domenica 9 marzo 2008

Se ne parla all'estero: pericolosità del particolato sottile

I dati epidemiologici indicano che l'esposizione al particolato residuo di combustione è legata a maggiore mortalità.
Gli scienziati dibattono sulla determinazione della soglia di rischio, considerando dimensioni delle PM, entità e durata dell’esposizione, con l'obiettivo di determinare curve concentrazione-risposta e tempi di latenza.
L’Agenzia di protezione ambientale (EPA) statunitense ha stabilito un limite medio annuale di 15 microgrammi di particolato/metro cubo, e ritiene che sotto questo valore non ci siano evidenze convincenti di effetti sulla mortalità.
Secondo una nuova analisi dell’Harvard Six Cities Study non ci sarebbe invece una soglia di rischio ma una continuità, e conseguenze ci sono anche al di sotto dei 15 mcg/m3, con effetti sulla mortalità entro i due anni.
Salto i dettagli tecnici ed arrivo alle conclusioni dello studio.
1) C'è un legame tra esposizione al particolato e mortalità precoce
2) Ci sono sopravvivenze più brevi in città più inquinate.
3) Per il PM2,5 c’è una linearità concentrazione-risposta anche al di sotto dei 15 mcg/m3, e gli effetti sulla mortalità sono visibili già entro i due anni dall’esposizione.
4) L’apparente assenza di una soglia di rischio suggerisce che quelle stabilite siano arbitrarie e che limitarsi alla riduzione dei giorni d’inquinamento elevato nelle città non sia sufficiente.

In Italia:
a) Si parla quasi solo di PM10
b) Si sfora la soglia UE di 35 giorni inquinati all’anno consentiti con 40 mcg/m3 di particolato da ridurre a 20 entro il 2010
c) A Milano ci sono giorni con valori sopra a 100

Morale: una riduzione dell’inquinamento atmosferico potrebbe produrre benefici quasi immediati.

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