Il capogruppo dei senatori Zanda: governo timido, agiremo noi
Somministrate le infusioni a due bimbi, altre due bimbe in attesa
23/07/2014, PAOLO RUSSO, ROMA
Mentre a Brescia proseguono le infusioni di Stamina su ordine dei giudici, il Pd prova a mettere un freno alla situazione di caos, che vede i medici bresciani stritolati da ordinanze pro e contro il «metodo Vannoni». «Sarebbe meglio lo facesse il governo, ma visto il clima di incertezza proveremo noi ad individuare un decreto adatto ad inserire un emendamento che non consenta di disapplicare l’ordinanza dell’Aifa che vietava le infusioni». Ad anticipare il passo è il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda.
Al quale fa eco la collega di partito, Donata Lenzi, che ieri l’altro alla Camera si è vista respingere un emendamento di fatto «blocca Stamina», dichiarato inammissibile perché fuori tema rispetto al decreto sulla Pa nel quale sarebbe dovuto confluire. «Al Senato dove le regole di ammissibilità sono meno rigide può andar meglio», rivela facendo capire che qualche dubbio lo avrebbe ancora proprio il premier, colpito dal caso della piccola fiorentina Sofia.
Fatto è che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dopo aver annunciato un intervento del governo meno di un mese, fa ora prende tempo. «La parola fine ci sarà solo dopo che si sarà espresso il comitato scientifico», ha affermato ieri. Proprio mentre il presidente di quel comitato, Michele Baccarani, annunciava che i tempi per dire stop o dare il via libera alla sperimentazione si allungano. «È necessario tradurre in inglese l’intera documentazione per poterla inviare agli esperti stranieri», spiega. Minimo che vada, se ne parlerà a fine settembre. Anche perché nessuno vuole incorrere in una nuova bocciatura del Tar Lazio, motivata in passato anche con l’eccessiva fretta del primo comitato nell’esaminare le carte.
Intanto a Brescia ieri sono riprese le infusioni. In mattinata, su ordine del Tribunale di Trapani, 10 iniezioni intramuscolari e una endovena sono state somministrate da un anestesista al bimbo siciliano affetto da distrofia di Duchenne. A coordinare l’equipe esterna all’ospedale il presidente dell’Ordine dei medici di Trapani, Giuseppe Morfino. Che evidentemente non tiene bene a mente l’articolo 28 del suo codice deontologico, in forza del quale «sono vietate l’adozione e la diffusione di terapie segrete, scientificamente infondate o non supportate da adeguata sperimentazione e documentazione». Presenti alle operazioni anche il vice presidente di Stamina, Marino Andolina e la biologa di Vannoni, Erica Molino. Sui quali pende la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Torino per reati gravissimi.
Nel pomeriggio è stato il turno di Federico, il bimbo di Fano affetto dal morbo di Krame. Con questa il bambino è arrivato alla nona infusione, nonostante il cosiddetto «metodo Stamina» promettesse guarigioni o miglioramenti nell’arco di cinque applicazioni.
Ma se non ci saranno interventi legislativi a Brescia la recita andrà avanti anche nei prossimi giorni perché sentenze pro-infusioni le hanno già ottenute la piccola Noemi, affetta da Sma1 e un’altra bambina con la malattia di Tay Sachs. Il direttore generale degli Spedali Civili, Ezio Belleri, annuncia di volersi appellare ad autorità sanitarie «superiori» e alla Cassazione per risolvere l’impasse. Intanto oggi del caso Stamina parlerà in audizione al Senato il ministro della Giustizia Orlando. A Brescia sperano che almeno lui li aiuti a sciogliere la matassa.
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