domenica 21 luglio 2013

Riflessioni sul PD: David Arboit

Se non fosse costretto ad approvare "cose" come le utlime dichiarazioni della maggioranza di Buccinasco sarebbe senz'altro meglio..., ma quando parla di politica nazionale David si mostra spesso informato e lucido.
Segnalo il suo ultimo intervento sul sito del PD di Buccinasco:   LINK

PIERLUIGI BERSANI, ENRICO LETTA, E IL PROFILO DEL BUON PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI - LUG 21
di David Arboit
Quello che Bersani non ha capito

Ora ho capito perché Pierluigi Bersani, il figlio del benzinaio di Bettola, non avrebbe mai potuto diventare Presidente del Consiglio. Bersani non aveva una storia adatta e quindi è stato ritenuto, in ultima istanza, persona non idonea.
Nato e cresciuto politicamente nel Partito Comunista Italiano, Bersani ha seguito tutto il percorso del politico di professione: da Consigliere comunale, a Consigliere regionale, quindi Assessore regionale e poi presidente della Regione Emilia Romagna e infine Ministro dei governi Prodi. Una vita dedicata a servire lo Stato, come amministratore prima locale poi nazionale, e nello stesso tempo una vita dedicata al suo partito (PCI, PDS, DS, PD) e alla sinistra italiana.

Se si analizza, invece, la storia politica dei presidenti del consiglio italiani da tangentopoli in poi, si nota subito una netta differenza. Tutti i Presidenti del Consiglio a partire dal 1994 ad oggi sono stati membri dell’Aspen Institute o molto vicini all’istituto: sono Amato, Prodi, D’Alema, Monti ed oggi Enrico Letta. Tra gli Aspen non c’è il Silvio nazionale, ma tra i padri fondatori dell’Aspen Italia c’è Gianni Letta, che è come dire Berlusconi, e tra i membri Confalonieri, Frattini e Tremonti.
Ma che cosa è l’Aspen? «The Aspen Institute nasce negli Stati Uniti nel 1950 – troviamo scritto nel sito italiano https://www.aspeninstitute.it – per iniziativa di un gruppo di intellettuali e uomini di affari americani convinti della necessità di rilanciare il dialogo, la conoscenza e i valori umanistici in una realtà geopolitica internazionale complessa e in evoluzione, appena uscita dalla devastante esperienza della Seconda Guerra Mondiale. In Italia l’Istituto inizia la propria attività nel 1984 con una forte caratterizzazione transatlantica, oggi ancora ugualmente molto presente. Ha attualmente una sede centrale a Roma, un ufficio a Milano e uno a Venezia.»
Qual è la missione dell’Aspen? «La missione di Aspen Institute Italia – scrivono sempre nel suddetto sito – è l’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni.»
Qual è il metodo dell’Aspen? «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto ed il dibattito “a porte chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva.»
Come si entra a far parte di Aspen? «I Soci Ordinari, personalità italiane e internazionali provenienti dal mondo accademico, politico, culturale e dei media, sono chiamati a far parte dell’Associazione dal Comitato Esecutivo».
Il Comitato esecutivo dell’Aspen Italia è composto da: «Luigi Abete,
Giuliano Amato,
Lucia Annunziata,
Sonia Bonfiglioli,
Giuseppe Cattaneo,
Fedele Confalonieri,
Fulvio Conti,
Enrico Tomaso Cucchiani,
Gianni De Michelis,
Umberto Eco,
John Elkann,
Jean-Paul Fitoussi,
Franco Frattini,
Gabriele Galateri di Genola,
Gianni Letta,
Emma Marcegaglia,
Francesco Micheli,
Paolo Mieli,
Mario Monti,
Mario Moretti Polegato, Lorenzo Ornaghi,
Riccardo Perissich,
Angelo Maria Petroni,
Mario Pirani,
Romano Prodi,
Alberto Quadrio Curzio,
Giuseppe Recchi,
Gianfelice Rocca, Cesare Romiti,
Paolo Savona,
Carlo Scognamiglio,
Lucio Stanca,
Robert K. Steel, Giulio Tremonti,
Beatrice Trussardi,
Giuliano Urbani,
Giacomo Vaciago,
Giuseppe, Vita, Elena Zambon.»
Hanno l’onore di essere stati cooptati nell’Aspen: Enrico Letta, Massimo D’Alema, Giorgio Napolitano, Corrado Passera, Cesare Geronzi, Francesco Caltagirone, Mario Draghi, Sergio Marchionne, Luca Cordero di Montezemolo.
È chiaro, insomma, che l’Aspen non è una roba per tutti.
Chiaramente bipartisan, questo think tank «con una forte caratterizzazione transatlantica», lo ammettono loro stessi, è evidentemente una scuola per presidenti del consiglio e per uomini di governo, a prescindere dalla schieramento politico in cui si pongono. E ne sforna a getto continuo con una straordinaria regolarità e lungimiranza. Avrebbe dovuto capirlo Bersani che per diventare Presidente del Consiglio era qui che doveva “studiare” e soprattutto essere promosso. Caro Pierluigi quello che non hai capito è che chi diventa Presidente del Consiglio in Italia deve passare l’esame dell’Aspen per verificare che, a prescindere dallo schieramento politico in cui si colloca, conosca e promuova «valori, conoscenze e interessi comuni». Tutti diversi ma in fondo tutti uguali quelli dell’Aspen.
Tra i soci di Aspen la solidarietà in nome di «valori, conoscenze e interessi comuni» è praticata regolarmente da sempre ed è così solida che può avere effetti anche nel lungo periodo (leggi qui).
Detto questo, l’attuale governo di unità nazionale e il progetto della grande coalizione assumono un significato differente: l’idea di una scelta temporanea ed emergenziale, tanto necessaria quanto accidentale, potrebbe apparire come una foglia di fico posta a copertura di un progetto politico di lunga durata e di ampio respiro.
Enrico Letta e il governo dei vedroidi
Per definire il governo guidato da Enrico Letta circolano un sacco di aggettivazioni: provvisorio, di emergenza, delle larghe intese, di pacificazione nazionale ecc. Tra i tanti, l’aggettivo che meglio lo definisce però è “straordinario”. È l’ambiguità di questa parola che rende maggiormente l’immagine e la sostanziale ambiguità della compagine governativa. Ma si potrebbe anche definire il governo dei vedroidi. Come mai? Perché molti dei suoi membri fanno parte dell’associazione veDrò.
Che cosa è veDrò?
«VeDrò è un think net – leggiamo nell’omonimo sito – nato per riflettere sulle declinazioni future dell’Italia e delineare scenari provocatori, ma possibili, per il nostro Paese.
Sulla scena dal 2005, la nostra è una rete di scambio di conoscenza formata da più di 4.000 persone: professori universitari, imprenditori, scienziati, liberi professionisti, politici, artisti, giornalisti, scrittori, registi, esponenti dell’associazionismo.»
I politici che ne fanno parte sono (vedi sito): «Angelino Alfano, Angelo Argento, Anna Maria Bernini, Francesco Boccia, Lorenza Bonaccorsi, Giulia Bongiorno, Ernesto Carbone, Mara Carfagna, Stefano Dambruoso, Vito De Filippo, Paolo De Castro, Nunzia De Girolamo, Paola De Micheli, Filippo Del Corno, Benedetto Della Vedova, Michele Emiliano, Massimiliano Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Roberto Gualtieri, Enrico Letta, Mauro Libè, Maurizio Lupi, Marianna Madìa, Giovanna Melandri, Marco Meloni, Alessia Mosca, Andrea Orlando, Filippo Patroni Griffi, Renata Polverini, Laura Ravetto, Matteo Renzi, Debora Serracchiani, Marco Stradiotto, Flavio Tosi, Adolfo Urso, Raffaele Volpi.»
Fa colpo vedere affiancati nomi come Renata Polverini, Laura Ravetto, Matteo Renzi, Debora Serracchiani, ma la cosa ci sta nell’ottica sempre del bipartisan, del siamo tutti sulla stessa barca e remiamo per il bene dell’Italia, del basta ideologie e contrapposizioni e destra e sinistra, per la pacificazione nazionale, per risolvere i problemi del paese.
Chi sono i ministri vedroidi: Enrico Letta, Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Nunzia di Girolamo (quella che ha il marito del PD, Francesco Boccia; si saranno sposati perché sono vedroidi, e comunque il Boccia compare in TV un giorno sì e uno no; vuoi vedere che i vedroidi hanno occupato anche le TV?), poi Andrea Orlando, Filippo Patroni Griffi (sottosegretario).
Che cosa vuole veDrò? «Riflettere sulle declinazioni future dell’Italia», leggiamo nel “cosa” di presentazione del sito, con il metodo del «analizzare temi e fenomeni senza barriere ideologiche o tesi precostituite». Eccoci di nuovo nel pensiero postideologico, nello «scenario provocatorio» dove destra e sinistra sono rottamate da un’intelligenza concreta, tecnica, pratica, che va oltre…
Il messaggio lanciato a tutti i vedroidi dal Presidente dell’associazione, e che compare subito nella home page del sito, ci aiuta a capire qualcosa di più.
Il metodo veDrò nasce «per scavalcare gli steccati degli schieramenti» perché caratterizzati da «orizzonti, a nostro avviso, troppo asfittici e limitati» Io nel PD non mi sono mai sentito né asfittico né limitato, sarà perché sono di corte vedute e non intravvedo l’orizzonte dell’oltre, dell’aldilà degli schieramenti. Miei limiti.
Il metodo veDrò è tale per cui «bipartisan significava ben più di un mero dialogo tra la maggioranza di governo e le opposizioni del momento, ma voleva piuttosto dire apertura e capacità di superare tic ideologici, pregiudiziali politiche, autocensure diplomatiche. Voleva dire confronto aperto, orizzontale, paritario». Insomma tutti diversi ma tutti uguali, tutti orizzontali, e soprattutto di nuovo senza pregiudiziali politiche o ideologiche.
È grazie a questo metodo che veDrò diventa «un laboratorio in servizio permanente effettivo, ormai autonomo anche dalla politica: un flusso continuo di tavoli, incontri, seminari, iniziative che permette a veDrò di affermarsi come protagonista non secondario nel dibattito politico e culturale».
Poi accade qualcosa di nuovo e di straordinario: «con questo esecutivo “straordinario”, ma soprattutto con l’evidente scarto generazionale rispetto alle passate esperienze, era come se – passatemi l’esagerazione che non deve apparire figlia di enfasi retorica – ce l’avessimo fatta e il nostro appuntamento si fosse trovato improvvisamente dall’altra parte della cattedra.» In soldoni veDrò  è andato al governo!
Ecco, la Presidenta di veDrò lo ammette candidamente, il nostro sogno si è realizzato, ce l’abbiamo fatta.
Da tutto quanto precede si deduce che:
• per i vedroidi il governo Letta è tutt’altro che un governo provvisorio;
• la discussione/polemica Renzi/Letta appare qualcosa di artificioso e Matteo Renzi, a differenza di Bersani, pare sia salito sul carro giusto, quello della indifferenza delle differenze (destra-sinistra), per diventare Presidente del Consiglio;
• il metodo e gli obiettivi di veDrò paiono straordinariamente omogenei a quelli dell’Aspen Institute Italia, a parte il maquillage nuovista e giovanilista.
Carissimo Pierluigi
Carissimo Pierluigi Bersani, tu non sei un aspenoide e neppure un vedroide e io per questo ti stimo, e io per questo sono convinto che l’Italia ha perso un’occasione d’oro quando ti hanno sabotato come Presidente del Consiglio. Aspenoidi e vedroidi alla fine altro non sono che gattopardi e il loro principio vero è “cambiare tutto per non cambiare niente”. Per loro la politica e la democrazia sono solo una partita di giro dove vincono sempre le oligarchie tecnocratiche.
Io e te, invece, stiamo col popolo. Sì, meglio populisti.




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