L’Ordine dei medici può dire che a suo avviso in una zona non è il caso di installare inceneritori (termovalorizzatori) ? Esiste ancora il principio di cautela?
Per il ministro per lo Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, forse no.
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1 commento:
Tratto da:
http://www.dica33.it.
Ultimo aggiornamento: 10/10/07
Salute e ambiente
Se al medico non piace l’inceneritore
Ma l’Ordine dei medici non può dire che a suo avviso in una zona non è il caso di installare inceneritori o, come si dice in modo più felpato, termovalorizzatori?
E’ questo il, punto di una vicenda che non ha avuto molto spazio sui mezzi di comunicazione nazionali. O meglio, ne ha avuta un po’ soltanto la reazione del ministro per lo Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, all’intervento della Federazione degli Ordini dei Medici dell’Emilia Romagna, che, appunto aveva chiesto in una lettera rivolta ai presidenti di Regione e province e ai sindaci, di “non procedere alla concezione di nulla-osta alla costruzione di nuovi termovalorizzatori–inceneritori”.
Nella lettera della Federazione non tirava aria di ultimatum: “Come è noto” si legge “questa Federazione intende rispettare il proprio codice deontologico e si fa dunque carico di invitare gli organi politici preposti a tenere conto delle forti preoccupazioni insorte a proposito del supposto eventuale impatto negativo sulla salute delle popolazioni residenti a causa della immissione nell’aria dei fumi derivanti dall’incenerimento dei rifiuti urbani”.
Il principio di cautela
Insomma, una posizione chiara ma anche rispettosa delle competenze. Così però non è parso al ministro Bersani.
Secondo Bersani, la richiesta dei medici emiliani "non riporta nessuna motivazione sostanziale e non appare suffragata da alcun fondamento tecnico-scientifico riconosciuto, atteso che la realizzazione degli impianti in esame e il loro funzionamento sono disciplinati dalle norme comunitarie e nazionali di tutela della salute e dell'ambiente.
La descritta richiesta – prosegue il ministro nella lettera - prescindendo dal merito, esorbita totalmente, comunque, dall'ambito delle attribuzioni degli Ordini professionali di cui la suddetta Federazione regionale è espressione e appare ultronea (eccessiva, ndr) anche rispetto alle iniziative di prevenzione menzionate nell'articolo 5 del codice deontologico della Federazione nazionale dei medesimi Ordini”.
E prosegue:"Appare, infatti, evidente la netta differenza fra la legittima libera manifestazione del pensiero di uno o più professionisti, anche riuniti, e la richiesta in esame, proveniente da una Federazione di enti pubblici (gli Ordini) vestiti dell'autorevolezza derivante dalla vigilanza nell'esercizio della professione sanitaria, e suscettibile di paralizzare l'attività di altri enti pubblici rappresentativi, questi ultimi, delle Comunità locali secondo il principio democratico sancito dalla Costituzione".
Un po’ come dire che i medici possono parlare soltanto se non sono “vestiti dell’autorevolezza derivante dalla vigilanza nell’esercizio della professione sanitaria”.
Una replica c’è stata
Infine, il Ministro ha chiesto ai colleghi Turco e Mastella (Salute e Giustizia) “in qualità di ministri vigilanti, l'apprezzamento se l'iniziativa in esame possa costituire un inammissibile sviamento dalle finalità istituzionali e, comunque, dagli ambiti di attività consentiti dalla legge, ai fini dell'eventuale adozione di tutte le misure ritenute necessarie, anche non solo disciplinari, nei confronti dei responsabili".
Non si parla di Carabinieri, per fortuna.
Molto in sordina rispetto alla reazione ministeriale, c’è stata anche la replica della Federazione degli Ordini dell’Emilia Romagna, che ha in effetti detto cose molto semplici.
Per esempio, che “l’invito ad adottare adeguate misure precauzionali si rendeva opportuno, anzi doveroso, rispetto alle riserve espresse da tutti gli Ordini Provinciali componenti, e - come evidenziato nella stessa missiva - da un esposto inoltrato alla Procura della Repubblica di Modena relativo al raddoppio di un termovalorizzatore già presente nella stessa città, nonché dalla presa d’atto dell’esistenza di iniziative di contrasto e di sensibilizzazione già intraprese da gruppi di medici nel territorio regionale”.
Quindi la questione era già stata sollevata da tempo e in sedi più opportune che non le pagine della cronaca locale.
Inoltre, prosegue la replica, “essendo il medico tenuto, infatti, a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale elemento fondamentale determinante della salute dei cittadini» gli organi di rappresentanza dei Medici hanno il dovere - al di là del semplice esercizio del diritto di opinione - di dare voce e corpo ad ogni esigenza di tutela e prevenzione nel perseguito interesse della salute pubblica”.
Gli Ordini dei Medici della Regione Emilia Romagna e la loro Federazione concludono dicendo che “non hanno il potere, né mai hanno avuto l’intenzione, di paralizzare l’attività di qualsivoglia ente pubblico, ma hanno semmai inteso stimolare l’attività istituzionale nelle sue applicazioni più prudenti e sensate, invocando le cautele indicate come opportune da chi per vocazione, non solo professionale, ha a cuore la salute del cittadino”.
Francamente pare che il fatto che Ordini professionali, spesso accusati di pensare soltanto agli interessi di categoria, si esprimano su fatti che hanno anche un peso sugli interessi legittimi di tutti:
Quanto alle evidenze scientifiche a supporto della cautela nella concentrazione degli impianti di incenerimento, queste non mancano, altrimenti perché la Finanziaria dello scorso anno fisserebbe un 60% di raccolta differenziata?
E perché esiste una norma che equipara l’incenerimento dei rifiuti alle energie rinnovabili con relativi inventivi economici?
Non è come paragonare un SUV diesel a una bicicletta?
Maurizio Imperiali
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