giovedì 13 dicembre 2012

La Cdo (e CL) visti dai tre candidati alle primarie lombarde

E' scontro fra i tre delle primarie sugli intrecci fra Cl e la Regione
Di Stefano: "I miei sfidanti hanno un timore reverenziale per la Compagnia delle Opere". Il suo affondo
fa infuriare la Kustermann. E Ambrosoli: "La mia contrarietà al sistema di affiliazione è fin troppo chiara"
di ORIANA LISO

Il tema è delicato, soprattutto in Lombardia dopo 17 anni di formigonismo che, da sempre, vuol dire Cl che, a sua volta, vuol dire Compagnia delle Opere. Ragionano di gestione del potere, i tre candidati alle primarie del centrosinistra: ma se il punto di caduta è simile – «No alla cooptazione, sì al merito» – la polemica nasce a monete. «Alessandra Kustermann e Umberto Ambrosoli hanno timore reverenziale quando parlano di Cdo, io no», attacca Andrea Di Stefano.



«La Compagnia delle Opere è un problema, come ammettono anche in Cl. È un gruppo economico» puro, senza traccia della originaria missione: questa è la traduzione che fa Di Stefano del braccio operativo del movimento di don Giussani finito, in questi ultimi mesi, nel vortice di inchieste, scandali, descrizioni più o meno colorite, sempre accanto al nome del governatore uscente Roberto Formigoni. Una realtà ormai di lunga data che Di Stefano vorrebbe cancellare, se diventasse presidente della Regione. Il dito è puntato contro la stretta connessione tra Pirellone e Cdo: precisa Di Stefano di non avere «niente contro Cl come movimento, né contro le persone che ne fanno parte, ma in questi anni ha piegato l’amministrazione agli interessi della Compagnia», la cui connessione strettissima con la Regione «è resa evidente dal fatto che le sedi di rappresentanza regionale all’estero coincidono con l’impianto di espansione della Cdo».

È convinto, il giornalista candidato, di essere quello più duro nei confronti del sistema di potere che ha imperato in Regione. «Mi sembra abbiano timore reverenziale verso la Cdo», è l’attacco diretto che fa arrabbiare Kustermann. «Come fa a dire di me una cosa del genere? Non ho mai avuto timore reverenziale, ho detto apertamente che alcuni bandi della Regione sono stati fatti su misura per far vincere la Compagnia, ho sempre combattuto il sistema di potere che ha determinato gravi danni non solo nella sanità lombarda, ma nell’assegnazione di quasi tutti i contratti», spiega, senza “morbidezze”, Kustermann, che però ricorda: «Non ho nulla contro i singoli individui, ovviamente».

Quello che accomuna i candidati — che hanno fatto a Como il loro ultimo confronto diretto — è un basta alle lobby, insomma, riassumibile con lo slogan: «No cooptazione, sì competenza». Se dovesse essere eletto, Di Stefano pensa a una «verifica della legittimità degli incarichi e all’applicazione della legge Bassanini: spoils system, concorsi pubblici a evidenza europea, vincolo del 50 per cento di donne e curriculum pubblici». Diversa la prospettiva per Kustermann: «Sono contraria allo spoils system, di ogni funzionario andrà valutato il merito, mentre vanno smantellate le cupole che si sono formate in diciassette anni attraverso trasferimenti interni: non c’è bisogno di licenziare nessuno, se ci sono reati ci penserà la magistratura».

Ricordando però il suo lavoro di medico, Kustermann aggiunge: «Siccome però credo nella prevenzione, voglio creare un board di amministrativisti, forze dell’ordine, esperti di lotta alla mafia dei colletti bianchi e magistrati in pensione per controllare ogni atto della Regione». Già qualche giorno fa Umberto Ambrosoli aveva precisato: «Conosco realtà rimaste libere, anche all’interno di Cl e Cdo, ma ad entrambe è stato dato un peso dominante nel Pirellone». Rifiutando anche lui l’accusa di morbidezza, aggiunge: «La chiarezza con cui dichiaro la mia contrarietà al sistema dell’affiliazione, eletto in Regione a criterio di selezione a favore di questo e quel gruppo o sistema, ha radici profonde negli anni». Da lui, una stoccata a Di Stefano: «Non amo slogan e proclami, non mi rivolgo alla pancia delle persone. Indico un metodo per me imprescindibile: scegliere solo — solo! — per il merito, non per l’appartenenza politica, sindacale, associazionistica. Quello che è fuori da questo metodo è semplicemente patologia».
(13 dicembre 2012)
Tratto da:  http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/12/13/news/e_scontro_fra_i_tre_delle_primarie_sugli_intrecci_fra_cl_e_la_regione-48633208/?rss

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