lunedì 5 maggio 2014

Risparmiare sulla democrazia?

Il Governo Renzi non è stato l'unico a voler risparmiare tagliando sulla democrazia, con la eliminazione del voto popolare per le Province e la progettata riforma del Senato, pur lasciandone praticamente immodificati poteri, responsabilià e costi.

Già il Governo Letta si era messo di impegno sulla stessa strada.
La legge di stabilità 2014 (la 147 del 27 dicembre 2013) ha previsto una diminuzione di 100 milioni di euro delle risorse destinate al fondo statale per le spese elettorali.

Conseguenze:
1) Riduzione da due ad un solo giorno della durata delle operazioni di voto per le consultazioni elettorali e referendarie.  Si voterà pertanto solo la domenica, dalle 7 alle 23 (cominciando un'ora prima del solito e chiudendo i seggi un'ora dopo) ANCHE se sono previste contemporanee elezioni regionali o comunali.  C'è il rischio di code, soprattutto se si votano più schede, ma se meno italiani andranno a votare il problema potrebbe risolversi facilmente.,..
2) Per risparmiare sulla propaganda elettorale tramite manifesti (fatta soprattutto dai partiti che non possono accedere alla TV tutti i giorni...) verranno cancellati, sui tabelloni delle affissioni, gli spazi riservati ai “fiancheggiatori”, mentre saranno significativamente ridotti gli spazi destinati alla propaganda diretta (nei comuni da 30.001 a 100.000 abitanti saranno almeno 10 e non più di 25). 
3) Per ridurre le spese per straordinari del personale degli enti locali, la “Finanziaria 2014” prevede inoltre la riduzione di alcuni orari obbligatori di apertura pomeridiana degli uffici elettorali comunal: gli uffici non saranno più aperti nei cinque giorni antecedenti la consultazione ma solo il venerdì e il sabato (dalle 9 alle 18).
4) Per risparmiare sulla carta il ministro dell’Interno ha emenato un decreto che dispone la stampa di schede più piccole: vedremo se diminuirà la visibilità dei simboli.
5) Presidenti e Scrutatori cominceranno lo scrutinio immediatamente al termine della chiusura delle votazioni: dopo "solo" 16 (sedici) ore di lavoro al seggio, potranno "freschi e riposati" cominciare il lavoro di spoglio. Segnalato il rischio di errori legati alla stanchezza....   Nel caso di altre elezioni in contemporanea alle Europee, lo spoglio comincerà, dopo qualche ora di sonno, alle ore 14 del Lunedì.
6) Lo Stato non è più tenuto a rimborsare la quota parte delle spese derivanti dall’adeguamento degli onorari spettanti ai componenti dei seggi e della spesa per l’eventuale acquisto di cabine elettorali, i cui oneri restano quindi a carico dell’amministrazione interessata alla consultazione. 
7) È stato abolito anche il registro sul quale venivano annotati i telefoni cellulari (che non possono essere introdotti in cabina).

2 commenti:

Andrea D. ha detto...

Effettivamente l'idea di iniziare lo spoglio al termine delle elezioni, cioè dopo non meno di 16 ore di presenza, che potrebbero essere anche di più in caso di code al seggio, con un sistema di voto che concede fino a tre preferenze, non appare particolarmente felice, specialmente se l'affluenza dovesse rivelarsi nella media!
Per quanto riguarda l'abolizione del registro dei cellulari non posso che rallegrarmene: era un'inutile scocciatura e perdita di tempo.

Franco Gatti ha detto...

16 ore di votazioni + circa 3-4 ore per lo spoglio e la chiusura dei verbali.
Cosa accadrebbe se non fosse lo Stato ma un datore di lavoro privato ad imporre questi orari?

Non è un modo per rendere più facili gli errori?

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