15/2/2014 Perché mi sono astenuta in Direzione
di Margherita Miotto
Il Pd di Renzi dà il ben servito a Letta e promette un nuovo esecutivo che realizzi le riforme finora disattese. Per il segretario si tratta di portare a compimento gli impegni presi con le primarie, di realizzare il mandato ricevuto da due milioni di elettori. Ma è davvero così?
Il voto di giovedì ha smentito platealmente le dichiarazioni con cui il segretario rassicurava il presidente del Consiglio, negando di rivendicare per sé la poltrona di palazzo Chigi.
Fino a una settimana fa Renzi si presentava come il protagonista delle riforme istituzionali propedeutiche ad una nuova stagione politica da inaugurare dopo le elezioni e proponeva un nuovo assetto statuale accanto ad una azione di pungolo nei confronti di Letta, sollecitato dal Pd a una ripartenza programmatica. Ripartenza indispensabile ad un governo di fatto paralizzato dall'ambiguità delle larghe intese e che anche per questo non era riuscito ad aggredire i problemi del paese.
Un rischio che avevamo intravisto fin dall'inizio del percorso di Letta e che aveva motivato la nostra astensione nella riunione di direzione che approvò lo formula di un governo di necessità guidato dall'allora vicesegretario del partito.
In direzione è stato approvato un documento che non supera l'equivoco delle larghe intese e in cui la ripartenza è stata sostituita con il licenziamento. Un breve dispositivo che di fatto lascia al segretario carta bianca sui contenuti della svolta, sul programma e sugli strumenti dell'azione di governo che nelle intenzioni dovrebbe coprire l'intera legislatura. Per questo non ho condiviso il modo e l'assenza di contenuto politico della scelta che ci veniva chiesto di ratificare e mi sono astenuta.
Con le primarie abbiamo scelto il segretario del partito e non un presidente del Consiglio. Non sappiamo come Renzi intenda affrontare i nodi della crisi economica, come e se vuole correggere gli impegni già assunti con l'Europa, a cominciare dalla spending review nella pubblica amministrazione. Non sappiamo quale sarà la strategia fiscale e quali gli impegni per il lavoro, la sanità, la scuola, le famiglie e i giovani. Non conosciamo dove e come troverà le risorse necessarie alla svolta annunciata. Abbiamo solo sentito l'elogio dell'ambizione e la retorica del rischio. Troppo poco per un paese che è allo stremo ma troppo poco anche per un Pd che si gioca il futuro.
Ha seduto al Consiglio regionale del Veneto per tre legislature consecutive (1990, 1995 e 2000), in quota rispettivamenteDC, PPI, DL e Lista Cacciari. Attualmente aderisce al Partito Democratico, facendo riferimento alla corrente Democratici Davvero.
È entrata alla Camera dei Deputati con le politiche del 2008, venendo riconfermata alle politiche del 2013.
Dal 24 febbraio 2009 il Segretario del PD Dario Franceschini (già Vicesegretario di Veltroni nominato leader del Pd dopo le sue dimissioni dalla Segreteria nazionale) lo nomina Presidente nazionale del Forum Affari regionali del Pd.
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