sabato 22 agosto 2009

Racial profiling versus "I have a dream ..."

La recente introduzione del reato di clandestinita’, oltre a sanzionare penalmente uno status piuttosto che un comportamento (la fattispecie di reato e’ ‘essere’, non ‘fare’), provochera’ un ulteriore incremento dell’odiosa pratica che va sotto il nome di ‘racial profiling’.
Il ‘racial profiling’ e’ la modalita’ con cui le istituzioni (in particolare le forze dell’ordine) individuano le persone da fermare, ispezionare, controllare. Brutalmente, per un nero sono molto piu’ alte le probabilita’ di essere fermato per un controllo dei documenti, rispetto a un bianco. Risultato: a parita’ di infrazioni o reati commessi, il nero avra’ maggiori possibilita’ di essere multato o di finire in carcere. Le carceri, dunque, si riempiono di immigrati, condannati non solo alle pene detentive, ma anche all’immobilita’ sociale una volta usciti. Si va cosi’ ad alimentare una situazione che in molti Paesi e’ divenuta insostenibile, ossia la creazione di veri e propri ghetti sociali (gli afro-americani nei centri urbani degli Stati Uniti, i francesi di discendenza araba nelle periferie francesi, etc.).
Il comento continua nel sito del'on. Donatella Porretti: http://blog.donatellaporetti.it/?p=723#more-723

ed inoltre...

"I have a dream that my four little children will one day live in a nation where they will not be judge by their color of the skin but by the content of their character"
Martin Luther King, Jr.

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