giovedì 17 gennaio 2008

Governo Prodi: un bilancio

BILANCIO DI GOVERNO. Piccolo esercizio per un elettore dell'Unione
Scritto da Nando dalla Chiesa, l'Unità, 12 Gennaio 2008.

Pubblico solo alcune frasi, potrete leggere l'articolo completo nei commenti. Il sito di Nando dalla Chiesa è raggiungibile dal link posto sulla destra della pagina.


... che cosa avrebbe chiesto un elettore di centrosinistra al governo dell’Unione nell’aprile del 2006? Proviamo a mettere in fila. Sicuramente gli avrebbe chiesto di ridurre la disoccupazione, ... In secondo luogo gli avrebbe chiesto di andare via dall’Iraq, ... Poi gli avrebbe chiesto di dare più sicurezza ai cittadini; ... Ancora, gli avrebbe domandato di restituire dignità alla scuola e all’università, ... Un elettore di centrosinistra avrebbe chiesto di cambiare la Bossi-Fini, ... E poi ... avrebbe chiesto di riprendere il risanamento dopo l’infausta stagione della “finanza creativa” di Tremonti. E in ogni caso avrebbe chiesto una lotta senza quartiere all’evasione fiscale dopo lo scandaloso quinquennio dei condoni. ... L’elettore di centrosinistra, ... voleva altre tre cose: una legge sul conflitto di interessi, una nuova legge elettorale, la cancellazione delle leggi della vergogna. ...

Ed eccoci dunque alla seconda parte dell’esercizio, da svolgere con attenzione. Come ha risposto il governo Prodi a queste richieste? Riprendiamo in mano il loro elenco ...
La disoccupazione è effettivamente discesa. ...
Iraq: le truppe sono state ritirate. ...
La maggior parte dei reati è in calo. ...
scuola e università: l’operazione serietà è sotto gli occhi di tutti. ...
Al posto della Bossi-Fini è in arrivo la Amato-Ferrero ...
Risanamento finanziario: il deficit è stato dimezzato, è il più basso dal ’99. ...
lotta all’evasione, be’, forse non è mai stata tanto efficace nella storia del paese. ...

Perché allora questo clima di depressione insoddisfatta che ha dominato finora e che è un po’ cambiato solo dopo la conferenza di fine anno di Romano Prodi?...
Che fare dunque? Si dice “la comunicazione”. Senz’altro Berlusconi avrebbe letteralmente martellato gli italiani per settimane con ognuno dei risultati su elencati. Ma la comunicazione nasce anche dai comportamenti interni al governo. ...

E tuttavia io credo che il lavoro di un governo debba essere valutato a) nella sua globalità, b) tenendo conto dei rapporti di forza su cui esso ha potuto contare e c) per l’arco di tempo che ha avuto a disposizione. E se è così, il bilancio di questo governo sta molto al di sopra di ciò che il suo elettorato percepisce. Perché se è vero che molti sono gli interventi ancora insoddisfacenti, è anche vero che numerosissimi sono gli atti e impegni positivi che si potrebbero ulteriormente ricordare ...

1 commento:

Franco Gatti ha detto...

BILANCIO DI GOVERNO. Piccolo esercizio per un elettore dell'Unione
Scritto da Nando dalla Chiesa, l'Unità, 12 Gennaio 2008.

Pubblico solo alcune frasi, potrete leggere l'articolo completo nei commenti.


In alto i cuori. I cuori degli elettori, intendo. Non perché splenda su loro un governo intento “a miracol mostrare”, tanto più che le cronache - semmai - ci rovesciano addosso miracoli al contrario, come la tragedia della spazzatura napoletana. Ma, dopo la tanto attesa “verifica politica”, viene spontaneo di fare (e suggerire) un esercizio. Un esercizio contro la tentazione del mugugno permanente. Un esercizio utile per prendere e darsi le misure. Eccolo: che cosa avrebbe chiesto un elettore di centrosinistra al governo dell’Unione nell’aprile del 2006? Proviamo a mettere in fila. Sicuramente gli avrebbe chiesto di ridurre la disoccupazione, perché questo è ciò che chiede anzitutto un elettorato sensibile alle questioni sociali. In secondo luogo gli avrebbe chiesto di andare via dall’Iraq, visto che l’elettorato dell’Unione si era battuto per anni contro quell’avventura e contro l’idea di governo del mondo che l’aveva giustificata. Poi gli avrebbe chiesto di dare più sicurezza ai cittadini; anche la maggioranza dell’elettorato di sinistra ha preso infatti negli anni consapevolezza della questione criminale; e in più si è convinta che sarebbe politicamente suicida regalare alla destra un tema così sentito, soprattutto dagli anziani. Ancora, gli avrebbe domandato di restituire dignità alla scuola e all’università, che stavano diventando galoppatoi di interessi privati (dai diplomifici alle università telematiche) e che vivevano da anni una progressiva dequalificazione della loro funzione. E inoltre. Un elettore di centrosinistra avrebbe chiesto di cambiare la Bossi-Fini, di praticare una politica di accoglienza seria e lungimirante degli immigrati. E poi quell’elettore, soprattutto se più consapevole dello stato delle pubbliche finanze, avrebbe chiesto di riprendere il risanamento dopo l’infausta stagione della “finanza creativa” di Tremonti. E in ogni caso avrebbe chiesto una lotta senza quartiere all’evasione fiscale dopo lo scandaloso quinquennio dei condoni. Come si dice prima delle elezioni, per far capire che “non la si beve”? Si dice: nessun libro dei sogni; ma quattro o cinque punti ben chiari, non di più. Bene, benissimo. Noi qui di punti ne abbiamo già indicati sette, siamo già - teoricamente - oltre la soglia della concretezza. Ma aggiungiamone altri tre, per proiettarci piacevolmente verso il libro dei sogni. L’elettore di centrosinistra, per uscire davvero dalla sbornia berlusconiana, voleva altre tre cose: una legge sul conflitto di interessi, una nuova legge elettorale, la cancellazione delle leggi della vergogna.
Ed eccoci dunque alla seconda parte dell’esercizio, da svolgere con attenzione. Come ha risposto il governo Prodi a queste richieste?Riprendiamo in mano il loro elenco. La disoccupazione è effettivamente discesa. Anzi, è ai livelli più bassi degli ultimi venticinque anni. Con tanti problemi sul tappeto, primo fra tutti la sicurezza sul lavoro. Ma è scesa, e di molto. Iraq: le truppe sono state ritirate. Molti elettori pensano che una scelta così sia facile, come bere un bicchier d’acqua; ma non lo è. Ha implicazioni internazionali straordinarie, specie per un paese come il nostro. E ha implicazioni anche di fronte agli interessi economici che sulla guerra e soprattutto sulla “ricostruzione” avevano puntato in termini di commesse. Capitolo sicurezza. La maggior parte dei reati è in calo. E, per quel che riguarda la criminalità organizzata, è stata infilata una serie straordinaria di arresti di latitanti di spicco, a cui si è finalmente accompagnata l'istituzione di un commissario per la gestione dei beni confiscati. E passiamo a scuola e università: l’operazione serietà è sotto gli occhi di tutti. Cito solo la reintroduzione del controllo pubblico sugli esami di maturità, la fine della proliferazione anarchica degli atenei, la valorizzazione dei risultati degli ultimi tre anni scolastici ai fini dei percorsi universitari. E l’Agenzia di valutazione dell’università e della ricerca, con premi per le università che lavorano meglio.
Ancora. Al posto della Bossi-Fini è in arrivo la Amato-Ferrero, i cui princìpi di civiltà hanno comunque trovato anticipazione in diversi atti del governo, da quello per sancire il diritto di elettorato passivo degli studenti stranieri nelle nostre università a quello del ministro Fioroni per garantire l’accesso nelle scuole ai bambini “irregolari”. Risanamento finanziario: il deficit è stato dimezzato, è il più basso dal ’99. E quanto alla lotta all’evasione, be’, forse non è mai stata tanto efficace nella storia del paese. Come si diceva? Quattro-cinque cose chiare? Ecco, sono sette. In un anno e mezzo di governo. Per di più con una maggioranza risicatissima al Senato e una guerriglia permanente contro un governo che sarebbe dovuto cadere ogni settimana.



Perché allora questo clima di depressione insoddisfatta che ha dominato finora e che è un po’ cambiato solo dopo la conferenza di fine anno di Romano Prodi? Certo, c’erano anche altre richieste su ricordate (già, “quattro o cinque” lo si dice per sembrare pratici ma poi…): la legge sul conflitto d’interessi (o l’altra sua faccia: la riforma televisiva), la legge elettorale e la cancellazione delle leggi della vergogna. Ma davvero le prime due possono essere fatte senza avere una vera maggioranza in Parlamento? E in ogni caso, si potrebbe fare una legge elettorale con la “propria” maggioranza? Quanto alle leggi della vergogna, anche lì la situazione è in movimento. Sulla Pecorella è intervenuta la Corte. Sul lodo Schifani pure. Su rogatorie e Cirami la giurisprudenza internazionale o interna hanno agito (per fortuna) da neutralizzatori. Restano la Cirielli e il falso in bilancio e su tutte e due si sta intervenendo.
Il guaio, diciamolo, è stato l’indulto, quel pessimo, sciagurato biglietto da visita che la maggioranza parlamentare ha voluto dare di sé subito dopo la vittoria. E che ha colorato tutta la politica della giustizia, fra l’altro segnata dai casi Forleo e De Magistris, gestiti in più di un passaggio con poca chiarezza. E’ stato quello, per gran parte dell’elettorato dell’Unione, una specie di peccato originale. E tuttavia io credo che il lavoro di un governo debba essere valutato a) nella sua globalità, b) tenendo conto dei rapporti di forza su cui esso ha potuto contare e c) per l’arco di tempo che ha avuto a disposizione. E se è così, il bilancio di questo governo sta molto al di sopra di ciò che il suo elettorato percepisce. Perché se è vero che molti sono gli interventi ancora insoddisfacenti, è anche vero che numerosissimi sono gli atti e impegni positivi che si potrebbero ulteriormente ricordare (dalla fine del tormentone Alitalia al forte aumento dei posti letto per gli studenti universitari).
Che fare dunque? Si dice “la comunicazione”. Senz’altro Berlusconi avrebbe letteralmente martellato gli italiani per settimane con ognuno dei risultati su elencati. Ma la comunicazione nasce anche dai comportamenti interni al governo. Non basta solo “votare insieme”. Bisogna anche evitare di essere i primi a dare al paese, con le proprie comunicazioni e le proprie (a volte comprensibili) ansie di visibilità, la sensazione che non si faccia mai niente di buono, che tutto sia insufficiente, che ci sia sempre tutto da rivedere “se no cade il governo”. Dopodiché bisogna cogliere la domanda di grandi campagne che mobilitino anche emotivamente, che rispondano ai bisogni e/o che scuotano l’orgoglio dell’elettorato. La campagna più generale l’ha già lanciata Romano Prodi: la difesa del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti, la grande battaglia dell’equità sociale. Poi campagne più specifiche (non tante; “quattro o cinque”, appunto...). Dalla formidabile sfida della spazzatura a Napoli, vero banco di prova delle capacità e del coraggio di questo governo, alla grande, alta sfida lanciata alla politica da Maurizio Pollini l’altra sera in tivù, quella della valorizzazione della musica in un paese che sembra non avere voglia di coltivare i propri grandi patrimoni culturali e artistici. In mezzo, per riuscire a dare ogni giorno il massimo, per non generare scontenti sociali gratuiti a causa di ritardi di firme o intoppi burocratici, una bella riforma nei fatti della pubblica amministrazione, a partire dai ministeri. Che sia anche la velocità la cifra in più di questo governo. Perché di burocrazie, di veti, di rinvii e di competenze si può anche arrivare, alla fine, alle giornate di Napoli. Sono quattro punti. Il quinto, a piacere.
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