Tratto da: http://it.notizie.yahoo.com/blog/wired/sta-cambiando-il-modo-per-calcolare-il-tempo-103624262.html
Sta cambiando il modo per calcolare il tempo?
Scritto da Wired.it, – lun 7 nov 2011....
Cerchiamo di fare un po' di chiarezza. Per scandire il tempo delle nostre attività quotidiane, si usano due tipi di orologi: terrestri e atomici. In altre parole, il tempo ricavato dalla rotazione della Terra viene sincronizzato con quello battuto dagli orologi atomici, che usano la frequenza di risonanza degli atomi per contare i secondi. Ma dal momento che gli atomi sono molto più precisi della Terra, può succedere che i due orologi si sfasino. E prima che questo sfasamento superi gli 0,9 secondi, gli scienziati aggiungono un secondo (chiamato leap second) all'orologio terrestre riportando tutto in sincronia.
Il leap second è in vigore dal 1972, da quando, cioè, ci si è resi conto che la Terra non era un sistema di misurazione poi così affidabile. "È dal 1920 che sappiamo che la rotazione terrestre non è così costante come pensavamo", ha spiegato alla Bbc Rory McEvoy, il curatore dell'orologio del Royal Observatory di Greenwich, in Gran Bretagna. "L' International Earth Rotation Service monitora l'attività della Terra e decide quando è opportuno aggiungere un secondo alla nostra scala temporale", ha aggiunto McEvoy. Ma se è in vigore da così tanto tempo, chi è che lo vuole abolire?
Il dito è puntato contro quelli dell'International Bureau of Weights and Measures (Bipm) di Parigi, l'organizzazione internazionale che si occupa di tenere il tempo a livello mondiale. Secondo i ricercatori, il leap second va eliminato perché rischia di mandare in tilt i sistemi che necessitano di una scala temporale di riferimento stabile e continua. "Il leap second sta condizionando le telecomunicazioni, è problematico per i protocolli di sincronizzazione degli orologi di computer in rete così come per i servizi finanziari — spiega Felicitas Arias, la direttrice del Dipartimento del Tempo del Bipm, nonché organizzatrice dell'incontro alla Royal Society — un altro problema riguarda Global Navigation Satellite Systems, che ha bisogno di una sincronizzazione perfetta". Cosa che non è possibile perché, dal momento che i cambiamenti nel moto terrestre sono irregolari, lo sono di conseguenza anche i secondi aggiunti per compensare lo sfasamento.
Chi osteggia l'eliminazione del leap second, d'altra parte, crede che il rimedio sia peggiore del male. "Se si aboliscono i leap seconds, l'Utc si allontanerà dal tempo scandito dalla rotazione terrestre sempre di più. Alla fine, qualcosa bisognerà pur fare per correggere questa divergenza sempre più marcata", spiega Peter Whibberley, ricercatore al National Physical Laboratory, in Gran Bretagna. Perché tra poche decine di anni, la asincronia ammonterà al minuto, ma tra qualche centinaio di anni si arriverà all'ora. Ma allora, perché non abbandonare il leap second per una leap hour? L'idea, proposta nel 2004, è stata subito rimandata al mittente. "Sarebbe ancora più problematico: se già non si riescono a gestire i secondi, figuriamoci le ore", ha ironizzato Whibberley. Un'altra possibile soluzione, sarebbe compensare l'abolizione dei secondi aggiuntivi con l'eliminazione dell'ora legale.
Per vedere come andrà a finire, dovremmo aspettare gennaio, quando a Ginevra si terrà la World Radio Conference dell'International Telecommunication Union (Itu). In quell'occasione, tutti i 200 stati membri dovranno esprimere apertamente la propria opinione. Per ora, a chiedere la testa di questi scomodi secondi sono, secondo notizie informali, l'Italia, la Francia, la Germania e gli Stati Uniti. Mentre Gran Bretagna, Cina e Canada sono fermamente contrari a qualsiasi tipo di modifica.
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2 commenti:
20/1/2012 - IL CASO ALL'ONU
Il secondo più lungo della terra
PIERO BIANUCCI
Non è la Guerra del Tempo ma la guerra dei tempi: quello misurato dalla cara vecchia rotazione della Terra e quello misurato dagli orologi atomici. Il primo è lievemente irregolare, il secondo è di gran lunga più stabile e preciso. La questione che si pone è: usare l’uno o l’altro?
Il mondo non va d’accordo, manco a dirlo, neppure sugli orologi. Finora si è adottato un compromesso.
Ogni tanto, cioè ogni uno o due anni, quando il tempo segnato dalla rotazione terrestre restava indietro di più di un secondo rispetto agli orologi atomici, si aggiungeva il secondo mancante mettendo forzatamente d’accordo Natura e Tecnologia. Un po’ come, per far quadrare gli anni con il moto della Terra intorno al Sole, si sono inventati gli anni bisestili con un giorno in più. Ma ora si litiga sul compromesso. Gli Stati Uniti vogliono abolire il «secondo intercalare». Adottiamo il tempo atomico – dicono – e non se ne parli più. Invece Gran Bretagna, Canada, Cina e la maggior parte degli altri Paesi difendono il compromesso tuttora vigente.
La disputa, che si trascina da anni, va allo scontro finale. Il 30 giugno le 70 nazioni che compongono la Commissione Telecomunicazioni, organismo dell’Onu con sede a Ginevra, dovranno prendere una decisione: mantenere o abolire il secondo aggiuntivo. Cioè fermare o non fermare per un secondo tutti gli orologi del mondo.
Non è un problema come il sesso degli angeli. Quel secondo ha conseguenze importanti. Stando agli esperti degli Stati Uniti, infilare ogni tanto un secondo in più è una operazione carica di rischi. I computer, le reti di telecomunicazione (a cominciare da Internet), le reti elettriche, i satelliti GPS sono sincronizzati sull’ora atomica. Intervenire con il secondo intercalare significherebbe mettere a rischio l’intero sistema. In effetti, su ognuno dei 30 satelliti GPS sono imbarcati orologi atomici perché le misure di distanza sono oggi in pratica misure di tempo basate sulla velocità della luce. I GPS, quindi, devono funzionare con la precisione dei miliardesimi di secondo, altrimenti con il vostro navigatore non arrivereste davanti al portone di casa del vostro amico ma a chilometri di distanza.
I Paesi che si oppongono ad adottare esclusivamente l’ora atomica fanno invece un ragionamento di buon senso: dopo tutto la vita umana è scandita dall’alternanza giorno/notte, cioè dalla rotazione della Terra. Questo, quindi, deve essere il vero riferimento, e pazienza se non è precisa come gli orologi atomici. Abolendo il secondo intercalare, tra decine di migliaia di anni si potrebbe arrivare al paradosso che il Sole brilla di notte e a mezzogiorno è buio. D’altra parte, se dagli Anni Sessanta del secolo scorso ad oggi per più di trenta volte si è aggiunto il famoso secondo per compensare il rallentamento della Terra e non è successa nessuna catastrofe né informatica né alle reti di telecomunicazione né ai sistemi di navigazione satellitare, è chiaro che un pericolo grave non c’è. Semplicemente, quando si ferma artificialmente la lancetta, ciò deve avvenire anche sui satelliti GPS.
Ribattono gli Stati Uniti che comunque il rischio sussiste, mentre lo sfasamento giorno/notte è un problema che si porrà tra un sacco di tempo.
In realtà dietro tutta la faccenda c’è anche un po’ di lotta di potere. La Gran Bretagna difende l’ora della Terra perché il riferimento è, alla fin fine, lo storico meridiano di Greenwich, che si impose su altri possibili riferimenti (concorreva, per esempio, anche Parigi) solo perché Sua Maestà stava anche a capo del più grande impero mondiale. Gli Stati Uniti, facendo passare l’ora atomica difesa dal Naval Observatory di Washington, instaurerebbero un loro imperialismo di carattere tecnologico-culturale.
Il rallentamento della Terra è dovuto all’attrito delle maree, e quindi è abbastanza costante. Talvolta però spostamenti di grandi masse d’aria o di magma e rocce nelle profondità del pianeta causano piccole irregolarità. Gli orologi atomici non sono soggetti a questi malumori. In essi scandisce il tempo in modo inesorabile lo strato esterno degli elettroni dell’atomo di cesio: 9 miliardi 192 milioni 631 mila 770 oscillazioni al secondo, non una di più né una di meno. Tanto che attualmente i migliori orologi atomici scarterebbero di un secondo in 30 milioni di anni.
Dunque: Terra o atomi? Fate voi. Tanto in ogni caso vi capiterà di arrivare in ritardo
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9666
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