mercoledì 24 luglio 2013

Dobbiamo iniziare a guardare oltre. Ci sono momenti in cui chi ha una responsabilità istituzionale, al di là di colpe che può o non può avere avuto, deve trarre le conseguenze...

Bindi: «Il Pd non può identificarsi con il governo. Niente rinvii, va fatto il congresso.»
di Tommaso Labate - da Corriere della sera, 23/7/2013


«Il sostegno del Pd al governo dev'essere leale. Ma non posso sentir parlare di patti di legislatura. Anche perché plasmare interamente il partito sull'azione di un governo d'emergenza sarebbe l'abbandono della nostra idea originaria di futuro e di cambiamento. Dobbiamo iniziare a guardare oltre». 

Sembra l'inizio di una mozione congressuale.

«Lo è. Tra qualche giorno con le persone a me più vicine presenteremo una mozione per il  congresso». Rosy Bindi, che del Pd è stata la presidente, torna a fare battaglia politica nel partito. E a domanda risponde che «no, in nessun caso mi candiderò io stessa alla leadership. Questo lo possiamo escludere». 

Non si può escludere, però, che venga fuori un candidato proposto dalla sua area.

«Seguo la linea di Epifani e parlo prima di contenuti e solo dopo di persone. Ne anticipo tre. Primo, il Pd sostiene il governo Letta ma non può identificarsi col governo Letta. Secondo, serve un cambio di rotta sulla crisi e sul paradigma economico-sociale che ha prodotto la crisi. Terzo, il Pd deve finalmente diventare un'associazione di militanti e non di funzionari, aperta alle domande e alle inquietudini della società». 

Sempre che il congresso non venga rinviato per evitare tensioni al governo.

«Io sono contraria all'ipotesi del rinvio. Il partito ha bisogno di ricostruzione del presente e di coraggio per il futuro. Inoltre, se cominciamo col dire che il congresso non si fa per evitare problemi al governo, direi che partiamo col piede sbagliato. Dobbiamo fidarci...». 

Lei si fida, per esempio, di Matteo Renzi?

«Non voterò per Renzi, anzi lavoro per trovare un candidato forte e alternativo a lui. Confido che chi si candida alla segreteria sarà in futuro il candidato alla presidenza del Consiglio. Ma da subito dovrà fare il segretario e sostenere il governo. Comunque sia, un congresso serve e anche presto. Serve per ricostruire il Pd, per chiarirsi le idee, per rilanciare il partito e disegnarne i nuovi orizzonti». 

Prima di delineare gli orizzonti, forse serve fare chiarezza sul passato, anche recente. Pensa che il Pd sia uscito con le ossa rotte dal caso kazako?

«Uscire con ossa rotte è una formula un po' impegnativa. Diciamo piuttosto che siamo usciti molto provati da una vicenda ancora opaca, che ha fatto male alla nostra democrazia e all'Italia, visto che in campo internazionale non ci abbiamo fatto una gran figura». 

Lei pensa che Alfano dovesse dimettersi?

«Vede, io non ce l'ho con Alfano. Anzi, devo dire che ho stima di lui. Detto questo, ci sono momenti in cui chi ha una responsabilità istituzionale, al di là di colpe che può o non può avere avuto, deve trarre le conseguenze. Alfano avrebbe dovuto abbandonare il Viminale rimanendo vicepremier. E questo sia per preservare la sua funzione politico istituzionale sia per non indebolire il governo». 

Ma è stato Giorgio Napolitano, prima ancora del premier Letta, a dire che Alfano non aveva alcuna responsabilità oggettiva per...

«Lo dico sommessamente e con grande rispetto del Capo dello Stato. Ma l'articolo 95 della Costituzione («I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri», ndr) per me vale di più del discorso di Napolitano». 

E adesso? Anche lei chiede un rimpasto?

«Eviterei di usare termini antichi per cose nuove. Però sono d'accordo con la necessità, sottolineata anche da Luigi Zanda nel suo intervento al Senato, di diradare le pesanti ombre che ci sono su questo caso. E poi, serve un rafforzamento dell'azione di governo. Che si ottiene in tanti modi. Con un rilancio del programma dell'esecutivo e un ulteriore impegno del Pd a fare meglio, certo. Ma anche, e questo non possiamo nasconderlo, con interventi sulla compagine ministeriale». 

Il famoso tagliando settembrino?

«Guardi, io penso che, nei limiti della situazione data, Letta stia facendo bene. Tra l'altro bisogna ammettere che in campo internazionale Enrico ci sa fare. Però adesso serve più coraggio, molto più coraggio nell'azione di governo. Il Pd non è nato per sostenere governi d'emergenza. Li sostiene se c'è l'emergenza. Ma il nostro orizzonte è un altro. E di questo dobbiamo parlarne da subito, in Direzione, senza aspettare il congresso».

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