lunedì 21 novembre 2011

Figlio unico. In Cina

Resistenza nella Repubblica del figlio unico

Ha perso il lavoro a causa del secondo figlio. Ma il giurista pechinese Yang Zhizhu non si è dato per vinto, e ha denunciato le autorità raccogliendo molte simpatie tra la gente. Persino i funzionari cinesi s'interrogano sulla politica di un solo figlio.


Yang Zhizhu, 43 anni, conduceva una buona vita a Pechino. Insegnava alla Scuola superiore di politica, guadagnava bene ed era un cittadino ligio alle regole. Poi ha perso tutto: lavoro, stipendio, la buona reputazione presso le autorità. Il motivo? Ruonan, una bimba graziosa, che ora ha due anni e che, secondo il Partito Comunista Cinese, non sarebbe dovuta nascere.

Ruonan è la seconda figlia dello studioso di argomenti giuridici -e in Cina è un problema giacché, dalla fine degli anni settanta, il partito proibisce ai suoi sudditi d'avere più di un figlio. Ci sono alcune eccezioni: gli appartenenti a minoranze nazionali o i contadini delle zone più povere e poco accessibili possono avere due figli se il primo è una bambina. Ma Yang non rientra in queste categorie.

Chi non rispetta la regola, di solito la paga cara. I dipendenti statali e i membri del Partito Comunista rischiano la radiazione, come è capitato a Yang, che ha anche dovuto versare 240.642 yuan (27.000 euro) nelle casse dello Stato.

Ma il giurista non ha accettato la decisione. Considera sbagliata la politica statale del figlio unico, così ha denunciato l'autorità della pianificazione famigliare del distretto Haidian di Pechino. "Perché dovrei pagare del denaro per mia figlia?", dice lui. Non c'è più necessità per la Cina di regolamentare il numero delle nascite essendo la quota "già molto bassa".

Con il disappunto dei funzionari, Yan si è attirato le simpatie di molti concittadini che bocciano l'ingerenza dello Stato nella sfera privata. Persino giornali fedeli al partito hanno parlato del caso, e in un sondaggio in Internet il 91% degli intervistati ha sostenuto Yauan. "E' come se fossi divenuto un modello di contestatore dell'attuale politica di pianificazione famigliare", ha detto a un giornale locale.

Improvvisamente in Cina batte l'orologio biologico

Da tempo, anche nelle alte sfere del partito e dello Stato si levano dubbi sul senso della politica del figlio unico. Di recente, i funzionari della provincia meridionale di Guangdong hanno chiesto d'allentare le norme: i genitori dovrebbero poter avere due figli se uno dei coniugi è figlio unico.

A ciò si aggiunga che le prescrizioni non vengono più eseguite ovunque con la forza bruta di prima. Se negli anni ottanta l'aborto obbligatorio e la sterilizzazione erano all'ordine del giorno, oggi capitano di rado. Le autorità locali cercano piuttosto di convincere i genitori a seguire le regole con degli incentivi finanziari.

I critici sostengono che il rigido controllo delle nascite non solo è crudele verso le famiglie che desiderano avere più figli, ma è un danno per tutto il Paese in quanto, nello Stato piu' popoloso della Terra con i suoi 1,3 miliardi di persone, batte l'orologio biologico. Essendoci scarsa discendenza, la Cina invecchia prima che la maggior parte dei cittadini abbiano la possibilità di divenire benestanti. Presto, i relativamente pochi giovani dovranno mantenere i tanti grandi vecchi. Se rimane in vigore la politica del figlio unico, nel 2047 nella provincia di Guandong 100 persone in attività lavorativa dovranno mantenere 40 ultrasessantacinquenni -il triplo di oggi, secondo dati statistici. I risultati dell'ultimo censimento nazionale confortano gli argomenti dei critici. Vi si deduce che una donna cinese partorisce in media 1,5 figli. Ma una società come quella cinese, senza una politica dell'immigrazione, avrebbe bisogno di una quota di nascite di 2,1 per donna fertile per supplire ai morti.

Pechino dice che la politica di un solo figlio avvantaggia il mondo

Gli oppositori della politica del figlio unico evidenziano il caso del distretto di Yicheng nella provincia centrale di Shanxi che, da 25 anni, generalmente consente a tutte le coppie d'avere due figli. Poichè le autorità locali si sono anche preoccupate d'istituire una migliore previdenza per la vecchiaia, la popolazione è aumentata più lentamente che nelle zone dove ci si è attenuti alla rigida legge di un solo figlio.

Sebbene qui e là le regole siano più flessibili, Pechino non rinuncia però al principio della politica del figlio unico. Il tentativo di consentire alle autorità locali di fissare delle regole proprie è stato nuovamente bloccato nel 2008. I favorevoli alla politica in vigore dicono anche che la Repubblica Popolare non si può permettere un aumento di popolazione. A riprova del loro ragionamento sostengono che, con la politica del figlio unico, sono nati 300 milioni di cinesi in meno di quanti ci si sarebbero potuti aspettare in condizioni diverse. E che ciò ha portato a un maggior benessere e ha alleggerito l'ambiente -a vantaggio di tutto il mondo.

Tuttavia gli oppositori sospettano che il Governo abbia un altro motivo per mantenere la politica di un solo figlio, e cioè l'impossibilità di smantellare l'apparato della pianificazione famigliare, che oggi occupa oltre 500.000 impiegati.

Purtroppo tutto ciò non aiuta il professor Yang. Il processo che ha intentato contro le autorità della pianificazione famigliare l'ha perso. Lui non fa parte dei ricchi che possono pagare pronto cassa. E già incombono i prossimi problemi: poiché la figlia numero due è illegale, non ha il certificato anagrafico o hukou; ciò significa che non sarà riconosciuta come cittadina ordinaria di Pechino e quindi non avrà diritto alla previdenza sociale né a un posto nella scuola pubblica.

Articolo di redazione 9 novembre 2011 9:34 , tratto da:  http://avvertenze.aduc.it/articolo/resistenza+nella+repubblica+figlio+unico_19636.php
(da una corrispondenza di Andreas Lorenz da Pechino per der Spiegel del 07-11-2011. Traduzione di Rosa a Marca)



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