Segnalo l'articolo de "il fatto quotidiano" pubblicato sul sito locale di Rifondazione Comunista.
C'èda pensare..., visto che il Formigoni Roberto si candida per restare presidente della Regione Lombardia per 20 anni consecutivi ...
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Lombardia, chi critica Comunione e Liberazione viene punito
Chi attacca Comunione e Liberazione, “muore”. L’espansione del potere di CL ha assunto caratteri tali che chi si oppone a essa, o semplicemente critica lo stile della potente lobby cattolica, è sottoposto a pesanti pressioni. Esemplare il caso del dottor Enrico De Alessandri, un dirigente della sanità lombarda sottoposto a un severo provvedimento solo per aver criticato lo strapotere di CL in un sito, www.teopol.it? , nel quale De Alessandri pubblica un dossier in cui è illustrato l’assalto al potere in una regione che gestisce un bilancio da 20 miliardi di euro, pari a quello di un piccolo Stato.
De Alessandri è stato sospeso dal lavoro per un mese, dal 16 novembre al 16 dicembre di quest’anno, con l’avviso che se non toglierà dal web le sue considerazioni seguiranno provvedimenti più pesanti. Un dettaglio che la dice lunga sulla vicenda è il fatto che la comunicazione del 20 ottobre è firmata dal dirigente del personale della Regione, Michele Camisasca, nipote del famoso Massimo Camisasca, il sacerdote che è stato una delle figure chiave del movimento (dal 1985 è superiore generale della “Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo”), nonché storiografo ufficiale di CL.
Il provvedimento disciplinare è arrivato dopo una serie di richiami scritti. Una comunicazione del 18 settembre proponeva addirittura un patteggiamento: “La riduzione della punizione a soli dieci giorni in cambio dello stop alla pubblicazione del libro (…)”. Ma il dottor De Alessandri, che è stato direttore del Centro regionale emoderivati della Regione Lombardia e che lavora attualmente presso l’Assessorato alla sanità della Regione Lombardia, intende resistere, esercitando il diritto di espressione sancito dall’articolo 21 della Costituzione. Le sue critiche, infatti, non sono rivolte al datore di lavoro ma all’occupazione del potere in Lombardia da parte di un movimento religioso, CL appunto.
I consiglieri regionali di Verdi, Pd e Sinistra hanno subito presentato un’interpellanza urgente alla Giunta. Nell’interrogazione, presentata il primo dicembre, il consigliere regionale Mario Agostinelli parla di “un gravissimo intento persecutorio nei confronti del dott. De Alessandri” e interroga la Giunta regionale per sapere se non ritiene “di sospendere immediatamente l’azione in atto, con l’integrazione da subito nell’attività lavorativa e nella relativa retribuzione”. A difendere De Alessandri c’è ora un luminare del diritto: il professor Vittorio Angiolini, già legale della famiglia Englaro nella difficile battaglia sulla fine di Eluana.
Cosa racconta De Alessandri nel suo dossier? La tesi di fondo del libro è che CL abbia costituito una situazione di potere monopolistico nell’ambito di un’importante istituzione pubblica come la Lombardia, attraverso un’occupazione “militare” da parte dei suoi esponenti di tutti i centri di potere: dai direttori generali ai dirigenti delle unità organizzative nei più importanti assessorati; dai direttori generali delle pubbliche aziende ospedaliere ai primari; dagli amministratori delegati ai presidenti delle società di trasporto; dai direttori generali degli enti e delle agenzie regionali ai consigli di amministrazione delle società a capitale pubblico della Regione Lombardia operanti in ambiti strategici come le infrastrutture, la formazione, l’ambiente, costituendo, di fatto, una pericolosa situazione di potere “dominante”.
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De Alessandri spiega al il Fatto Quotidiano: “La distribuzione dei fondi pubblici privilegia in misura schiacciante le imprese della Compagnia delle Opere rispetto all’intero mondo imprenditoriale lombardo”. L’opposizione regionale lombarda ha definito la sospensione dal lavoro di De Alessandri “un provvedimento persecutorio”. Certo, nel suo dossier, De Alessandri porta fatti, nomi e cifre inquietanti. “Se nelle altre regioni si può legittimamente parlare di ‘primari di partito’ e di ‘manager di partito’, in Lombardia si parla quasi esclusivamente di ‘primari di CL’ e di ‘manager di CL’”. De Alessandri stigmatizza anche il comportamento di coloro “che mettono nel curriculum la loro foto con don Giussani”. “Dietro al mondo delle nomine, c’è tutto un universo di convenzioni, accreditamenti, assegnazioni di incarichi e appalti che vedono primeggiare un gruppo su altri. Il ciellino Guido Della Frera, ex braccio destro del governatore lombardo, abbandona nel 2003 l’incarico di Assessore regionale per fare l’imprenditore nel settore della sanità privata. Non passano cinque mesi e una società di cui era azionista, il Polo geriatrico riabilitativo di Cinisello Balsamo, ottiene dalla Regione l’accreditamento presso il Servizio sanitario nazionale di 141 posti letto a uso riabilitazione. La struttura è privata, ma il ricovero lo paga lo Stato. Da allora per Della Frera è stata una marcia trionfale. Nel 2004 Formigoni ha accreditato il Polo geriatrico con altri 246 posti per la sede di Milano città, dando contestualmente il via libera a un’altra società del suo ex braccio destro, la Polo Riabilitativo srl, per la costruzione di una nuova struttura con 216 posti letto fra degenza, day hospital, emodialisi, radiologia e altro ancora”.
Il dirigente compone un quadro preciso: “Tra le tante mostruosità istituzionali introdotte dal governatore lombardo, mi limito a citare un esempio giudicato di eccezionale gravità da alcuni stessi consiglieri regionali. Si tratta di Infrastrutture Lombarde, la società per azioni creata dalla Regione Lombardia per promuovere le nuove infrastrutture (costruzioni di ospedali, svincoli autostradali), duramente contestata già all’inizio della sua istituzione: il Presidente della Regione controllerà tutti gli appalti, togliendo ogni possibilità di controllo al Consiglio regionale, hanno dichiarato alcuni consiglieri regionali dell’opposizione. Una situazione esplosiva per la democrazia”.
Com’è riuscito Formigoni a consolidare un potere tanto assoluto? Secondo De Alessandri, “anzitutto decapitando i vertici della dirigenza regionale e sostituendoli con esponenti di CL. La carica di segretario generale, ovvero la prima carica dirigenziale della Regione Lombardia è, da oltre quattordici anni, saldamente occupata dal ciellino Nicola Maria Sanese, soprannominato il vice governatore. Le cariche di direttore generale nei più importanti assessorati sono strettamente legate all’appartenenza a Comunione e Liberazione. Le unità organizzative più strategiche sono anch’esse dirette da esponenti del movimento fondato da don Giussani. Nicola Maria Sanese è un nome storico tra gli organizzatori dei meeting di Rimini unitamente al ciellino Roby Ronza, che Formigoni ha nominato Delegato per lo sviluppo e consolidamento delle relazioni internazionali” .
Quello descritto da De Alessandri è un sistema pervasivo. “Il ciellino Raffaele Cattaneo occupava nella scorsa legislatura la seconda carica dirigenziale della Regione: quella di vice segretario generale. Nominato sottosegretario regionale all’inizio della presente legislatura, detiene attualmente la carica di Assessore regionale alle infrastrutture e mobilità. Non solo: Raffaele Cattaneo è, dal 2004, presidente del consiglio di sorveglianza di Infrastrutture Lombarde Spa, di Lombardia Informatica e, come se tutto questo non bastasse, è membro del Cda della Sea, la società di gestione degli aeroporti di Milano. Oltre a loro, tra i fidatissimi, figura Giulio Boscagli, Assessore alla famiglia e alla solidarietà sociale. E ancora Romano Colozzi, al quale non a caso spetta la responsabilità della ‘cassaforte’ regionale: Romano Colozzi è Assessore alle risorse e finanze”.
Il blocco di potere ciellino è fortissimo anche ai vertici delle fondazioni sanitarie: “Nel luglio 2009 Formigoni ha nominato Giancarlo Cesana, nome storico di CL, presidente del Policlinico Mangiagalli”, scrive De Alessandri. “Il ciellino Alberto Garocchio è stato nominato nel consiglio di amministrazione dell’Istituto dei tumori, Cosma Gravina nel cda dell’Istituto neurologico Carlo Besta. Il ciellino Luigi Roth è stato invece confermato nel consiglio di amministrazione del Policlinico Mangiagalli. Luigi Roth, già Presidente di Fondazione fiera di Milano, detiene il record delle cariche cumulative: nel marzo 2009 Formigoni lo ha nominato alla guida del consorzio destinato a realizzare un’opera colossale, la Città della salute di Milano. Roth è, contemporaneamente, Presidente di Terna Spa, membro del consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Ferrara, Presidente della Banca popolare di Roma. Inoltre, opinionista de Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Nazione. Il ciellino Claudio Artusi, già ad di Fiera Milano Spa, è attualmente ad di CityLife. Nel 2004 CityLife acquistò dalla Fiera guidata da Artusi parte del quartiere della vecchia fiera cittadina, su cui dovrebbe prendere forma il progetto firmato da Isozaki, Liebeskind e Hadid. Intanto Roth è stato nominato nel cda della Cassa di risparmio di Ferrara e alla presidenza della controllata Popolare di Roma”.
CL allarga il suo potere anche ad ambiti della finanza cattolica tradizionalmente ostili. “Dopo una lunga battaglia dentro la Banca popolare di Milano, la sconfitta di Mazzotta ha aperto le porte alla presidenza di Massimo Ponzellini. Ma al suo fianco come vicepresidente, avrà Graziano Tarantini, che ha fondato e fatto crescere la Compagnia delle Opere di Brescia. Avvocato 49enne, con alle spalle una grande esperienza nella finanza, già da anni Tarantini rappresenta nel consiglio della banca milanese per antonomasia l’anima della Compagnia. Nel consiglio di amministrazione dell’ente presieduto da Giuseppe Guzzetti, invece, la galassia della Compagnia è rappresentata dal milanese Angelo Abbondio”, segnala il dossier di De Alessandri. Che commenta: “Chiunque abbia tentato di opporsi allo strapotere di CL è stato emarginato”.
Difficile sapere come finirà la sua coraggiosa battaglia. Ma a De Alessandri piace citare il passo di un articolo di Eugenio Scalfari del 13 ottobre 2008: “Un sistema di potere come quello di Formigoni, CL, non esiste in alcun punto del Paese, nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere. Negli ospedali, nell’assistenza, nell’università, tutto è diretto da 4-5 persone che hanno anche una specie di cenobio dove ogni tanto si ritirano, sotto voti di castità o qualcosa di simile”.
di Ferruccio Pinotti da Il Fatto Quotidiano del 30 dicembre 2009
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