lunedì 24 agosto 2009

Cosa pensiamo di ciò che è avvenuto / sta avvenendo in Puglia ?

Un amico mi segnala un articolo pubblicato da "Libero" Lunedì 10 Agosto 2009 e relativo alle indagini in corso in Puglia. Come potevo immaginare dalla testata, il focus (o meglio "il fuoco"...) è contro la attuale maggioranza di centro sinistra al governo nella regione, ma credo una riflessione su questi temi possa farmi bene..., e pubblico quindi l'articolo:

Dalla Puglia, con rossore - Scritto da Davide Giacalone, Sabato 01 Agosto 2009

Le cose, nelle faccende e nelle inchieste (sono quattro) pugliesi, stanno peggio di quel che si può immaginare. La sinistra subisce uno schiaffo devastante, e non per le indagini in sé, con le relative ipotesi di reato e le perquisizioni dei partiti che compongono le giunte, giacché vale sempre la presunzione d’innocenza e noi, al contrario del fanatismo giustizialista di cui la sinistra è gravemente malata, non lo dimentichiamo mai. La devastazione discende dalle loro reazioni politiche. Quando Nichi Vendola ha azzerato la giunta regionale, proprio in rapporto alle inchieste, non lo ha fatto per ribadire la totale innocenza degli uomini con cui ha governato. Ha, in un certo senso, anticipato le conclusioni giudiziarie e cercato di salvare il salvabile. E quando il più professionale ed il più comunista (parole sue) dei dirigenti della sinistra, Massimo D’Alema, ha avvertito i propri compagni di tenersi pronti, di smetterla di litigare, perché sarebbe stata in arrivo una “scossa”, capace di disarcionare l’avversario, ha dimostrato di non avere la benché minima sensibilità rispetto alla realtà regionale, a quel conglomerato elettorale di cui egli stesso è espressione. ... Segue nei commenti

2 commenti:

Franco Gatti ha detto...

Lunedì 10 Agosto 2009
Dalla Puglia, con rossore
Scritto da Davide Giacalone
sabato 01 agosto 2009
...
Le cose, nelle faccende e nelle inchieste (sono quattro) pugliesi, stanno peggio di quel che si può immaginare. La sinistra subisce uno schiaffo devastante, e non per le indagini in sé, con le relative ipotesi di reato e le perquisizioni dei partiti che compongono le giunte, giacché vale sempre la presunzione d’innocenza e noi, al contrario del fanatismo giustizialista di cui la sinistra è gravemente malata, non lo dimentichiamo mai. La devastazione discende dalle loro reazioni politiche. Quando Nichi Vendola ha azzerato la giunta regionale, proprio in rapporto alle inchieste, non lo ha fatto per ribadire la totale innocenza degli uomini con cui ha governato. Ha, in un certo senso, anticipato le conclusioni giudiziarie e cercato di salvare il salvabile. E quando il più professionale ed il più comunista (parole sue) dei dirigenti della sinistra, Massimo D’Alema, ha avvertito i propri compagni di tenersi pronti, di smetterla di litigare, perché sarebbe stata in arrivo una “scossa”, capace di disarcionare l’avversario, ha dimostrato di non avere la benché minima sensibilità rispetto alla realtà regionale, a quel conglomerato elettorale di cui egli stesso è espressione. Si tende a sostenere, con il senno di poi, che il più togliattiano fra gli ex comunisti abbia voluto soffiare sul fuoco delle prostitute per coprire il rogo tangentizio di casa propria. Non ci credo. Non l’ho mai immaginato così diabolicamente furbo come lo dipingono, ma neanche così clamorosamente fesso. Ha parlato a vanvera, ha fatto la figura del turista per caso, e sembra non essergli ancora chiara la conseguenza della coabitazione ambientale con chi fa affari da ambo le parti. In tutti gli aspetti di queste inchieste, c’è poco e niente di cui gioire. Molto su cui, penosamente, riflettere.
Fra i reati ipotizzati c’è l’associazione a delinquere, finalizzata a: corruzione, concussione, falso, truffa, abuso d’ufficio e voto di scambio. Fra gli indagati figura un ex assessore che, nel frattempo, il Pd ha fatto diventare senatore (gli eletti sono scelti dai partiti, non dagli elettori, e vale per tutti). Le inchieste, insomma, ipotizzano che la politica della sinistra pugliese sia indirizzata alla delinquenza, non al governo dell’ente locale, ed i provvedimenti presi non prefigurano procedimenti destinati ad accertare responsabilità personali, ma un autentico commissariamento della democrazia.

... segue

Franco Gatti ha detto...

Un fatto gravissimo e pericoloso, comunque lo si voglia valutare. A fronte di ciò non basta proprio per niente dire: la magistratura vada avanti ed accerti la verità. Perché , tanto, va avanti lo stesso, con lentezza esasperante e capace di restituire non dico la verità, ma qualcosa che gli somigli lontanamente, fra molti anni. Serve, invece, dire chiaro e tondo se i dirigenti e gli amministratori inquisiti riscuotono ancora la fiducia del partito, o no. O li si difende o, come si faceva una volta, quando esisteva maggiore moralità politica (proprio così), li si sospende.
Tale ragionamento si applica sempre, non a seconda del colore degli inquisiti. Ma assume un peso particolare se rivolto a quanti hanno passato anni ad invocare le dimissioni degli inquisiti altrui, additandoli alla gogna e reclamando per loro la condanna delle piazze. Una condotta similmente incivile ha raggiunto l’acme con l’alleanza elettorale che ha portato la sinistra a far culo e camicia, anzi, cooperativa e Mercedes, con Di Pietro, consegnandola tutta al giustizialismo fascistoide. Ora che pretendono? Noi restiamo coerenti, fermi nella difesa del diritto e dei diritti, inamovibili nel ribadire la presunzione d’innocenza, ma anche determinati a denunciare la pazzesca incoerenza politica. L’immoralità al cubo di chi si millantava diverso.
Gli antipatizzanti della sinistra, però, non festeggino. C’è poco da stare allegri. Vendola, esponente non del Pd, ma di Rifondazione Comunista (non si offenda, non dica che siamo dei visionari, il suo partito si chiama così: comunista, e chi hanno anche scritto “Comunisti italiani”, così è più chiaro), aveva la speranza d’essere effettivamente diverso e distante da certe logiche di potere. Un comunista, nell’Italia del ventunesimo secolo, è, a mio avviso, un fossile fuori dal tempo, un’inutile sopravvivenza d’un passato ripugnante. Ma proprio perché fuori dal mondo, aveva la speranza di restare fuori dal malaffare. Invece, eccolo lì, che annaspa sperando di dimostrare che la sua personale non corruttibilità (mi auguro, davvero, che sia così) significhi qualche cosa. Si sbaglia, perché se anche uno onesto si trova circondato da gente e da costumi di cui non riesce a garantire la correttezza, vuol dire che la politica non sconfina nell’intrallazzo, ma è quest’ultimo ad essersi impadronito della politica.
D’Alema, con la sua “scossa” mal riposta, dimostra di non capire proprio questo. E dato che si tratta dell’uomo che, da presidente del Consiglio, accompagnò l’abominio della scalata a Telecom Italia, contribuendo a distruggere la ricchezza degli italiani ed arricchire qualche amichetto, per l’occasione ribattezzato “capitano coraggioso”, si dimostra, una volta di più, che quella classe dirigente di sinistra o è del tutto incapace, o clamorosamente eguale al peggiore costume dei partiti che pretendevano di combattere sollevando la “questione morale”. E’ successo il contrario: un tempo esisteva la piaga ipocrita del finanziamento illecito, alimentato anche con le tangenti, ora s’è affermato l’arricchimento personale o di gruppo, con un’evidente decadenza dell’etica pubblica. Il che, del resto, spiega anche il perché s’impedisce ogni riforma che faccia funzionare meglio la giustizia.
Quindici anni dopo “mani pulite” ci ritroviamo con la giustizia incapace d’essere tale, con la politica incapace di correggersi e con eletti che possono essere ragazzotti piacenti (d’ambo i sessi) o magistrati esibizionisti e bugiardi. Tutto questo corrode e deturpa la democrazia.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it
Pubblicato da Libero

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