giovedì 31 luglio 2014

Vendola comincia a capire dove Renzi vuole portare il Pd e l'Italia?

Oggi Vendola si accorge che il PD preferisce altri alleati a SEL.
Cosa altro doveva fare Renzi per fargli venire un dubbio?
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Vendola provoca: «Non ho l’appeal di Verdini»
Il leader di Sel, intervistato da Repubblica, accusa Renzi di volere la «resa» delle opposizioni. Poi chiede cambiamenti all'Italicum: «Non rispetta la sentenza della Corte Costituzionale»
30/07/2014 - di Marco Esposito
 
Nichi Vendola attacca. A testa bassa il presidente della regione Puglia continua il suo duello a distanza con il Pd. “Il presidente del Consiglio non vuole la mediazione, vuole la resa“, dice intervistato da Repubblica. “Abbiamo visto crescere la possibilità di una mediazione ma nel mondo virtuale: nel mondo reale non c’e’ mai stata. Anche quando Vannino Chiti generosamente ha proposto di rimuovere la ghigliottina”. Eppure, è bene ricordarlo, su quella mediazione il governo e la maggioranza avevano talmente puntato che – secondo molti senatori dem – oggi la stessa maggioranza, dopo che è saltato tutto, si trova in qualche modo spaesata.
 
Ma Vendola rovescia su Renzi la responsabilità di aver fatto saltare un patto, che – a quanto ci risulta – lo stesso Chiti non era in grado di garantire. “Il discorso del senatore Luigi Zanda, il capogruppo del Pd, e gli echi delle parole di Palazzo Chigi, chiudevano la partita“.
Vendola riserva una stoccata a Luca Lotti, braccio destro del premier, che aveva fatto capire che le alleanze sul territorio, a livello anche di giunte comunali, tra SeL e Pd potessero saltare visto l’atteggiamento dei sette senatori vendoliani: “Vorrei ricordare a Lotti e a Renzi che passare dall’Italia del ‘bunga bunga’, del ‘papi’ e di un lessico semipornografico all’Italia dei ‘gufi’, dei ‘rosiconi’ e di un infinito repertorio da gita liceale, non è un cambiare verso”. Poi la risposta nel merito della minaccia: “Noi non siamo ricattatori” dice “ma soprattutto noi non siamo ricattabili. Governiamo bene città e regioni. Il nostro partito è impegnato nella costruzione di coalizioni vincenti nelle regioni in cui si va al voto. Se è una minaccia è irricevibile, se è una argomentazione è incomprensibile”.
L’impressione è che Vendola aspetti un riconoscimento politico del ruolo di SeL, magari con un incontro o una telefonata con Renzi “Ho letto ogni giorno dell’imminenza di questa telefonata. Ma forse non ho l’appeal di Verdini”.
Ma, in realtà, quello che sembra di capire è che la vera partita si gioca intorno alla legge elettorale, piuttosto che sulla riforma del Senato o sull’elettività dei senatori: “L’Italicum va cambiato – spiega Vendola – e non per dare soddisfazione a Sel, ma per rispettare la sentenza della consulta sul Porcellum“.

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