di Maurizio Di Lucchio, 16 gennaio
Claudia Vori ha 31 anni, lavora dal 1999 e ha già cambiato 18 lavori. Se non è un record, ci assomiglia molto. E Rassegna ne ha fatto giustamente un caso giornalistico. Dal primo febbraio Claudia sarà ancora una volta senza un’occupazione. Ma lei, romana, combattiva e ottimista è già pronta per un nuovo contratto, con la speranza che non sia temporaneo e traballante come gli altri collezionati finora. «Anche il diciannovesimo è in arrivo: lo sento», dice.
Claudia si è avventurata nel mondo del lavoro a 19 anni, appena finiti gli studi di ragioneria. Ha fatto la commessa, l’impiegata amministrativa al Ministero della Giustizia, la gelataia, la cameriera, la receptionist. Questo solo per menzionare alcune tappe della sua carriera.
Così tanti mestieri da compilare tre curricula diversi: «Uno da contabile, uno da commessa, e uno per il settore sanitario. Sennò mi servono almeno cinque pagine». La lista delle esperienze professionali è lunga ma la stabilità è poca. Dei suoi 18 lavori, 5 erano in nero, 4 con agenzie interinali e gli altri erano contratti part time, a progetto o a tempo determinato.
La svolta sembra arrivare nel 2006, quando firma un “tempo indeterminato” per fare l’addetta allo sportello in un laboratorio di analisi. «Ho 26 anni, sto a posto», pensa all’epoca Claudia, che forte del posto fisso sceglie anche di fare un mutuo per comprare casa insieme al marito. La mazzata però è dietro l’angolo.
Venti mesi dopo la sua assunzione, l’azienda va in crisi e può mandare a casa i dipendenti per “giustificato motivo”: Claudia è licenziata in tronco. «Ho provato a fare vertenza, ma nulla», ricorda. «Ero di nuovo disoccupata, ma dopo i primi giorni di sconforto, ho subito ripreso a inviare cv. Passata qualche settimana, avevo già un nuovo contrattino».
Per essere più appetibile sul mercato dell’occupazione, Claudia non ha mai smesso di studiare e migliorarsi: «È richiesto l’inglese? Ho fatto un corso di lingua in Italia e l’ho perfezionata a Londra, dove ho vissuto per un anno. Serve l’informatica? Ho studiato anche quella. E poi altri corsi, tra cui allestitrice di vetrine, taglio e cucito. Tutti a mie spese, visto che quelli regionali gratuiti sono infrasettimanali e non potevo conciliarli con il lavoro».
Adesso è iscritta all’Accademia per specializzarsi in make up professionale. «È l’attività che mi piace di più, quella per cui cercherò un posto dal primo febbraio, quando sarò di nuovo a spasso. Truccare le spose, per esempio, esalta anche la mia vena artistica. E se arrivassi a guadagnare abbastanza, potrei anche aprire una partita Iva e mettermi in proprio».
Precaria sì, ma sempre con lo sguardo rivolto al futuro e una punta di biasimo per chi si trova nella sua stessa condizione e non si attiva abbastanza per cambiarla. «Piangersi addosso non serve. Già raccontare la propria situazione senza omertà è un gesto che può aiutare, un messaggio importante. Io non mi lamento mai. Sono una donna fortunata: ho un marito che amo, l’affetto di genitori e amici, la stima di tantissime persone. Non mi manca niente, tranne il lavoro».
Tratto da: http://nuvola.corriere.it/2012/01/16/liper-flessibile-claudia-31-anni-e-18-lavori/
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