martedì 15 gennaio 2008

Dal blog di Nando dalla Chiesa: Storia di B., il Riformatore più bello del mondo

Piccolo memento. Era la legislatura 1996-2001. Destra e sinistra decisero che bisognava dar vita a una bella Bicamerale per rifare l'Italia. E che Berlusconi era necessario per riuscire in questa impresa che avrebbe portato, alla fine, a dare agli italiani una nuova, più moderna Costituzione. Si discusse a meraviglia (e destando meraviglie) del modello francese, e del modello inglese, e del modello americano e del modello tedesco e perfino del modello israeliano. Gherardo Colombo si azzardò in un'intervista assai pacata a sostenere che dietro la Camerale si consumavano ricatti che avrebbero inquinato la democrazia italiana. Ci fu una sollevazione. Anche da sinistra auspicarono per lui il manicomio, o almeno la museruola; lo difendemmo io, Di Pietro e non so quali altre due o tre persone. La Commissione lavorò che era una bellezza. Un giorno si alzò B. in aula e disse con indignazione (lo rivedo ancora oggi) che lui di quella Bicamerale non sapeva che farsene perché non vi passava la riforma della giustizia che voleva lui, e che lui aveva aggiunto abusivamente (ma con il consenso quasi unanime) ai temi della Bicamerale. Fu lo schiaffo del corteggiato (o della corteggiata) che fa sentire un po' fessi, se non si è completamente fessi.

Poi venne la legislatura 2001-2006. B. si mise alacremente a fare la "riforma della giustizia" che aveva in mente lui. E con la sua maggioranza si rimise al lavoro sulla Costituzione, per farsela proprio come piaceva a lui, dal parlamento alla Corte costituzionale al Csm. Sempre per dare al Paese una nuova, più moderna Costituzione. Esitava solo sulla devolution, reclamata dalla Lega ma indigesta alla destra storica del Paese. Un mattino un senatore leghista annunciò in aula che se non fosse passata la devolution al Senato, in quegli stessi giorni non sarebbe passata la legge Gasparri (tivù...) alla Camera. Inutile dirlo: la devolution passò. B. aveva preferito fare a fette l'Italia che rinunciare alla legge fatta per le sue televisioni. Un messaggio indimenticabile: il capo dell'Italia dichiarava che le sue tivù erano più importanti dell'Italia.

Infine venne la legislatura 2006-2011 (?). La Costituzione rifatta sull'altare di un impero televisivo venne bocciata dagli italiani. Ma, anche sulla spinta dell'incertezza politica, si decise che si dovesse fare, ancora una volta, una nuova, più moderna Costituzione. E che ancora una volta B. dovesse essere irrinunciabile pilastro della futura architettura istituzionale, a partire dalla legge elettorale. E furono osanna e inneggiamenti al nuovo clima finalmente costruttivo e positivo. E ci si rimise a parlare del modello francese e del modello inglese e del modello americano e del modello tedesco e sempre più (stavolta) del modello spagnolo. Finché B. dalla montagna fece l'uomo del monte e disse no. Nessuna disponibilità avrebbe avuto a "riscrivere insieme le regole" se non si fosse messa da parte la "criminosa" legge Gentiloni sulle tivù. Tutti si guardarono tra di loro increduli. Eppure B. si era semplicemente rivelato, per l'ennesima volta, nella sua più genuina natura. Ma perché, non lo dicevano sempre i nostri vecchi contadini, pur nulla sapendo di Costituzione, che non c'è due senza tre?
Tratto da: http://www.nandodallachiesa.it

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