sabato 8 febbraio 2014

La comune appartenenza

Sono arrivato a leggere qiuesto articolo in modo indiretto, attraverso il blog di Pippo Civati.
Concordo con Lui: è interessante sapere chi siano gli alleati del PD di letta e Renzi ...

"Vincevo gli appalti del Pirellone
perché erano tutti di Cl come me"

Centocinquantamila mail al vaglio della Procura di Milano raccontano il sistema di corruzione che ruotava intorno alla società di car sharing Kaleidos. Il titolare: "Riuscivo anche a influenzare i bandi"


Il 'metodo Kaleidos'. Una apparentemente modesta società di car sharing di Saronno, nel Varesotto, che improvvisamente, nell'arco di sei anni, mette le mani sui più succosi appalti pubblici regionali e sbaraglia ogni concorrenza. Tutto grazie a un dettaglio, raccontano oggi le carte di un'inchiesta: l'appartenenza dei manager Kaleidos, e dei funzionari regionali chiamati a indire i bandi di gara, alla Compagnia delle Opere. Tutti o quasi. Solo apparentemente aperti al mercato, alla concorrenza, a chi garantiva le condizioni migliori.

Kaleidos, raccontano le carte dell'inchiesta realizzata da carabinieri e Procura, dettava le linee per configurare gare su misura. Consigliava i funzionari regionali sulle condizioni da includere negli appalti, a volte chiedeva perfino che si "alzasse la base d'asta" per ottenere guadagni più vantaggiosi. Ovviamente, per garantirsi una vittoria scontata. Ed erano talmente sicuri di rimanere impuniti che tutte le irregolarità si consumavano senza alcuna precauzione, soprattutto attraverso i messaggi di posta elettronica. Dal 2005, per sei anni, sono stati 150mila quelli che i vertici della società Kaleidos - azienda con sede a Saronno, sulla carta esperta di auto a noleggio per aziende pubbliche e private - si sono scambiati con i funzionari della Regione, di Metropolitana Milanese, Aler e Ferrovie Nord.

I carabinieri del nucleo investigativo di via Moscova le hanno vagliate tutte, arrivando alla conclusione che la società guidata fino a un anno fa dai manager Massimo Vanzulli e Oreste Ceriani (e costituita dalla Compagnia delle Opere), sia riuscita per anni a mettere le mani su appalti pubblici da migliaia di euro, solo "grazie a una rete di collusioni e contatti". 

"La comune appartenenza". A differenza dei tempi di Tangentopoli, gli interlocutori di Kaleidos non vendevano sempre il proprio ruolo, la carica, la funzione per denaro o favori. No. I rapporti con quella che i pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio chiamano "una vastissima rete fra imprenditori e professionisti", nel loro atto d'accusa, andavano avanti grazie alla "comune appartenenza" al movimento di Comunione e liberazione. "Le fonti di prova raccolte - si legge nelle carte della Procura - hanno consentito di delineare un quadro di ampio respiro riguardante un disegno criminale imperniato su Kaleidos e finalizzato a turbare il corretto svolgimento di gare d'appalto di diverse amministrazioni". Ruota tutto intorno alla Compagnia delle Opere, secondo l'accusa. "Un'associazione sorta nel 1986 per iniziativa di soggetti appartenenti agli ambienti ecclesiali di Comunione e Liberazione (né è sostanzialmente la sua propaggine economica), allo scopo di essere un valore aggiunto per gli iscritti". I carabinieri, in un loro rapporto, ricordano anche come il motto della Compagnia sia "lo spirito di mutua collaborazione e assistenza". E anche i principali indagati di questa inchiesta (Vanzulli e Ceriani, soprattutto), "come alti funzionari Kaleidos, sono risultati assolutamente addentro a tale circuito relazionale".

"Sono stato favorito". L'inchiesta a carico dei due manager - sfociata in 16 arresti per corruzione e turbativa d'asta nel gennaio 2013 - si è appena conclusa. Nelle migliaia di pagine di documenti allegati, si scoprono così particolari inediti sullo scandalo Kaleidos. E, questa volta, l'ipotesi dell'accusa viene rafforzata anche dalle ammissioni degli stessi indagati. Di fronte alle mail esplicite tra la società e la Regione, l'ex presidente di Kaleidos, Vanzulli, il 3 luglio scorso, non può negare l'evidenza. "Sicuramente sono a conoscenza - ammette - che i funzionari (della Regione), con cui mi sono relazionato, si rifanno alla comune appartenenza al movimento di Comunione e Liberazione". Vanzulli spiega comunque "che io offrivo un prodotto tecnicamente competitivo", ma subito dopo è costretto ad ammettere come "ritengo che tale comune appartenenza mi abbia favorito". E non basta. Per essere ancora più dettagliati, l'ex manager ricorda ai magistrati come "il valore delle mie capacità relazionali e l'efficacia delle stesse sono riconducibili alla mia appartenenza alla Compagnia delle Opere, appartenenza che ha influito sulla gestione degli appalti oggetto del processo penale".

L'esclusiva con la CdO. Ricapitolando, dunque, nel corso del ventennio della presidenza del governatore Roberto Formigoni (non indagato in questo filone, ma rappresentanza proprio del mondo di Cl), funzionari della stessa area politica avvantaggiavano spudoratamente aziende della "stessa appartenenza". È ancora lo stesso Vanzulli a riconoscerlo: "Ammetto - ricorda ancora - come Sems (società legata a Kaleidos)
 riuscì ad avere un rapporto di esclusiva con i dirigenti della Regione nella strutturazione dei bandi finalizzati all'ottenimento dei contributi pubblici". La spiegazione è sempre la stessa: questo rapporto "è stato favorito", come "i miei rapporti privilegiati" - insiste ancora Vanzulli - dalla "mia appartenenza alla Cdo, nel senso che avevo la possibilità di interloquire con soggetti appartenenti alla area politica omogenea".

Tratto da:  http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/02/07/news/vincevo_gli_appalti_del_pirellone_perch_erano_tutti_di_cl_come_me-77894468/

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