In arrivo novità per quanto riguarda i pediatri. A Milano, da metà settembre 9.000 bambini in più avranno un pediatra ed entro il 2009 saranno 24.000 in più. Il numero dei pediatri salirà, probabilmente, solo di 3 unità.
Il progetto, già firmato da ASL in accordo con la Federazione Italiana Medici Pediatri di Milano, è in attesa del via libera del Pirellone, atteso per la prossima settimana. In cambio i pediatri riceveranno 15 euro in più per paziente.
(Corriere della Sera Milano: pag. 1 - 11 settembre 2007)
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1 commento:
Tratto da:
Doctornews33
14 settembre 2007 - Anno 5, Numero 146
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Fimp, gli adolescenti li curiamo noi
E' la proposta della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che chiedono di potersi occupare dei loro pazienti anche fino a 18 anni
Gli adolescenti? Meglio se curati da pediatra. Magari in studi arredati ad hoc, con poster dei divi più amati dai giovanissimi e in orari dedicati, in modo da evitare che in sala d'attesa ci siano bebè che li facciano sentire 'fuori posto'. E' la proposta della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che chiedono di potersi occupare dei loro pazienti anche fino a 18 anni e non più, come accade oggi, fino a 14 (16 nel caso dei ragazzi con malattie croniche)."L'adolescenza è un'età a rischio e il ruolo del pediatra, che è anche educatore, è fondamentale", spiega Giuseppe Mele, presidente della Fimp, che dal congresso della Federazione, al via domani a Bologna lancerà un appello affinché nella convenzione della pediatria con il Sistema sanitario nazionale l'assistenza agli adolescenti venga affidata a loro. "Le nuove generazioni sono a rischio - continua l'esperto - i ragazzi cominciano prima ad avere comportamenti pericolosi. A 11 anni si comincia con le sigarette, a 12 con l'alcol e la droga. Questa generazione va protetta. Il pediatra, che segue il piccolo dalla sua nascita, ha un importante ruolo di educatore e può meglio affiancare la famiglia. Può inserirsi negli spazi che in qualche modo si stanno creando per la crisi del nucleo familiare e della scuole". Perché, dunque, "non aumentare l'età dei pazienti seguiti dal pediatra a 16 anni, o addirittura a 18, come chiede il direttore dell'Unicef?". Il pediatra "non risolverà il problema - ammette Mele - ma può fare molto. Gli adolescenti, che ci conoscono sin dall'infanzia, spesso chiedono di restare con noi, perché ci considerano figure di riferimento". Come superare però le reticenze dei giovani pazienti che non vogliono andare dal 'medico dei bambini'?. "I pediatri devono attrezzarsi - spiega l'esperto - rendere gli studi più a misura di adolescenti e riceverli in fasce orarie dedicate". Dal congresso di Bologna la Fimp lancerà la proposta al ministro della Salute, ma anche ai colleghi delle società scientifiche. E non solo in Italia. "Il prossimo anno - continua Mele - ci confronteremo sul tema anche con tutti i colleghi delle società scientifiche europee". L'appuntamento bolognese è ricco di spunti di riflessione, che non riguardano solo la salute fisica dei piccoli pazienti. Si parlerà, infatti, anche di abuso, lavoro minorile, disagio sociale, scuola e di tutti gli argomenti che mettono a rischio l'equilibrio psicofisico dei piccoli italiani.
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Fimmg, no ad adolescenti dal pediatra
La proposta di affidare gli adolescenti al pediatra fino ai 18 anni non piace ai medici di famiglia. A bocciare l'idea lanciata dalla Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp) - che ieri ha aperto il congresso nazionale a Bologna - è Giacomo Milillo, segretario generale della Fimmg, il maggiore sindacato di medicina generale, che non condivide l'idea di estendere la fascia di età di competenza dei pediatri, oggi dalla nascita fino ai 14 anni (16 in caso di malattie croniche). "La proposta - spiega il leader sindacale - non è condivisibile per due motivi. Il primo è di ordine pratico: i pediatri sono pochi e aumentare il loro carico di lavoro è impensabile". Il secondo, invece, è legato alle motivazioni degli stessi pediatri che si propongono come punto di riferimento - sanitario ma anche educativo - per i ragazzi oggi con comportamenti a rischio sempre più precoci, in particolare per fumo, alcol e droghe. "Tenendo conto dei problemi di questa fascia d'età - ironizza Milillo - si dovrebbe pensare di estendere l'età di competenza dei pediatri fino ai 30 anni, perché ormai l'adolescenza si protrae molto più a lungo che in passato". Per Milillo il vero problema "non è tanto quello di definire confini tra età pediatrica ed età adulta - dice - ma quello di creare una continuità nell'assistenza: il medico di famiglia deve poter conoscere meglio il ragazzo che gli viene affidato, dopo i 14 anni, grazie all'aiuto del pediatra, per prenderlo in carico in maniera adeguata e seguirlo fino alla vecchiaia. E' un passaggio di testimone importante, che deve essere regolato e valorizzato. Mentre oggi è lasciato all'iniziativa personale".
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