17 Novembre 1938 - promulgazione delle leggi razziali. Roma, Italia
27 Novembre 2008 - Convegno "L'attualità del pensiero di Julius Evola", Buccinasco.
Firmano il manifesto ed organizzano il convegno il Sindaco Loris Cereda ed il ViceSindaco Mario Arrigoni, a nome della Amministrazione Comunale.
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I dettagli sul convegno organizzato dalla Amministrazione Comunale:
Novembre 27, 2008 Giovedì
Convegno sul pensiero di Julius Evola 21:00 - 23:00
"L'attualità del pensiero di Julius Evola"
Relatori:
Gian Franco Lami, Davide Bigalli, Gianfranco de Turris
ore 21.00 - Presentazione del convegno e saluti del Sindaco Loris Cereda
ore 21.15 - Intervento dei relatori
ore 22.15 - Dibattito
Al termime seguirà un rinfresco.
Cascina Robbiolo, via Aldo Moro 7
Chi era Evola ?
da Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Julius_Evola
Julius Evola
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Julius Evola
Il Barone Julius Evola (pseudonimo di Giulio Cesare Andrea Evola) (Roma, 19 maggio 1898 – Roma, 11 giugno 1974) è stato un filosofo e pittore italiano.
« In due modi distinti l'uomo può cercare di superare la contingenza e la miseria del mondano in un rapporto con la divinità. Nel primo si presuppone che il Dio sia distinto dall'uomo, di modo che il rapporto non può essere che quello estrinseco proprio alla fede [...]. Nell'altro si pòstula invece una ideale continuità fra uomo e Dio, di modo che il rapporto ha il senso di una identificazione reale, di un congiungersi dell'uomo a Dio non con parole, pensieri o sentimenti, bensì con un farsi egli stesso Dio. »
(Julius Evola, Bilychnis, Anno XIV, Fasc. VI, Giugno 1925)
Le sue posizioni, vicine al fascismo e al nazismo, si espressero in una critica in chiave tradizionalista. Mussolini ne apprezzò alcune impostazioni (in particolare il ritorno alla romanità e una teoria della razza in chiave spirituale), anche se nel panorama culturale del fascismo non ebbe un ruolo determinante. Le sue critiche, da posizioni ancora più radicali, gli valsero in Italia la sospensione di alcune pubblicazioni da parte dello stesso PNF (ad esempio la rivista La Torre) e in Germania il sospetto delle gerarchie naziste. La complessità del suo pensiero gli procurò, anche dopo la fine della guerra, un grande seguito negli ambienti conservatori italiani ed europei, dai neofascisti Pino Rauti ed Enzo Erra (Centro studi Ordine Nuovo) fino a esponenti della destra più moderna.
Indice
1 Vita e opere
1.1 Formazione
1.2 Gli anni della Prima Guerra Mondiale
1.3 L'artista
1.4 Il filosofo
1.5 Le tesi sulla razza
1.6 Gli anni della Seconda Guerra Mondiale
1.7 Il dopoguerra
1.8 Gli ultimi anni
2 Sintesi del pensiero
3 Opere
3.1 Opere di Julius Evola
3.2 Opere curate dall'autore
3.3 Antologie di scritti non compilate dall'autore
4 Altri progetti
5 Note
6 Bibliografia
6.1 Articoli consultabili on line
7 Collegamenti esterni
Vita e opere
Formazione
Giulio Cesare Andrea Evola nasce da Vincenzo e Concetta Frangipane, una nobile famiglia siciliana e cattolica di antiche origini spagnole.[1] Le poche notizie sui suoi anni di formazione si possono ricavare dall'autobiografia intitolata Il cammino del cinabro, pubblicata nel 1963 dall'editore Scheiwiller:[2]
« Nella prima adolescenza, mentre seguivo studi tecnici e matematici, si sviluppò in me un interesse naturale e vivo per le esperienze del pensiero e dell'arte. Da giovinetto, sùbito dopo il periodo dei romanzi d'avventure, mi ero messo in mente di compilare, insieme ad un amico, una storia della filosofia, a base di sunti. D'altra parte, se mi ero già sentito attratto da scrittori, come Wilde e D'Annunzio, presto il mio interesse si estese, da essi, a tutta la letteratura e l'arte più recenti. Passavo intere giornate in biblioteca, in un regime serrato ma libero di letture. In particolare, per me ebbe importanza l'incontro con pensatori, come Nietzsche, Michelstaedter e Weininger. Esso valse ad alimentare una tendenza di base, anche se, a tutta prima, in forme confuse e in parte distorte, quindi con una mescolanza del positivo col negativo [...]. »
Si iscrive alla facoltà di ingegneria, ma rifiuta di discutere la tesi per disprezzo dei titoli accademici,[3] proseguendo nello studio dell'arte e della filosofia:
« A parte gli autori accennati, va menzionata l'influenza che su me adolescente esercitò anche il movimento che alla vigilia della prima guerra mondiale e durante la prima parte di essa ebbe per centro Giovanni Papini con le riviste Leonardo e Lacerba, in seguito in parte anche con La Voce. Fu il periodo dell'unico vero Sturm und Drang che la nostra nazione abbia conosciuto, dell'urgere di forze insofferenti del clima soffocante dell'Italietta borghese del primo novecento [...] A lui e al suo gruppo si deve il nostro venire a contatto con le correnti straniere più varie e interessanti del pensiero e dell'arte d'avanguardia, con l'effetto di un rinnovamento e di un ampliamento di orizzonti. »
Gli anni della Prima Guerra Mondiale
Sul frontePur essendo su posizioni nettamente filo germaniche –particolarmente affascinato dai grandi imperi come quello austro-ungarico e dall'idea di un ritorno ai valori tradizionali che esso rappresentava– partecipa alla Prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria sull'altopiano di Asiago dal 1917 al 1918. Rientra a Roma dopo il conflitto e attraversa una profonda crisi esistenziale che, come egli stesso riporta ne Il cammino del cinabro, rischia di sfociare nel suicidio:
« [...] Questa soluzione fu evitata grazie a qualcosa di simile ad una illuminazione, che io ebbi nel leggere un testo del buddhismo delle origini. Fu per me una luce improvvisa: in quel momento deve essersi prodotto in me un mutamento, e il sorgere di una fermezza capace di resistere a qualsiasi crisi. »
L'artista
Attraverso Giovanni Papini entra in contatto con alcuni esponenti del Futurismo quali Gottfried Benn, Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1919 partecipa all'Esposizione Nazionale Futurista di Milano. Ben presto si stacca da questo movimento per ragioni che lui stesso espone nella sua autobiografia:
« [...] Non tardai però a riconoscere che, a parte il lato rivoluzionario, l'orientamento dei futurismo si accordava assai poco con le mie inclinazioni. In esso mi infastidiva il sensualismo, la mancanza di interiorità, tutto il lato chiassoso e esibizionistico, una grezza esaltazione della vita e dell'istinto curiosamente mescolata con quella del macchinismo e di una specie di americanismo, mentre, per un altro verso, ci si dava a forme sciovinistiche di nazionalismo. A quest'ultimo riguardo la divergenza mi apparve netta allo scoppio della prima guerra mondiale, a causa della violenta campagna interventista svolta sia dai futuristi che dal gruppo di Lacerba. Per me era inconcepibile che tutti costoro, con alla testa l'iconoclasta Papini, sposassero a cuor leggero i più vieti luoghi comuni patriottardi della propaganda antigermanica, credendo sul serio che si trattasse di una guerra per la difesa della civiltà e della libertà contro il barbaro e l'aggressore. »
Un anno dopo, nel 1920, aderisce al Dadaismo ed entra in contatto epistolare con Tristan Tzara.[4] Come pittore diviene "uno dei massimi esponenti del Dadaismo in Italia".[5] Sono di quel periodo importanti mostre personali a Berlino, Roma e Parigi.
Contemporaneamente e fino al 1925 fa uso di sostanze stupefacenti con il fine di raggiungere stati alterati di coscienza. La fase pittorica di questi anni vede Evola fare una lettura del Dadaismo in chiave di astrattismo mistico.
Il filosofo
Una rara fotografia degli anni '50Il mancato suicidio del 1921 è per Evola il momento di passaggio più significativo: fine del periodo artistico (1921-22) e inizio del periodo filosofico.
Termina nel 1924 la Teoria e fenomenologia dell'individuo assoluto che aveva iniziato a scrivere già in trincea e che viene pubblicata in due volumi (nel 1927 e nel 1930). In questo testo Evola si interessa delle dottrine riguardanti il sovrarazionale, il sacro e la gnosi, con l'obiettivo di tentare il superamento della dualità io/non-io.
Il suo interesse verso le tradizioni orientali si manifesta in L'uomo come potenza, pubblicato nel 1926, dove compare una concezione dell'io ispirata ai dettami del tantrismo: l'io si identifica con il mondo percepito e viceversa; l'attaccamento al mondo sensibile costituisce il "velo di Maya", che si deve sollevare per fondersi nell'"Unità".
In quest'epoca Evola frequenta i circoli esoterici e spirituali romani e partecipa alla vita della Roma notturna, intrattenendo un tempestoso rapporto sentimentale con Sibilla Aleramo.[6]
Inizia a interessarsi di politica: nel 1924 partecipa alla redazione di Lo Stato democratico, un testo contemporaneamente antifascista e antidemocratico, e tra il 1924 e il 1926 collabora a riviste come Ultra, Bilychnis, Ignis e Atanor. Tra il 1927 e il 1929 coordina il "Gruppo di Ur", che si occupa di ricerche sulle tradizioni extra europee: un'antologia dei fascicoli editi viene più tardi pubblicata in tre volumi (tra il 1955 e il 1956) con il titolo Introduzione alla magia quale scienza dell'Io.
Nel 1928 pubblica un libro che gli procura grande fama: Imperialismo pagano. Qui Evola attacca violentemente il Cristianesimo ed esorta il Fascismo a ritrovare l'antica grandezza della civiltà romana.
« [...] non ci s'illuda: il fascismo non fa che proclamare tali valori (valori di gerarchia) ma di fatto mantiene una quantità di elementi democratici e borghesi da far paura. Che cosa sia la guerra, la guerra voluta in sé come un valore superiore sia al vincere che al perdere come quella via eroica e sacra di realizzazione spirituale che nella Bhagavadgita si trova esaltata dal dio Krshna, che cosa sia una tale guerra non lo sanno più questi formidabili "attivisti" di Europa che non conoscono guerrieri ma soltanto soldati e che una guerricciola è bastata per terrorizzare e per far tornare alla retorica dell'umanitarismo e del patetismo quando non ancora peggio a quella del nazionalismo fanfarone e del dannunzianismo. La misura della libertà è la potenza: non dovrà essere più l'idea a dar valore e potere all'individuo ma l'individuo a dar valore, potere, giustificazione a un'idea. Volere la libertà è tutt'uno che volere l'impero »
Influenzato dalla lettura delle opere di René Guénon abbandona in seguito le tesi estremiste dell'Imperialismo pagano a favore del concetto di "Tradizione" e fonda la rivista La Torre destinata a difendere princìpi sovrapolitici e dunque poco accettata dal regime fascista: Evola è costretto a farsi proteggere da una guardia del corpo e la rivista viene bandita dopo appena otto numeri pubblicati. In questo periodo pubblica diversi saggi sul simbolismo tradizionale: La Tradizione ermetica, 1931; Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, 1932; Il mistero del Graal, 1937.
Nel 1934 appare la sua opera fondamentale, Rivolta contro il mondo moderno, nella quale traccia un affresco della storia letta secondo lo schema ciclico tradizionale delle quattro età (oro, argento, bronzo, ferro, nella tradizione occidentale; satva, treta, dvapara, kali yuga, in quella indù) e in cui descrive la decadenza del mondo moderno.
Le tesi sulla razza
Nel 1937 pubblica Il Mito del Sangue (poi riedito nel 1942) dove ricostruisce le concezioni sulla razza nelle civiltà antiche e nelle teorie del XVIII secolo, contrapponendole alla versione moderna del razzismo biologico tedesco. Segue nel 1941 la Sintesi di dottrina della razza.
In questi testi esprime le sue concezioni antisemite, non basate su un razzismo biologico (gli Ebrei non potevano infatti essere considerati secondo Evola una razza, per le mescolanze subite nel corso della storia), ma spirituale. Egli oppone a livello tradizionale "Giudei" e "Ariani" (da "Arya", gli antichi Indiani) nel nome di una differenza di spirito. In quegli anni scrive la prefazione all'edizione italiana dei Protocolli dei savi di Sion. Dichiara che non ha importanza la non attendibilità storica dell'opuscolo visto che comunque lo stesso racconta una veridicità secondo lui attendibile sugli effetti ebraici di controllo della società (banche, stampa, mercato, politica) attraverso la dissoluzione culturale dall'interno. L'ebraismo è per Evola una colpa senza redenzione: «nemmeno il battesimo e la crocefissione cambia la natura ebraica».
Benché non ve sia traccia nella biografia dell'autore, il saggista Franco Cuomo scrive che Evola, nel 1938, è tra i firmatari del così detto Manifesto della razza.[7]
Gli anni della Seconda Guerra Mondiale
Evola non aderisce al Partito fascista e questa mancata adesione gli impedisce nel 1940 di arruolarsi come volontario contro l'Unione Sovietica nel corso della Seconda guerra mondiale. Nel 1942 viene pubblicato un suo saggio dal titolo Per un allineamento politico-culturale dell'Italia e della Germania nel quale esprime ammirazione per il nazismo tedesco, considerandolo superiore al fascismo in ragione del coraggio nel risvegliare l'antico spirito ariano e germanico. Critica tuttavia l'incompletezza nell'attuazione di questo programma, non abbastanza radicale e aderente ai principi della "Tradizione": per esempio una difesa della razza improntata giuridicamente ad una sorta di "igiene razziale" e il potere del Führer derivato dal popolo e non un potere regale di origine divina come nell'ideale società ario-germanica delle origini.
Si potrebbe definire Evola come un teorico del tradizionalismo "puro", ideale e radicale. Quel tradizionalismo capace di attuare i propri principi e di far trionfare la cultura romana e pagana delle origini. Nutrito di concetti buddhisti, Evola condivide con Martin Heidegger e Carl Schmitt lo stesso progetto di un risveglio dell'Europa. Tra l'Unione Sovietica comunista e gli Stati Uniti capitalistici il nazionalsocialismo tedesco gli sembra proporre una terza via: un impero europeo e pagano sotto la guida egemonica della Germania di Hitler.
Pur non aderendo alla Repubblica Sociale ed essendo rigorosamente contrario all'abrogazione della Monarchia e alla trasfromazione dell'Italia in una Repubblica, Evola intraprende tentativi di influenza sulle SS e sui nazisti tedeschi, compreso lo stesso Heinrich Himmler. Si scopre poi, nel dopoguerra, che Evola è -sia in Germania che in Italia- tenuto sotto stretta sorveglianza dall'Ahnenerbe.[8] Le SS gli permettono di avere ruoli culturali di rilievo solo nei casi in cui questo poteva giovare alla causa tedesca.
Nel 1945 Evola si trova a Vienna e, «per pura sfida al destino», si avventura in una passeggiata durante i bombardamenti che colpivano la capitale austriaca. Viene sbalzato da uno spostamento d'aria: una lesione al midollo spinale gli provoca una paralisi permanente agli arti inferiori. Solo nel 1948, grazie alla Croce Rossa Internazionale, viene trasferito prima a Bologna e poi, nel 1951, a Roma.
Il dopoguerra
Julius Evola in una fotografia del 1973Nel 1950 pubblica l'opuscolo Orientamenti nel quale vengono sintetizzate in undici punti le sue idee, poi sviluppate nei libri successivi.
Anche in relazione alla pubblicazione di Orientamenti nel 1951 Evola viene arrestato con le accuse di apologia di Fascismo e di essere l'ispiratore di alcuni gruppi neofascisti: si tratta del processo ai FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria). In questa occasione Evola viene difeso gratuitamente dall'avvocato antifascista Francesco Carnelutti ed egli stesso tiene dinanzi al Tribunale un'autodifesa poi pubblicata integralmente dalla Fondazione Julius Evola.[9] Scrive Evola sempre ne Il cammino del cinabro:
« Dissi che attribuirmi idee fasciste era un assurdo, non in quanto erano fasciste, ma solo in quanto, rappresentavano, nel fascismo, la riapparizione di principi della grande tradizione Politica europea di Destra in genere. Io potevo aver difeso e potevo continuare a difendere certe concezioni in fatto di dottrina dello Stato. Si era liberi di fare il processo a tali concezioni. Ma in tal caso si dovevano far sedere sullo stesso banco degli accusati: Platone, un Metternich, un Bismarck, il Dante del De Monarchia e via dicendo. »
Pino Rauti ricorda che Evola viene portato dall'infermeria di Regina Coeli nella I sezione della Corte d'Assise di Roma su un telo retto da quattro detenuti per l'occasione trasformatisi in infermieri in quanto in tutta la Corte non vi è una sedia a rotelle. [10]
Il processo ai FAR si conclude il 20 novembre del 1951 con l'assoluzione di Evola con formula piena.
Successivamente[11] lo scrittore Marcello Veneziani, in relazione all'accusa mossa ad Evola di essere l'ispiratore e ideologo dei FAR, scriverà:
« Gli errori compiuti da chi ha cercato di tradurre Evola sul terreno sismico della politica, appartengono a chi li ha compiuti e non ad Evola. »
Nel 1953 pubblica Gli uomini e le rovine –testo che esercita grande influenza negli ambienti della destra italiana– nel quale spiega la decadenza del mondo moderno in seguito alla distruzione del principio di autorità e di ogni possibilità di trascendenza per l'affermarsi del razionalismo, in contrasto con le antiche civiltà e i valori della Tradizione. Nel 1958 esce la Metafisica del sesso sulla forza magica e potentissima dell'atto sessuale, attraverso lo studio dei simboli esteso a numerose tradizioni. Nel 1961 è la volta di Cavalcare la tigre in cui prosegue la sua critica al mondo moderno, offrendo una guida per coloro che pur non sentendo di appartenere interiormente a questo mondo, hanno intenzione di non cedervi psicologicamente e esistenzialmente. Scrive anche su alcune riviste ispirate alla tradizione, come Il Ghibellino.
Gli ultimi anni
Vive gli ultimi anni con una pensione di invalido di guerra facendo traduzioni e scrivendo articoli, sostenuto economicamente da alcuni ammiratori guidati da Sergio Bonifazi, direttore del trimestrale Solstitivm. Un primo scompenso cardiaco si manifesta nel 1968, un secondo nel 1970. In quest'ultima occasione viene fatto ricoverare in ospedale da Placido Procesi, suo medico personale. Evola è infastidito dalle suore che lo assistono e minaccia di denunciarlo per sequestro di persona. Viene fatto rientrare nella sua abitazione.[12] La sua salute continua costantemente a peggiorare: inizia ad avere difficoltà respiratorie ed epatiche.
Poco prima della morte detta lo statuto originario di quella che sarebbe diventata la Fondazione Julius Evola per la difesa dei valori di una cultura conforme alla Tradizione.
Muore nella sua casa romana di corso Vittorio Emanuele nel 1974. Pur costretto alla sedia a rotelle, vuole morire in piedi: alcuni amici lo tengono eretto durante gli ultimi minuti della sua vita di fronte alla finestra della sua stanza che guarda il colle Gianicolo.
« Gli dissi il desiderio supremo di Henry de Montherlant: essere ridotto in ceneri dal fuoco, affinché fossero disperse a brezza leggera del Foro, tra i Rostri e il Tempio di Vesta. Allora quest'uomo, che era davanti a me, disteso, con le belle mani incrociate sul petto mi mormorò dolcemente e quasi impercettibilmente: "Io vorrei... ho disposto... che le mie fossero lanciate dall'alto di una montagna" »
(Pierre Pscal)
L'esecuzione testamentaria è affidata all'avvocato Andriani, amico fraterno, il quale riesce, dopo molte peripezie, a far cremare il corpo di Evola come da sua esplicita richiesta.[13] Le ceneri vengono consegnate alla guida alpina Eugenio David –compagno di scalate di Evola in giovinezza– e gettate in un crepaccio del Monte Rosa dal Direttore del Centro Studi Evoliani di Genova Renato Del Ponte, fondatore della rivista evoliana Arthos.
Sintesi del pensiero
Evola è propugnatore del "tradizionalismo" ovvero di un modello ideale e sovratemporale di società caratterizzato in senso spirituale, aristocratico e gerarchico. Secondo l'autore tale modello è riscontrabile, da un punto di vista storico, in civiltà quali quella egiziana, romana, indiana. Tali civiltà non si basano su criteri economici, materiali e biologici, ma sono suddivise e gestite in base a criteri di gerarchia sociale di carattere ereditario e spirituale.
Secondo Evola ogni azione che avviene durante la vita biologica (che l'autore definisce il divenire) rispecchia direttamente una medesima azione di carattere metafisico (l'essere) e dunque imperitura e sovratemporale.
Il cammino dell'uomo durante la sua non-evoluzione (come la definisce lo stesso Evola in aperto contrasto con le teorie darwiniane) avviene attraverso un percorso di tipo circolare e non lineare. Traccia di questa teoria la si trova, ad esempio, nello schema proposto da Esiodo relativo alle così dette quattro età: età dell'oro, età dell'argento, età del bronzo e, infine, età del ferro.
Secondo Evola l'uomo ha la possibilità di elevarsi alla sfera divina e metafisica attraverso precise strade (il rito e l'iniziazione), utilizzando determinati strumenti (l'azione e la contemplazione) all'interno di contesti sociali predeterminati (la casta, l'impero).
Queste civiltà -ritenute superiori dall'autore- si basano dunque su una più elevata dimensione metafisica e spirituale dell'esistenza, anziché su criteri di ordine materiale e biologico. La naturale decadenza di queste società (secondo i principi della dottrina delle quattro età) è inversamente proporzionale all'aumento del progresso e della modernità. Tale processo di decadenza ha inizio con la perdita dell'unico polo che in passato racchiude sia l'autorità spirituale che quella temporale e prosegue attraverso i valori illuministi espressi con la Rivoluzione Francese per arrivare alla società odierna dove la dimensione spirituale dell'esistenza è andata definitivamente perduta.
In particolare Evola rifiuta totalmente il concetto di egalitarismo in favore di una visione differenziatrice della natura umana. Ne consegue un netto rifiuto per la democrazia (intesa come strumento di massa) e parimenti per ogni forma di totalitarismo, anch'esso ritenuto uno strumento di massa che si basa non su un'autorità spirituale, bensì solo su un'autorità di tipo temporale.
Parimenti le differenze naturali tra gli esseri umani si rispecchiano anche nelle stesse razze. Evola rifiuta una visione razzista della vita in senso biologico, affermando la sua teoria del così detto razzismo spirituale. La "razza interiore" di cui parla il filosofo è definita come un patrimonio di tendenze e attitudini che -a seconda delle influenze ambientali- giungono o meno a manifestarsi compiutamente. L'appartenenza ad una razza si individua dunque sulla base delle caratteristiche spirituali, e solo in seguito fisiche, diventandone col tempo queste ultime il segno visibile.
Una parte del pensiero evoliano può essere espresso dalla Rivoluzione conservatrice, soprattutto per quanto riguarda l'avversione per il sistema liberal-capitalista.
Opere
Opere di Julius Evola [modifica]
Evola, J. (1920) Arte Astratta, posizione teorica (10 poemi, 4 composizioni, "Collection Dada", Zurigo), Roma, Maglione e Strini
Evola, J. (1921) La parole obscure du paysage intérieur, Parigi, Collection Dada
Evola, J. (1925) Saggi sull'idealismo magico, Roma, Atanòr
Evola, J. (1926) L'individuo e il divenire del mondo, Roma, Libreria di Scienze e Lettere
Evola, J. (1927a) L'uomo come potenza, Roma, Atanòr
Evola, J. (1927b) Teoria dell'individuo assoluto, Torino, Bocca
Evola, J. (1928) Imperialismo pagano, Roma, Atanòr
Evola, J. (1930) Fenomenologia dell'individuo assoluto, Torino, Bocca
Evola, J. (1931) La tradizione ermetica, Bari, Laterza
Evola, J. (1932) Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, Torino, Bocca
Evola, J. (1934a) Il Mistero del Graal e la Tradizione Ghibellina dell'Impero, Milano, Hoepli
Evola, J. (1934b) Rivolta contro il mondo moderno, Milano, Hoepli
Evola, J. (1936) Tre aspetti del problema ebraico, Roma, Mediterranee
Evola, J. (1937) Il mito del sangue, Milano, Hoepli
Evola, J. (1941a) Indirizzi per una educazione razziale, Napoli, Conte
Evola, J. (1941b) Sintesi di dottrina della razza, Milano, Hoepli
Evola, J. (1942) Il mito del sangue, 2ª edizione, Milano, Hoepli
Evola, J. (1943) La dottrina del risveglio, Bari, Laterza
Evola, J. (1949) Lo Yoga della potenza, Torino, Bocca
Evola, J. (1950) Orientamenti, Roma, Imperium
Evola, J. (1951) Rivolta contro il mondo moderno, 2ª edizione, Torino, Bocca
Evola, J. (1953) Gli uomini e le rovine, Roma, Edizioni dell'Ascia
Evola, J. (1958) Metafisica del sesso, Roma, Atanòr
Evola, J. (1959) L'«Operaio» nel pensiero di Ernst Jünger, Roma, Armando
Evola, J. (1961) Cavalcare la tigre, Milano, Vanni Scheiwiller
Evola, J. (1963a) Il cammino del cinabro, Milano, Vanni Scheiwiller
Evola, J. (1963b) Il Fascismo. Saggio di una analisi critica dal punto di vista della destra, Roma, Volpe
Evola, J. (1968) L'arco e la clava, Milano, Vanni Scheiwiller
Evola, J. (1969) Raâga blanda, Composizioni 1916-1922, Milano, Vanni Scheiwiller
Evola, J. (1970a) Il Fascismo. Saggio di una analisi critica dal punto di vista della destra, 2a edizione, Roma, Volpe
Evola, J. (1970b) Il cammino del cinabro, 2ª edizione, Milano, Vanni Scheiwiller
Evola, J. (1972a) Il taoismo, Roma, Mediterranee
Evola, J. (1972b) Il cammino del cinabro, 2ª edizione, Milano, Vanni Scheiwiller
Evola, J. (1974a) Ricognizioni. Uomini e problemi, Roma, Mediterraneee
Evola, J. (1974b) Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Mediterranee
Evola, J. (1981) Saggi sull'idealismo magico, 2ª edizione, Genova, Alkaest
Opere curate dall'autore
Evola, J. (1923) (a cura di) Lao Tze, Il libro della via e della virtù, Lanciano, Carabba
Evola, J. (1932) (a cura di) Della Riviera, C. Il mondo magico de gli heroi, Bari, Laterza
Evola, J. (1949) (a cura di) Bachofen, J.J. Le madri e la virilità olimpica, Torino, Bocca
Evola, J. (1955) (a cura di) Gruppo di Ur Introduzione alla magia come scienza dell'Io, Torino, Bocca, 3 vv.
Evola, J. (1959) (a cura di) Pitagora I Versi d'Oro pitagorèi, Roma, Atanòr
Evola, J. (1959) (a cura di) Lao Tze Il Libro del Principio e della sua azione, Milano, Ceschina
Antologie di scritti non compilate dall'autore
Evola, J. (1970) I saggi di "Bilychnis", Padova, Edizioni di Ar
Evola, J. (1970a) I saggi della "Nuova Antologia", Padova, Edizioni di Ar
Evola, J. (1970b) L'Idea di Stato, Padova, Edizioni di Ar
Evola, J. (1970c) Gerarchia e Democrazia, Padova, Edizioni di Ar
Evola, J. (1974) Meditazioni delle vette, La Spezia, Edizioni del Tridente
Evola, J. (1975) Diario 1943-44, Genova, Centro Studi Evoliano
Evola, J. (1976) Etica aria, Genova, Centro Studi Evoliano
Evola, J. (1976a) L'individuo e il divenire del mondo, Carmagnola, Arktos
Evola, J. (1977) Simboli della Tradizione Occidentale, Carmagnola, Arktos
Evola, J. (1977a) La via della realizzazione di sé secondo i misteri di Mitra, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola (s.d.)
Evola, J. (1977b) Considerazioni sulla guerra occulta, Genova, Centro Studi Evoliano
Evola, J. (1977c) Le razze e il mito delle origini di Roma, Monfalcone, Sentinella d'Italia
Evola, J. (1977d) Il problema della donna, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola (s.d.)
Evola, J. (1977e) Ultimi scritti, Napoli, Controcorrente
Evola, J. (1977f) La Tradizione di Roma, Padova, Edizioni di Ar
Evola, J. (1977g) Due Imperatori, Padova, Edizioni di Ar
Evola, J. (1977h) Gerarchia e Democrazia, 2a edizione, Padova, Edizioni di Ar
Evola, J. (1978) Cultura e politica, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola
Evola, J. (1978a) Citazioni sulla Monarchia, Palermo, Edizioni Thule
Evola, J. (1978b) L’infezione psicanalitica, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola (s.d.)
Evola, J. (1978c) Il nichilismo attivo di Federico Nietzsche, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola (s.d.)
Evola, J. (1978d) Lo Stato, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola (s.d.)
Evola, J. (1979) Europa una: forma e presupposti, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola
Evola, J. (1979a) La questione sociale, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola
Evola, J. (1979b) Saggi di dottrina politica, Sanremo, Edizioni Mizar
Evola, J. (1980) La satira politica di Trilussa, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola (s.d.)
Evola, J. (1980a) Scienza ultima, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola
Evola, J. (1981) Spengler e il “Tramonto dell’Occidente”, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola
Evola, J. (1981a) Lo Zen, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola
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Note
^ Cfr. Lo Bianco, L. (1993) Evola, voce in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 43, p. 575
^ Opera che nell'idea dell'autore sarebbe dovuta uscire postuma
^ A tal proposito Evola era solito citare l'aforisma Vi sono due categorie di uomini: gli aristocratici e i laureati.
^ Cfr. Lettere di Julius Evola a Tristan Tzara (1919-1923), Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola
^ Cfr. Carlo Fabrizio Carli, Evola pittore tra futurismo e dadaismo, Roma, Fondazione Evola
^ Rapporto narrato dalla stessa Aleramo nel suo libro del 1927 Amo dunque sono.
^ Cuomo, F. (2005) I Dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il manifesto della razza, Milano, Baldini Castoldi Dalai, ISBN 9788884908254, pp. 202-207
^ Cfr. AA.VV. Julius Evola nei documenti segreti dell'Ahnenerbe, Roma, Fondazione Evola
^ Evola, J. (1976) Autodifesa, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola (s.d.) già pubblicata in "L'Eloquenza" 11-12 (1951)
^ Rauti, P. (1974) Evola: una guida per domani in: Civiltà, anno II, numeri 8-9, settembre-dicembre 1974
^ De Turris, G. (a cura di) (1985) Elogio e difesa di Julius Evola, Roma, Edizioni Mediterranee
^ Cfr. la biografia di Evola scritta da Riccardo Paradisi per la Fondazione Julius Evola
^ L'amica di Evola Amalia Baccelli ricorda che il feretro rimase per molti giorni bloccato al cimitero del Verano nella stanza mortuaria. Cfr. Baccelli, A. (1974) Ricordo dell'uomo in: Civiltà, anno II, numeri 8-9, settembre-dicembre 1974
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Collegamenti esterni
Julius Evola su Open Directory Project (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Julius Evola")
(IT) Julius Evola sito non ufficiale. URL consultato il 30-07-2008.
(IT) Centro Studi La Runa. URL consultato il 30-07-2008.
(IT) Articoli di Julius Evola sul Portale della Tradizione. URL consultato il 12-10-2008.
(ES) Centro de Estudios Evolianos. URL consultato il 30-07-2008.
(ES) Upasika.com: Julius Evola . URL consultato il 02-09-2008.
(DE) Im Geist der Tradizion. URL consultato il 30-07-2008.
(EN) Traditionalist visionary. URL consultato il 30-07-2008.
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