Il Fatto Quotidiano, 15.6.14
La storia sta spesso nei dettagli. Che le danno il sapore. E ne svelano a tradimento la natura più intima. Sarà così anche per la storia dell’Expo milanese. Nel bene e nel male. L’altro ieri alcuni di questi dettagli sono fuoriusciti dalla audizione che il commissario straordinario all’Expo, Giuseppe Sala, ha tenuto di fronte alla commissione consiliare Expo del Comune di Milano. E mi coinvolgono nella veste di presidente del comitato di esperti antimafia istituito dal sindaco Giuliano Pisapia pochi mesi dopo la vittoria del 2011. L’antefatto. E’ l’inizio del 2013 quando il sindaco, consapevole dei rischi di infiltrazioni mafiose che incombono sugli appalti e sui cantieri interessati, e già allarmato dalla stampa e dalla prima relazione consegnatagli dal suo comitato di esperti, ha un’idea: quella di affidare la regia generale della sorveglianza dei cantieri e dei lavori a Carlo Gualdi, generale dei carabinieri da poco in pensione e che fino a un anno prima ha ben operato a Milano come comandante della Divisione Pastrengo.
Personalmente mi sembra un’ottima idea, visto che Gualdi ha già lavorato a Catania, a Napoli, alla Dia, ha guidato l’Arma in Sicilia e poi i Servizi antidroga. Il sindaco mi chiede dunque di verificarne la disponibilità ad accettare l’incarico per Expo. Lo faccio. Il generale dà un consenso di massima e poi si incontra, per approfondire l’ipotesi, con Pisapia e con me. Poi c’è l’incontro con il dottor Sala. Il rapporto di collaborazione sembra partire. Dopo un po’ di tempo però lo stesso dottor Sala mi spiega, alla presenza del sindaco, che Gualdi non va bene. E’ a un livello troppo alto, c’è bisogno di un sottufficiale o di un giovane ufficiale che controlli sul campo. Gualdi stesso, su mia richiesta, suggerisce un più giovane ufficiale della Guardia di finanza di cui ha grande stima. Che a sua volta accetta e il cui nome, debitamente trasmesso, resta lettera morta. Questa vicenda è stata raccontata nella più recente relazione del comitato per l’interesse che viene ad assumere sullo sfondo di corruzione emerso, se è vero che corruzione e mafia finiscono spesso per attrarsi a vicenda. E anche per le perplessità del comitato, condivise peraltro dalla stessa commissione parlamentare, sulla scelta di alzare il tetto per gli appalti sottoposti ai protocolli antimafia. Su questo un consigliere dei 5Stelle ha dunque interrogato l’altro ieri il dottor Sala. Che così ha testualmente risposto: "Se Dalla Chiesa vuole fare polemica la faccia pure. Dalla Chiesa ha avuto da me una risposta chiara e cioè che per me Gualdi non era la persona giusta. Di segnalazioni del genere ne ho avute tante, non era solo Dalla Chiesa legittimato a proporre la questione. Sarà il ministero dell'Interno che indicherà quando sarà necessario chi mettere. Riconosco l'autorità morale e il ruolo di Dalla Chiesa ma spiegatemi perché deve essere Dalla Chiesa a indicare questo nome. E ritengo fosse necessario un profilo diverso anche perché voglio vedere un generale in pensione vigilare di notte. Volevo qualcosa di molto più operativo. " Quanti dettagli in questa replica di un manager d’eccellenza! Il primo. La risposta falsifica i fatti. Io non ho avanzato alcuna segnalazione (una delle “tante”), quasi volessi ottenere un incarico per un amico, o pretendessi (“spiegatemi perché deve essere Dalla Chiesa…”) di decidere una figura di rilievo in Expo. Io ho fatto quel che mi è stato espressamente chiesto dal sindaco nell’ambito della mia attività (gratuita) al servizio della città. Il secondo. La risposta denigra la persona che pone il problema. Abusivamente ambiziosa. Voleva sostituirsi al ministero dell’Interno. Mentre non ho fatto che interrogarmi (e con me tutto il comitato) sulle ragioni per cui una importante proposta del sindaco sia stata rigettata dopo qualche settimana, stante il contesto venuto poi alla luce. Il terzo dettaglio. La tendenza a caricaturare persone e fatti in una situazione estremamente seria. “Voglio vedere un generale in pensione vigilare di notte”. Già, se è per questo vorrei vedere anche un generale in servizio. Pisapia non voleva un metronotte. Ma la rappresentazione irriverente -quasi un signore con papalina e torcia- di un alto ufficiale che ancora due anni fa era vicecomandante dell’Arma serve a liberarsi della proposta. La caricatura dei problemi come stile argomentativo. E infatti altrove Greganti e Frigerio sono una “cupoletta di pensionati della prima repubblica” (della serie: neanche quelli siamo riusciti a contrastare), Paris è un “grigio funzionario” (per questo l’ho accettato in posizioni di vertice), e Antonio Acerbo, il suo vice, che sta nelle commissione che aggiudica un nuovo appalto alla ditta Maltauro, diventa uno dei “ragazzi” di Expo.
Tra “pensionati” di 66 anni e “ragazzi” di 64, avanza l’Expo, mentre i vincitori dei famosi appalti al massimo ribasso già sono arrivati con le loro richieste di revisione oltre le basi d’asta. Qui non si tratta di far polemiche. Si tratta di rispettare i fatti, usare il linguaggio dei momenti seri, accettare l’esistenza dei controlli sui cantieri e sugli uffici. Perché sia chiaro: le famose commissioni antimafia di controlli interni su Expo non ne possono fare. E se ci provano devono sentirsi delle intruse. E anche questo non è un bel dettaglio. |
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