martedì 25 marzo 2008

PD, Prezzolini e la società degli Apoti, il pensiero di Gobetti ...


Parto dalla citazione di un post di Angelo Mancini, pubblicato nel sito http://www.costituentedemocratica.net/, a proposito della nascita del Partito Democratico
Il gap di democrazia sarà colmato quando si sarà formata una classe di cittadini che vogliono fare politica senza voler fare i politici. E quando i politici dentro i partiti dovranno rendere loro conto. Quindi né tessere, né elettori: cittadini.
I cittadini non fanno mai antipolitica, per definizione! Sono loro la politica, nel bene e nel male, naturalmente. Cominciamo a rimettere le cose con i piedi per terra. Il partito democratico così com'è si è già squalificato, il partito di un leader per quanto illuminato possa essere (e non sembra esserlo) non fa al caso nostro - non so al vostro...
Angelo Mancini cita Giuseppe Prezzolini, e la sua proposta di fronte al fascismo come di fronte al bolscevismo, di una “Società degli Apoti”, di “coloro che non le bevono”, che si tengono fuori della mischia.
A Prezzolini rispose ad esempio Piero Gobetti.

Gobetti prima ribadisce il senso della cultura come azione, come “elemento della vita politica”, poi affronta la più delicata questione di merito: la natura del fascismo e la necessità di una “opposizione intransigente. L’ “apatia delle coscienze” è considerato il male italiano originale, insieme con una certa inclinazione per il conformismo, l’unanimismo, la rassegnazione. Il fascismo sanciva “l’ultima rivincita dell’oligarchia patriottica, cortigiana e piccolo-borghese, che governa l'Italia da molti secoli, soffocando ogni iniziativa popolare". Gobetti denuncia nel fascismo la mancanza di prospettive; nella dottrina fascista non c’è alcun senso dell’avvenire, del futuro, del progresso: è solo un prodotto di un idealismo retorico e mistificatore dell’avvenire, del futuro, del progresso. Per Gobetti la soluzione unica è il lavoro quotidiano in vista del futuro, con l’obiettivo di “trasformare le preoccupazioni culturali in preoccupazioni di civiltà”. Sono stati proprio gli apoti a permettere la diffusione e il successo del fascismo. Gli apoti “non le avranno bevute”, certo, ma hanno aiutato il regime nella sua opera di penetrazione.
Eppure gli apoti hanno responsabilità limitate rispetto a quelle delle grandi forze in campo. Il fascismo, infatti, si è potuto giovare delle debolezze e delle resistenze, dei limiti e delle titubanze, dei liberali e dei popolari, dei socialisti e dei comunisti. Le forze della difesa dei valori democratici non hanno saputo offrire risposte adeguate di fronte all’offensiva fascista. La vecchia classe dirigente liberale non si mostrò in grado di dominare e di comprendere i fenomeni della mobilitazione di massa innescati dal conflitto mondiale. I socialisti, divisi al loro interno, rifiutarono ogni collaborazione con le forze “borghesi”, in primo luogo con i liberali ed i popolari. Gobetti, nell’analizzare la crisi politica, istituzionale e dei partiti, individuò quelle deficienze e responsabilità, recenti e antiche, all’origine del successo di Mussolini. Gobetti cercò un dialogo non con i partiti nel loro complesso, ma con quegli uomini di partito che si schieravano contro il fascismo e che cercavano di condurre su quella strada i loro movimenti, come fece Luigi Sturzo.
(liberamente tratto da: http://www.ossimoro.it/gobetti.htm, che riprendeva a sua volta un articolo del 19 Giugno 2001 di http://www.democraziarepubblicana.org, sito non più esistente)

Conclusioni: alcuni criticano aspramente le vecchie scuole di partito, io invece sento molto la mancanza di un posto dove si possano imparare queste cose.
Le discussioni avvenute tra Prezzolini e Gobetti sono ancora attuali, riguardano anche noi ora, e potrebbero aiutarci a meglio comoprendere il dibattito tra PD, PDL, Sinistra Democratica.

PERCHE' NON COSTRUIAMO QUESTA SCUOLA, QUI E ORA ?

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