sabato 11 ottobre 2014

Se tra PD e FI ormai non c'è più differenza, perché non fondersi?

Nel caso alcuni Parlamentari PD non volessero sottostare al diktat del Segretario Renzi, e non volessero concedere al Governo una delega praticamente in bianco per la demolizione dello Statuto dei Lavoratori, il Partito Democratico  è pronto alla crisi di governo, che permetta di fare entrare stabilmente ed ufficialmente Forza Italia nella maggioranza di Governo.


Vista la grande sintonia e stima reciproca tra il Segretario del PD ed il fondatore di Forza Italia, temo che l'ufficializzazione  della alleanza strategica tra PD e Forza Italia porti ad una nuova distribuzione dei Ministeri che privilegi la "competenza" degli uomini di Forza Italia in alcuni Ministeri chiave (Giustizia, Lavoro, Difesa, Interni, Esteri,Sanità, Istruzione, Telecomunicazioni, Infrastrutture ed alcuni altri), lasciando il ruolo di bandiera al Presidente del Consiglio.
Successivamente, dopo idonea amnistia o procedura di grazia, potrebbe essere affidato il ruolo di Presidente della Repubblica e di "padre della Patria" a Berlusconi.

Il passaggio successivo potrebbe essere addirittura la fusione dei due partiti un tempo (un tempo) avversari, con la costituzione di un "Partito Nazione" che permetta una più veloce omogeneizzazione del governo di ogni ente locale con quanto deciso a livello centrale.  Ciò risolverebbe anche il problema del calo di scritti ai due partiti.  Meglio due partiti di Leader che due partiti di iscritti, con i fastidiosi riti della democrazia interna!
Visto che senza opposizioni si governa molto meglio,  potrebbero poi essere approvati idonei sistemi elettorali, magari simili a quelli già utilizzati per il rinnovo delle Province. che ne impediscano il fastidioso lavoro di controllo  all'interno delle assemblee elettive.
Importante è non permettere che gli elettori possano esprimersi almeno fino al 2018, perché  potrebbero danneggiare o ritardare il compimento del disegno che i due grandi statisti stanno elaborando per il bene dell'Italia (?).

Sarà..., ma ho l'impressione che non fosse esattamente questo il programma di Governo proposto agli elettori alle ultime elezioni politiche...

L'intervista che mi ha suggerito l'analisi e le fosche previsioni precedenti mi è stata segnalata dalla newsletter della Associazione Democratici per Milano, ADM, numero 48. del 9 Ottobre 2014, ed è intitolata "Intervista a Emanuele Fiano di Pietro Vernizzi", pubblicata da Italia Oggi del 7 Ottobre
La scelta delle frasi evidenziate in rosso è mia


IL PARTITO DEMOCRATICO RESTERÀ UNITO

scritto da Emanuele Fiano.

Emanuele FianoIntervista a Emanuele Fiano di Pietro Vernizzi - Italia Oggi.
"Correttezza vuole che in Parlamento tutti i deputati e senatori del Pd si adeguino alla decisione della direzione. Chi non lo farà, si prenderà la responsabilità di modificare l'attuale maggioranza di governo. Infatti se ci fosse la necessità di un voto di Forza Italia a sostegno delle nostre riforme economiche, occorrerà cambiare anche la maggioranza politica che sostiene l'esecutivo". Sono le parole di Emanuele Fiano, parlamentare del Pd dí area renziana. Dopo il voto in direzione Pd sulla riforma del lavoro, Pier Luigi Bersani ha assicurato che «certamente non mancherà la lealtà verso il partito e il governo. Anzi, più è netta la chiarezza delle opinioni, più può emergere il senso di responsabilità». 

La minoranza è stata sconfitta in direzione. La partita all'interno del Pd è chiusa?
La partita del dibattito democratico, all'interno del Ps, per fortuna non è mai chiusa. Ma la decisione della maggioranza del partito su quale debba essere il voto sulla riforma del diritto del lavoro ha avuto la sua conclusione nel voto a stragrande maggioranza nella direzione nazionale e poi anche nelle successive dichiarazioni di Bersani. 
Il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, ha detto che lotterà fino all'ultimo per cambiare la posizione del partito ... 
Non c'è nulla di male nel portare avanti delle battaglie, ma credo che neanche Boccia vorrà mettere a rischio l'integrità della maggioranza di governo. In democrazia, prima che decidano le maggioranze, ci dev'essere una discussione (come noi abbiamo avuto in direzione) ed è stata anche una bella discussione. Ritengo che adesso sia corretto che tutti si adeguino a quella decisione
Lei è certo che il dissenso verso Renzi, sopito in direzione, non riemergerà in parlamento come un torrente carsico? 
Quelli sono i romanzi, noi facciamo politica e le dichiarazioni di Bersani di ieri sera chiudono qualsiasi ragionamento di questo genere. 
La partita per la Consulta non documenta che c`è un dissenso nei gruppi parlamentari del Pd? 
Dissenso non è una parolaccia. La partita della Consulta ha dimostrato, coi numeri, che i parlamentari del Pd hanno votato per Luciano Violante e per gli altri candidati per il Csm. Dopo di che, la legge prevede che si formino maggioranze molto cospicue per l`elezione dei membri della Consulta e ciò comporta l`accordo con altri partiti, che, in questo caso, era stato raggiunto con Forza Italia. Ciò produce delle difficoltà, ma il dissenso è un conto, la fedeltà alla linea del partito è un'altra. 
Non era mia intenzione usare parolacce, ma ... 
Appunto, il dissenso non è una parolaccia ma il sale della democrazia. Nelle comunità politiche si condividono delle regole, e questa è la regola che vive e sta vivendo nel Pd. 
Se queste sono le regole, qual è la posta in gioco per quanto riguarda il futuro del Pd? 
Alle elezioni europee, il Pd ha avuto il consenso che sappiamo, e che lo rende il più grande partito europeo. Quando un partito diventa così ampio, come è sempre avvenuto nella storia anche per altri partiti, è normale che contenga in sé anime che a volte su singoli profili politici possono avere delle diversità. Più grande è un partito, più è evidente che possono nascere delle divergenze interne. 
Eppure negli altri partiti non ci sono divergenze come nel Pd. 
È ovvio che se io faccio un partito il cui unico scopo e il cui unico elettorato di riferimento è fatto da quanti portano le scarpe rosse, o un partito molto piccolo, al suo interno non avrò problemi di dissenso. Quando invece si diventa un partito nazione, come è oggi il Pd, ciò porta con sé internamente delle divergenze. Poi le regole della democrazia aiutano a tenere insieme le divergenze e a portarle a un comportamento collettivo. 
Secondo lei D'Alema è davvero intenzionato ad accettare la supremazia di Renzi? 
Non mi piace la parola supremazia e non c'entra con il linguaggio della democrazia. D'Alema conosce le regole delle partite interne alla vita dei partiti e dei congressi, ne ha fatte molte e sa che, ín questo momento, c'è una maggioranza congressuale che non è quella che ha scelto lui. E` giusto che con metodi democratici questa maggioranza porti avanti la sua linea culturale. D'Alema è un campione del principio democratico e non credo che da lui verranno mai problemi di questo genere. 
Quando D'Alema dice che Renzi va avanti solo a slogan, esprime solo un dissenso, o dà voce a una profonda sfiducia nei confronti della credibilità del segretario? 
Ognuno ha il suo modo di comunicare e D'Alema ha sempre avuto il suo modo di fare molto affilato. Chi governa, come fa Renzi, ha poi l'obbligo di dimostrare, con i fatti, avendo un certo tempo a disposizione, che il suo programma è stato portato a realizzazione. 
Che cosa accadrà se, sulle riforme economiche, ci sarà bisogno dei voti di Forza Italia? 
Questo sarebbe un fatto politico molto rilevante e che necessiterebbe di un passaggio parlamentare, perché cambierebbe la maggioranza politica. Ma non ce ne sarà bisogno.

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