lunedì 19 marzo 2012

Un po' di chiarezza dopo le b...e

La polemica - Limiti sugli animali da laboratorio.  contro-mobilitazione degli scienziati
L'appello di alcuni big italiani della ricerca perché il Parlamento adotti senza restrizioni la direttiva Ue sulla sperimentazione. Garattini (Mario Negri): "Senza le scimmie l'Aids sarebbe ancora una malattia mortale". Oltre il 90% dei test vengono svolti su topi e ratti Lo leggo dopo

ROMA - La polemica sull'uso degli animali nella ricerca si riaccende periodicamente, ma stavolta arriva alle istituzioni visto che il Parlamento italiano è chiamato a ratificare la direttiva comunitaria sulle regole della sperimentazione animale. Il testo è già passato alla Camera dove la pressione del movimento animalista ha portato all'approvazione di alcuni emendamenti che il mondo italiano della ricerva giudica restrittivi e in contrasto con l'obiettivo della Ue, che è quello di armonizzare le normative tra i 27 paesi dell'Unione.

L'ultima polemica, scoppiata sull'importazione di 900 scimmie cinesi dalla Harland di Monza, ha spinto alcuni dei nomi più in vista della ricerca italiana a intervenire pubblicamente per spiegare le ragioni della scienza e fare il punto sull'utilizzo delle cavie in Italia: "La vivisezione è un retaggio del passato - dicono gli scienziati - . Oggi esiste la 'sperimentazione animale' per testare farmaci, ed è attuata con tutte le garanzie stabilite da leggi moderne, ma resta ancora una necessità irrinunciabile se vogliamo che gli ammalati trovino sempre migliori terapie".

Per affermare questi concetti hanno incontrato la stampa, a Milano, Silvio Garattini, (Istituto Mario Negri), Marco Pierotti (Istituto Tumori di Milano), Pier Giuseppe Pelicci (Istituto Europeo di Oncologia), Ferdinando Cornelio (Istituto Neurologico Besta) e Massenzio Fornasier, presidente Società Veterinari Animali da Laboratorio. Garattini ha avuto incontri a Palazzo Madama per caldeggiare queste ragioni e chiedere la modifica agli emendamenti approvati dalla Camera e un recepimento senza restrizioni della direttiva Ue: "Senza la sperimentazione animale sulle scimmie - ricorda tra l'altro Garattini - l'Aids sarebbe ancora una malattia fatale, perchè solo sui primati funzionano i farmaci antiretrovirali che hanno portato alla cronicizzazione della malattia".

Marco Pierotti sottolinea invece che l'Italia è all'avanguardia per la disciplina sulla sperimentazione: un comitato etico verifica che l'esperimento sull'animale sia scientificamente corretto, abbia metodologia appropriata, risponda a congruità statistica e che gli animali non siano sostituibili con altra forma di sperimentazione. A parte ciò, poi, le stesse riviste scientifiche internazionali esercitano una forma di controllo, escludendo dalla pubblicazione le sperimentazioni non rispettose degli animali.

Pier Giuseppe Pelicci spiega le tre fasi della ricerca rispetto all'obiettivo-farmaco: "Per definire la sua tossicità, prima viene testato per vedere come si comporta sulle cellule, poi sugli animali, quindi sull'uomo. Il 30% dei progetti muore nella prima fase (cellule). Dei restanti, il 40% muore nella seconda fase (animali); il 50% viene scartato nei test sull'uomo. Solo l'1% dei progetti alla fine diventa farmaco". Secondo Pelicci, non è possibile saltare la seconda fase, quella che interessa gli aninali, "perché la cellula non ci può dire qual è l'effetto su un organismo".

Discorso ancora più valido, aggiunge Ferdinando Cornelio, per i test sul sistema nervoso che "interagisce in sistemi cellulari complessi che richiedono l'integrità di una struttura animale complessa". Massenzio Fornasier spiega che in Italia la legge impone la presenza di un veterinario in ogni istituto di ricerca. Fornasier ha presentato anche i numeri delle sperimentazioni animali in Italia: nel 2009 sono stati utilizzati oltre 750mila ratti e topi (su un totale di 830.453 animali da laboratorio). Quanto ai primati, ne sono stati utilizzati 502.

Garattini ha sottolineato, inoltre, che il ricorso alla "cavia" animale" è crollato rispetto a trent'anni fa: "Ormai usiamo sempre meno animali in laboratorio grazie alle nuove tecnologie che permettono di seguire con metodi non invasivi l'andamento di una malattia e l'efficacia delle terapie. Basti pensare - ricorda Garattini - che negli anni '80 il Mario Negri arrivava a quota 100 mila roditori 'reclutatì, quest'anno sono stati appena 12 mila. Oggi, in pratica, ne usiamo dieci volte meno".
(13 marzo 2012)
Tratto da: http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2012/03/13/news/ricerca_e_cavie_appello_degli_scienziati-31485228/

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