venerdì 8 gennaio 2010

Cessione di ramo d'azienda: sartoria, trucco e acconciatura

Tratto da: http://www.ilgiornale.it/spettacoli/le_truccatrici_sciopero_non_vogliamo_andar_via/08-01-2010/articolo-id=412134-page=0-comments=1

Le truccatrici in sciopero: non vogliamo andar via - di Redazione

I dipendenti Mediaset che si occupano di sartoria, trucco e acconciatura hanno proclamato uno sciopero il 10 e 11 gennaio con diverse modalità. I lavoratori protestano perché da febbraio saranno ceduti a un’altra azienda: in sostanza non saranno più alle dirette dipendenze di Cologno, ma di una società esterna. Coinvolti sono 56 addetti di cui 26 a Cologno Monzese, 4 a Milano due e 26 a Roma. Videotime intende procedere alla cessione del ramo d’azienda poiché non considera i servizi di sartoria, trucco e acconciatura «attività caratteristica del processo produttivo televisivo». Di contro, i sindacati di categoria ribadiscono la loro contrarietà a ipotesi di esternalizzazione che riguardino attività o reparti del Gruppo Mediaset. I lavoratori hanno anche scritto una lettera aperta a Silvio Berlusconi, a Fedele Confalonieri e a Piersilvio Berlusconi «Molte di noi - scrivono le truccatrici - hanno percorso tutte le tappe della storia Mediaset, lavorando dietro le quinte, ma sempre con grande orgoglio e impegno, alla crescita della azienda. Riteniamo che la strada della espulsione dalla azienda delle risorse umane, in favore di soluzioni fragili e precarie, sia sbagliata e controproducente. Siamo e vogliamo restare parte di Mediaset». La del Tg5 ha espresso solidarietà.


  • N.B. La notizia è tratta da "il giornale", non da un quotidiano qualunque ...
  • la cessione di ramo d'azienda è relativo ad alcune figure chiave ...
  • che potrebbero avere avuto un ruolo anche nella "politica spettacolo" degli ultimi 18 anni ...

3 commenti:

Franco Gatti ha detto...

Tratto da: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/201001articoli/51102girata.asp

10/1/2010 (9:18) - LA STORICA PROTESTA CHE TURBA IL BISCIONE
Sciopero dei truccatori
e Mediaset si ferma

Braccia incrociate per la cessione all’esterno del servizio
SUSANNA MARZOLLA
MILANO
Questa volta il fatidico «Ghe pensi mi» non è arrivato, questa volta Silvio Berlusconi è rimasto insensibile a tutti gli appelli; e questa volta le «sue» televisioni scioperano. Per la prima volta l’intero gruppo Mediaset - circa 3800 lavoratori - incrocia le braccia. Non è dato sapere quanto sarà alta la partecipazione, se i «pressanti inviti» ad evitare il blocco delle trasmissioni servirà o se davvero, come possibile, oggi e domani salteranno programmi di punta come il Grande Fratello e tutti gli appuntamenti sportivi, compresi quelli del Campionato di serie A.

E’ sicuro però che Mediaset ha preferito correre questo rischio piuttosto che recedere dal proposito di passare ad un’azienda esterna l’intero settore «Sartoria trucco e acconciature»: cinquantasei persone, in stragrande maggioranza donne, equamente divise tra le sedi di Roma e Cologno Monzese che dal primo febbraio si troverebbero ad essere dipendenti non più del maggior gruppo televisivo ma di tal «Pragma Service srl».

Un passaggio che i lavoratori vivono non solo come un immediato danno economico - riduzione secca degli stipendi, perdita di tutti i benefit aziendali - ma soprattutto come un primo passo verso la precarizzazione e la possibile perdita del posto di lavoro. A cosa portino le «esternalizzazioni» e i passaggi di proprietà da grandi gruppi a piccole aziende semisconosciute lo stanno provando migliaia di lavoratori. E a Mediaset si rendono conto di non essere più un’isola felice: per questo l’adesione di tutti i settori allo sciopero.

Anche la motivazione addotta per la cessione (sartoria, trucco e acconciatura vengono definite dall’azienda «attività non caratteristiche del processo produttivo televisivo») è foriera di pesanti dubbi: «Temiamo - scrivono in un comunicato Cgil, Cisl e Uil - che il trasferimento possa essere l’inizio di un processo di esternalizzazioni che potrebbe coinvolgere altri settori, sedi o attività del gruppo Mediaset». Lo stesso timore espresso nel comunicato di solidarietà inviato dal comitato di redazione del Tg5.

I giornalisti non sono coinvolti nella vertenza, ma anche per loro si preparano tempi non facili: a dicembre, ad esempio, hanno saputo che i colleghi di Tg4, Tgcom e Studio Aperto non saranno più dipendenti delle singole testate ma di una «agenzia di informazione» che dovrebbe fornire materiale a tutto il gruppo. Una mobilità interna - questa l’effettiva preoccupazione - che potrebbe andare in parallelo con un «affidamento di lavori in appalto esterno».

Oltre allo sciopero, alcune lavoratrici del reparto trucco hanno provato anche l’arma della persuasione, scrivendo una lettera a Silvio Berlusconi: «Molte di noi hanno condiviso con lei gli anni della fondazione del gruppo, che ricordiamo con commozione e orgoglio. La decisione di cedere il ramo d’azienda ci mortifica e ci preoccupa profondamente; siamo e vogliamo restare parte di Mediaset. Confidiamo in lei e nella sua sensibilità». Non hanno ricevuto alcuna risposta.

Franco Gatti ha detto...

Tratto da: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201001articoli/51123girata.asp

11/1/2010 (7:26) - IL CASO
Le truccatrici Mediaset "Eravamo una famiglia ora Silvio ci ha tradito"

Lavoratori nel campo del trucco e sartoria in presidio di fronte alla sede Mediaset. Il settore è stato appaltato a una società esterna

Rischio esubero per 56 dipendenti
«Dimenticate dopo 25 anni di lavoro»
FRANCESCO MOSCATELLI
COLOGNO MONZESE
Che sia ben chiaro: la politica non ci interessa. Siamo qui solo per difendere il nostro lavoro, la nostra storia e il nostro futuro. La tv commerciale di cui tutti parlano noi la facciamo da 25 anni. E la facciamo con orgoglio.

Berlusconi ci ha insegnato che Mediaset è un’unica grande famiglia. E noi a quest’idea ci abbiamo sempre creduto e vogliamo continuare a crederci». Patrizia Galofaro nel mondo della comunicazione ci è cresciuta. Lavora come truccatrice al «Biscione» da 25 anni. E davanti al suo specchio, di gente abituata a pesare le parole, ne ha vista passare tanta. «Ho iniziato con Drive In: mi ricordo Piersilvio ragazzino, seduto in mezzo al pubblico per seguire le registrazioni del programma. E poi il Bonolis di Bim Bum Bam, la prima edizione di Striscia la notizia, le feste di Natale a Milano 2 con i regali e Silvio Berlusconi che ci faceva gli auguri uno per uno. Una volta l'ho persino truccato: è un uomo veramente cordiale».

A guardarla, mentre picchetta con i colleghi l’ingresso degli studi di Cologno Monzese, si capisce subito che questo è il primo sciopero della sua vita. E che ne avrebbe fatto volentieri a meno. «Il 5 gennaio ci hanno comunicato che vogliono cedere il settore trucco, parrucco e sartoria a una società esterna, la Pragma Service srl di Pioltello - continua Patrizia - Siamo 56 persone, tra Roma e Milano, e siamo tutte donne. Perché vogliono abbandonarci dopo tutti questi anni? Mediaset è la fabbrica dell'immagine e noi, dell'immagine, siamo i primi costruttori».

Alle 13.30 ai piedi della mega antenna di Cologno Monzese ci sono una settantina di persone, un altoparlante e qualche bandiera portata dai sindacalisti. Qualcuno distribuisce una fetta di panettone. Qualcun altro segue con il videofonino le trasmissioni, inventandosi telecronista per un giorno. «Ragazzi, il Tg5 legge un comunicato di solidarietà». «E Guida al Campionato? Hai sentito qualcosa?» «Domenica 5 della D'Urso l'hanno registrato sabato. Abbiamo fatto saltare la diretta di oggi. Domani Striscia dovrà rinunciare allo stacchetto finale delle veline». E poi telefonate ai colleghi, per sapere quanti hanno aderito allo sciopero negli studi di Roma e di Milano 2.

segue

Franco Gatti ha detto...

... Al di là dei cancelli c'è il cuore della «grande famiglia Mediaset»: gli studi televisivi, certo, ma anche il supermercato, la palestra, la libreria Mondadori, l'ufficio postale, la farmacia. «Qui si sta bene, lo sanno tutti. E di scioperi aziendali, a memoria d'uomo, ce n'è stato forse uno nel 1999 – racconta Gerardo Mauri, capo-elettricista e delegato Cgil – Oggi quasi la totalità dei dipendenti non si è presentata. Stanno entrando solo giornalisti e dirigenti. Se riescono ad andare in onda, è solo perché stanno facendo lavorare al nostro posto i quadri e gli interinali. Domani (oggi, ndr) faremo il bis. E dopo l'incontro con l'azienda di giovedì decideremo se e come continuare la mobilitazione».

Tra i lavoratori che dalle 9 del mattino stazionano davanti all'ingresso del Biscione circolano voci e ipotesi diverse: «La Pragma service ha 4 dipendenti e zero know-how. Appartiene a una cooperativa che da vent'anni si occupa di traslochi e trasporti». «Vedrete: ci garantiscono due anni di contratto. Poi se ne laveranno le mani, del nostro lavoro e delle nostre pensioni». «Non ci credo. Faranno marcia indietro. Oggi abbiamo dimostrato di essere uniti». Anche Patrizia Galofaro ci crede: «A Berlusconi queste cose le abbiamo scritte in una lettera. Spero che ci risponda e che si ricordi di noi...».

La risposta ufficiale dell'azienda, in realtà, è arrivata con un comunicato diffuso dal Tg5 delle 13: «Vogliamo rassicurare i dipendenti. L'operazione non avrà alcun effetto sull'occupazione o sulla condizione retributiva dei lavoratori coinvolti». La signora Galofaro, però, rimane scettica: «Dicono che non cambierà nulla. Ma allora perché lo fanno? Noi vogliamo continuare a far parte della grande famiglia Mediaset».

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