Conformismo e viltà nell’accanimento contro Rosy Bindi
Rosy Bindi commetterà pure l’errore di non riuscire a dissimulare i propri sentimenti, nonostante vent’anni di professionismo politico che ancora non l’hanno resa cinica. Ma trovo vergognosa la mancanza di rispetto con cui la si addita quale espressione della vecchia nomenclatura da mandare a casa. A differenza di altri veterani, infatti, la Bindi ha praticato un’attività militante e istituzionale mai sfiorata dall’ombra dell’affarismo: alzi la mano chi possa ricordare sue commistioni improprie fra politica e business, sue amicizie improprie, vizi, privilegi, stile di vita men che sobrio. E’ generosa e appassionata nel sostenere le sue posizioni, senza timore di rivendicarle. Anche quando coincidono con la dottrina della Chiesa, come sul matrimonio e l’adozione per gli omosessuali, non lo fa certo per clericalismo: i vescovi ha saputo fronteggiarli con un coraggio di cui non hanno dato prova molti esponenti politici non cattolici. Lasciare che una donna così, protagonista degli anni di resistenza culturale e politica al berlusconismo, venga irrisa con un accanimento non disgiunto da misoginia, è sintomo di viltà e conformismo. Oltre che di smemoratezza e ingratitudine. Persone come lei, con una rara esperienza istituzionale, sono certo che saranno preziose al centrosinistra anche negli anni a venire. Domattina incontro Renzi e glielo dirò: contro la Bindi hai cercato l’applauso facile.
Nessun commento:
Posta un commento