lunedì 28 maggio 2012

Cosa c'è dietro i "follower" su Twitter ed i "like" in Facebook?

Bastano 20 o 30 dollari per garantirsi migliaia di seguaci. Ma poi c'è l'effetto boomerang
«Così ho comprato 50 mila follower»
Il racconto dell'imprenditore digitale Marco Camisani Calzolari: «L'80% dei fan delle aziende italiane è fasullo»
Bastano 20 o 30 dollari per garantirsi migliaia di seguaci. Ma poi c'è l'effetto boomerang


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MILANO - «L'80% dei fan e dei follower delle aziende italiane è finto». A sentenziarlo è Marco Camisani Calzolari, imprenditore e professore di Comunicazione aziendale e Linguaggi Digitali allo Iulm, che ha puntato il dito contro l'acquisto di pacchetti di seguaci 2.0. Calzolari si è speso in questo caso in maniera autonoma per (ri)accendere i riflettori sul fenomeno del doping della notorietà sui social network.
EGO DIGITALE - «Ho pagato - racconta a Corriere.it - 20 dollari per ottenere 50mila follower su Twitter e 30 dollari per avere 6mila like sulla mia pagina Facebook». Numeri che fanno comodo ai grandi marchi, a piccole realtà che tentano di emergere, a uomini politici alla ricerca di consensi o, semplicemente, a singoli internauti interessati a pompare il proprio ego digitale. All'interno dei pacchetti di proseliti, spiega Calzolari, ci sono due categorie di utenti: «Quelli finti, creati da un bot (programma che genera automaticamente profili falsi, ndr), e quelli veri e iscritti a portali che propongono l'affiliazione come moneta di scambio». Su Letusfollow.com e Growfollowers.com, parliamo del secondo caso, chi mette a disposizione il suo profilo può acquisire punti utili a loro volta alla conquista di un seguito degno di nota.
IDENTITA' FASULLE - Seoclerks.com è invece il punto di riferimento per chi vuole comprare secchiate di identità inesistenti. E non finisce qui, il portale offre anche link falsi per aumentare l'indicizzazione dei siti e sforna in maniera automatica articoli su un determinato argomento. Basta chiedere e, ovviamente, pagare. Si tratta, secondo Calzolari, di «un mercato nero» che altera il valore delle sponsorizzazioni e della comunicazione in Rete: «Molte web agency agiscono in questo modo e tutti comprano i fan. È ora dire basta».
EFFETTO BOOMERANG - Il boomerang, a dire il vero, è già tornato indietro in più di un caso. L'anno scorso l'allora candidato repubblicano alle presidenziali a stelle e strisce Newt Gingrich è stato pizzicato con il 92% dei follower falsi. Rimanendo fra i nostri confini, Gian Paolo Serino è stato protagonista di un caso analogo due mesi fa. Il giornalista sfoggia tutt'ora 53mila follower, molti dei quali sono a occhio nudo quantomeno sospetti: nomi e biografie improbabili, attività inesistente e provenienze fra le più disparate. Diventato bersaglio di sberleffi in azzurro per qualche ora, Serino aveva confermato di aver pescato nei sopracitati pozzi di San Patrizio con le stesse intenzioni di Calzolari: documentare e denunciare la pratica.
PROFILI E QUOTAZIONI IN BORSA - Per rendersi conto delle proporzioni del fenomeno è sufficiente osservare le statistiche relative all'attività sui social network stessi. Secondo le rilevazioni di Semiocast, a fine 2011 su Twitter era attivo poco più di un milione di persone. Lo scorso febbraio, Twopchart, altra realtà che monitora i cinguettii in modo non ufficiale, ha sbandierato il raggiungimento di quota 500 milioni di profili. In mezzo, i curiosi che hanno abbandonato subito le velleità 2.0 e un esercito di identità create a fini commerciali. Numeri, luci e ombre che alla vigilia dello sbarco in borsa di Facebook fanno riflettere. Venerdì 18 maggio, Mark Zuckerberg potrebbe rastrellare una cifra intorno ai 18 miliardi di dollari . Sul piatto ci sono 800 milioni di profili e l'euforia degli inserzionisti, nel 2011 Fb guardava tutti - Google compreso - dall'alto in basso con il 28% del mercato statunitense delle sponsorizzazioni. Rimane l'incognita, in considerazione di quanto detto, del valore reale del coinvolgimento dell'utenza.
Martina Pennisi16 maggio 2012 (modifica il 17 maggio 2012)

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