venerdì 27 giugno 2014

Non buttare i tuoi soldi in tasse inutili. Firma l'appello di Altroconsumo

Torno sulla tassa sulle copie private tanto amata dal ministro Franceschini, LINK per segnalare una iniziativa di Altroconsumo tendente a bloccarla:  http://www.altroconsumo.it/hi-tech/telefoni-cellulari/news/equo-compenso-firma-la-petizione

La tassa sul telefonino è passata: firma per chiedere di annullarla
23 giugno 2014
Il ministro Franceschini ha firmato il decreto che aumenta fino a 4 euro il prezzo di smartphone e tablet per fare un piacere alla Siae. Altroconsumo ricorrerà al Tar per fermare questa tassa ingiusta. Dallo studio voluto dallo stesso ministero emerge che solo 13 consumatori su 100 usano dispositivi tecnologici per archiviare copie private. Firma per sostenerci in questa battaglia.
Il ministro per i Beni e le Attività Culturali Franceschini ha firmato il decreto che aumenta l’equo compenso, un sovrapprezzo su svariati dispositivi tecnologici, destinato ad arricchire di fatto solo le casse della Siae. Ma noi non ci fermiamo: ricorreremo al Tar per annullare questo ennesimo regalo alla Siae pagato coi soldi dei cittadini. Si tratta di una vera e propria tassa su smartphone e tablet che passano entrambi a 4 euro, e che andrà ad appesantire la spesa dei consumatori italiani per dispositivi e strumenti tecnologici per oltre 100 milioni di euro all'anno. Sostienici in questa battaglia e firma la nostra petizione.
Annulliamo il nuovo regalo alla SIAE. Firma l'appello 

Il meccanismo dell'equo compenso per copia privata è obsoleto e ingiusto: i consumatori che acquistano musica e film legalmente da piattaforme online, pagano infatti già a monte i diritti d'autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti: è dunque profondamente ingiusto che debbano pagare una tassa anche sui supporti, trovandosi così a pagare due volte.
Inoltre, il precedente ministro Bray, anche grazie alle prime 10 mila firme della nostra petizione, aveva commissionato un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche fossero cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come ha preteso la Siae. Questa indagine, resa pubblica,ha dimostrato che solo il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo 1 terzo usa smartphone e tablet per archiviarle, per cui se proprio deve essere aggiornato l’equo compenso va sensibilmente ridotto.

Le nostre ragioni
Ma qual è il motivo di questa tassa? Risarcire la Siae (e gli autori e gli editori che rappresenta) per i "mancati introiti" derivanti dalle copie private di canzoni, film e quant’altro coperto da diritto d’autore. Copie private che vengono in genere conservate nelle memorie di massa (hard disk, chiavette, cd vergini…) e in tutti i dispositivi in grado di immagazzinare dati: da qui l’idea di tassare questi dispositivi. Si chiama “equo compenso” e si tratta di soldi che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori, ma che (come sappiamo) vanno soprattutto agli artisti più noti e importanti (ovvero a chi di fatto non ha davvero bisogno di soldi); gli altri prendono poco o nulla.
Per queste ragioni, la battaglia di Altroconsumo non si ferma qui ma continua al TAR per l'annullamento di questo decreto illogico, illegittimo, contrario agli interessi dei consumatori e contro lo sviluppo dell'innovazione tecnologica, chiediamo a tutti i consumatori che in 20.000 sul nostro sito e in 60.000 sulla piattaforma Change.org hanno firmato le nostre petizioni, di continuare a supportare la nostra azione.

Non ce lo ha chiesto l’Europa
Non è un caso che nel più ampio dibattito circa la riforma della Direttiva sul Copyright si sia aperta una discussione in Europa sulla revisione dell'equo compenso per copia privata, considerato da più parti un meccanismo rozzo ed obsoleto. Alla vigilia del semestre italiano di presidenza europea ci aspettavamo che il Governo Renzi, che si dichiara a favore della modernizzazione e dell'innovazione del Paese, avrebbe fatto proprie queste proposte di riforma e invece, al contrario, ha aumentato le tariffe nonostante tutti gli indicatori deponessero a favore di una riduzione e ha così introdotto una tassa odiosa sulla tecnologia sul vecchio solco dell'equo compenso. Se è vero che ci sono Paesi in Europa, come Francia e Germania, dove esiste una tassa analoga (e dove l'equo compenso pesa di più che da noi), è vero che esistono Paesi dove non si è mai pagato nulla (come nel Regno Unito), e Paesi che lo hanno da poco eliminato (come la Spagna). In ogni caso un paragone veritiero andrebbe operato sulla media di tutti i 23 Paesi europei dove esiste l'equo compenso.

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