Il 31 Dicembre ho ricevuto una mail di auguri dal senatore Ignazio Marino (PD), e ne riprendo alcuni temi, cambiandone lo stile ma mantenendone la sostanza.
Se ponessimo le emergenze sociali al primo punto dell'agenda di Governo per il 2012?
(Secondo l'Istat un italiano su quattro rischia la povertà e l'indigenza, il 16% delle famiglie ha difficoltà ad arrivare a fine mese, a pagare le spese mediche o addirittura quelle per il cibo)Se investissimo diversamente 15 dei 29 miliardi ora destinati all'acquisto di aerei militari?
(Si potrebbe: aprire 3mila asili nido, mettere in sicurezza mille scuole, installare 10 milioni di pannelli solari e ricostruire L'Aquila, con un indotto di 117mila posti di lavoro e un milione e 560mila persone complessivamente beneficiarie di tali attività)
Se mettessimo all'asta le frequenze televisive?
(Potremmo ottenere 16 miliardi di euro da destinare alla ricerca, ai giovani, allo sviluppo, ad alleviare il carico fiscale sulle famiglie e più in generale sul ceto medio)
Se riducessimo i privilegi dei farmacisti ?
(La norma appena introdotta fa salire a 12.500 gli abitanti dei comuni in cui l’esercizio di vendita dei farmaci di classe C è consentito. Nei fatti una restrizione visto che innalza il limite, in precedenza fermo a 10 mila abitanti: così circa 280 Comuni verrebbero privati della possibilità adesso esistente della vendita dei farmaci "senza obbligo di prescrizione" in eventuali parafarmacie).
Se abrogassimo le ultime manovre del governo Berlusconi che contenevano nuovi tagli alle risorse e nuovi ticket?
(Potremmo pensare a una migliore razionalizzazione delle spese chiudendo, ad esempio, gli ospedali che hanno meno di cento posti letto. Sono pericolosi per la salute: quante volte una persona affetta da gravi patologie dopo un primo ricovero in una di queste strutture ha perso la vita mentre lo stavano trasportando in un altro ospedale? Tante, troppe. Se si vuol risparmiare, se si vuole offrire una medicina di qualità, occorre trovare la forza politica, la volontà, per chiudere questi superati complessi ospedalieri)
Se eliminassimo la discriminazione ai danni dei figli degli immigrati nati in Italia?
(Un bambino senza cittadinanza sarà sempre uno straniero in un Paese che invece vive e sente come proprio. Potremmo invece affermare il principio che un bambino che nasce in Italia è italiano. 113 senatori hanno già firmato per la modifica della legge n. 91 del 5 febbraio 1992, con la previsione dell'attribuzione della cittadinanza ad ogni nato sul territorio italiano indipendentemente da quella dei genitori)
Il testo della lettera originale di Ignazio Marino, ricevuta il 31 Dicembre 2011
Care amiche, cari amici,
viviamo un periodo di grave difficoltà e incertezza a causa di una crisi profonda e globale, che sta colpendo il nostro Paese in maniera durissima. Un governo tecnico guidato da Mario Monti ha preso il posto di quello del 'partito dell'amore', ma è ancora lunga la strada da percorrere per il risanamento della nostra economia. A mio parere, le emergenze sociali devono essere il primo punto dell'agenda di Governo per il 2012. Secondo l'Istat un italiano su quattro rischia la povertà e l'indigenza, il 16% delle famiglie ha difficoltà ad arrivare a fine mese, a pagare le spese mediche o addirittura quelle per il cibo.
Preserviamo l'uguaglianza sociale, soprattutto ora che i giovani pagano più di tutti la crisi economica. Per esempio, se il governo investisse diversamente 15 dei 29 miliardi ora destinati all'acquisto di aerei militari si potrebbe: aprire 3mila asili nido, mettere in sicurezza mille scuole, installare 10 milioni di pannelli solari e ricostruire L'Aquila, con un indotto di 117mila posti di lavoro e un milione e 560mila persone complessivamente beneficiarie di tali attività.
Altri fondi da destinare alla ricerca, ai giovani, allo sviluppo, ad alleviare il carico fiscale sulle famiglie (e più in generale sul ceto medio) potrebbero arrivare dall'asta sulle frequenze televisive, per la quale il Governo non ha ancora fissato né un percorso né una data. Secondo alcune stime il ritorno ottenibile dall'asta delle frequenze pubbliche potrebbe arrivare a 16 miliardi di euro, risorse che lo Stato non può permettersi di regalare a nessuno.
Per la crescita, inoltre, sono necessarie vere liberalizzazioni. Nelle scorse settimane, abbiamo assistito ad una retromarcia incomprensibile. Mi aspettavo un atteggiamento diverso di fronte a corporazioni e lobby che da decenni frenano la modernizzazione del nostro Paese.Sui farmaci soprattutto abbiamo ora una norma che addirittura aumenta i privilegi dei farmacisti. La norma introdotta fa salire a 12.500 gli abitanti dei comuni in cui l’esercizio di vendita dei farmaci di classe C è consentito. Nei fatti una restrizione visto che innalza il limite, in precedenza fermo a 10 mila abitanti: così circa 280 Comuni verrebbero privati della possibilità adesso esistente della vendita dei farmaci "senza obbligo di prescrizione" in eventuali parafarmacie. L'ho ribadito anche nel mio discorso in aula al Senato, che potete leggere qui, durante il voto sulla manovra economica.
Alla sanità negli ultimi anni sono stati chiesti sacrifici senza fine, per questo sono andato in piazza con i medici, durante lo sciopero del 19 dicembre (leggete qui). Le ultime manovre del governo Berlusconi contenevano nuovi tagli alle risorse e nuovi ticket: il governo Monti adesso deve impegnarsi per cancellarli, far pagare chi ha bisogno di cure è un errore. Pensiamo a una migliore razionalizzazione delle spese chiudendo, ad esempio, gli ospedali che hanno meno di cento posti letto. Sono pericolosi per la salute: quante volte una persona affetta da gravi patologie dopo un primo ricovero in una di queste strutture ha perso la vita mentre lo stavano trasportando in un altro ospedale? Tante, troppe. Se si vuol risparmiare, se si vuole offrire una medicina di qualità, occorre trovare la forza politica, la volontà, per chiudere questi superati complessi ospedalieri. Leggete la mia intervista a Tiscali.
In questo periodo di difficoltà, non possiamo dimenticare i diritti. Esiste una discriminazione incomprensibile ai danni dei figli degli immigrati nati in Italia, lo ha ribadito anche il presidente Napolitano (leggete qui). Un bambino senza cittadinanza sarà sempre uno straniero in un Paese che invece vive e sente come proprio.
Con il disegno di legge che ho presentato (qui trovate una nota esplicativa), si afferma un principio semplice: un bambino che nasce in Italia è italiano, punto. Lo hanno firmato 113 senatori (modifica la legge n. 91 del 5 febbraio 1992 e prevede l'attribuzione della cittadinanza ad ogni nato sul territorio italiano indipendentemente da quella dei genitori), quindi un terzo dell'aula del Senato, e spero che avrà un esame e una approvazione rapida.
Speriamo in un 2012 migliore. E’ un diritto, per tutti.
Aggiornamenti su altri temi:
Leggete l’articolo di Massimo Gramellini sugli Ospedali psichiatrici giudiziari e qui potete verificare a che punto è il lavoro della Commissione d’inchiesta che presiedo.
Durante il dibattito sulla manovra, ho parlato anche di Chiesa e Ici: quitrovate la mia opinione.
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