterland.
E non finisce qui, infatti il nostro, da buon esponente della nuova sinistra, plaudeva apertamente alla proposta Ronchi (Pdl) di privatizzare la gestione dell’acqua: “Chi è contrario alla privatizzazione dell’acqua parte da un pregiudizio ideologico”. Per fortuna che poi ci sono stati i referendum che hanno messo le cose a posto, altrimenti chissà che cosa combinava.
Ah, dimenticavo: si è schierato a favore del sì a Mirafiori, affermando che, quando necessita, agli operai si dovrebbero ridurre salari e ferie (alla casta non necessita mai, eh?).
Per non parlare del nuovo stadio della Juventus di cui Chiamparino (pur acceso torinista) è letteralmente entusiasta. “Riqualificherà la zona”. Lo stadio vecchio e quello nuovo sono costati, si direbbe in piemontese, “na s-ciupatà d’sold” (“un mucchio di soldi”) pubblici. Per Torino un affare di sicuro non è, per la Juventus si vedrà: quanta gente andrà allo stadio, con la concorrenza delle tv a pagamento sarà tutto da verificare. In compenso, a fianco dello stadio, ovviamente l’ennesimo centro commerciale (ma và là, da non crederci…) e una multisala cinematografica, mentre i cinema di Torino stanno drasticamente chiudendo i battenti.
Ecco, questo è stato il Chiampa per Torino. Voi vi domanderete perché tanto interesse per questa persona da parte mia. Mah, sicuramente perché, come dicevo, nel Pd farà ancora carriera con tutti questi meriti da uomo della nuova sinistra, ma soprattutto perché ci fu un periodo, anche lungo, in cui era considerato il sindaco più amato d’Italia. E io ad arrovellarmi sul perché fosse così amato. Ovviamente, adesso che ho scritto questo post, ci capisco ancora meno. Un mistero italiano.
Tratto da: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/16/chiamparino-un-mistero-italiano/145754/
Chiamparino: un mistero italiano
di Fabio Balocco
La mia povera mamma diceva che non bisognava fidarsi delle persone che parlano con la bocca stretta.
Quando ho visto Chiamparino per la prima volta parlare mi sono ricordato di mia madre. Ma, con tutto il bene che le portavo, anche nel ricordo, non mi sono sognato di darne solo per questo un giudizio negativo. Adesso, a distanza di anni, e adesso che il soggetto (pur anziano) sicuramente diventerà qualcuno di importante nelle file del Pd, devo ammettere che mamma aveva ragione. Espongo qui alcuni dei fatti che hanno caratterizzato i due mandati di Chiamparino, non necessariamente in ordine di importanza.
Sotto la sua guida, secondo Legambiente, Torino ha raggiunto il bel primato di città più inquinata d’Italia (e seconda in Europa). Lo ha raggiunto e se lo tiene bello stretto ancora oggi. Io vado molto spesso in montagna e Torino si riconosce da distante, non già per la sua architettura, ma perché la sovrasta una perenne cappa di fumo nero. Per le sole polveri sottili si calcola che a Torino muoiano più di 800 persone all’anno. Del resto, non è stata forse un’idea di Chiamparino quella di costruire i parcheggi non già alla periferia della città, ma nel suo pieno centro? Le più belle piazze di Torino sono ormai sospese nel vuoto: sotto ci sono i parcheggi. Più parcheggi in centro, più auto in centro. “Elementare, Watson” (nota: sapete che in realtà Sherlock Holmes non l’ha mai detto?).
Il piano regolatore di Torino fu varato nel 1995. Da allora esso ha subito circa 200 varianti (il che significa che il piano è diventato poco più che carta straccia), la stragrande maggioranza delle quali varate dalle giunte Chiamparino. Non credo che ci sia stata una variante che abbia previsto la creazione di un’area verde. In compenso la Torino paleoindustriale è stata completamente cancellata, per fare posto a edificazione residenziale e centri commerciali. Potete stare certi che se a Torino oggi si discute una variante, questa sicuramente prevederà un tot di cemento per palazzi e un tot di cemento per non luoghi. E, notate bene, a Torino nell’aprile 2011 c’erano la bellezza di 144.894 abitazioni sfitte! E sempre Torino detiene altresì il triste record della più alta percentuale in Italia di espropriazioni immobiliari.
Il “Chiampa” (come viene talvolta scherzosamente chiamato) si è poi aggiudicato le Olimpiadi del 2006. Si dice che le Olimpiadi sono state un formidabile volano per il turismo e che grazie ad esse oggi Torino è meta di tour operator, dimodoché anche noi oggi abbiamo in centro i nostri bei giapponesi con la Nikon, di cui si sentiva tanto la mancanza. Sarà, resta il fatto che oggi, anche grazie alle Olimpiadi, Torino è oberata di debiti, ha edifici, tipo il Palaisozaki di cui poteva fare a meno, ma soprattutto le sue valli hanno strutture perfettamente inutili e in perdita secca perché inutilizzate, come i trampolini di Pragelato e la pista da bob di Cesana.
A Torino con la nuova sinistra gli architetti fanno fortuna. Prima Castellani che officiò l’eterno compagno Fuksas per rivisitare (a mio modo di vedere “rovinare”) Porta Palazzo, poi il Chiampa che approva il megagrattacielo di Renzo Piano, a poca distanza da Porta Susa e un po’ più basso della Mole Antonelliana, per non ledere la sua maestà. E non sarà l’unico grattacielo, perché anche la Regione vuole il suo, e un altro chiede di sorgere al posto dell’Alenia Aeronautica. C’è da scommettere che “Globulo” (Fassino, secondo Grillo), seguendo l’esempio del suo illustre predecessore, li accontenterà.
Poi al servizio di Torino, Chiamparino consenziente, e nell’immediata periferia, ecco un bell’inceneritore, attualmente in fase di costruzione, quasi che l’inquinamento non fosse già sufficiente e quasi che non insegnasse nulla il fatto che Novara, a poca distanza, abbia una raccolta differenziata più che doppia rispetto a Torino…
Ma non finisce qui. Il Chiampa infatti è uno dei più accaniti sostenitori della Tav. Ma proprio accaniti, signori miei. Se godesse di superpoteri, ci scommetto che la farebbe lui. E dire che dalla Tav Torino non ricaverebbe (puta caso che la realizzassero davvero, Dio ce ne scampi) un bel nulla se non uno stravolgimento della città e dell’hinterland.
E non finisce qui, infatti il nostro, da buon esponente della nuova sinistra, plaudeva apertamente alla proposta Ronchi (Pdl) di privatizzare la gestione dell’acqua: “Chi è contrario alla privatizzazione dell’acqua parte da un pregiudizio ideologico”. Per fortuna che poi ci sono stati i referendum che hanno messo le cose a posto, altrimenti chissà che cosa combinava.
Ah, dimenticavo: si è schierato a favore del sì a Mirafiori, affermando che, quando necessita, agli operai si dovrebbero ridurre salari e ferie (alla casta non necessita mai, eh?).
Per non parlare del nuovo stadio della Juventus di cui Chiamparino (pur acceso torinista) è letteralmente entusiasta. “Riqualificherà la zona”. Lo stadio vecchio e quello nuovo sono costati, si direbbe in piemontese, “na s-ciupatà d’sold” (“un mucchio di soldi”) pubblici. Per Torino un affare di sicuro non è, per la Juventus si vedrà: quanta gente andrà allo stadio, con la concorrenza delle tv a pagamento sarà tutto da verificare. In compenso, a fianco dello stadio, ovviamente l’ennesimo centro commerciale (ma và là, da non crederci…) e una multisala cinematografica, mentre i cinema di Torino stanno drasticamente chiudendo i battenti.
Ecco, questo è stato il Chiampa per Torino. Voi vi domanderete perché tanto interesse per questa persona da parte mia. Mah, sicuramente perché, come dicevo, nel Pd farà ancora carriera con tutti questi meriti da uomo della nuova sinistra, ma soprattutto perché ci fu un periodo, anche lungo, in cui era considerato il sindaco più amato d’Italia. E io ad arrovellarmi sul perché fosse così amato. Ovviamente, adesso che ho scritto questo post, ci capisco ancora meno. Un mistero italiano.
venerdì 15 luglio 2011
A proposito di tasse locali ...
No taxation without representation
From Wikipedia, the free encyclopedia
"No taxation without representation" is a slogan originating during the 1750s and 1760s that summarized a primary grievance of the British colonists in the Thirteen Colonies, which was one of the major causes of the American Revolution. In short, many in those colonies believed the lack of direct representation in the distant British Parliament was an illegal denial of their rights as Englishmen, and therefore laws taxing the colonists (one of the types of laws that affects the majority of individuals directly), and other laws applying only to the colonies, were unconstitutional. However, during the time of the American Revolution, only one in twenty British citizens had representation in parliament, none of whom were part of the colonies. In recent times, it has been used by several other groups in several different countries over similar disputes, including currently in some parts of the United States (see below).
The phrase captures a sentiment central to the cause of the English Civil War, as articulated by John Hampden who said “what an English King has no right to demand, an English subject has a right to refuse” in the Ship money case.
Tratto da: http://en.wikipedia.org/wiki/No_taxation_without_representation
From Wikipedia, the free encyclopedia
"No taxation without representation" is a slogan originating during the 1750s and 1760s that summarized a primary grievance of the British colonists in the Thirteen Colonies, which was one of the major causes of the American Revolution. In short, many in those colonies believed the lack of direct representation in the distant British Parliament was an illegal denial of their rights as Englishmen, and therefore laws taxing the colonists (one of the types of laws that affects the majority of individuals directly), and other laws applying only to the colonies, were unconstitutional. However, during the time of the American Revolution, only one in twenty British citizens had representation in parliament, none of whom were part of the colonies. In recent times, it has been used by several other groups in several different countries over similar disputes, including currently in some parts of the United States (see below).
The phrase captures a sentiment central to the cause of the English Civil War, as articulated by John Hampden who said “what an English King has no right to demand, an English subject has a right to refuse” in the Ship money case.
Tratto da: http://en.wikipedia.org/wiki/No_taxation_without_representation
giovedì 14 luglio 2011
News dai media
Tratto da: LINK
BERLUSCONI IN SILENZIO - Assente, invece, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che ha disertato le esequie solenni proseguendo così il silenzio che dura da tra giorni. La sua presenza era data per certa. Ma Berlusconi ha scelto all'ultimo momento di non presenziare e, in seguito, ha annullato la visita ufficiale a Belgrado, prevista per la giornata di venerdì. «E' rimasto per tutto il giorno nella sua residenza romana, chiuso 'in ritirò a palazzo Grazioli - spiegano fonti del Pdl- Poche le visite ricevute, poche le telefonate a cui il presidente del Consiglio ha risposto»
Tratto da: LINK
MANNAIA SU AGEVOLAZIONI...: Il taglio sarà indistinto dal 2013, cioè colpirà tutte le 480 voci individuate (famiglie, asili, agevolazioni per le ristrutturazioni incluse). Sarà il 5% nel 2013 e il 20% nel 2014. Attesi 4 miliardi per il 2013 e 20 miliardi annui a decorrere dal 2014. Il taglio non sarà attuato solo se entro settembre 2013 il Governo eserciterà la delega per la riforma fiscale.
Tratto da: LINK
GENOVA, 13 LUG - Via libera all'impiego di militari e contractor sulle navi italiane per fronteggiare il pericolo pirateria. L'articolo 5 del decreto legge del governo sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero, firmato ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e controfirmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai ministri Frattini, La Russa, Maroni, Alfano e Tremonti, autorizza il Ministero della Difesa a''stipulare con l'armatoria privata italiana convenzioni per la protezione delle navi battenti bandiera italiana''.
L'imbarco dei militari, o in alternativa di servizi di vigilanza privata, e' ''a richiesta e con oneri a carico degli armatori''.
L'articolo 5 del decreto legge, intitolato 'Ulteriori misure di contrasto alla pirateria', consente dunque l'imbarco su navi italiane di ''Nuceli militari di protezione (Nmp) della Marina, che puo' cosi' avvalersi anche di personale di altre Forze Armate e del relativo armamento previsto per l'espletamento del servizio''.
BERLUSCONI IN SILENZIO - Assente, invece, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che ha disertato le esequie solenni proseguendo così il silenzio che dura da tra giorni. La sua presenza era data per certa. Ma Berlusconi ha scelto all'ultimo momento di non presenziare e, in seguito, ha annullato la visita ufficiale a Belgrado, prevista per la giornata di venerdì. «E' rimasto per tutto il giorno nella sua residenza romana, chiuso 'in ritirò a palazzo Grazioli - spiegano fonti del Pdl- Poche le visite ricevute, poche le telefonate a cui il presidente del Consiglio ha risposto»
Tratto da: LINK
MANNAIA SU AGEVOLAZIONI...: Il taglio sarà indistinto dal 2013, cioè colpirà tutte le 480 voci individuate (famiglie, asili, agevolazioni per le ristrutturazioni incluse). Sarà il 5% nel 2013 e il 20% nel 2014. Attesi 4 miliardi per il 2013 e 20 miliardi annui a decorrere dal 2014. Il taglio non sarà attuato solo se entro settembre 2013 il Governo eserciterà la delega per la riforma fiscale.
Tratto da: LINK
GENOVA, 13 LUG - Via libera all'impiego di militari e contractor sulle navi italiane per fronteggiare il pericolo pirateria. L'articolo 5 del decreto legge del governo sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero, firmato ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e controfirmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai ministri Frattini, La Russa, Maroni, Alfano e Tremonti, autorizza il Ministero della Difesa a''stipulare con l'armatoria privata italiana convenzioni per la protezione delle navi battenti bandiera italiana''.
L'imbarco dei militari, o in alternativa di servizi di vigilanza privata, e' ''a richiesta e con oneri a carico degli armatori''.
L'articolo 5 del decreto legge, intitolato 'Ulteriori misure di contrasto alla pirateria', consente dunque l'imbarco su navi italiane di ''Nuceli militari di protezione (Nmp) della Marina, che puo' cosi' avvalersi anche di personale di altre Forze Armate e del relativo armamento previsto per l'espletamento del servizio''.
Di che classe sei ?
Perché se non sei di prima classe, allora non conti !
Tratto da: http://www.asca.it/copertina-CRISI__TREMONTI____COME_PER_IL_TITANIC_LA_PRIMA_CLASSE_NON_SISALVA__-4636.html
CRISI: TREMONTI, ''COME PER IL TITANIC LA PRIMA CLASSE NON SI SALVA''
''Siamo dentro a un paradosso: l'area euro e' la la piu' ricca e la meno indebitata del mondo, ma la percezione dei mercati finanziari non riflette questa forza'', ha affermato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo in Aula.
Il problema, ha aggiunto Tremonti, e' che ''la crisi finanziaria si aggira per il mondo come un mutante, oggi ha forma della Grecia''. Ma c'e' anche ''un problema di fiducia politica'', e quindi ''la politica non deve fare piu' errori''. Per cui tocca agire, perche' ''o si va avanti o si va a fondo''. Ma occorre ''una risposta comune'', ''una risposta europea'', perche' ''come per il Titanic i passeggeri di prima classe non si salvano se la nave affonda''.
Ndr: Tremonti sembra sicuro che
a) nell'affondamento del Titanic i morti in prima classe siano stati proporzionalmente simili a quelli tra i passeggeri di seconda e terza classe e l'equipaggio (o invece non è andata proprio così ?)
b) i sacrifici imposti dalla crisi finanziaria abbiano coinvolto tutti i cittadini italiani in modo proporzionale (o invece ci sia stato un criterio progressivo, ma al contrario...?)
3) il governo di cui fa parte sia il più adatto a guadagnagnare la fiducia politica (proprio vero ?)
Tratto da: http://www.asca.it/copertina-CRISI__TREMONTI____COME_PER_IL_TITANIC_LA_PRIMA_CLASSE_NON_SISALVA__-4636.html
CRISI: TREMONTI, ''COME PER IL TITANIC LA PRIMA CLASSE NON SI SALVA''
''Siamo dentro a un paradosso: l'area euro e' la la piu' ricca e la meno indebitata del mondo, ma la percezione dei mercati finanziari non riflette questa forza'', ha affermato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo in Aula.
Il problema, ha aggiunto Tremonti, e' che ''la crisi finanziaria si aggira per il mondo come un mutante, oggi ha forma della Grecia''. Ma c'e' anche ''un problema di fiducia politica'', e quindi ''la politica non deve fare piu' errori''. Per cui tocca agire, perche' ''o si va avanti o si va a fondo''. Ma occorre ''una risposta comune'', ''una risposta europea'', perche' ''come per il Titanic i passeggeri di prima classe non si salvano se la nave affonda''.
Ndr: Tremonti sembra sicuro che
a) nell'affondamento del Titanic i morti in prima classe siano stati proporzionalmente simili a quelli tra i passeggeri di seconda e terza classe e l'equipaggio (o invece non è andata proprio così ?)
b) i sacrifici imposti dalla crisi finanziaria abbiano coinvolto tutti i cittadini italiani in modo proporzionale (o invece ci sia stato un criterio progressivo, ma al contrario...?)
3) il governo di cui fa parte sia il più adatto a guadagnagnare la fiducia politica (proprio vero ?)
Non voltarsi quando vengono calpestati diritti altrui dà, secondo la tradizione ebraica, diritto all'appellativo di “ giusti"
Quando le maestre difendono i bimbi rom
Scritto da Nando dalla Chiesa,
tratto da: http://www.nandodallachiesa.it/public/index.php?option=com_content&task=view&id=1633&Itemid=39
Wednesday 13 July 2011 ; Il Fatto Quotidiano, 10.7.2011
Cristina. E' il nome che le torna sulle labbra più volte mentre racconta la sua esperienza di maestra milanese. Flaviana Robbiati ha appena tirato due o tre pugni nello stomaco al pubblico della Settimana Internazionale dei Diritti di Genova. E' venuta qui con un’altra maestra milanese, Stefania Faggi. A spiegare perché le è stato impossibile voltarsi dall'altra parte mentre le ruspe distruggevano i campi nomadi dove abitava Cristina. Non voltarsi quando vengono calpestati diritti altrui dà, secondo la tradizione ebraica, diritto a quell'appellativo di “ giusti" a cui è dedicata la rassegna genovese. Loro sono venute a rappresentare, con altri insegnanti, i "giusti nella scuola".
"Lo sa lei che cosa vuol dire uno sgombero? Noi sì, l'abbiamo misurato attraverso i nostri alunni rom del Rubattino. Saranno catapecchie in lamiera, ma ognuna è per loro la propria casetta, capisce?. Quando arrivano a tirar giù tutto fanno la conta a quintali della spazzatura. Ma quei rifiuti triturati sono pentole, cartelle, quaderni, giocattoli, guardi qui la foto di questa bambola decapitata. A Milano in tre anni hanno fatto 540 sgomberi. Il vicesindaco De Corato li festeggiava pure. Quando poi il cardinale Tettamanzi chiese di evitare di farli in inverno, di risparmiare la pioggia e la neve e il freddo a quelle creature, il sindaco rispose che la lotta per la legalità non conosceva stagioni. Bella legalità, che ammazza il senso di giustizia. Io dico che negli edifici dove si applica la legge c'è scritto 'Palazzo di giustizia', mica 'Palazzo della legalità'. E di ingiustizie ne abbiamo viste. Sa, noi seguivamo attentamente le vicende del campo. Un mattino seppi che avevano fatto uno sgombero che era ancora buio. Allora spiegai tutto agli altri alunni, chiesi loro di non farlo pesare a Cristina. Cristina arrivò a scuola chiedendo che i compagni non sapessero nulla, con gli occhi bassi, per la vergogna di quel che le era successo. In classe furono bravissimi, perché per fortuna i compagni di scuola e le loro famiglie ci aiutavano molto a creare un clima di amicizia e la invitavano alle feste".
Ha un viso lungo e scavato, Flaviana, gli occhiali dorati poggiati su un naso magro e impertinente. Stefania ha i capelli scuri, è solo all’apparenza più severa. "Quel giorno", continuano, "quel 19 novembre, ci arrivarono a scuola alle quattro del pomeriggio tutti i genitori degli alunni rom del distretto, quasi una quarantina ne avevamo. E ci chiesero di aiutarli a dormire. Facemmo subito le telefonate, Sant'Egidio, la Casa della Carità, le parrocchie, e alla fine ne prendemmo qualcuno in casa nostra. Riuscimmo a sistemarli quasi tutti. Il fatto vero però è che questa guerra ai rom toglie a dei bambini un diritto elementare: quello di andare a scuola. E' andare a scuola, secondo lei, doversi rifare i quaderni ogni mese, trovarsi senza casa decine di volte all'anno, perché questi sono i numeri di Cristina, oppure dovere cambiare otto scuole in un anno come è capitato a Samuel, o metterci due ore a piedi tra i campi ghiacciati, come è successo a Giulia che voleva restare nella sua classe? E' andare a scuola con la serenità necessaria venire staccati come figurine dal padre o addirittura dalla madre a sei anni? Per questo noi diciamo che i bimbi rom sono bimbi come gli altri, ma contemporaneamente che sono un po' meno bambini di tutti. Perché per loro vivere la normalità non è normale. Si sentono sempre in colpa. Vuole sapere la storia di Ulisse, che arrivò a scuola ricoperto di sputi? Era stato un signore dalla sua macchina. Appena lo ha visto, aveva tirato giù il finestrino e l’aveva trasformato in un bersaglio".
Stefania e Flaviana, scuole diverse ma stesso circolo didattico, quello di via Pini, zona est della città, non si fermerebbero mai nel loro racconto. D’altronde se c'è qualcuno che ha presidiato le frontiere della civiltà nell'Italia ubriaca di pregiudizi e di razzismo sono loro. Loro che appena fiutavano l'aria di sgombero facevano lasciare le cartelle a scuola o preparavano materassi nelle loro cantine. "Ma lo sa che alcuni di questi bambini vivono perfino sotto terra? Pensi quanto è grottesco: li bocciano a volte per le troppe assenze, quando sono proprio gli sgomberi a catena che gli impediscono di venire a scuola. Eppure si impegnano, sa? Cristina sapeva solo il romans e il rumeno. Ora è andata a vivere in una casa in un altro paese, anche se i suoi compagni continuano a invitarla alle feste, ed è stata promossa in prima media quasi con la media dell'8. Ha studiato e imparato. Noi lo ripetiamo a ogni incontro: lasciarli analfabeti è come compiere una pulizia etnica. Perché se tu non sai la lingua non leggi neanche la medicina, non leggi la pagella di tuo figlio, resti letteralmente senza diritti. Che è la più grande povertà: non potere accedere ai diritti, non sapere nemmeno di averli. Per questo un giorno abbiamo scritto loro una lettera per rivederli l'anno dopo a scuola". Dice così quella lettera: "Vi insegneremo mille parole, centomila parole, perché nessuno possa più annientare le vostre voci".
"Se abbiamo dei progetti? Certo che li abbiamo. Borse-lavoro, progetti sanitari, la promozione anche del vino e del pane rom. Ma quali soldi, non abbiamo niente. Piuttosto, sa che cosa ci sembra un po' orribile? Di essere diventate note perché difendevamo i bambini. Ma perché, non sta scritto ovunque che bisogna difenderli? E invece per qualcuno siamo un po' uno scandalo. Ma come, si chiedono, come è possibile che della gente si voglia tenere gli zingari?"
Ndr. La scelta delle frasi in grassetto è mia
Scritto da Nando dalla Chiesa,
tratto da: http://www.nandodallachiesa.it/public/index.php?option=com_content&task=view&id=1633&Itemid=39
Wednesday 13 July 2011 ; Il Fatto Quotidiano, 10.7.2011
Cristina. E' il nome che le torna sulle labbra più volte mentre racconta la sua esperienza di maestra milanese. Flaviana Robbiati ha appena tirato due o tre pugni nello stomaco al pubblico della Settimana Internazionale dei Diritti di Genova. E' venuta qui con un’altra maestra milanese, Stefania Faggi. A spiegare perché le è stato impossibile voltarsi dall'altra parte mentre le ruspe distruggevano i campi nomadi dove abitava Cristina. Non voltarsi quando vengono calpestati diritti altrui dà, secondo la tradizione ebraica, diritto a quell'appellativo di “ giusti" a cui è dedicata la rassegna genovese. Loro sono venute a rappresentare, con altri insegnanti, i "giusti nella scuola".
"Lo sa lei che cosa vuol dire uno sgombero? Noi sì, l'abbiamo misurato attraverso i nostri alunni rom del Rubattino. Saranno catapecchie in lamiera, ma ognuna è per loro la propria casetta, capisce?. Quando arrivano a tirar giù tutto fanno la conta a quintali della spazzatura. Ma quei rifiuti triturati sono pentole, cartelle, quaderni, giocattoli, guardi qui la foto di questa bambola decapitata. A Milano in tre anni hanno fatto 540 sgomberi. Il vicesindaco De Corato li festeggiava pure. Quando poi il cardinale Tettamanzi chiese di evitare di farli in inverno, di risparmiare la pioggia e la neve e il freddo a quelle creature, il sindaco rispose che la lotta per la legalità non conosceva stagioni. Bella legalità, che ammazza il senso di giustizia. Io dico che negli edifici dove si applica la legge c'è scritto 'Palazzo di giustizia', mica 'Palazzo della legalità'. E di ingiustizie ne abbiamo viste. Sa, noi seguivamo attentamente le vicende del campo. Un mattino seppi che avevano fatto uno sgombero che era ancora buio. Allora spiegai tutto agli altri alunni, chiesi loro di non farlo pesare a Cristina. Cristina arrivò a scuola chiedendo che i compagni non sapessero nulla, con gli occhi bassi, per la vergogna di quel che le era successo. In classe furono bravissimi, perché per fortuna i compagni di scuola e le loro famiglie ci aiutavano molto a creare un clima di amicizia e la invitavano alle feste".
Ha un viso lungo e scavato, Flaviana, gli occhiali dorati poggiati su un naso magro e impertinente. Stefania ha i capelli scuri, è solo all’apparenza più severa. "Quel giorno", continuano, "quel 19 novembre, ci arrivarono a scuola alle quattro del pomeriggio tutti i genitori degli alunni rom del distretto, quasi una quarantina ne avevamo. E ci chiesero di aiutarli a dormire. Facemmo subito le telefonate, Sant'Egidio, la Casa della Carità, le parrocchie, e alla fine ne prendemmo qualcuno in casa nostra. Riuscimmo a sistemarli quasi tutti. Il fatto vero però è che questa guerra ai rom toglie a dei bambini un diritto elementare: quello di andare a scuola. E' andare a scuola, secondo lei, doversi rifare i quaderni ogni mese, trovarsi senza casa decine di volte all'anno, perché questi sono i numeri di Cristina, oppure dovere cambiare otto scuole in un anno come è capitato a Samuel, o metterci due ore a piedi tra i campi ghiacciati, come è successo a Giulia che voleva restare nella sua classe? E' andare a scuola con la serenità necessaria venire staccati come figurine dal padre o addirittura dalla madre a sei anni? Per questo noi diciamo che i bimbi rom sono bimbi come gli altri, ma contemporaneamente che sono un po' meno bambini di tutti. Perché per loro vivere la normalità non è normale. Si sentono sempre in colpa. Vuole sapere la storia di Ulisse, che arrivò a scuola ricoperto di sputi? Era stato un signore dalla sua macchina. Appena lo ha visto, aveva tirato giù il finestrino e l’aveva trasformato in un bersaglio".
Stefania e Flaviana, scuole diverse ma stesso circolo didattico, quello di via Pini, zona est della città, non si fermerebbero mai nel loro racconto. D’altronde se c'è qualcuno che ha presidiato le frontiere della civiltà nell'Italia ubriaca di pregiudizi e di razzismo sono loro. Loro che appena fiutavano l'aria di sgombero facevano lasciare le cartelle a scuola o preparavano materassi nelle loro cantine. "Ma lo sa che alcuni di questi bambini vivono perfino sotto terra? Pensi quanto è grottesco: li bocciano a volte per le troppe assenze, quando sono proprio gli sgomberi a catena che gli impediscono di venire a scuola. Eppure si impegnano, sa? Cristina sapeva solo il romans e il rumeno. Ora è andata a vivere in una casa in un altro paese, anche se i suoi compagni continuano a invitarla alle feste, ed è stata promossa in prima media quasi con la media dell'8. Ha studiato e imparato. Noi lo ripetiamo a ogni incontro: lasciarli analfabeti è come compiere una pulizia etnica. Perché se tu non sai la lingua non leggi neanche la medicina, non leggi la pagella di tuo figlio, resti letteralmente senza diritti. Che è la più grande povertà: non potere accedere ai diritti, non sapere nemmeno di averli. Per questo un giorno abbiamo scritto loro una lettera per rivederli l'anno dopo a scuola". Dice così quella lettera: "Vi insegneremo mille parole, centomila parole, perché nessuno possa più annientare le vostre voci".
"Se abbiamo dei progetti? Certo che li abbiamo. Borse-lavoro, progetti sanitari, la promozione anche del vino e del pane rom. Ma quali soldi, non abbiamo niente. Piuttosto, sa che cosa ci sembra un po' orribile? Di essere diventate note perché difendevamo i bambini. Ma perché, non sta scritto ovunque che bisogna difenderli? E invece per qualcuno siamo un po' uno scandalo. Ma come, si chiedono, come è possibile che della gente si voglia tenere gli zingari?"
Ndr. La scelta delle frasi in grassetto è mia
mercoledì 13 luglio 2011
Spazzamento strade Luglio ed Agosto
Buccinasco, Ord. n° 039/P.L./101, Prot. n° 11735 /11, Ord. n° 039/A4/11
IL RESPONSABILE SETTORE SICUREZZA E CONTROLLO DEL TERRITORIO
... CONSIDERATO che nei mesi estivi ed, in particolare luglio/agosto, tanti cittadini residenti si allontanano da Buccinasco per godere del periodo di ferie e, non esistendo aree libere, taluni vivono il disagio conseguente all’impossibilità di lasciare i veicoli sul territorio comunale senza incorrere nella violazione di divieto di sosta per lavaggio strade;
... ORDINA Nel periodo compreso tra il 18/07/10 ed il 03/09/10 è sospeso il divieto di sosta, adottato per l’esecuzione dello spazzamento meccanizzato;
IL RESPONSABILE SETTORE SICUREZZA E CONTROLLO DEL TERRITORIO
... CONSIDERATO che nei mesi estivi ed, in particolare luglio/agosto, tanti cittadini residenti si allontanano da Buccinasco per godere del periodo di ferie e, non esistendo aree libere, taluni vivono il disagio conseguente all’impossibilità di lasciare i veicoli sul territorio comunale senza incorrere nella violazione di divieto di sosta per lavaggio strade;
... ORDINA Nel periodo compreso tra il 18/07/10 ed il 03/09/10 è sospeso il divieto di sosta, adottato per l’esecuzione dello spazzamento meccanizzato;
martedì 12 luglio 2011
Meno infortuni sul lavoro
Infortuni sul lavoro in diminuzione: dall’Inail i dati 2010
Nel 2010 il numero dei decessi a causa di infortuni sul lavoro è sceso per la prima volta sotto la soglia dei mille, in particolare, sono stati 980 registrando un calo del 6,9% rispetto ai 1.053 del 2009. In calo anche gli infortuni nel complesso: lo scorso anno sono stati oltre 775 mila contro i 790 del 2009. I dati sono contenuti nel rapporto annuale dell’Inail, relativo al 2010 presentato la scorsa settimana dall’istituto nazionale degli infortuni sul lavoro.
Tratto da www.governo.it; newsletter, Anno XII n. 27 del 12 luglio 2011
Ndr: o anche meno lavoro ...!
Nel 2010 il numero dei decessi a causa di infortuni sul lavoro è sceso per la prima volta sotto la soglia dei mille, in particolare, sono stati 980 registrando un calo del 6,9% rispetto ai 1.053 del 2009. In calo anche gli infortuni nel complesso: lo scorso anno sono stati oltre 775 mila contro i 790 del 2009. I dati sono contenuti nel rapporto annuale dell’Inail, relativo al 2010 presentato la scorsa settimana dall’istituto nazionale degli infortuni sul lavoro.
Tratto da www.governo.it; newsletter, Anno XII n. 27 del 12 luglio 2011
Ndr: o anche meno lavoro ...!
sabato 9 luglio 2011
Comitato Genitori 1° Maggio - 16 Settembre 2011
DETERMINAZIONE N° 577 DEL 7/7/2011
OGGETTO: PATROCINIO AL COMITATO GENITORI 1° MAGGIO PER LA REALIZZAZIONE DI UNO SPETTACOLO TEATRALE DAL TITOLO “ADDIO MONDO CRUDELE” - TEATRO AUDITORIUM FAGNANA 15/16 SETTEMBRE 2011
...DETERMINA ... di accogliere la richiesta di patrocinio presentata dal Comitato Genitori 1° Maggio, in collaborazione con la “Compagnia Teatrale Messinscena” di Buccinasco, per la realizzazione di uno spettacolo teatrale denominato “Addio mondo crudele” il giorno Venerdì 16 settembre 2011, presso il Teatro Auditorium Fagnana alle ore 21.00;
2) di dare atto che l’evento teatrale promosso è rivolto all’intera cittadinanza, al fine di raccogliere fondi per le scuole del 2° Circolo di Buccinasco e di favorire la realizzazione di un’iniziativa di aggregazione sociale e culturale;
...
OGGETTO: PATROCINIO AL COMITATO GENITORI 1° MAGGIO PER LA REALIZZAZIONE DI UNO SPETTACOLO TEATRALE DAL TITOLO “ADDIO MONDO CRUDELE” - TEATRO AUDITORIUM FAGNANA 15/16 SETTEMBRE 2011
...DETERMINA ... di accogliere la richiesta di patrocinio presentata dal Comitato Genitori 1° Maggio, in collaborazione con la “Compagnia Teatrale Messinscena” di Buccinasco, per la realizzazione di uno spettacolo teatrale denominato “Addio mondo crudele” il giorno Venerdì 16 settembre 2011, presso il Teatro Auditorium Fagnana alle ore 21.00;
2) di dare atto che l’evento teatrale promosso è rivolto all’intera cittadinanza, al fine di raccogliere fondi per le scuole del 2° Circolo di Buccinasco e di favorire la realizzazione di un’iniziativa di aggregazione sociale e culturale;
...
Sesso (o genere ?) alla scuola materna
Tratto da: http://it.notizie.yahoo.com/blog/the-newsroom/svezia-asilo-bambini-senza-sesso-133313992.html
Ndr: Probabilmente frutto di qualche sistema automatico di traduzione ...
Svezia, all’asilo bambini senza sesso
Scritto da gek_agenzia The Newsroom – lun 4 lug 2011
Niente più fiocchetti rosa e azzurri. Niente più diversità tra i sessi. Niente più bimbi e bimbe, ma solo "amici". E' questo il nuovo progetto educativo di Egalia, una scuola materna del liberale distretto di Sodermalm di Stoccolma, che ha deciso di eliminare le distinzioni di sesso. Dai colori alla posizione dei giocattoli fino alla scelta delle fiabe da leggere, ogni dettaglio è stato attentamente pianificato per assicurarsi che i bambini non cadano in stereotipi di genere. "La società si aspetta che le ragazze ad essere da ragazza, simpatica e carina e ragazzi di essere virile, ruvida e in uscita", dichiara l'insegnante Jenny Johnsson, di 31 anni, "Egalia dà loro una fantastica opportunità per essere chi vogliono essere".
Aperta lo scorso anno, la scuola per l'infanzia che accoglie bimbi da 1 a 6 anni, ha solo 33 posti, decine di richieste di inserimento ed è tra gli esempi più radicali degli sforzi della Svezia per progettare la parità tra i sessi fin dalla fanciullezza. In primis i bambini vengono chiamati indistintamente "friend", e per dire "lui" (hon) o "lei" (han) viene utilizzato un generico pronome neutro svedese "hen", inesistente nel vocabolario svedese ma molto utilizzato nei circuiti femministi ed omosessuali. E anche le aree di gioco sono mischiate affinché non vi sia alcun tipo di barriera mentale: di fianco alle bambole di colore si trovano robot, come accanto alla cucinetta di plastica vi sono i mattoncini Lego.
Ma non solo. Oltre a insegnare a non discriminare i generi, all'Egalia - il nome significa "uguaglianza" - anche le fiabe classiche come "Biancaneve" e "Cenerentola", sono abolite. Qui i libri raccontano storie diverse, che hanno a che fare con coppie omosessuali, genitori single o figli adottivi. Come quella dell'amore tra due giraffe maschi, tristi per non poter avere in figlio, che adottano poi un uovo di coccodrillo.
Il programma pedagogico promuove un ambiente tollerante nei confronti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali e mette i bambini nelle condizioni di scoprire nuove idee e possibilità proprio a partire dal momento di gioco; spiega Rajalin, 52 enne direttrice dell'asilo, "Un esempio concreto è quando i bambini giocano a casa e il ruolo della mamma viene già preso. Quando i bambini iniziano a litigare interveniamo e suggeriamo d considerare due mamme, tre mamme e così via".
Metodi innovativi sì, che però non hanno mancato di suscitare qualche polemica. Alcuni esperti si chiedono se davvero tali sistemi educativi siano in grado di sradicare le credenze sessiste nei più piccoli, o se, al contrario, non finiscano per confondere ulteriormente i bambini. Altri parlano addirittura di una "follia di genere" nell'intero paese. Altri ancora sostengono in modo più preoccupante che l'annullamento dei generi porterà all'effetto contrario: il conformismo di ritorno.
Francesca Airaghi
Ndr: Probabilmente frutto di qualche sistema automatico di traduzione ...
Svezia, all’asilo bambini senza sesso
Scritto da gek_agenzia The Newsroom – lun 4 lug 2011
Niente più fiocchetti rosa e azzurri. Niente più diversità tra i sessi. Niente più bimbi e bimbe, ma solo "amici". E' questo il nuovo progetto educativo di Egalia, una scuola materna del liberale distretto di Sodermalm di Stoccolma, che ha deciso di eliminare le distinzioni di sesso. Dai colori alla posizione dei giocattoli fino alla scelta delle fiabe da leggere, ogni dettaglio è stato attentamente pianificato per assicurarsi che i bambini non cadano in stereotipi di genere. "La società si aspetta che le ragazze ad essere da ragazza, simpatica e carina e ragazzi di essere virile, ruvida e in uscita", dichiara l'insegnante Jenny Johnsson, di 31 anni, "Egalia dà loro una fantastica opportunità per essere chi vogliono essere".
Aperta lo scorso anno, la scuola per l'infanzia che accoglie bimbi da 1 a 6 anni, ha solo 33 posti, decine di richieste di inserimento ed è tra gli esempi più radicali degli sforzi della Svezia per progettare la parità tra i sessi fin dalla fanciullezza. In primis i bambini vengono chiamati indistintamente "friend", e per dire "lui" (hon) o "lei" (han) viene utilizzato un generico pronome neutro svedese "hen", inesistente nel vocabolario svedese ma molto utilizzato nei circuiti femministi ed omosessuali. E anche le aree di gioco sono mischiate affinché non vi sia alcun tipo di barriera mentale: di fianco alle bambole di colore si trovano robot, come accanto alla cucinetta di plastica vi sono i mattoncini Lego.
Ma non solo. Oltre a insegnare a non discriminare i generi, all'Egalia - il nome significa "uguaglianza" - anche le fiabe classiche come "Biancaneve" e "Cenerentola", sono abolite. Qui i libri raccontano storie diverse, che hanno a che fare con coppie omosessuali, genitori single o figli adottivi. Come quella dell'amore tra due giraffe maschi, tristi per non poter avere in figlio, che adottano poi un uovo di coccodrillo.
Il programma pedagogico promuove un ambiente tollerante nei confronti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali e mette i bambini nelle condizioni di scoprire nuove idee e possibilità proprio a partire dal momento di gioco; spiega Rajalin, 52 enne direttrice dell'asilo, "Un esempio concreto è quando i bambini giocano a casa e il ruolo della mamma viene già preso. Quando i bambini iniziano a litigare interveniamo e suggeriamo d considerare due mamme, tre mamme e così via".
Metodi innovativi sì, che però non hanno mancato di suscitare qualche polemica. Alcuni esperti si chiedono se davvero tali sistemi educativi siano in grado di sradicare le credenze sessiste nei più piccoli, o se, al contrario, non finiscano per confondere ulteriormente i bambini. Altri parlano addirittura di una "follia di genere" nell'intero paese. Altri ancora sostengono in modo più preoccupante che l'annullamento dei generi porterà all'effetto contrario: il conformismo di ritorno.
Francesca Airaghi
venerdì 8 luglio 2011
Non ci solo i politici demagoghi
Ricevo e pubblico
Oggetto: Cancellando la parola "province" non si riducono i costi della politica
Mercoledì 6 luglio 2011, 16:10
Ciao FRANCO GATTI,
ieri il PD alla Camera si è astenuto sulla proposta di cancellazione delle Province perché non è cancellando una parola che si risolve il problema dei costi della politica. Esiste una nostra proposta per quanto riguarda il riordino complessivo del sistema delle autonomie locali e delle regioni e in questa si colloca anche quella specifica relativa alle province. Un riordino che non deve e non può avvenire indipendentemente da una nuova e più snella visione dello Stato, per fornire così servizi efficienti e non duplicazioni burocratiche.
Ecco perché non è sufficiente dire che si aboliscono le province. E’ facile demagogia tracciare un segno sulla parola province, sarebbe una operazione identica a quella fatta da Berlusconi con le grandi opere, con i famosi cartelloni pieni di segni che, da inchiostro, non si sono mai trasformati in infrastrutture.
La nostra proposta è concreta e riorganizza il settore con veri tagli e grandi possibilità di risparmio, essa è già depositata in parlamento ed è visibile sul nostro sito internet all’indirizzo partitodemocratico.it/leggeprovince
Se si vuole fare serio bisogna quindi dire a chi, una volta abolite , vanno le funzioni delle province, almeno quelle essenziali, come verrà dislocato il personale che oggi vi lavora. Altrimenti, parlare di costi della politica solo per le province diventa un modo per eludere il problema, per non affrontarlo mai sul serio.
E i tempi di questa nostra riforma saranno brevissimi. Il paese va riformato e riavvicinato alle esigenze dei cittadini e in questo ci stiamo impegnando.
Grazie per l'attenzione, aiutaci a diffondere la proposta del PD
Davide Zoggia, responsabile Enti Locali Pd
----------------------------------------------------------------------------------
Partito Democratico
Sede legale - Via Sant'Andrea delle Fratte 16, 00187 Roma - Tel. 06/ 675471 - Fax. 06/ 67547319
Sede nazionale - Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 00187 - Roma CF: 90042750472 - Tel 06/ 695321
Ricevi questa comunicazione perché iscritto al portale partitodemocratico.it.
Oggetto: Cancellando la parola "province" non si riducono i costi della politica
Mercoledì 6 luglio 2011, 16:10
Ciao FRANCO GATTI,
ieri il PD alla Camera si è astenuto sulla proposta di cancellazione delle Province perché non è cancellando una parola che si risolve il problema dei costi della politica. Esiste una nostra proposta per quanto riguarda il riordino complessivo del sistema delle autonomie locali e delle regioni e in questa si colloca anche quella specifica relativa alle province. Un riordino che non deve e non può avvenire indipendentemente da una nuova e più snella visione dello Stato, per fornire così servizi efficienti e non duplicazioni burocratiche.
Ecco perché non è sufficiente dire che si aboliscono le province. E’ facile demagogia tracciare un segno sulla parola province, sarebbe una operazione identica a quella fatta da Berlusconi con le grandi opere, con i famosi cartelloni pieni di segni che, da inchiostro, non si sono mai trasformati in infrastrutture.
La nostra proposta è concreta e riorganizza il settore con veri tagli e grandi possibilità di risparmio, essa è già depositata in parlamento ed è visibile sul nostro sito internet all’indirizzo partitodemocratico.it/leggeprovince
Se si vuole fare serio bisogna quindi dire a chi, una volta abolite , vanno le funzioni delle province, almeno quelle essenziali, come verrà dislocato il personale che oggi vi lavora. Altrimenti, parlare di costi della politica solo per le province diventa un modo per eludere il problema, per non affrontarlo mai sul serio.
E i tempi di questa nostra riforma saranno brevissimi. Il paese va riformato e riavvicinato alle esigenze dei cittadini e in questo ci stiamo impegnando.
Grazie per l'attenzione, aiutaci a diffondere la proposta del PD
Davide Zoggia, responsabile Enti Locali Pd
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Partito Democratico
Sede legale - Via Sant'Andrea delle Fratte 16, 00187 Roma - Tel. 06/ 675471 - Fax. 06/ 67547319
Sede nazionale - Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 00187 - Roma CF: 90042750472 - Tel 06/ 695321
Ricevi questa comunicazione perché iscritto al portale partitodemocratico.it.
Come prepararsi per le prossime elezioni Comunali ?
DETERMINAZIONE N° 585 DEL 7/7/2011
OGGETTO: PROGETTO “CONSIGLIO COMUNALE RAGAZZI” - RIDUZIONE IMPEGNO DI SPESA
IL RESPONSABILE DI POSIZIONE ORGANIZZATIVA DEL SETTORE ISTRUZIONE, ATTIVITÀ CULTURALI E RICREATIVE
...RICHIAMATA la Determinazione n. 303 del 11/03/2011 con la quale si affidava alla Soc. Cooperativa Onlus AURORA 2000 la realizzazione del Progetto “Consiglio Comunale Ragazzi” per l’anno 2011, impegnando al Cap. 4550 del Bilancio di Previsione 2011 la spesa complessiva di € 5.650,00;
CONSIDERATO che per il prossimo anno scolastico 2011/2012 il progetto “Consiglio Comunale Ragazzi” non rientra tra i progetti che l’Amministrazione Comunale intende continuare a realizzare in quanto non sarà attivo per l’intera durata dell’ anno scolastico l’organo del Consiglio Comunale nella sua forma collegiale.
...DETERMINA
1) di ridurre di € 5.256,88 l’impegno di spesa n. 421/2011 assunto al Cap. 4550 con Determinazione n. 303 del 11/03/2011.
IL RESPONSABILE DEL SETTORE ISTRUZIONE, ATTIVITÀ CULTURALI E RICREATIVE
F.TO DOTT. LUIGI PLACIDO
Ndr: quindi la logica è "Se Buccinasco non ha più il Consiglio Comunale, non deve avere neppure il Consiglio Comunale dei ragazzi !"
OGGETTO: PROGETTO “CONSIGLIO COMUNALE RAGAZZI” - RIDUZIONE IMPEGNO DI SPESA
IL RESPONSABILE DI POSIZIONE ORGANIZZATIVA DEL SETTORE ISTRUZIONE, ATTIVITÀ CULTURALI E RICREATIVE
...RICHIAMATA la Determinazione n. 303 del 11/03/2011 con la quale si affidava alla Soc. Cooperativa Onlus AURORA 2000 la realizzazione del Progetto “Consiglio Comunale Ragazzi” per l’anno 2011, impegnando al Cap. 4550 del Bilancio di Previsione 2011 la spesa complessiva di € 5.650,00;
CONSIDERATO che per il prossimo anno scolastico 2011/2012 il progetto “Consiglio Comunale Ragazzi” non rientra tra i progetti che l’Amministrazione Comunale intende continuare a realizzare in quanto non sarà attivo per l’intera durata dell’ anno scolastico l’organo del Consiglio Comunale nella sua forma collegiale.
...DETERMINA
1) di ridurre di € 5.256,88 l’impegno di spesa n. 421/2011 assunto al Cap. 4550 con Determinazione n. 303 del 11/03/2011.
IL RESPONSABILE DEL SETTORE ISTRUZIONE, ATTIVITÀ CULTURALI E RICREATIVE
F.TO DOTT. LUIGI PLACIDO
Ndr: quindi la logica è "Se Buccinasco non ha più il Consiglio Comunale, non deve avere neppure il Consiglio Comunale dei ragazzi !"
Brevetti o generici ? O è un falso problema ?
Tratto da: http://it.notizie.yahoo.com/aids-onu-milioni-di-morti-se-india-fermasse-135222976.html
Aids, Onu: milioni di morti se India fermasse produzione farmaci
Reuters – 1 ora 36 minuti fa
NUOVA DELHI (Reuters) - Milioni di persone dipendenti dai farmaci generici contro l'Hiv/Aids moriranno se l'India interromperà la produzione di farmaci a basso prezzo per questa malattia in seguito all'accordo commerciale con l'Unione Europea. L'ha affermato il capo di Unaids, il programma delle Nazioni Unite per l'Hiv e l'Aids.
L'Unione Europea e l'India stanno negoziando un accordo di libero scambio che, secondo gli attivisti, potrebbe ridurre la capacità produttiva indiana di farmaci antiretrovirali, impedendo ai poveri del pianeta di comprare a buon mercato farmaci per le loro terapie.
"L'India dovrebbe evitare di rimuovere margini di flessibilità (produttiva) perché un eventuale accordo commerciale che porti l'India a non poter produrre sarebbe terribile per il resto del mondo", ha detto Michel Sidibe, direttore esecutivo di Unaids.
"Milioni di persone morirebbero se l'India non potesse più produrre e l'Africa sarebbe la più colpita. Per me, si tratta di una questione di vita o di morte", ha detto Sidibe a Reuters nel corso di un'intervista, aggiungendo che circa l'86% delle persone in cura sta assumendo farmaci prodotti in India.
L'accordo commerciale tra Unione Europea e India include misure che potrebbero ritardare o restringere la competizione nel campo dei medicinali generici, estendendo anche i termini dei brevetti.
Secondo un rapporto dell'Onu dello scorso settembre, queste misure potrebbero indurre un aumento dei prezzi delle terapie antiretrovirali made in India e una limitazione dei dosaggi, ritardando anche l'accesso ai farmaci migliori e più innovativi.
Aids, Onu: milioni di morti se India fermasse produzione farmaci
Reuters – 1 ora 36 minuti fa
NUOVA DELHI (Reuters) - Milioni di persone dipendenti dai farmaci generici contro l'Hiv/Aids moriranno se l'India interromperà la produzione di farmaci a basso prezzo per questa malattia in seguito all'accordo commerciale con l'Unione Europea. L'ha affermato il capo di Unaids, il programma delle Nazioni Unite per l'Hiv e l'Aids.
L'Unione Europea e l'India stanno negoziando un accordo di libero scambio che, secondo gli attivisti, potrebbe ridurre la capacità produttiva indiana di farmaci antiretrovirali, impedendo ai poveri del pianeta di comprare a buon mercato farmaci per le loro terapie.
"L'India dovrebbe evitare di rimuovere margini di flessibilità (produttiva) perché un eventuale accordo commerciale che porti l'India a non poter produrre sarebbe terribile per il resto del mondo", ha detto Michel Sidibe, direttore esecutivo di Unaids.
"Milioni di persone morirebbero se l'India non potesse più produrre e l'Africa sarebbe la più colpita. Per me, si tratta di una questione di vita o di morte", ha detto Sidibe a Reuters nel corso di un'intervista, aggiungendo che circa l'86% delle persone in cura sta assumendo farmaci prodotti in India.
L'accordo commerciale tra Unione Europea e India include misure che potrebbero ritardare o restringere la competizione nel campo dei medicinali generici, estendendo anche i termini dei brevetti.
Secondo un rapporto dell'Onu dello scorso settembre, queste misure potrebbero indurre un aumento dei prezzi delle terapie antiretrovirali made in India e una limitazione dei dosaggi, ritardando anche l'accesso ai farmaci migliori e più innovativi.
Aggiornamenti sull'Autismo
From: FierceBiotech Research, July 5, 2011
Autism experts skeptical of study linking disorder to environment
By Howard Lovy
Out of all the news organizations that covered the latest study on autism--this one linking it to environmental rather than purely genetic factors--the Los Angeles Times is one of the few to include extreme skepticism from other autism experts about the study's conclusions.
Here's what was found. First, the autism advocacy organization Autism Speaks--which is already predisposed to finding environmental factors in autism's cause--partially funded the research, appearing in the journal Archives of General Psychiatry. The study suggests genetic factors account for 38 percent of the risk associated with autism spectrum disorders, while environmental factors during pregnancy and perhaps early infancy account for 58 percent of the risk. The research was based on a study of 192 pairs of twins, both identical and non-identical, where at least one of the twins in the pair had autism. The conclusions fly in the face of decades of previous research that said genetic inheritance is the biggest factor in determining a child's risk of autism.
The LA Times points out that their calculations are subject to a wide margin of error and could be wrong, but the conclusions point to more research into environmental factors that may contribute to autism, including environmental toxins and chemicals--not coincidentally also factors that Autism Speaks had already concluded contribute to autism's cause before the recent study was performed.
"I think they're really on shaky ground to say that," Dr. Paul Law, director of the Interactive Autism Network at the Kennedy Krieger Institute in Baltimore, told the Times.
"Their data is so similar to everybody else's, and yet they come up with another conclusion," added Robert Plomin, a behavioral geneticist at King's College London. "I don't know how this happened."
Despite this study, most autism experts believe that there is no one "smoking gun," and that a number of smaller factors contribute to a child developing autism spectrum disorders. One of those smaller factors appears elsewhere in the same psychiatric journal. It found that women who took antidepressants anytime during the year before delivery, her child's risk of autism doubled. During the first trimester, the risk tripled. Here, though, researchers cautioned not to jump to too many conclusions based on this first-ever study linking antidepressants to autism. All it means, the researchers say, is that more studies need to be done to rule out other factors.
Autism experts skeptical of study linking disorder to environment
By Howard Lovy
Out of all the news organizations that covered the latest study on autism--this one linking it to environmental rather than purely genetic factors--the Los Angeles Times is one of the few to include extreme skepticism from other autism experts about the study's conclusions.
Here's what was found. First, the autism advocacy organization Autism Speaks--which is already predisposed to finding environmental factors in autism's cause--partially funded the research, appearing in the journal Archives of General Psychiatry. The study suggests genetic factors account for 38 percent of the risk associated with autism spectrum disorders, while environmental factors during pregnancy and perhaps early infancy account for 58 percent of the risk. The research was based on a study of 192 pairs of twins, both identical and non-identical, where at least one of the twins in the pair had autism. The conclusions fly in the face of decades of previous research that said genetic inheritance is the biggest factor in determining a child's risk of autism.
The LA Times points out that their calculations are subject to a wide margin of error and could be wrong, but the conclusions point to more research into environmental factors that may contribute to autism, including environmental toxins and chemicals--not coincidentally also factors that Autism Speaks had already concluded contribute to autism's cause before the recent study was performed.
"I think they're really on shaky ground to say that," Dr. Paul Law, director of the Interactive Autism Network at the Kennedy Krieger Institute in Baltimore, told the Times.
"Their data is so similar to everybody else's, and yet they come up with another conclusion," added Robert Plomin, a behavioral geneticist at King's College London. "I don't know how this happened."
Despite this study, most autism experts believe that there is no one "smoking gun," and that a number of smaller factors contribute to a child developing autism spectrum disorders. One of those smaller factors appears elsewhere in the same psychiatric journal. It found that women who took antidepressants anytime during the year before delivery, her child's risk of autism doubled. During the first trimester, the risk tripled. Here, though, researchers cautioned not to jump to too many conclusions based on this first-ever study linking antidepressants to autism. All it means, the researchers say, is that more studies need to be done to rule out other factors.
mercoledì 6 luglio 2011
PGT Buccinasco. La storia di quello approvato nel 2007
BUCCINASCO : IL NUOVO PIANO REGOLATORE ? COME COSTRUIRE UNA CITTA' A MISURA D'UOMO? PARLIAMONE IL 6 LUGLIO ALLE ORE 21 PRESSO CASCINA ROBBIOLO
Quali scelte urbanistiche per il futuro?
Come dare un'anima a Buccinasco?
Da dove cominciare?
E' necessario che la città recuperi e rafforzi anzitutto la propria identità.
E' indispensabile ritornare ad occupare attivamente il nostro territorio ed a occuparsi di esso.
Con il coordinamento di LEGAMBIENTE discutiamone MERCOLEDI’ 6 LUGLIO alle ore 21 presso la Cascina Robbiolo in Via Aldo Moro, 7 a Buccinasco (MI).
Modera l'Arch. Gianni Pisati di LEGAMBIENTE-
Con la partecipazione dell'Arch. Luigi Fregoni, ex responsabile dell'ufficio tecnico di Buccinasco e principale ideatore del PGT (Piano di governo del territorio) cittadino approvato nel 2007.
Quali scelte urbanistiche per il futuro?
Come dare un'anima a Buccinasco?
Da dove cominciare?
E' necessario che la città recuperi e rafforzi anzitutto la propria identità.
E' indispensabile ritornare ad occupare attivamente il nostro territorio ed a occuparsi di esso.
Con il coordinamento di LEGAMBIENTE discutiamone MERCOLEDI’ 6 LUGLIO alle ore 21 presso la Cascina Robbiolo in Via Aldo Moro, 7 a Buccinasco (MI).
Modera l'Arch. Gianni Pisati di LEGAMBIENTE-
Con la partecipazione dell'Arch. Luigi Fregoni, ex responsabile dell'ufficio tecnico di Buccinasco e principale ideatore del PGT (Piano di governo del territorio) cittadino approvato nel 2007.
Errore di persona ?
Tratto da: http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_05/il-medico-scambiato-per-un-narcos-in-cella-otto-mesi-luigi-ferrarella_86ca4058-a6ce-11e0-bbaa-d83a3b6f7958.shtml
MILANO, cancellata la condanna a 15 anni
Scambiato per narco, in cella 8 mesi
Disavventura di un medico:furto del passaporto e arresto
Il medico spagnolo, Josè Vincent Piera Ripoll, vittima di un errore giudiziario
MILANO - Svegliarsi un giorno, nella propria casa di professionista e marito e padre spagnolo, e trovare la polizia che viene a prenderti per farti scontare in Italia 15 anni di carcere per traffico di droga, in forza della sentenza definitiva di un processo al quale nemmeno avevi mai saputo d'essere stato sottoposto in tre gradi di giudizio. Tu che urli «ma ci deve essere un errore, sarà uno scambio di persona»; e loro che, con in mano il mandato di cattura europeo e lo sguardo da «dicono tutti così», ti estradano dalla Spagna in Italia. Nel carcere di Opera. Condannato definitivo. Ad impazzire in cella con la prospettiva di doverci restare 15 anni come narcotrafficante colombiano (anche se tu sei spagnolo), operante in Italia (anche se non ci sei mai stato), soprannominato nelle intercettazioni «el Gordo» (cioè «il Ciccione» e di carnagione olivastra, anche se tu sei magro e di pelle più chiara), con una figlia (anche se hai un figlio). Otto mesi in cella così: prima che l'errore - colossale nella sua genesi e assurdo nell'inerzia burocratica del suo imparabile rotolare - venga a galla e convinca ora la giustizia italiana a risarcirlo, si fa per dire, con 85.000 euro a ristoro di 248 giorni di detenzione dal 17 aprile al 21 dicembre 2009.
L'allora 42enne osteopata spagnolo non lo sa, ma in Italia il 6 aprile 2005 si parla anche di lui: il gip Maurizio Grigo, su richiesta del pm Mario Venditti, in un'indagine sul narcotraffico internazionale emette ordini d'arresto per 134 persone, tra le quali appunto Josè Vincent Piera Ripoll, alias «Gordo», alias «Paulo George Da Silva Sousa». Non lo saprà mai perché nessuno glielo dirà mai: le notifiche, cruciali per il corretto instaurarsi di un giudizio, falliscono tutte, e così è da «contumace» e «latitante» che a sua insaputa va incontro al treno processuale che lo condanna a 15 anni in Tribunale il 17 gennaio 2007, in Appello il 4 dicembre 2007 e in Cassazione il 29 aprile 2008. L'8 agosto partono il mandato di cattura europeo e l'estradizione dalla Spagna.
Nel carcere di Opera è vicino ad ammattire. Studia il processo che non ha conosciuto e legge che decisivo, per identificarlo nel «Gordo», fu l'incrocio tra le intercettazioni dei narcos e un controllo al casello di Carmagnola l'8 agosto 2000, quando i carabinieri di Monza identificarono, insieme a un italiano coinvolto nei traffici (M.B.), anche una persona che il passaporto indicava appunto «Piera Ripoll Vincent Josè, nato a Gandia (Spagna) il 31.10.1963», poi riconosciuto al Motel Ritz di Varedo il 26 settembre in un altro momento topico dell'indagine antidroga. Solo che non è lui. Ed è proprio a Opera, per un caso che ha il sapore del miracolo, che lo spagnolo scopre la ragione. Proprio lì c'è anche M.B., in detenzione domiciliare essendo diventato collaboratore di giustizia. E quando lo incontra, avvisa subito i carabinieri che lo spagnolo è lì per sbaglio: era l'osteopata dal quale si era recata la moglie di M.B. e al quale costui aveva rubato il passaporto, per poi consegnarlo al narcotrafficante «el Gordo» col quale era in affari.
Ma per gli avvocati Simone Briatore, Stefano Fratus e Antonino Gugliotta resta un'impresa perfino procurarsi quel passaporto per confrontare le foto: dal carcere non riescono ad averlo, e solo grazie a un carabiniere di Monza, S.M., finalmente diventa possibile il paragone che parla da solo, per quanto diversa è la faccia del magro spagnolo da quella del corpulento e olivastro «el Gordo» che girava col suo passaporto.
Non basta ancora: il 17 dicembre 2009 la Corte di Appello gli nega la scarcerazione, ma per fortuna il Tribunale del Riesame il 21 dicembre 2009 accoglie il ricorso e libera lo spagnolo, che il 25 marzo 2010 vede la Cassazione finalmente annullare la condanna a 15 anni e aprire all'assoluzione in Appello il 27 ottobre «per non aver commesso il fatto», definitiva in Cassazione l'11 gennaio 2011. E ieri anche i giudici milanesi Carfagna-Maiello-Nova, competenti sulla richiesta di ingiusta detenzione, appaiono basiti dalla storia, a giudicare da come decidono di alzare a 85.000 euro l'indennizzo che le tabelle di legge fermerebbero a 58.000. Neanche i soldi che lo spagnolo ha dovuto spendere in avvocati (47.000) e ha perso in reddito (16.000 nel 2008) nel 2009 e 2010.
Luigi Ferrarella
05 luglio 2011 15:25
MILANO, cancellata la condanna a 15 anni
Scambiato per narco, in cella 8 mesi
Disavventura di un medico:furto del passaporto e arresto
Il medico spagnolo, Josè Vincent Piera Ripoll, vittima di un errore giudiziario
MILANO - Svegliarsi un giorno, nella propria casa di professionista e marito e padre spagnolo, e trovare la polizia che viene a prenderti per farti scontare in Italia 15 anni di carcere per traffico di droga, in forza della sentenza definitiva di un processo al quale nemmeno avevi mai saputo d'essere stato sottoposto in tre gradi di giudizio. Tu che urli «ma ci deve essere un errore, sarà uno scambio di persona»; e loro che, con in mano il mandato di cattura europeo e lo sguardo da «dicono tutti così», ti estradano dalla Spagna in Italia. Nel carcere di Opera. Condannato definitivo. Ad impazzire in cella con la prospettiva di doverci restare 15 anni come narcotrafficante colombiano (anche se tu sei spagnolo), operante in Italia (anche se non ci sei mai stato), soprannominato nelle intercettazioni «el Gordo» (cioè «il Ciccione» e di carnagione olivastra, anche se tu sei magro e di pelle più chiara), con una figlia (anche se hai un figlio). Otto mesi in cella così: prima che l'errore - colossale nella sua genesi e assurdo nell'inerzia burocratica del suo imparabile rotolare - venga a galla e convinca ora la giustizia italiana a risarcirlo, si fa per dire, con 85.000 euro a ristoro di 248 giorni di detenzione dal 17 aprile al 21 dicembre 2009.
L'allora 42enne osteopata spagnolo non lo sa, ma in Italia il 6 aprile 2005 si parla anche di lui: il gip Maurizio Grigo, su richiesta del pm Mario Venditti, in un'indagine sul narcotraffico internazionale emette ordini d'arresto per 134 persone, tra le quali appunto Josè Vincent Piera Ripoll, alias «Gordo», alias «Paulo George Da Silva Sousa». Non lo saprà mai perché nessuno glielo dirà mai: le notifiche, cruciali per il corretto instaurarsi di un giudizio, falliscono tutte, e così è da «contumace» e «latitante» che a sua insaputa va incontro al treno processuale che lo condanna a 15 anni in Tribunale il 17 gennaio 2007, in Appello il 4 dicembre 2007 e in Cassazione il 29 aprile 2008. L'8 agosto partono il mandato di cattura europeo e l'estradizione dalla Spagna.
Nel carcere di Opera è vicino ad ammattire. Studia il processo che non ha conosciuto e legge che decisivo, per identificarlo nel «Gordo», fu l'incrocio tra le intercettazioni dei narcos e un controllo al casello di Carmagnola l'8 agosto 2000, quando i carabinieri di Monza identificarono, insieme a un italiano coinvolto nei traffici (M.B.), anche una persona che il passaporto indicava appunto «Piera Ripoll Vincent Josè, nato a Gandia (Spagna) il 31.10.1963», poi riconosciuto al Motel Ritz di Varedo il 26 settembre in un altro momento topico dell'indagine antidroga. Solo che non è lui. Ed è proprio a Opera, per un caso che ha il sapore del miracolo, che lo spagnolo scopre la ragione. Proprio lì c'è anche M.B., in detenzione domiciliare essendo diventato collaboratore di giustizia. E quando lo incontra, avvisa subito i carabinieri che lo spagnolo è lì per sbaglio: era l'osteopata dal quale si era recata la moglie di M.B. e al quale costui aveva rubato il passaporto, per poi consegnarlo al narcotrafficante «el Gordo» col quale era in affari.
Ma per gli avvocati Simone Briatore, Stefano Fratus e Antonino Gugliotta resta un'impresa perfino procurarsi quel passaporto per confrontare le foto: dal carcere non riescono ad averlo, e solo grazie a un carabiniere di Monza, S.M., finalmente diventa possibile il paragone che parla da solo, per quanto diversa è la faccia del magro spagnolo da quella del corpulento e olivastro «el Gordo» che girava col suo passaporto.
Non basta ancora: il 17 dicembre 2009 la Corte di Appello gli nega la scarcerazione, ma per fortuna il Tribunale del Riesame il 21 dicembre 2009 accoglie il ricorso e libera lo spagnolo, che il 25 marzo 2010 vede la Cassazione finalmente annullare la condanna a 15 anni e aprire all'assoluzione in Appello il 27 ottobre «per non aver commesso il fatto», definitiva in Cassazione l'11 gennaio 2011. E ieri anche i giudici milanesi Carfagna-Maiello-Nova, competenti sulla richiesta di ingiusta detenzione, appaiono basiti dalla storia, a giudicare da come decidono di alzare a 85.000 euro l'indennizzo che le tabelle di legge fermerebbero a 58.000. Neanche i soldi che lo spagnolo ha dovuto spendere in avvocati (47.000) e ha perso in reddito (16.000 nel 2008) nel 2009 e 2010.
Luigi Ferrarella
05 luglio 2011 15:25
Lasciare tutto ?
Tratto da: http://27esimaora.corriere.it/articolo/ho-lasciato-il-lavoro-dei-miei-sognie-gustato-le-prime-gocce-di-liberta/
lug05 Non ho un nuovo lavoro, non sono ricca di famiglia, non sposo il Principe Azzurro. Il mio è un salto senza rete, o quasi
Ho lasciato il lavoro dei miei sogni
E gustato le prime “gocce” di libertà
di Gabriela Jacomella
--------------------------------------------------------------------------------
Il 1° luglio 2011 è un giorno che passerà alla storia. La mia, ovviamente. Perché è stato il primo giorno della mia nuova vita. Cerco di trovare le parole per dirlo – fa ancora effetto, un po’, persino a me stessa: mi sono dimessa dal Corriere della Sera. Dove ero arrivata da stagista venticinquenne nel luglio 2002, e dove ero stata assunta con un posto a tempo indeterminato.
Ho la sensazione che un post non basterà a riassumere quello che mi passa – e mi è passato, negli ultimi mesi – per la testa, ma l’idea è proprio questa: raccontare il qui e l’ora del mio cambiamento. Per le altre riflessioni, forse, ci vorrà del tempo.
Lasciare il lavoro dei miei sogni, ricominciare a vivere. Il progetto è, semplicemente, questo.
A questo punto siete liberi di fare due cose: decidere che sono soltanto una pazza arrogante, e investire più proficuamente il vostro tempo in altre letture. Oppure pensare che, forse, c’è del metodo in questa follia, e seguirmi nelle prossime righe.
Ci siete ancora? Bene. Per prima cosa, una confessione. Quando mi hanno proposto di scriverne per questo blog, ho esitato un istante. Perché è il mio esordio su questi spazi, e perché comunque è una sensazione strana, questo tentativo di raccontare a chi mi legge senza conoscermi – voi – i motivi e le emozioni legati alla mia scelta. Ho deciso di provarci per due motivi: ho visto l’interesse suscitato dal post di Benedetta Argentieri su questo tema, e mi sono detta che, forse, parlarne di più può servire sia a me, che (spero) a voi che mi state leggendo.
Non ho un nuovo lavoro, non sono ricca di famiglia, non mi sto per sposare con il Principe Azzurro. Il mio è un salto senza rete, o quasi.
Riparto dai risparmi messi da parte in questi nove anni, ma soprattutto dall’esperienza accumulata, dai contatti, dalle idee. E, ancora più fondamentali, la curiosità e l’entusiasmo. Quelle cose che, complice un carattere forse eccessivamente irrequieto, stavo rischiando di perdere per strada, lasciando che venissero soffocate dalla routine.
Ho scelto di andarmene prima che questo accadesse. E prima che nove anni di “chiusure” del giornale a mezzanotte mi facessero dimenticare definitivamente che cosa fosse la vita, quella “là fuori”, quella che non passa attraverso lo schermo di un computer, quella che ti costringe a reinventarti ogni mattina e che fa uscire fuori – almeno spero – la parte migliore di te.
Quella che ieri sera, primo giorno di “libertà”, mi ha fatto fermare sulla pista ciclabile di via Melchiorre Gioia e scattare una foto ai palazzi in costruzione che circondano casa mia. Uno scorcio banale, forse persino brutto, di una città in cui ho vissuto per tutti questi anni senza mai sentirla davvero mia, senza “viverla”. Ecco, ieri sera mentre pedalavo mi sono accorta che dietro la nuova sede della Regione spuntava una struttura che per un attimo mi è parsa la curva di un dirigibile, o un’astronave di passaggio, in attesa di decollare di nuovo verso un cielo blu cobalto. Mi sono chiesta da dove fosse spuntata: la risposta è che, probabilmente, è sempre stata lì. Soltanto che io, tornando di notte verso casa, per tutti questi anni di quell’angolo di città ho visto soltanto ombre nel buio.
E allora mi sono fermata a respirare l’odore del temporale e dell’acqua fresca che aveva appena scrollato su palazzi e marciapiedi incandescenti. Ho visto le foglie nuove, così chiare da sembrare fluorescenti, sui rami degli ailanti (altra scoperta: di notte, i toni di verde sembrano tutti uguali), il sole arancione che si tuffava tra le gru dei cantieri.
Ho finalmente pensato al Corriere e alla mia professione come una parte di me, importante ma non totalizzante, come quando si passa da un’ossessione a un amore adulto e più sereno, quello che “non lascia graffi sui seni” (De André, grande colonna sonora della mia vita e di questi ultimi tempi di decisioni ed eventi epocali). Ho capito, non in modo razionale ma istintivo, che è proprio grazie all’esperienza di questi anni che posso rimettermi in viaggio. Che sarà difficile, e che a volte mi capiterà di maledirmi per le scelte che ho fatto, e di rimpiangere il tempo in cui lo stipendio arrivava tranquillo in banca a fine mese e c’era sempre qualcuno pronto a dirmi cosa avrei dovuto fare, senza che mi toccasse spremermi le meningi e ricominciare daccapo ogni giorno.
Ma non è questo, in fondo, il sapore della libertà
lug05 Non ho un nuovo lavoro, non sono ricca di famiglia, non sposo il Principe Azzurro. Il mio è un salto senza rete, o quasi
Ho lasciato il lavoro dei miei sogni
E gustato le prime “gocce” di libertà
di Gabriela Jacomella
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Il 1° luglio 2011 è un giorno che passerà alla storia. La mia, ovviamente. Perché è stato il primo giorno della mia nuova vita. Cerco di trovare le parole per dirlo – fa ancora effetto, un po’, persino a me stessa: mi sono dimessa dal Corriere della Sera. Dove ero arrivata da stagista venticinquenne nel luglio 2002, e dove ero stata assunta con un posto a tempo indeterminato.
Ho la sensazione che un post non basterà a riassumere quello che mi passa – e mi è passato, negli ultimi mesi – per la testa, ma l’idea è proprio questa: raccontare il qui e l’ora del mio cambiamento. Per le altre riflessioni, forse, ci vorrà del tempo.
Lasciare il lavoro dei miei sogni, ricominciare a vivere. Il progetto è, semplicemente, questo.
A questo punto siete liberi di fare due cose: decidere che sono soltanto una pazza arrogante, e investire più proficuamente il vostro tempo in altre letture. Oppure pensare che, forse, c’è del metodo in questa follia, e seguirmi nelle prossime righe.
Ci siete ancora? Bene. Per prima cosa, una confessione. Quando mi hanno proposto di scriverne per questo blog, ho esitato un istante. Perché è il mio esordio su questi spazi, e perché comunque è una sensazione strana, questo tentativo di raccontare a chi mi legge senza conoscermi – voi – i motivi e le emozioni legati alla mia scelta. Ho deciso di provarci per due motivi: ho visto l’interesse suscitato dal post di Benedetta Argentieri su questo tema, e mi sono detta che, forse, parlarne di più può servire sia a me, che (spero) a voi che mi state leggendo.
Non ho un nuovo lavoro, non sono ricca di famiglia, non mi sto per sposare con il Principe Azzurro. Il mio è un salto senza rete, o quasi.
Riparto dai risparmi messi da parte in questi nove anni, ma soprattutto dall’esperienza accumulata, dai contatti, dalle idee. E, ancora più fondamentali, la curiosità e l’entusiasmo. Quelle cose che, complice un carattere forse eccessivamente irrequieto, stavo rischiando di perdere per strada, lasciando che venissero soffocate dalla routine.
Ho scelto di andarmene prima che questo accadesse. E prima che nove anni di “chiusure” del giornale a mezzanotte mi facessero dimenticare definitivamente che cosa fosse la vita, quella “là fuori”, quella che non passa attraverso lo schermo di un computer, quella che ti costringe a reinventarti ogni mattina e che fa uscire fuori – almeno spero – la parte migliore di te.
Quella che ieri sera, primo giorno di “libertà”, mi ha fatto fermare sulla pista ciclabile di via Melchiorre Gioia e scattare una foto ai palazzi in costruzione che circondano casa mia. Uno scorcio banale, forse persino brutto, di una città in cui ho vissuto per tutti questi anni senza mai sentirla davvero mia, senza “viverla”. Ecco, ieri sera mentre pedalavo mi sono accorta che dietro la nuova sede della Regione spuntava una struttura che per un attimo mi è parsa la curva di un dirigibile, o un’astronave di passaggio, in attesa di decollare di nuovo verso un cielo blu cobalto. Mi sono chiesta da dove fosse spuntata: la risposta è che, probabilmente, è sempre stata lì. Soltanto che io, tornando di notte verso casa, per tutti questi anni di quell’angolo di città ho visto soltanto ombre nel buio.
E allora mi sono fermata a respirare l’odore del temporale e dell’acqua fresca che aveva appena scrollato su palazzi e marciapiedi incandescenti. Ho visto le foglie nuove, così chiare da sembrare fluorescenti, sui rami degli ailanti (altra scoperta: di notte, i toni di verde sembrano tutti uguali), il sole arancione che si tuffava tra le gru dei cantieri.
Ho finalmente pensato al Corriere e alla mia professione come una parte di me, importante ma non totalizzante, come quando si passa da un’ossessione a un amore adulto e più sereno, quello che “non lascia graffi sui seni” (De André, grande colonna sonora della mia vita e di questi ultimi tempi di decisioni ed eventi epocali). Ho capito, non in modo razionale ma istintivo, che è proprio grazie all’esperienza di questi anni che posso rimettermi in viaggio. Che sarà difficile, e che a volte mi capiterà di maledirmi per le scelte che ho fatto, e di rimpiangere il tempo in cui lo stipendio arrivava tranquillo in banca a fine mese e c’era sempre qualcuno pronto a dirmi cosa avrei dovuto fare, senza che mi toccasse spremermi le meningi e ricominciare daccapo ogni giorno.
Ma non è questo, in fondo, il sapore della libertà
martedì 5 luglio 2011
Festa democratica, Melzo
Tratto da: http://www.nandodallachiesa.it/public/index.php?option=com_content&task=view&id=1630&Itemid=39
Melzo. La festa è più bella se il vento è cambiato
Scritto da Nando dalla Chiesa
Tuesday 05 July 2011 - Il Fatto Quotidiano, 3.7.2011
E’ ufficiale. Ci sono ancora. Resistono in natura le feste politiche con quella faccia un po’ così. Ruspanti, sudate, gioiose. Pensate non per regalare tivù compiacenti al lìder màximo. O per annunciare passerelle di celebrità e filotti di concerti, a dimostrazione che si scoppia di salute. Ma nate nella testa di decine di dirigenti e militanti per stare in mezzo al popolo, farlo ballare, mangiare in spazi collettivi tra simboli e bandiere e, se possibile, discutere di politica. E per guadagnare qualcosa, così da finanziarsi convegni e manifesti e volantini nei mesi successivi. Alla festa democratica di Melzo, provincia est di Milano, se ne trova un esemplare. Arrivarci è un’ occasione per imparare e fare ottime conoscenze. Entri e subito dietro le casse che sputano scontrini a valanga (“ecco, le presento i militanti che contano” motteggia il padrone di casa) conosci Quintino Sella. E’ il nome di battaglia di Angelo, un tipo alto e distinto, occhiali e barba brizzolata, capelli tirati indietro. E’ il ministro del tesoro della festa. Solo che qui non c’è spazio per la finanza creativa. Qui l’obiettivo è trecentomila euro di incasso totale dal 14 giugno all’11 luglio. E i soldi che entrano devono essere tutti veri. Così alla fine di ogni sera viene segnato l’incasso su una grande tabella che campeggia alle spalle del ministro. E accanto alla cifra del giorno si aggiunge l’incasso totale al quale si è arrivati. Quando la sera si supera quota diecimila euro suona una campanella e scoppia la gioia dei militanti. Che applaudono: i sessanta-cento volontari per primi e tutti gli altri a ruota. “Qui la quarta settimana non è quella del piatto che piange”, spiega Antonio, che della festa è una delle menti. “La quarta settimana è quella che consente di guadagnare. Le prime tre servono a coprire le spese. Poi arrivano gli euro buoni. Che vengono divisi tra i circoli del partito. Sono quattordici i comuni che si sono consorziati per fare la festa: Melzo, Gorgonzola e Cassano d’Adda sono i più importanti. I soldi vengono assegnati secondo il peso dei circoli, ma anche secondo il loro contributo di lavoro volontario”.
Già, i volontari. Ma non assomiglia al professor Alfredo Canavero quel tipo maturo con i guanti bianchi intento a svuotare i tavoli? Che ci fa questo illustre docente universitario di storia contemporanea con le mani sui gusci delle cozze e i sacchi della spazzatura trasportati insieme alla moglie da un tavolo all’altro? Pullulano amministratori e dirigenti locali di partito. Ex sindaci di Cassina de’ Pecchi, Gorgonzola e Pozzuolo Martesana. La moglie del nuovo sindaco di Pessano con Bornago, via il vestito di rappresentanza che aveva a Milano in prefettura il 2 giugno. E Mario Barbaro, tre volte sindaco di Melzo, ora impegnato nel volontariato con gli immigrati dai francescani di Sant’Angelo a Milano. E Salvatore, l’idraulico. “Per gli impianti della festa”, racconta Barbaro, “ci avevano fatto un preventivo di tremilaseicento euro, lui ne ha chiesti ottocento e duecento li ha pure lasciati al partito”. E Pinuccia che sa di politica messa al bancone e Aurora in cucina (“ma in casa sono io che leggo, mio marito guarda la tivù”), due delle tante signore che consentono di ospitare mille persone a sera. Schizzi di buon umore anche alle pentole e ai tavoli, “la mano è un po’ unta ma non è inquinata, stia tranquillo”.
E la politica? Be’, di quella si discute mangiando e nei capannelli, e in fondo non è un male. I dibattiti ci sono, ma avvengono in condizioni eroiche, roba da corsi di sopravvivenza. Tra i megadecibel musicali che giungono dalla pista da ballo e il tendone chiuso nell’illusione di tener fuori la musica e che invece rende invisibili gli incontri, è una gara titanica ad arrivare alla fine. E poi pure i fuochi d’artificio. Si balla il liscio. Romagna o Lombardia, è sempre quello che comanda. Un giorno gratis, un altro si paga. Due euro, spiega Leopoldo dandosi un gran daffare per contrastare gli inconvenienti tecnici, soprattutto i cali della tensione elettrica. Arrivano a sciami quelli che qui chiamano con affetto “i ragazzi del ‘99”. Talora si portano da casa anche la bottiglia dell’acqua. Conquistano la pista e poi iniziano a danzare. Si muovono quasi in gruppo, come i pinguini, sembra che sfiorino il pavimento, chi disegnando armonie soavi chi dondolando senza fantasia. Ogni tanto si intravedono coppie impegnate in giravolte più ambiziose e altre tese in stuzzicanti pose pelviche. E’ uno spettacolo che non si smetterebbe mai di osservare. Di là, sotto la grande struttura bianca del ristorante, le pizze sono arrivate a quota cinquecento, il pizzaiolo egiziano fa sfracelli. Intanto tra gli eroi del dibattito Serena, una giovane architetta, rilancia la sua proposta di premiare con qualche volumetria in più i costruttori osservanti delle regole, un giovane antidalemiano lamenta che di recente un giudice a Monza non abbia riconosciuto la qualità di clan mafioso alla famiglia dei Paparo, una signora chiede se il cardinale Scola sia stato mandato a Milano proprio ora perché ha vinto Belzebù Pisapia.
Sì, resistono ancora queste feste con la faccia un po’ così. E d’altronde ci sarà una ragione se alle ultime amministrative la Lombardia ha sorpreso tutti, centrosinistra che avanza ovunque, anche in provincia di Varese. Sarà stato pure il vento della storia. Ma il fatto è che qui qualcuno ha tenuto duro quando non c’era trippa per i gatti. E anche ora che va meglio non chiede nulla. Almeno per sé. “Ehi, Quintino Sella, a quanto siamo arrivati?”.
Melzo. La festa è più bella se il vento è cambiato
Scritto da Nando dalla Chiesa
Tuesday 05 July 2011 - Il Fatto Quotidiano, 3.7.2011
E’ ufficiale. Ci sono ancora. Resistono in natura le feste politiche con quella faccia un po’ così. Ruspanti, sudate, gioiose. Pensate non per regalare tivù compiacenti al lìder màximo. O per annunciare passerelle di celebrità e filotti di concerti, a dimostrazione che si scoppia di salute. Ma nate nella testa di decine di dirigenti e militanti per stare in mezzo al popolo, farlo ballare, mangiare in spazi collettivi tra simboli e bandiere e, se possibile, discutere di politica. E per guadagnare qualcosa, così da finanziarsi convegni e manifesti e volantini nei mesi successivi. Alla festa democratica di Melzo, provincia est di Milano, se ne trova un esemplare. Arrivarci è un’ occasione per imparare e fare ottime conoscenze. Entri e subito dietro le casse che sputano scontrini a valanga (“ecco, le presento i militanti che contano” motteggia il padrone di casa) conosci Quintino Sella. E’ il nome di battaglia di Angelo, un tipo alto e distinto, occhiali e barba brizzolata, capelli tirati indietro. E’ il ministro del tesoro della festa. Solo che qui non c’è spazio per la finanza creativa. Qui l’obiettivo è trecentomila euro di incasso totale dal 14 giugno all’11 luglio. E i soldi che entrano devono essere tutti veri. Così alla fine di ogni sera viene segnato l’incasso su una grande tabella che campeggia alle spalle del ministro. E accanto alla cifra del giorno si aggiunge l’incasso totale al quale si è arrivati. Quando la sera si supera quota diecimila euro suona una campanella e scoppia la gioia dei militanti. Che applaudono: i sessanta-cento volontari per primi e tutti gli altri a ruota. “Qui la quarta settimana non è quella del piatto che piange”, spiega Antonio, che della festa è una delle menti. “La quarta settimana è quella che consente di guadagnare. Le prime tre servono a coprire le spese. Poi arrivano gli euro buoni. Che vengono divisi tra i circoli del partito. Sono quattordici i comuni che si sono consorziati per fare la festa: Melzo, Gorgonzola e Cassano d’Adda sono i più importanti. I soldi vengono assegnati secondo il peso dei circoli, ma anche secondo il loro contributo di lavoro volontario”.
Già, i volontari. Ma non assomiglia al professor Alfredo Canavero quel tipo maturo con i guanti bianchi intento a svuotare i tavoli? Che ci fa questo illustre docente universitario di storia contemporanea con le mani sui gusci delle cozze e i sacchi della spazzatura trasportati insieme alla moglie da un tavolo all’altro? Pullulano amministratori e dirigenti locali di partito. Ex sindaci di Cassina de’ Pecchi, Gorgonzola e Pozzuolo Martesana. La moglie del nuovo sindaco di Pessano con Bornago, via il vestito di rappresentanza che aveva a Milano in prefettura il 2 giugno. E Mario Barbaro, tre volte sindaco di Melzo, ora impegnato nel volontariato con gli immigrati dai francescani di Sant’Angelo a Milano. E Salvatore, l’idraulico. “Per gli impianti della festa”, racconta Barbaro, “ci avevano fatto un preventivo di tremilaseicento euro, lui ne ha chiesti ottocento e duecento li ha pure lasciati al partito”. E Pinuccia che sa di politica messa al bancone e Aurora in cucina (“ma in casa sono io che leggo, mio marito guarda la tivù”), due delle tante signore che consentono di ospitare mille persone a sera. Schizzi di buon umore anche alle pentole e ai tavoli, “la mano è un po’ unta ma non è inquinata, stia tranquillo”.
E la politica? Be’, di quella si discute mangiando e nei capannelli, e in fondo non è un male. I dibattiti ci sono, ma avvengono in condizioni eroiche, roba da corsi di sopravvivenza. Tra i megadecibel musicali che giungono dalla pista da ballo e il tendone chiuso nell’illusione di tener fuori la musica e che invece rende invisibili gli incontri, è una gara titanica ad arrivare alla fine. E poi pure i fuochi d’artificio. Si balla il liscio. Romagna o Lombardia, è sempre quello che comanda. Un giorno gratis, un altro si paga. Due euro, spiega Leopoldo dandosi un gran daffare per contrastare gli inconvenienti tecnici, soprattutto i cali della tensione elettrica. Arrivano a sciami quelli che qui chiamano con affetto “i ragazzi del ‘99”. Talora si portano da casa anche la bottiglia dell’acqua. Conquistano la pista e poi iniziano a danzare. Si muovono quasi in gruppo, come i pinguini, sembra che sfiorino il pavimento, chi disegnando armonie soavi chi dondolando senza fantasia. Ogni tanto si intravedono coppie impegnate in giravolte più ambiziose e altre tese in stuzzicanti pose pelviche. E’ uno spettacolo che non si smetterebbe mai di osservare. Di là, sotto la grande struttura bianca del ristorante, le pizze sono arrivate a quota cinquecento, il pizzaiolo egiziano fa sfracelli. Intanto tra gli eroi del dibattito Serena, una giovane architetta, rilancia la sua proposta di premiare con qualche volumetria in più i costruttori osservanti delle regole, un giovane antidalemiano lamenta che di recente un giudice a Monza non abbia riconosciuto la qualità di clan mafioso alla famiglia dei Paparo, una signora chiede se il cardinale Scola sia stato mandato a Milano proprio ora perché ha vinto Belzebù Pisapia.
Sì, resistono ancora queste feste con la faccia un po’ così. E d’altronde ci sarà una ragione se alle ultime amministrative la Lombardia ha sorpreso tutti, centrosinistra che avanza ovunque, anche in provincia di Varese. Sarà stato pure il vento della storia. Ma il fatto è che qui qualcuno ha tenuto duro quando non c’era trippa per i gatti. E anche ora che va meglio non chiede nulla. Almeno per sé. “Ehi, Quintino Sella, a quanto siamo arrivati?”.
Eredità (?) Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti
Tratto da: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_luglio_5/metro-ricorso-tar-1901019985100.shtml
L'udienza a novembre. A rischio l'inaugurazione della linea blu per l'Expo
Metrò 4, un ricorso al Tar ferma tutto - Slitta l'inizio dei cantieri
Una cordata di imprese contesta la gara d'appalto e l'assegnazione al gruppo guidato da Impregilo
MILANO - Se il Comune non avesse «ricomprato» obbligazioni e controllo di A2A, ricorda ogni volta che può l'ex sindaco Gabriele Albertini, il metrò 4 Linate-Lorenteggio sarebbe già pronto, o quasi: l'istruttoria sul progetto era già completa nel 2005, le risorse accantonate. Sei anni dopo rischia di non aprire neppure il cantiere. La cordata sconfitta nella gara d'appalto ha presento ricorso al Tar della Lombardia contro l'assegnazione della concessione al raggruppamento d'imprese guidato da Impregilo: i giudici si sono riuniti e hanno rinviato la discussione a novembre. Problema: l'avvio dei lavori, secondo il cronoprogramma annunciato in campagna elettorale da Letizia Moratti, sarebbe previsto subito, entro la fine di luglio. Questa scadenza, adesso, traballa. L'obiettivo Expo, anche.
La giustizia ha tempi lunghi e pure la manovra del governo sta facendo tremare i polsi alla giunta Pisapia. Bisogna ritornare alle buste per provare a intercettare i motivi del ricorso. La cordata promossa da Pizzarotti spa (con Condotte, Ghella, Seli, Clf e Gemmo, le francesi Thales e Ratp, la spagnola Caf e la tedesca Siemens) aveva presentato il progetto di tunnel unico, lungo 15,2 chilometri, che consenta ai treni di viaggiare su due livelli. La proposta studiata da Impregilo (con Astaldi, Ansaldo Sts, Ansaldo Breda, Atm e Sirti) disegna invece una doppia galleria a binario singolo (una per senso di marcia). Sono ipotesi radicalmente diverse, che hanno richiesto un esame lungo e delicato alla commissione di Palazzo Marino. L'assegnazione è stata fatta il 27 maggio, a tre giorni dalle elezioni comunali: vittoria di Impregilo e soci.
Dalla Pizzarotti confermano il ricorso ma si tengono i dettagli: i giudici del Tar non hanno accolto la richiesta di sospensiva e rinviato il «processo» a novembre. Un mese dopo, secondo le tabelle dell'ex amministrazione Moratti, dovrebbe essere firmata la convenzione trentennale per la «realizzazione e la gestione» della nuova linea blu.
E adesso? A Palazzo Marino sono fiduciosi: «Le ragioni dei ricorrenti non hanno spazio». In casa Impregilo non si fanno previsioni, e in ogni caso la decisione - se procedere col cantiere o aspettare la sentenza - spetta al cliente, e dunque alla giunta Pisapia. Il fascicolo Pizzarotti è stato appena consegnato all'assessore ai Lavori pubblici, Lucia Castellano.
Ventuno stazioni e una flotta di treni ultramoderni (automatici, senza macchinista) per collegare l'ultima periferia Ovest all'aeroporto cittadino. La M4 è un'opera «strategica di preminente interesse nazionale», inserita nel dossier Expo: «Trasporterà 86 milioni di passeggeri l'anno». L'investimento è di circa 1,7 miliardi di euro, finanziati per due terzi con contributi pubblici statali e comunali. Capitolo delicato, quest'ultimo. La riprogrammazione delle risorse per le grandi opere, prevista dalla manovra Tremonti, potrebbe portare addirittura alla revoca dei fondi stanziati per la linea 4. L'allarme, ieri l'altro, è stato lanciato dal Sole 24 Ore. Le verifiche sono in corso.
Armando Stella, 05 luglio 2011 14:19
L'udienza a novembre. A rischio l'inaugurazione della linea blu per l'Expo
Metrò 4, un ricorso al Tar ferma tutto - Slitta l'inizio dei cantieri
Una cordata di imprese contesta la gara d'appalto e l'assegnazione al gruppo guidato da Impregilo
MILANO - Se il Comune non avesse «ricomprato» obbligazioni e controllo di A2A, ricorda ogni volta che può l'ex sindaco Gabriele Albertini, il metrò 4 Linate-Lorenteggio sarebbe già pronto, o quasi: l'istruttoria sul progetto era già completa nel 2005, le risorse accantonate. Sei anni dopo rischia di non aprire neppure il cantiere. La cordata sconfitta nella gara d'appalto ha presento ricorso al Tar della Lombardia contro l'assegnazione della concessione al raggruppamento d'imprese guidato da Impregilo: i giudici si sono riuniti e hanno rinviato la discussione a novembre. Problema: l'avvio dei lavori, secondo il cronoprogramma annunciato in campagna elettorale da Letizia Moratti, sarebbe previsto subito, entro la fine di luglio. Questa scadenza, adesso, traballa. L'obiettivo Expo, anche.
La giustizia ha tempi lunghi e pure la manovra del governo sta facendo tremare i polsi alla giunta Pisapia. Bisogna ritornare alle buste per provare a intercettare i motivi del ricorso. La cordata promossa da Pizzarotti spa (con Condotte, Ghella, Seli, Clf e Gemmo, le francesi Thales e Ratp, la spagnola Caf e la tedesca Siemens) aveva presentato il progetto di tunnel unico, lungo 15,2 chilometri, che consenta ai treni di viaggiare su due livelli. La proposta studiata da Impregilo (con Astaldi, Ansaldo Sts, Ansaldo Breda, Atm e Sirti) disegna invece una doppia galleria a binario singolo (una per senso di marcia). Sono ipotesi radicalmente diverse, che hanno richiesto un esame lungo e delicato alla commissione di Palazzo Marino. L'assegnazione è stata fatta il 27 maggio, a tre giorni dalle elezioni comunali: vittoria di Impregilo e soci.
Dalla Pizzarotti confermano il ricorso ma si tengono i dettagli: i giudici del Tar non hanno accolto la richiesta di sospensiva e rinviato il «processo» a novembre. Un mese dopo, secondo le tabelle dell'ex amministrazione Moratti, dovrebbe essere firmata la convenzione trentennale per la «realizzazione e la gestione» della nuova linea blu.
E adesso? A Palazzo Marino sono fiduciosi: «Le ragioni dei ricorrenti non hanno spazio». In casa Impregilo non si fanno previsioni, e in ogni caso la decisione - se procedere col cantiere o aspettare la sentenza - spetta al cliente, e dunque alla giunta Pisapia. Il fascicolo Pizzarotti è stato appena consegnato all'assessore ai Lavori pubblici, Lucia Castellano.
Ventuno stazioni e una flotta di treni ultramoderni (automatici, senza macchinista) per collegare l'ultima periferia Ovest all'aeroporto cittadino. La M4 è un'opera «strategica di preminente interesse nazionale», inserita nel dossier Expo: «Trasporterà 86 milioni di passeggeri l'anno». L'investimento è di circa 1,7 miliardi di euro, finanziati per due terzi con contributi pubblici statali e comunali. Capitolo delicato, quest'ultimo. La riprogrammazione delle risorse per le grandi opere, prevista dalla manovra Tremonti, potrebbe portare addirittura alla revoca dei fondi stanziati per la linea 4. L'allarme, ieri l'altro, è stato lanciato dal Sole 24 Ore. Le verifiche sono in corso.
Armando Stella, 05 luglio 2011 14:19
1995 - 2011: massacro di Srebrenica
Tratto da: http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2011/07_luglio/05/bosnia_olanda_responsabile_di_morte_di_3_musulmani_a_-2-,30362638.html
Esteri - Bosnia/ Olanda responsabile di morte di 3 musulmani a Srebrenica
Le vittime avevano rapporto diretto con i caschi blu
postato 2 ore fa da TMNews
Belgrado, 5 lug. (TMNews) - Lo Stato olandese è responsabile della morte di tre musulmani durante il massacro di Srebrenica, nel 1995: lo ha stabilito la corte d'appello dell'Aia, invertendo il verdetto di assoluzione in primo grado emesso nel 2008.
In realtà, le madri e mogli delle vittime del massacro nell'enclave bosniaca - formalmente all'epoca sotto protezione dei caschi blu olandesi, che non fecero niente per impedire il rastrellamento della popolazione musulmana maschile da parte dei serbo-bosniaci - chiedevano che i Paesi Bassi venissero ritenuti responsabili dell'intero eccidio, in cui persero la vita circa 8.000 musulmani. Ma in primo grado, nel 2008, è stata respinta la teoria della colpa olandese, argomentata con la mancanza di misure atte a sventare il massacro e quindi la violazione della Convenzione Onu sul genocidio. Oggi, un parziale riconoscimento di colpevolezza, limitato a tre casi.
La nuova sentenza arriva all'indomani dell'udienza del processo a Ratko Mladic - all'epoca comandante dei serbi di Bosnia - con cui l'ex generale ha rifiutato di dichiararsi colpevole o meno del massacro di Srebrenica.
La linea di difesa dello stato olandese - sostenuta anche in altri numerosi casi in cui è stato chiamato in causa per fatti di Srebrenica - è sempre stata quella dell'abbandono dei suoi caschi blu da parte delle Nazioni unite, che non fornirono il sostegno aereo richiesto per fermare le truppe serbo bosniache.
In questa circostanza, però, le vittime erano legate da un rapporto diretto con il Dutchbat, il battaglione olandese stanziato a Srebrenica: i tre ricorsi vinti sono stati infatti avanzati dai parenti di Rizo Mustafic, allora elettricista delle truppe olandesi e da un loro interprete, Hasn Nuhanovic, che perse padre e fratello nel genocidio. Pertanto "la corte ha sentenziato che lo stato olandese è responsabile della morte di questi uomini perché non avrebbe dovuto consegnarli" ha dichiarato un portavoce Tpi. La sentenza di appello annulla, dunque, l'assunto alla base dell'assoluzione nel 2008, per il quale lo stato olandese non fosse responsabile della morte degli impiegati del Dutchbat e dei loro familiari dato il battaglione operava a Srebrenica sotto mandato Onu.
Esteri - Bosnia/ Olanda responsabile di morte di 3 musulmani a Srebrenica
Le vittime avevano rapporto diretto con i caschi blu
postato 2 ore fa da TMNews
Belgrado, 5 lug. (TMNews) - Lo Stato olandese è responsabile della morte di tre musulmani durante il massacro di Srebrenica, nel 1995: lo ha stabilito la corte d'appello dell'Aia, invertendo il verdetto di assoluzione in primo grado emesso nel 2008.
In realtà, le madri e mogli delle vittime del massacro nell'enclave bosniaca - formalmente all'epoca sotto protezione dei caschi blu olandesi, che non fecero niente per impedire il rastrellamento della popolazione musulmana maschile da parte dei serbo-bosniaci - chiedevano che i Paesi Bassi venissero ritenuti responsabili dell'intero eccidio, in cui persero la vita circa 8.000 musulmani. Ma in primo grado, nel 2008, è stata respinta la teoria della colpa olandese, argomentata con la mancanza di misure atte a sventare il massacro e quindi la violazione della Convenzione Onu sul genocidio. Oggi, un parziale riconoscimento di colpevolezza, limitato a tre casi.
La nuova sentenza arriva all'indomani dell'udienza del processo a Ratko Mladic - all'epoca comandante dei serbi di Bosnia - con cui l'ex generale ha rifiutato di dichiararsi colpevole o meno del massacro di Srebrenica.
La linea di difesa dello stato olandese - sostenuta anche in altri numerosi casi in cui è stato chiamato in causa per fatti di Srebrenica - è sempre stata quella dell'abbandono dei suoi caschi blu da parte delle Nazioni unite, che non fornirono il sostegno aereo richiesto per fermare le truppe serbo bosniache.
In questa circostanza, però, le vittime erano legate da un rapporto diretto con il Dutchbat, il battaglione olandese stanziato a Srebrenica: i tre ricorsi vinti sono stati infatti avanzati dai parenti di Rizo Mustafic, allora elettricista delle truppe olandesi e da un loro interprete, Hasn Nuhanovic, che perse padre e fratello nel genocidio. Pertanto "la corte ha sentenziato che lo stato olandese è responsabile della morte di questi uomini perché non avrebbe dovuto consegnarli" ha dichiarato un portavoce Tpi. La sentenza di appello annulla, dunque, l'assunto alla base dell'assoluzione nel 2008, per il quale lo stato olandese non fosse responsabile della morte degli impiegati del Dutchbat e dei loro familiari dato il battaglione operava a Srebrenica sotto mandato Onu.
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