venerdì 18 novembre 2011

Immigrazione e stupri

Un articolo che forse andrebbe letto a scuola, quando si studia la civiltà dell'uomo

CENTROAMERICA - Teresa e le altre migranti : salvarsi sulla «via dello stupro»
Lo subiscono nel viaggio verso la speranza: si difendono con preservativi e (discusse) punture anticoncezionali

MADRID - Teresa Milla vive vicino a Managua, capitale del Nicaragua, in una casupola assediata da banani e manghi che lei e sua madre raccolgono a cottimo. Un piccolo paradiso proibito dato che il latifondista proprietario degli alberi ha già venduto l’intero raccolto a una multinazionale dei succhi di frutta. Se il peso della frutta dovesse essere inferiore alle stime, la famiglia di Teresa sarà sfrattata dalla baracca. Così Teresa, e i suoi fratelli più piccoli, vivono tra la frutta, ma hanno fame. «Non è vita, questa. Devo andarmene. Farò l’operaia, la contadina stagionale, la cameriera, la baby sitter, la sguattera in un fast food. Qualunque lavoro è meglio di questo». Teresa ha tutto pronto per tentare la traversata continentale che la dovrebbe portarla illegalmente negli Stati Uniti attraverso Honduras, Guatemala, Messico. La ragazza ha i nomi delle città che le amiche le hanno detto di attraversare, qualche numero di telefono di “coyote” al confine, 200 dollari per le prime spese e un’iniezione da fare il giorno della partenza. Cos’è? Un potente anticoncezionale, la sua triste, rassegnata assicurazione contro gli stupri a cui ha deciso di andare incontro.

L'80% SUBISCE VIOLENZA - Il 60, forse l’80 per cento delle migranti del Centro America che tentano il viaggio via terra verso il sogno americano subisce violenza.
Le bande criminali che controllano il traffico di uomini, che chiedono tangenti ad ogni valico, che derubano e uccidono, in genere risparmiano le donne in cambio di sesso. Lo fanno anche i poliziotti, i doganieri, gli agenti privati a guardia delle piantagioni. Senza documenti, senza diritti, senza protezione le donne sono vittime predestinate. I soldi possono bastare per pagare un passaggio senza persecuzione agli uomini. Non sempre, ma aiutano. Alle donne no. Non bastano comunque. Molte lo sanno, come Teresa, si rassegnano e si preparano come possono. Lo stupro come una notte di cammino nel deserto dell’Arizona in balia di serpenti e scorpioni, come un passaggio aggrappate ai treni merci dai quali puoi cadere, morire o rimanere mutilata, lo stupro come la pioggia, il freddo, il sole, evento naturale e ineludibile. Barbaro, ma non più che soffrire la fame in un frutteto. Molte donne migranti cercano di rivoltare la bestialità umana a proprio vantaggio. Lungo il percorso seguito delle migranti sono sorti innumerevoli bordelli a buon prezzo. Tre, sei mesi di lavoro servono per accumulare abbastanza soldi per un altro salto verso nord. L’offerta di sesso può anche entrare a far parte della contrattazione su un sentiero della foresta, in Guatemala o in Messico, quando un gruppo di migranti viene bloccato da una banda di mafiosi. I criminali chiedono pedaggi costosi. Chi non paga viene picchiato, rispedito indietro o rapito per poi chiedere il riscatto alla famiglia. Gli omicidi sono cronaca ordinaria. Servono ai banditi per dare l’esempio agli altri migranti e convincerli ad arrivare muniti della quantità sufficiente di denaro. In mancanza di soldi, il sesso è l’unica merce a disposizione. A volte il sacrificio di una donna giovane ha pagato il passaggio a interi gruppi di migranti.

PRESERVATIVO UNICA SALVEZZA - L’ha spiegato al giornale spagnolo El Pais, Argan Aragon, dottorando in sociologia alla Sorbona che sta studiando in una Casa del Migrante in Guatemala l’epocale migrazione che dura da decenni. «Spesso, l’ultima ricchezza da cui le donne non vogliono privarsi sono i preservativi. Pensano di offrirli al loro violentatore in caso di bisogno, cercando di salvarsi dall’Aids. Meglio fingersi consenzienti e convincere così il violentatore ad usare il preservativo che tentare una resistenza. Il sesso è l’estrema risorsa. Alcune si offrono agli stessi migranti in cambio di protezione durante il viaggio. Altre riescono a liberarsi da eventuali arresti delle autorità con servizi sessuali. Altre pagano i “coyote”, i passatori, condividendone il letto». «Ho incontrato una ragazza honduregna – continua il giovane ricercatore – che veniva usata dall’intera famiglia, padre, madre e fratelli come lasciapassare. Era vestita con minigonna e canottiere molto sexy. Incontravano un camionista? Lei ne diventava la fidanzata. Venivano arrestati? Lei si appartava con gli agenti, ad uno ad uno. Ho saputo che l’intera famiglia è arrivata a Los Angeles. Però come c’è arrivata quella bella ragazza? Infezioni e malattie a parte, di sicuro la percezione di sè e il rapporto nei confronti degli stessi genitori sono state compromesse per sempre».


LA PUNTURA ANTIGRAVIDANZE - Per tutte le Teresa in viaggio disperato verso gli Usa, l’iniezione anti concezionale è un obbligo. La voce, il suggerimento, è corso tra le aspiranti migranti di recente, ha raccontato Marcela Zamora, regista salvadoregna che ha viaggiato diverse volte con le migranti per raccontarne in video la loro tragedia. La puntura anti gravidanze si è diffusa soprattutto dopo che in Chiapas, all’ingresso del Messico, si era sparsa la paura per uno stupratore implacabile malato di Aids che violava ogni donna che riusciva ad intercettare. L’uomo è stato arrestato, ma troppi altri aspettano lungo la strada. Il farmaco che assumono le migranti è composto da un unico ormone. Dal punto di vista medico, non è una novità. E’ diffuso dagli anni ’70 ed è riconosciuto dall’agenzia Food and Drug Administration americana. Ancora oggi, viene distribuito gratuitamente in Nicaragua come strumento di pianificazione familiare per le contadine e si vende senza ricetta in tutte le farmacie della regione. Ma la puntura pre stupro, è fortemente criticata per gli effetti collaterali a lungo termine sul bilanciamento ormonale femminile. Alcune Ong hanno accusato l’iniezione d’essere un occulto sistema di sterilizzazione di massa dei Paesi poveri. Perché non sono rari i casi in cui l’ovulazione non riprende in modo regolare per tutta la vita. Però costa poco, 3 dollari, si prende una volta e garantisce per tre mesi una sicurezza anti concezionale che supera il 95 per cento. Per le migranti, disposte ad affrontare rischi ben più concreti e visibile, è senz’altro il male minore.
Andrea Nicastro - anicastro@corriere.it   14 novembre 2011 (modifica il 15 novembre 2011)

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