lunedì 3 febbraio 2014

"Non c’è piu’ nulla da valutare scientificamente nel caso Stamina"

LA LETTERA DI PAOLO BIANCO
«Su Stamina non c’è più nulla da dimostrare»
«Il gioco è ormai chiaro: l’Italia non può diventare la piattaforma offshore di terapie proibite negli Stati Uniti»

Caro direttore,
non c’è piu’ nulla da valutare scientificamente nel caso Stamina. Se mai ci fosse, basterebbe che il Ministro rendesse pubblico il protocollo presentato da Stamina nell’agosto 2013 e i rilievi della Commissione. Non saggiamente il Ministero ha imposto alla Commissione il silenzio su quegli atti chiarificatori e poi scelto di non impugnare una sentenza TAR evidentemente impropria. Sorprende ora che il Presidente della Commissione subentrante esterni invece liberamente: senza aver visto carte, senza rappresentare la commissione che presiede e la sua opinione collegiale, ma usando il suo ruolo (non ufficiale) per diffondere personali pregiudizi ideologici. È in corso una guerra antiregolatoria globale promossa da circuiti commerciali internazionali e intesa ad allentare il controllo sul mercato delle terapie. Il caso Stamina è la campagna d’Italia di questa guerra, che persegue ciò che in teoria della scelta pubblica si chiama «cattura regolatoria» - la modifica di regole in pro di interessi commerciali specifici.



Siamo stati testimoni di pressioni lobbistiche di company e businessmen USA sul Ministro della Salute, intese a permettere il marketing di «mesenchimali» senza provarne l’efficacia; di interventi a gamba tesa su questioni nazionali delicate di imprenditori presentati sulla stampa e ricevuti in circoli politici come scienziati; e dell’effetto di quelle pressioni sul Parlamento, che in aprile aveva fatto in Italia esattamente ciò che prima era stato fatto in Messico - derubricare le terapie cellulari a «trapianto» per facilitarne il commercio, abolire la vigilanza dell’AIFA, e ridurre l’Italia all’ennesima stazione offshore del mercato di terapie immaginarie, proibite in USA. Che sia questo ciò che impedisce di chiudere il caso Stamina, lo diciamo da oltre un anno. Ora lo dimostra quel che lo stesso professor Ferrari dice: prezzari e regolazione di farmaci sono cose da affrontare «tutti insieme inclusivamente», attivisti pro-Stamina e gestori di call center in odore di incriminazione compresi; Stamina è l’occasione per fare dell’Italia «il leader dell’ingresso in clinica della scienza» e cose identiche dicono a Panama e in Messico i mercanti di immaginarie terapie staminali anti-tutto.

Dice, il professor Ferrari, che Stamina è «medicina», anzi frontiera del progresso e occasione per occuparsi delle regole. Non si può confondere Stamina con la medicina; ma soprattutto, l’agenda di Ferrari non è quella di una commissione scientifica, tanto quanto il suo profilo professionale non è quello del medico esperto di staminali che servirebbe a una commissione scientifica. Se fosse stata proprio un’agenda politico-commerciale a far scegliere un ingegnere imprenditore biotec, allora il Ministro dovrebbe chiarire qualcosa al Paese. Di materia regolatoria non si occupa un comitato scientifico, nè di certo un imprenditore. Ed è l’AIFA con l’ISS - e non il Ministro, e non il Parlamento e non Ferrari - chi tecnicamente e legalmente approva o blocca ogni sperimentazione clinica, nomine di esperti scientifici e commissioni terze incluse. Invece, AIFA e ISS, organi tecnici del Governo, sono esclusi dalla commissione perchè «di parte» (sic); e sostituiti da un imprenditore con agenda politica, «neutrale» e «attento ai pazienti».

Tra incendio e pompieri, diceva Churchill, non sono neutrale. E non è neutrale una commissione scientifica, nel dire forte e chiaro se è A, o è non-A. E nella commissione che lo ha detto, portatore di «pregiudizio ideologico» - licenziato dal TAR, e prima obbligato dal Ministero al silenzio - era il rappresentante della federazione europea dei malati di malattie rare. La medicina non è oggetto di «saggezza delle folle». Le conoscenze di medico e malato non sono simmetriche, e neanche i rischi. La malattia non rende liberi, rende deboli. È per questo che la medicina non è commercio, ma professione di sapere, e professione vigilata. Per la stessa ragione il mercato dei farmaci è regolato e non un suk mediatico in cui il produttore di terapie parla ai consumatori via web o TV. Ministri e politici prendano le distanze dal business delle pseudoterapie, o faranno grave danno.Caro direttore,
non c’è piu’ nulla da valutare scientificamente nel caso Stamina. Se mai ci fosse, basterebbe che il Ministro rendesse pubblico il protocollo presentato da Stamina nell’agosto 2013 e i rilievi della Commissione. Non saggiamente il Ministero ha imposto alla Commissione il silenzio su quegli atti chiarificatori e poi scelto di non impugnare una sentenza TAR evidentemente impropria. Sorprende ora che il Presidente della Commissione subentrante esterni invece liberamente: senza aver visto carte, senza rappresentare la commissione che presiede e la sua opinione collegiale, ma usando il suo ruolo (non ufficiale) per diffondere personali pregiudizi ideologici. È in corso una guerra antiregolatoria globale promossa da circuiti commerciali internazionali e intesa ad allentare il controllo sul mercato delle terapie. Il caso Stamina è la campagna d’Italia di questa guerra, che persegue ciò che in teoria della scelta pubblica si chiama «cattura regolatoria» - la modifica di regole in pro di interessi commerciali specifici.

Siamo stati testimoni di pressioni lobbistiche di company e businessmen USA sul Ministro della Salute, intese a permettere il marketing di «mesenchimali» senza provarne l’efficacia; di interventi a gamba tesa su questioni nazionali delicate di imprenditori presentati sulla stampa e ricevuti in circoli politici come scienziati; e dell’effetto di quelle pressioni sul Parlamento, che in aprile aveva fatto in Italia esattamente ciò che prima era stato fatto in Messico - derubricare le terapie cellulari a «trapianto» per facilitarne il commercio, abolire la vigilanza dell’AIFA, e ridurre l’Italia all’ennesima stazione offshore del mercato di terapie immaginarie, proibite in USA. Che sia questo ciò che impedisce di chiudere il caso Stamina, lo diciamo da oltre un anno. Ora lo dimostra quel che lo stesso professor Ferrari dice: prezzari e regolazione di farmaci sono cose da affrontare «tutti insieme inclusivamente», attivisti pro-Stamina e gestori di call center in odore di incriminazione compresi; Stamina è l’occasione per fare dell’Italia «il leader dell’ingresso in clinica della scienza» e cose identiche dicono a Panama e in Messico i mercanti di immaginarie terapie staminali anti-tutto.

Dice, il professor Ferrari, che Stamina è «medicina», anzi frontiera del progresso e occasione per occuparsi delle regole. Non si può confondere Stamina con la medicina; ma soprattutto, l’agenda di Ferrari non è quella di una commissione scientifica, tanto quanto il suo profilo professionale non è quello del medico esperto di staminali che servirebbe a una commissione scientifica. Se fosse stata proprio un’agenda politico-commerciale a far scegliere un ingegnere imprenditore biotec, allora il Ministro dovrebbe chiarire qualcosa al Paese. Di materia regolatoria non si occupa un comitato scientifico, nè di certo un imprenditore. Ed è l’AIFA con l’ISS - e non il Ministro, e non il Parlamento e non Ferrari - chi tecnicamente e legalmente approva o blocca ogni sperimentazione clinica, nomine di esperti scientifici e commissioni terze incluse. Invece, AIFA e ISS, organi tecnici del Governo, sono esclusi dalla commissione perchè «di parte» (sic); e sostituiti da un imprenditore con agenda politica, «neutrale» e «attento ai pazienti».

Tra incendio e pompieri, diceva Churchill, non sono neutrale. E non è neutrale una commissione scientifica, nel dire forte e chiaro se è A, o è non-A. E nella commissione che lo ha detto, portatore di «pregiudizio ideologico» - licenziato dal TAR, e prima obbligato dal Ministero al silenzio - era il rappresentante della federazione europea dei malati di malattie rare. La medicina non è oggetto di «saggezza delle folle». Le conoscenze di medico e malato non sono simmetriche, e neanche i rischi. La malattia non rende liberi, rende deboli. È per questo che la medicina non è commercio, ma professione di sapere, e professione vigilata. Per la stessa ragione il mercato dei farmaci è regolato e non un suk mediatico in cui il produttore di terapie parla ai consumatori via web o TV. Ministri e politici prendano le distanze dal business delle pseudoterapie, o faranno grave danno.

Paolo Bianco, direttore del laboratorio di cellule staminali La Sapienza, Roma

3 febbraio 2014
Tratto da:  http://www.corriere.it/salute/14_febbraio_03/su-stamina-non-c-piu-nulla-dimostrare-5a3faed4-8cb7-11e3-b3eb-24c163fe5e21.shtml


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