Orgoglioso anche di avere laureato il mio amico Mario molti anni fa. Molti davvero. Al punto che nel frattempo è diventato amministratore delegato di una grande azienda. Almeno fino a pochi giorni fa. Quando l’hanno licenziato dopo un dialogo di venti minuti. Si era rifiutato di licenziare in massa. Fatemi mandare via solo i lavativi, quei cinque o sei con i certificati medici falsi e sempre difesi dal sindacato (sempre complimenti). Fatemi contrattare qualche prepensionamento. Ma gli altri perché? L’azienda non ha bisogno di questa cura, le prospettive operative sono buone. Ha presentato il suo piano alternativo. Che rifiutava l’idea che si dovesse licenziare in massa solo per fare schizzare verso l’alto le azioni in Borsa, perché la Borsa impazzisce di gioia quando la gente viene mandata a casa. Gli hanno detto che non è più in linea con la filosofia del gruppo. Che se ne poteva andare subito. E lui, appena diventato padre disoccupato, è andato a prendersi i bimbi all’asilo. Vi sareste mai aspettati che un amministratore delegato bocconiano, seppur di sinistra, si giocasse il posto per non fare licenziare a casaccio i suoi dipendenti? Ecco un caso in cui la persona modifica il ruolo invece di farsene mangiare l’anima. Bravo Mario! E forza, farai sfracelli da altre parti.
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