lunedì 13 ottobre 2014

Che succede quando onesti incapaci diventano Sindaci o Assessori?

Cito una affermazione dal Blog di Aldo Giannuli per proporre una riflessione sulla selezione della classe politica locale (e non solo).


Un sindaco privo sia di esperienze amministrative, che di preparazione politica cosa volete che combini?

In primo luogo, succede che gli apparati burocratici (uffici tecnici, vigili, dirigenza amministrativa, società collegate ecc.) se li mangiano, continuando a fare i propri comodi.
...

Il fatto è che questo è il risultato di una certa retorica antipolitica per cui si pensa che onestà ed estraneità alla vita politica siano un buon viatico. Come se scegliessimo il primario di un ospedale sulla base di criteri come la fedeltà alla moglie e l’assoluta mancanza di esperienze ospedaliere!

L’onestà personale è un pre requisito importante in politica ma non è affatto sufficiente. Sosterrò sempre che un corrotto competente sarà sempre preferibile ad un onesto incapace.

Che ne pensate?

L'intero articolo è disponibile su:
e  si intitola:
Doria, De Magistris, Pisapia, Marino: ma che disastro che sono questi sindaci “arancione”!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Segnalo un altro interesannte articcolo sull'argomento:

http://www.aldogiannuli.it/2014/10/perche-onesta-in-politica-serve-a-poco/#more-4269

Ora vi spiego perché l’onestà in politica serve a poco.
Già vedo le facce esterrefatte di molti lettori che staranno pensando che sia impazzito, che stia facendo la difesa di ufficio dei ladri di regime ecc. Nulla di tutto questo. E se avrete la bontà di seguirmi, capirete in che senso sostengo che l’onestà non è affatto la cosa più importante in politica, ma solo un modesto prerequisito. Sia chiaro che non sto affatto dicendo che rubare sia un peccato veniale o un trascurabile vizietto che si può benissimo sopportare. Assolutamente no. Rubare denaro pubblico è un gesto assolutamente odioso che delegittima la democrazia (spesso affetta dalla corruzione) e crea disfunzioni sistemiche anche gravi. Dunque, non è una bagatella da giustificare o sopportare, e cacciare i politici corrotti è un obbligo di primaria importanza. Ma, mentre la percezione di quanto sia cattiva la corruzione dei politici, non c’è affatto quella di quanto in politica sia pericolosa l’inettitudine (poco importa, se per impreparazione o stupidità). C’è poco da fare: il cretino fa tenerezza, si è convinti che, poverino, sbaglia in buona fede, per cui, pazienza se non ne imbrocca una, non lo fa apposta. Ed anche l’impreparato può contare su un certo tasso di comprensione: si ha sbagliato, ma imparerà. Insomma, pur di evitare un corrotto possiamo accontentarci di un cretino o un ignorante totale che non faranno grandi cose, ma neppure grandi disastri.

Anonimo ha detto...

Da un punto di vista di etica individuale, questo atteggiamento ha una sua giustificazione: la ridotta capacità di intendere è una attenuante. Ma questo criterio può essere applicato nel campo della morale politica e del giudizio sulla conduzione della cosa pubblica? Ovviamente, la cosa va considerata dal lato degli obiettivi da raggiungere e dei guasti che possono prodursi.

Siamo sicuri che l’onesto sia sempre da preferire al corrotto?

Facciamo un esempio: abbiamo tre chirurghi, il primo bravissimo, ma un vero delinquente (prende tangenti sulle forniture dell’ospedale che dirige, rilascia certificati compiacenti ai mafiosi detenuti, trucca le perizie, abusa delle infermiere, usa le strutture dell’ospedale per gli esami privati… uno schifo di uomo). Il secondo è un vecchio chirurgo, persona onestissima, incapace di appropriarsi di una matita, una vera perla di uomo, però una frana come medico: il 25% dei pazienti operati riporta menomazioni permanenti o non sopravvive all’operazione. Il terzo è un neo laureato che non ha mai fatto una sola operazione e c’è motivo di dubitare che sappia da che parte si tiene il bisturi, però è un ragazzo pieno di entusiasmo e di voglia di fare. Da chi vi fate operare?

Credo che, a parte i più fanatici devoti della crociata della moralità, la maggior parte di voi, pur bestemmiando fra i denti, sceglierebbe il primo. E cosa vi fa pensare che la politica sia diversa dalla chirurgia? Noi non dobbiamo scegliere “Mister onestà” o proclamare santo qualcuno, dobbiamo scegliere il miglior chirurgo o il politico più in grado di risolvere i problemi del paese che, talvolta, richiedono la capacità di fare una grande politica. E qui già sento la solita batteria di luoghi comuni: “ma come faccio a fidarmi di un disonesto mettendogli in mano la mia vita?” “un corrotto pensa solo al suo vantaggio personale, per cui non ha alcun interesse a fare una grande politica”, e via di seguito.

Debbo deludervi, l’esperienza storica insegna che molti grandi sono stati autentici banditi: avete ide dei traffici del “signor” Giulio Cesare? O della grande disinvoltura di Napoleone in materia di denaro pubblico? Danton era un corrotto terrificante, ma non c’è dubbio che sarebbe stato assai preferibile che vincesse lui al posto di quel fanatico dell’Incorruttibile Robespierre. E di Cavour che mi dite? Con il denaro pubblico fece scavare il grande canale che oggi porta il suo nome e che, del tutto incidentalmente, ha irrigato essenzialmente terre che gli appartenevano. Garibaldi? Il figlio letteralmente rubò 1 milione del tempo al Banco di Napoli e tentò una maxi speculazione con il progetto della deviazione del Tevere e sempre con la protezione e benedizione paterna (anche se va detto che Garibaldi, genio militare, politicamente era un vero imbecille). Giolitti? Un super disonesto che, però, fu un grande riformista e che avrebbe tenuto il paese fuori dal carnaio della I guerra mondiale, a differenza di Salandra che ce lo portò, per di più sbagliando tutto nella conduzione politico militare, però era più onesto del suo predecessore. Lyndon Johnson non era esattamente uno stinco di santo, ma fu il presidente più progressista e riformatore dopo Roosevelt.

Anonimo ha detto...

Dunque, non è necessario che un corrotto o un faccendiere non debba essere capace di sviluppare una grande politica. E, cosa più importante, non è affatto sicuro che un onesto non produca disastri molto maggiori. Il generale Maurice Gamelen, capo dello Stato maggiore Francese nel 1940, era un soldato integerrimo, al di sopra di ogni sospetto, con un libretto personale da mostra: sotto il suo comando la Francia perse la guerra in quattro settimane e le truppe tedesche sfilarono sotto l’arco di trionfo. Pio X? Un santo, però fu anche uno dei peggiori papi del Novecento, persecutore del modernismo, impedì ogni rinnovamento della Chiesa. Laurentj Beria era personalmente disinteressato e non accumulava privilegi e benefici, ma fu un criminale responsabile delle peggiori repressioni di epoca staliniana (ma qui entriamo nel capo dei fanatici che sono un capitolo a parte). Il Presidente americano Herbert Hoover non era particolarmente chiacchierato sul piano morale, ma fu un totale incapace che portò gli Usa al disastro nella crisi del 1929, E di Salandra abbiamo detto.

Debbo continuare? Anche per questo è bene ricordarsi che l’incompetenza è la maggior forma di disonestà: se non sei pari al compito che ti è assegnato, ma resti al tuo posto, se il peggiore delinquente che si possa trovare. Come si vede, molti dei maggiori disastri sono ascrivibili più alle scelte di personaggi inetti che a personaggi corrotti. E questo ha una spiegazione: il corrotto non necessariamente deve essere un incapace, o essere disinteressato verso il suo paese, anzi, se è uno intelligente, ha tutto l’interesse ad allevare al meglio la “gallina che gli dà le uova d’oro”. Il che non costituisce l’autorizzazione a rubare a man salva, anche perché, poi, i corrotti non sono tutti Cavour, Danton e Giulio Cesare.

Il punto è che un corrotto puoi sempre sorvegliarlo, circondarlo di persone oneste e capaci, creare un sistema di controlli e , al limite, punirlo ecc. Ma con un cretino cosa puoi fare? Qualora arrivasse una emergenza che esige genialità, prontezza di riflessi, inventiva ecc., il governante capace, intelligente e preparato forse sarà all’altezza della situazione, anche se dovesse essere un corrotto, mentre è certo che l’inetto sbaglierà tutto provocando catastrofi, anche se fosse il più onesto degli uomini. Stendhal diceva che “l’onestà è la virtù dei mediocri”. Forse un tantino esagerava a sminuire l’importanza dell’onestà, che, tutto sommato, resta un valore positivo. Ma non sbagliava di molto, se considero il “festival della mediocrità” che stiamo vivendo, dove l’”onestismo”, insieme alla non violenza, al buonismo ed all’ ambientalismo fanatico è uno dei principali ingredienti della torta alla glassa della sinistra “politicamente corretta”.

Anteporre l’onestà alla competenza è una delle più sicure stimmate dell’antipolitica corrente. Un segno di grande modestia intellettuale. In politica, convinciamocene, serve un pizzico di cinismo (ho detto un pizzico, non una badilata!). Questo, ripeto ancora, non vuol dire che dobbiamo tollerare, giustificare e consentire i furti ai danni del bene pubblico, ma che dobbiamo imparare a temere l’inettitudine, l’ignoranza e la stupidità come mali assai peggiori. E dunque, vogliamo punire i disonesti? Benissimo, aprire le celle, ma solo dopo aver convocato il plotone di esecuzione per gli imbecilli.

Aldo Giannuli

Franco Gatti ha detto...

Ovviamente sarebbe meglio avere persone oneste e competenti.
ma non è detto cche abbiano la capacità di farsi eleggere o nominare...
Franco

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