lunedì 30 gennaio 2012

Oscar Luigi Scalfaro. Un uomo.

Un monaco tra lupi e sciacalli

Scritto da Nando dalla Chiesa, Monday 30 January 2012

Riporto per i blogghisti il ricordo di Scalfaro scritto da Marco Damilano sull'Espresso

Il pomeriggio del 24 maggio 1992 era una domenica di primavera, la sera prima la mafia aveva fatto saltare in aria l'autostrada Palermo-Trapani all'altezza di Capaci pur di eliminare il suo principale nemico, Giovanni Falcone. Una strage che aveva colto il Palazzo romano nel momento di maggiore paralisi, dopo oltre dieci giorni di votazioni a vuoto per eleggere il nuovo Capo dello Stato. Quella domenica c'erano centinaia di persone riunite spontaneamente davanti a Montecitorio, sgomente, indignate. E nella piazza risuonò una voce ferma, quella del presidente della Camera che all'interno stava commemorando Falcone e la sua scorta. «E' solo mafia?», si chiese l'alta carica interpretando il dubbio di tutti. Era Oscar Luigi Scalfaro, il giorno dopo fu eletto presidente della Repubblica.

Sembrava un monaco. Ieratico, con la sua sciarpa bianca sempre al collo, verboso nelle sue omelie, capace di ire improvvise e di grandi dolcezze. Un monaco della Costituzione, chiamato a difenderne le radici originali, la purezza dello spirito mai sporcato dai tanti tradimenti della politica. E come tale detestato da chi la Costituzione la considerava carta straccia e voleva distruggerla. Trattato come un vecchio arnese da rottamare dai campioni del Nuovo che Avanza.




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