mercoledì 2 aprile 2008

Tra l'Expo e via Bovisasca

Vi consiglio di leggere il commento di Gad Lerner pubblicato sulla Repubblica di oggi, o le parole del Cardinale Tettamanzi riportate da un articolo del Corriere della Sera...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

CRONACA - IL COMMENTO
Tra l'Expo e via Bovisasca
di GAD LERNER

"Nutrire il pianeta", è l'ambizioso tema dell'Expo 2015 che ha attirato su Milano i consensi (decisivi) di un'Africa affamata. Ma nel frattempo riuscirà Milano a nutrire le sue poche migliaia di profughi, e magari a rispettarne i diritti umani anche quando impone loro le regole della legalità?
Non sappiamo dove abbiano dormito stanotte le donne incinte e i bambini sgomberati dal campo di via Bovisasca.

Sappiamo solo che la polizia li ha già intercettati nel vagabondaggio prima che raggiungessero altri rifugi illegali come via Colico o il cavalcavia Bacula di Quarto Oggiaro, appositamente ostruito con blocchi di cemento. Né troveranno posto alla Casa della Carità di don Colmegna, completamente satura dopo avere allestito un prefabbricato in cortile per i settanta di via San Dionigi: anche loro sgomberati senza alcuna soluzione alternativa prevista dalle istituzioni. Stava per cominciare l'anno scolastico. Ci furono insegnanti straordinarie che andarono a riprendersi uno a uno i loro bambini dispersi fra campi e dormitori, per dare seguito alla preziosa fatica dell'inserimento sociale.

Sono mesi che le cronache locali tuonano: "Spazzare via i campi rom". Titoli di cui un giorno, troppo tardi, si vergogneranno. Ignorando quel che pacatamente ricordava ieri il sito della Diocesi di Milano: tra gli sgomberati di via Bovisasca (situazione insostenibile che richiedeva un intervento, ma civile) ci sono rom e romeni di altra etnia - che importa? - che lavorano regolarmente nei cantieri della Fiera, con tanto di permesso di soggiorno. Dieci ore al giorno, per sei giorni, pagati 800 euro al mese. Timbreranno il cartellino pure oggi, dopo la notte all'addiaccio, dopo l'inutile tentativo di spostare la baracca un po' più in là, visto che il Comune non ha offerto soluzioni d'emergenza neppure per i figli e le mogli incinte, figuriamoci per i lavoratori della Fiera?

Il dilemma non deve essere considerato fra quelli "eticamente sensibili" da una destra lombarda ansiosissima di salvaguardare la vita nascente, ma indisponibile a scucire un solo euro per villaggi solidali che diano ricovero ai senzatetto già nati. E siccome anche il Partito democratico trova poco glamour rappresentare i diritti degli immigrati, specie se rom, in una campagna elettorale che nel Lombardo-Veneto si affida a capilista confindustriali, il risultato è che in via Bovisasca ci vanno solo gli appassionati di conflitti estremi.

È il set ideale per disfide trash, Daniela Santanché (con o senza tacchi a spillo) contro la candidata rom della Sinistra arcobaleno. Dove tramonta l'idea che Milano, la città che vuole nutrire il mondo, possa cominciare in casa propria a mettere insieme legalità e integrazione. Sgomberi con ricoveri per mamme e bambini. Lavoro regolare per gli immigrati, con soluzioni abitative provvisorie e istruzione garantita ai figli. Cioè proprio le stesse misure elementari che saremmo disposti a finanziare nei campi profughi africani.

In assenza della politica, a ricordarcelo dev'essere ancora una volta l'arcivescovo Tettamanzi: "La legalità è sacrosanta. Ma l'impressione è che qui si stia scendendo abbondantemente sotto i limiti stabiliti dai fondamentali diritti umani". Oppure il Tribunale dei minori che ammonisce il Comune di Milano sui suoi obblighi di tutela dell'infanzia, completamente disattesi.
Sarebbe assurdo suddividere Milano in buoni e cattivi, di fronte alle sue imbarazzanti disuguaglianze e al volto sporco della povertà. C'è da fare fatica, tutti insieme. Ma siamo pur sempre una delle metropoli più ricche e dinamiche del mondo, possibile che nessuno abbia l'autorità e il coraggio di chiedercelo?

(2 aprile 2008)
http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/expo-2015/citta-vetrina/citta-vetrina.html

Anonimo ha detto...

Tettamanzi e lo sgombero: sui rom violati i diritti umani
Cronache

MILANO - Spingono i carrelli della spesa in mezzo agli abbracci di mamme e figli all'uscita da scuola; dentro il buco di una rete; al fianco dei binari. Poi basta, «fermiamoci». Nemmeno la toponomastica di un nomade è infinita. Specie se i carrelli carichi di valige e assi di legno, da nove ore, per sei chilometri, li spingono due rom di 5 e 6 anni. I genitori li accompagnano, ma non li aiutano: tengono in braccio i fratellini neonati. È stato, come con una conferenza stampa fiume l'ha definito il Comune, «lo sgombero del più grande campo nomadi del Nord Italia». È stato, come l'ha definito la Curia con un comunicato avallato dall'arcivescovo Dionigi Tettamanzi, uno sgombero «dove si è scesi sotto il rispetto dei diritti umani». Un rispetto «che imporrebbe qualche tanica d'acqua, del latte per i più piccoli, un presidio medico, qualche soluzione alternativa». Niente di niente. Solo un lungo inseguimento dall'alba a sera: un centinaio di romeni sono stati cacciati dall'area dismessa di via Bovisasca. Trovato rifugio in un campo di via Porretta, avevano quasi ricostruito le baracche che hanno ordinato loro di andar via (non potevano allontanarli prima ed evitare una fatica inutile?). «C'è da augurarsi — si legge nella nota della Curia — che la conquista dell'Expo non diventi il paravento per nascondere i drammi di questa città». Il vicesindaco Riccardo De Corato replica che «non c'è stata violazione dei diritti umani». E del resto, «s'è trattato di allontanamenti seguiti a una politica di moral suasion, di persuasione». La persuasione che ha portato i responsabili dell'ordine pubblico ad avvicinare di volta in volta gli immigrati e dire: «Dovete andar via». O ve ne andate, o ve ne andate.

Domanda, la Curia, per quale motivo «insieme alla dovuta fermezza non si è vista nessuna forma di assistenza elementare». Le ruspe prendevano la carica e mamme interrompevano di corsa l'allattamento, le ruspe abbattevano e altre mamme ancora urlavano che s'era perso un figlio, le ruspe si spegnevano e decine di immigrati vagavano per Milano, sotto il sole, in un penoso esodo raro perfino nella ricca storia cittadina di sgomberi e blitz.

Il Comune ripete che Prodi non ha consentito i rimpatri coatti, «i romeni vanno espulsi». E però, ragiona la Curia, mentre la Lega annuncia il ritorno delle ronde, bisognerà decidersi: «La maggioranza degli immigrati lavora nell'edilizia e in società nella Fiera. Che ne sarebbe dell'imprenditoria milanese senza la manovalanza a bassissimo costo dei romeni?». Alle 18, i romeni che si sono fermati in via Ardissone stanno tutti sotto il ponte. I carrelli sono ancora pieni, i rom di 5 e 6 anni dormono, non li svegliano nemmeno i rumorosissimi treni dei pendolari che passano a dieci metri.

Andrea Galli
02 aprile 2008
http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_02/curia_rom_034f2444-0070-11dd-aec1-00144f486ba6.shtml?fr=box_primopiano

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