Bagarre su Stamina, l'ultimatum del ministro
ROMA - Dopo le accuse di plagio rivolte al metodo Stamina, gli scienziati chiedono lo stop delle sperimentazioni, che costeranno allo Stato 3 milioni. Ma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin vuole andare avanti con i test e invita Davide Vannoni - presidente della Fondazione Stamina - a consegnare al più presto i protocolli che contengono le "istruzioni per l'uso" del metodo al centro della bufera. Vannoni ha già rinviato l'appuntamento tre volte.
Martedì la rivista scientifica Nature aveva pubblicato le prove del plagio: due immagini allegate da Stamina a una richiesta di brevetto negli Usa sarebbero state copiate da due lavori di un'équipe di biologi ucraini. Viene così a cadere la tesi sostenuta da Vannoni: che le cellule staminali prelevate dal midollo osseo, se trattate secondo il suo metodo, si trasformino in neuroni e possano curare svariate malattie neurodegenerative.
Con questa promessa, dal 2011 a oggi, 140 pazienti con 33 patologie diverse (dalla Sla al Parkinson, dall'epilessia a una sindrome endocrina) si sono rivolti al giudice per chiedere il trattamento di Stamina. «La denuncia di Nature è grave e desta preoccupazione» ha esordito la Lorenzin. Che però non deflette dalla sua linea: «Vannoni ha un'unica strada, che è quella tracciata dal Parlamento. Consegnare il protocollo senza trattative». Da Torino intanto è arrivata ieri un'altra cattiva notizia per Stamina. Con un poco lusinghiero paragone al caso Di Bella, il giudice del lavoro Vincenzo Ciocchetti ha emesso un'ordinanza che nega le cure compassionevoli a Erika e Salvatore Bonavita, due fratelli affetti dalla malattia neurodegenerativa NiemannPick. «Bisogna difendere i pazienti e i parenti dalle proposte terapeutiche miracolistiche» scrive il giudice. Nell'ordinanza sono riepilogate le accuse del procuratore Raffaele Guariniello contro Vannoni, in concorso con altre 11 persone: «Associazione a delinquere finalizzata alla truffa per aver dichiarato di esercitare un'attività senza fini di lucro, ma di fatto volta a pretendere ed ottenere da ciascun paziente o familiare, somme di denaro sino a 50 mila euro; commercio e somministrazione di medicinali imperfetti; esercizio abusivo del commercio di prodotti medicinali: truffa per aver promesso a 9 pazienti indimostrati effetti terapeutici, percependo somme da 25 a 48 mila euro».
Nonostante queste premesse, anche Bruno Dallapiccola sostiene che sia giusto procedere con la sperimentazione. Il genetista che dirige il Bambin Gesù di Roma è uno degli esperti scelti dal Ministero per sovrintendere alla sperimentazione (che durerà 18 mesi). «Per partire abbiamo bisogno dei protocolli di Vannoni. Se gli elementi non saranno sufficienti dal punto di vista scientifico dovremo integrarli. Poi sceglieremo le malattie da trattare, il numero di pazienti e il laboratorio dove lavorare le staminali. Ci vorranno alcune settimane per partire. Ma alla fine, alla domanda se Stamina funziona sapremo rispondere con un sì o un no».
L'Osservatorio Scienza e Società ha appena pubblicato i dati sul rapporto tra italiani e cure compassionevoli. Il 63,1% sostiene che, in caso di grave malattia, ciascuno dovrebbe essere libero di curarsi con terapie non approvate. «Tentarle tutte, a prescindere da ciò che dice la scienza, è una caratteristica che non notiamo oggi per la prima volta. E la medicina, pur in buona fede, paga il prezzo dei suoi annunci ottimistici» commenta il direttore dell'Osservatorio, Massimiano Bucchi dell'università di Trento.
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