Andate a leggere l'editoriale che David Arboit ha scritto oggi sul sito
http://www.piazzadibuccinasco.it (vedi anche il link nella colonna a destra)
ed intitolato: COSI' FAN TUTTI
Riporto qui solo il passaggio fondamentale, potete leggere l'intero articolo nei commenti:
Il punto vero è che è ora di scendere in campo. Dico a voi tutti cittadini italiani. Basta con le lamentazioni sui politici, torniamo ad aver cura della res pubblica, scrolliamoci di dosso pigrizia e ignavia, cinismo e opportunismo, perché è ora di sire basta, perché adesso tocca a noi, il dovere ci chiama. Se c’è qualcuno che concepisce la politica come lavoro onesto per il bene comune ha il dovere di scendere in campo, adesso.
Occupiamo in massa i partiti, tutti i partiti, e reclamiamo ad alta voce il diritto di decidere, riprendiamoci la sovranità che ci è data dalla costituzione democratica
venerdì 18 gennaio 2008
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1 commento:
COSI' FAN TUTTI
di David Arboit
18/01/2008 @ 10:28:15
Rassegna stampa di venerdì 18 gennaio 2008: Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, tutti e tre lo stesso titolo. Leggo, per esempio, il Corriere.
«Ecco il punto: è in corso da anni, ma diventa sempre più combattuto e feroce, un vero e proprio assalto dei segretari, dei padroni delle tessere, dei capicorrente al mondo della sanità. Visto come un territorio dove distribuire piaceri per raccogliere consensi. Vale per il Sud, vale per il Nord. Per le regioni d'un colore o di un altro. Nella Vibo Valentia in mano al centrosinistra ardono le polemiche sulla decisione di distribuire 40 primariati (di cui 38 a compaesani vibonesi: evviva l'apertura alle intelligenze mondiali), 85 «primariati junior» e 153 bollini d'«alta specializzazione» in coincidenza con le primarie del Pd e il consolidamento del Partito Democratico Meridionale di Loiero, capace di folgorare un uomo noto in città come il primario del 118 Antonio Talesa, prima con An.»
A questo punto potrebbe accadere che si apra un discussione già vista, un dibattito che ormai ha più l’aspetto di una recita teatrale con un copione ben stabilito, molto prevedibile, con battute già scritte da tempo o quanto meno con un canovaccio, come nella commedia dell’arte. So già quello che diranno i cittadini di centro-destra, i cittadini di centro-sinistra, i politici di centro-destra, i politici di centro-sinistra.
Se la politica è e deve essere così, se non può per sua natura essere differente da così, io non ci sto, io non ci posso stare.
Ma no, non è per sia natura così, non è sempre stata così.
Che cosa diranno da lassù quei 35 mila imbecilli che fra il 1943 e il 1945 hanno dato la vita per fare nascere la Repubblica Democratica Italiana? Io, signori miei, sto con loro e in questi momenti penso a loro, e mi consolo con l’idea che ci sia stato, un tempo, qualcuno che per il bene comune ha negato il proprio interesse personale sacrificato perfino la sua vita. Forse bisognerebbe iniziare ogni seduta parlamentare proiettando su un grande schermo alcune foto storiche di gente appesa a un cappio e con al collo un cartello con scritto “banditen”; ce ne sono tante, tantissime, migliaia. Così, forse, rinfrescando la memoria, alcuni potrebbero perfino vergognarsi.
Ma il punto vero allora qual è?
Il punto vero è che è ora di scendere in campo. Dico a voi tutti cittadini italiani. Basta con le lamentazioni sui politici, torniamo ad aver cura della res pubblica, scrolliamoci di dosso pigrizia e ignavia, cinismo e opportunismo, perché è ora di sire basta, perché adesso tocca a noi, il dovere ci chiama. Se c’è qualcuno che concepisce la politica come lavoro onesto per il bene comune ha il dovere di scendere in campo, adesso.
Occupiamo in massa i partiti, tutti i partiti, e reclamiamo ad alta voce il diritto di decidere, riprendiamoci la sovranità che ci è data dalla costituzione democratica.
«Ora costatiamo come la res pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo, insomma, che ogni sua sciagura è sciagura nostra, come ora soffriamo per l’estrema miseria in cui il nostro paese è caduto: se lo avessimo sempre tenuto presente, come sarebbe successo questo?» Questo diceva Giacomo Ulivi, 19 anni, fucilato dai fascisti a Modena il 10 novembre 1944. Questo Giacomo ci ricorda a noi oggi, adesso.
David Arboit
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