Segnalo due articoli pubblicati da "il Giornale" che secondo me è utile leggere integralmente.
Pm sbugiardati: fuori dal carcere Bisignani e Papa
di Emanuela Fontana, in INTERNI martedì 01 novembre 2011, 08:00
Roma Luigi Bisignani torna libero, il deputato Pdl Alfonso Papa esce dal carcere di Poggioreale dopo oltre cento giorni di reclusione. Non sono stati definiti così pericolosi tanto da essere privati completamente della libertà in attesa di giudizio l'uomo di affari e il politico coinvolti nell'inchiesta P4 condotta dai pm della procura di Napoli Francesco Curcio e Henry John Woodcock.
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La Nato lascia la Libia in balia di violenze e vendette
di Fausto Biloslavo, in ESTERI martedì 01 novembre 2011, 08:00
La guerra in Libia della Nato si è conclusa ieri a mezzanotte e molti esultano per la «missione di successo». Pochi si preoccupano delle rappresaglie e vendette dei ribelli al potere, secondo l'antico copione di guai ai vinti. Non tutti nel Consiglio transitorio (Cnt) che governa a Tripoli sono contenti del passo indietro dell'Alleanza atlantica. Il primo ministro dimissionario, Mahmoud Jibril, ha addirittura sventolato lo spauracchio del ritrovamento «di ordigni nucleari» di Gheddafi. Poi si è corretto parlando di armi chimiche nella speranza che gli spauracchi servano a mantenere la copertura armata della Nato. Il suo successore Al Keib dovrà traghettare la Libia al voto in otto mesi.
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Tratto da: http://www.ilgiornale.it/interni/pm_sbugiardati_fuori_carcere_bisignani_e_papa/01-11-2011/articolo-id=554609-page=0-comments=1
Pm sbugiardati: fuori dal carcere Bisignani e Papa
di Emanuela Fontana, in INTERNI martedì 01 novembre 2011, 08:00
Roma Luigi Bisignani torna libero, il deputato Pdl Alfonso Papa esce dal carcere di Poggioreale dopo oltre cento giorni di reclusione. Non sono stati definiti così pericolosi tanto da essere privati completamente della libertà in attesa di giudizio l'uomo di affari e il politico coinvolti nell'inchiesta P4 condotta dai pm della procura di Napoli Francesco Curcio e Henry John Woodcock.
Il primo può da ieri lasciare la sua abitazione romana dove si trovava agli arresti su decisione del gip di Napoli Luigi Giordano. Anche la procura aveva espresso parere favorevole dopo che Bisignani aveva patteggiato per tutti i reati di cui è accusato (favoreggiamento e violazione del segreto di ufficio) ma i pm chiedevano l'obbligo di firma. Un diverso gip si pronuncerà nei prossimi giorni sul patteggiamento.
Papa è da ieri ai domiciliari nella casa della famiglia a Napoli. I pm erano contrari, ma in una motivazione di sei pagine i giudici della prima sezione del tribunale partenopeo hanno scritto che non c'è motivo per cui il deputato del Pdl - consegnato alla giustizia su via libera della Camera - rimanga a Poggioreale perch´ non esiste nessun «concreto pericolo di inquinamento probatorio». Tra le ragioni ci sono anche le «condizioni di salute»: Papa soffrirebbe di «disturbo dell'adattamento con ansia e umore depresso», di grado «medio grave», con «elevata possibilità di commissione di atti autolesionistici». Il suo comportamento da indagato e il fatto che non abbia precedenti confermano che la misura «proporzionata» in questo momento non sia comunque il carcere. Il gip di Roma, procura dove Papa è accusato di concussione, ha confermato questa tesi.
La decisione dei giudici segna una sconfitta per la procura di Napoli. I pm sostenevano infatti che in carcere Papa avesse tentato di inquinare le prove. Avevano anzi depositato nuovi atti tesi a dimostrare che il deputato Pdl avrebbe coinvolto un compagno di reclusione e un carabiniere, che gli avrebbe scattato alcune foto, per avviare una campagna stampa sulle sue condizioni. Ma gli atti della procura sono stati ritenuti non convincenti dai giudici, in quanto «non appaiono significativi» i comportamenti denunciati. In generale si tratterebbe di «mere quanto improduttive iniziative volte a mantenere vivo su di s´ l'interesse dell'opinione pubblica» in vista del processo, non di inquinamento delle prove. Non esiste poi «alcun pericolo di fuga». I domiciliari sono concessi anche per il «comportamento tenuto» dall'imputato «tra l'adozione nei suoi confronti della misura cautelare» e l'autorizzazione a procedere, il 20 luglio, quando «l'imputato risulta essersi immediatamente costituito pressa la casa circondariale di Napoli». Papa è stato accolto nel quartiere Vomero dal padre Giovanni e dalla madre Rosita. Ha salutato i giornalisti dalla finestra chiusa. «È molto provato e non può rilasciare dichiarazioni», hanno spiegato i genitori.
Tratto da: http://www.ilgiornale.it/esteri/la_nato_lascia_libia_balia_violenze_e_vendette/01-11-2011/articolo-id=554632-page=0-comments=1
La Nato lascia la Libia in balia di violenze e vendette
di Fausto BiloslavoESTERI martedì 01 novembre 2011, 08:00
La guerra in Libia della Nato si è conclusa ieri a mezzanotte e molti esultano per la «missione di successo». Pochi si preoccupano delle rappresaglie e vendette dei ribelli al potere, secondo l'antico copione di guai ai vinti. Non tutti nel Consiglio transitorio (Cnt) che governa a Tripoli sono contenti del passo indietro dell'Alleanza atlantica. Il primo ministro dimissionario, Mahmoud Jibril, ha addirittura sventolato lo spauracchio del ritrovamento «di ordigni nucleari» di Gheddafi. Poi si è corretto parlando di armi chimiche nella speranza che gli spauracchi servano a mantenere la copertura armata della Nato. Il suo successore Al Keib dovrà traghettare la Libia al voto in otto mesi.
Il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, sbarcato ieri a sorpresa a Tripoli, è stato lapidario: «Tocca ora alle Nazioni Unite essere in prima linea nell'assistenza internazionale alle nuove autorità libiche». L'Onu, però, non ha deciso ancora nulla. Nel frattempo continuano vendette e rappresaglie. I quasi 7 mila prigionieri di guerra rinchiusi in carceri improvvisate in tutta la Libia, dove languono senza accuse subendo spesso abusi, saranno il primo test delle nuove autorità. Uno dei casi più controversi riguarda Abu Zaid Omar Dorda, ex rispettato ambasciatore di Gheddafi all'Onu, poi nominato a capo dei servizi segreti per l'estero. Arrestato due mesi fa si era dimostrato disponibile a collaborare con il Cnt, secondo il nipote Hamza Alì Dorda, che ha lanciato un appello per salvare lo zio. L'ex di Gheddafi sarebbe stato ripetutamente interrogato e maltrattato da diversi gruppi di miliziani. Pochi giorni fa è volato da una finestra spezzandosi tutte e due le gambe. Il Cnt parla di tentativo di suicidio, ma i parenti giurano che i ribelli vogliono ucciderlo. «Le carceri sono piene di prigionieri colpevoli solo di aver appoggiato Gheddafi, che subiscono abusi terribili» denuncia il nipote di Dorda. All'inizio aveva parteggiato per i ribelli, ora sostiene «di sentirsi disgustato».
Human rights watch (Hrw) ha lanciato l'allarme sulle vendette a cominciare dal caso di Tawarga, una cittadina di 30mila abitanti vicino a Misurata. I ribelli l'hanno saccheggiata e incendiata spazzando via tutta la popolazione, come ai tempi della pulizia etnica in Bosnia. Gli abitanti sono libici dalla pelle nera che in parte hanno combattuto fra le fila governative durante l'assedio di Misurata. A Sirte, l'ultimo bastione di Gheddafi, sono state raccolte le prove di esecuzioni sommarie di almeno 53 prigionieri da parte dei ribelli. A Bani Walid, caduta poco prima, continuano le razzie, a tal punto che i giovani della tribù Warfalla vorrebbero dar vita alla guerriglia. Anche in altre città dell'entroterra, come Jemel, sparisce gente sospettata di simpatie per Gheddafi. Talvolta tornano cadaveri con evidenti segni di torture e il loro clan, che magari aveva appoggiato inizialmente la «rivoluzione», giura vendetta.
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