Tratto da: http://www.robertozaccaria.it/wp-content/uploads/2009/09/europa-1-settembre-2009.pdf
Il mio conflitto di interessi
di Roberto Zaccaria, EUROPA – 1° SETTEMBRE 2009
... proposta di legge sul conflitto di interessi presentata alla camera, alla fine di luglio, a firma Veltroni, Zaccaria, Donadi, Tabacci, Orlando, Giulietti ed altri...
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Il mio conflitto di interessi
di Roberto Zaccaria, EUROPA – 1° SETTEMBRE 2009
Nel pregevole articolo di Giovanni Valentini (“Il conflitto di Obama sul campo da golf”), uscito sulla Repubblica sabato 29 agosto, si rivolgono alcune critiche alla proposta di legge sul conflitto di interessi presentata alla camera, alla fine di luglio, a firma Veltroni, Zaccaria, Donadi, Tabacci, Orlando, Giulietti ed altri.
La prima critica riguarda l’omissione delle regioni e dei comuni nei quali potrebbero verificarsi analoghe situazioni di conflitto.
L’articolo 2 della proposta di legge dice testualmente che «le regioni e le provincie autonome, sulla base dei principi contenuti nella presente legge, possono disciplinare la stessa materia al rispettivo livello istituzionale».
Dunque l’omissione non c’è. Ci sono le disposizioni di principio.
Questo è il solo spazio consentito dall’articolo 122 della Costituzione che riserva alla legge
regionale l’intervento in questa materia.
La seconda critica riguarda l’omissione di una previsione relativa al presidente della repubblica.
Qui, è vero, l’omissione c’è, ma è intenzionale. La posizione del capo dello stato nel nostro
ordinamento è del tutto particolare.
Non si tratta come è noto di un organo di governo, ma di un organo di garanzia la cui elezione e le
cui funzioni sono disciplinate completamente e minuziosamente dalla Costituzione che dedica
all’argomento ben nove articoli, contro i soli cinque articoli dedicati al governo.
Un intervento sul conflitto di interessi del presidente della repubblica richiederebbe molto
probabilmente una proposta di legge costituzionale.
Quindi un altro e molto più delicato percorso.
--- Segue
Continua ...
Veniamo infine alla vexata quaestio dell’incompatibilità prevista dalla legge e dell’ineleggibilità che invece Valentini vorrebbe. Valentini mette sullo stesso piano, come molti altri fanno in realtà, “conflitto di interessi” e “influenza sulla formazione del consenso elettorale” e, quindi, “incompatibilità” e “ineleggibilità’.
La questione, come spiega chiaramente nei suoi testi Andrea Pertici, professore di diritto
costituzionale tra i maggiori esperti della materia, è semplice: perché si abbia conflitto di interessi
devono esservi due interessi (uno pubblico e uno privato) che fanno capo alla stessa persona.
L’interesse pubblico farà capo a chi ne ha già uno privato soltanto quando sarà “in office”. Solo in
quel momento, quindi, sarà incompatibile. Prima di assumere la carica non avrà alcun conflitto di
interessi e quindi non ha senso renderlo ineleggibile.
Ben diverso il caso dell’influenza sulla formazione del consenso elettorale, che richiede, tra l’altro,
l’adozione di misure volte ad escludere che chi si trova in una posizione capace di esercitare
un’indebita influenza sugli elettori non possa partecipare alla competizione elettorale:
l’ineleggibilità, appunto. Quest’ultima già prevista per molti soggetti in tali posizioni, non è prevista per chi sia titolare di mezzi di comunicazione di massa (almeno secondo l’interpretazione restrittiva che la giunta delle elezioni ha voluto dare nel 1994 e nel 1996 dell’articolo 10 del d.p.r. 360/57).
Questa sarebbe una misura necessaria, da introdurre in una rivisitazione delle norme, in parte
anacronistiche, sull’ineleggibilià come si era iniziato a fare nella scorsa legislatura.
Tuttavia, è bene ribadirlo, si tratta di due casi ben diversi. La posizione di Berlusconi, ovviamente, riguarda entrambi, ma questa connessione soggettiva non può portare ad un mutamento della stessa natura del conflitto di interessi (a meno di non voler fare, invece, si potrebbe provocatoriamente dire, una legge recante “misure riguardanti l’accesso alle cariche pubbliche di Silvio Berlusconi”, davvero ad personam appunto...).
In ogni caso e con riguardo al tema delicatissimo delle campagne elettorali suggerirei di guardare
quanto è previsto dall’articolo 11 della proposta di legge sull’introduzione del principio Usa
dell’equal time con riferimento ai leader di liste e coalizioni.
Per concludere io non sottovaluterei assolutamente il fatto che questa proposta, oltre alle firme del Pd rechi anche le firme di autorevolissimi esponenti di Udc e Italia del valori. Aldilà di quel che si potrà fare nell’immediato mi sembra che questo costituisca un punto programmatico fermo e comune di tutta l’opposizione. Non mi pare poco.
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