lunedì 23 giugno 2014

Tempo di Mondiali di Calcio. Per Franceschini una buona occasione per aumentare le tasse!

22 GIUGNO 2014 .Aumenta la tassa sulle memorie esterne ma il ministro nasconde i dati
Diritto di seguito su copia privata: scandalosa scomparsa, dal sito del ministero, dei dati sull’equo compenso pagato dai 60 milioni di consumatori italiani.
di Angelo Greco   , tratto da http://www.laleggepertutti.it/52670_aumenta-la-tassa-sulle-memorie-esterne-ma-il-ministro-nasconde-i-dati

Il ministro dei beni culturali ha firmato il decreto che aumenta gli importi per l’equo compenso, ossia il prezzo che ogni consumatore italiano deve pagare nel momento in cui acquista una memoria esterna come una usb, un hard disk, un dvd, ma anche uno smartphone e un tablet (anche questi ultimi, infatti, sono dotati di memorie per immagazzinare i dati).

La notizia si attendeva ormai da qualche settimana ed era prossima alla sua ufficializzazione (leggi: “Equo compenso: gli aumenti su tablet e smartphone ci saranno”). In conseguenza di ciò, pagheremo fino a quasi 5 euro in più un cellulare o un tablet da 32 Gb; fino a 5,20 euro per un computer e quasi 40 centesimi per una memoria usb da 4Gb.


Non ci dilungheremo, in questa sede, su cosa sia l’equo compenso sulle copie private, di cui abbiamo già parlato spesso in queste pagine. Piuttosto sono allarmanti – e la collettività va informata di ciò – le modalità con cui è avvenuto tale aumento: in un clima di assoluta assenza di trasparenza e di disinformazione tale da far gridare allo scandalo.

Non ci riferiamo tanto al fatto che il ministro, anziché aggiornare le tariffe al costo della vita, le abbia aumentate, in termini reali, di oltre il 500%!

Non ci riferiamo neanche al fatto che, già prima del citato “adeguamento”, l’Italia era tra i Paesi dell’Europa con gli importi tra i più elevati.

Ma è singolare – anzi, tipico di uno Stato totalitario – come, in questa occasione, l’informazione su internet sia stata letteralmente censurata dalle stesse istituzioni: istituzioni che, così facendo, hanno ormai dimostrato di temere il tam tam della rete e l’effetto che esso potrebbe avere sulle loro “scelte”.

Ma vediamo da vicino cosa è successo, secondo quanto riportato anche dai principali giornali (primo per tutti “Il Fatto Quotidiano”).

Il meccanismo dell’equo compenso
Il meccanismo che regola l’equo compenso è costruito tutto su una presunzione: si ipotizza, cioè, che il consumatore, una volta acquistata la memoria esterna, la utilizzi per copiare un contenuto coperto dal diritto d’autore. Così, per esempio, potrebbe essere il caso di chi carichi sul telefonino la playlist di un autore, legalmente acquistata, e importata dal computer; oppure “rippi” in mp3, sul nuovo hard disk esterno, il cd di Jennifer Lopez appena scaricato dall’i-store o acquistato in versione fisica.

E chi non lo fa e, invece, ha comprato l’hardware solo per archiviare contenuti propri (per esempio: una sim della camera digitale per le foto dell’estate o un pen drive per conservare file di testo di propria produzione)? Paga lo stesso [1] il balzello che va a finire all’industria dei contenuti e, in percentuale, anche alla Siae.

Tralasciando, in questa sede, le critiche al sistema, passiamo ora alle note dolenti della vicenda.

Che fine hanno fatto i dati pubblici?
Un recente studio ha evidenziato che solo il 10% degli italiani utilizza le memorie esterne per fare davvero una copia privata. Ebbene – ed è qui la prima anomalia – questa ricerca di mercato, sino a ieri pubblicata sul sito del Ministero dei Beni e delle Attività culturali, è stata appena rimossa! Quasi a impedire che gli italiani potessero fare valutazioni in merito alle recenti scelte governative. Una mossa che, in concomitanza con il citato aumento dei prezzi, lascia alquanto interdetti sull’interpretazione del concetto di “trasparenza amministrativa” da parte delle istituzioni. Tuttavia, per chi fosse interessato, il testo della ricerca è ancora disponibile online e si può leggere a questo link.

Se ciò non dovesse bastare, ce n’è dell’altro.
Il ministero, nel vano tentativo di convincere gli italiani che le tariffe per copia privata appena approvate sono le più basse d’Europa, ha pubblicato, insieme al comunicato stampa, una tabella per confrontare i prezzi italiani con quelli degli altri Paesi europei. Ma, guarda caso, nel rapporto vengono menzionati solo gli Stati che applicano tariffe più alte e non quelli (la maggior parte) che, invece, sono più indulgenti coi consumatori.

Il tentativo è tanto più maldestro quanto si pensi che, nella tabella, in corrispondenza della Germania – la quale pratica importi più bassi dei nostri – il ministero ha nascosto i dati dietro una scritta ridicola e menzognera: “dati non disponibili”. Il che, nell’era dell’informazione, suona come un paradosso.

Guarda caso, l’Italia, rispetto agli altri Stati dell’UE, è il Paese dove, nel 2012, è stato raccolto il maggior importo a titolo di equo compenso (prima di noi solo la Francia: Paese, però, dove la legge impone ai venditori di esporre, insieme al prezzo del prodotto, anche l’importo che verrà pagato dall’acquirente a titolo di equo compenso).

Insomma, ancora una volta vince il gruppo – l’industria dei contenuti – sui 60 milioni di consumatori italiani, disinformati e tenuti nell’ombra. Consumatori sui quali – checché se ne dica – di fatto andrà a gravare il balzello, posto che – sebbene materialmente sarà corrisposto dalle industrie costruttrici di memorie esterne, queste ultime poi, inevitabilmente, lo scaricano sul prezzo al consumo.


[1] In verità, sono previste poi delle teoriche forme di compensazione che, tuttavia, sono state sottoposte a numerose critiche.
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