giovedì 28 febbraio 2008

Memorandum pre-elettorale

L'associazione "Scienza e Vita" comunica la propria contrarietà alla possibilità di abortire farmacologicamente. Da quel che capisco la posizione rigida è legata principalmente al minor impatto negativo sulle donne dell'aborto "via pillola" rispetto a quello "via intervento chirurgico", col rischio di una banalizzazione (parole loro) dell'aborto.

Scienza e vita, afferma tra l'altro che "le questioni etiche sono anche propriamente politiche e pertanto oggetto delle scelte partitiche e parlamentari e in quanto tali non sottraibili, in virtù del semplice ricorso alla libertà di coscienza, al confronto democratico che è costitutivamente pubblico". Invita i propri soci a "giudicare e scegliere in base alle risposte che le singole forze politiche forniranno sui temi indicati nel corso della campagna elettorale e alla luce dei valori propri dell'Associazione che, come è noto, tutela strenuamente la vita umana dal concepimento sino alla morte naturale".

Io riprendo il loro discorso ed invito i miei amici a giudicare e scegliere il partito da votare nelle prossime elezioni in base ai candidati, compresi eventuali esponenti di Scienza e Vita !
L'immagine che illustra l'articolo è tratta dal sito http://www.utopia.it/motivo1.htm, e riprende la Bibbia di San Gerolamo.
Il testo latino è: Mulieri quoque dixit. Multiplicabo erumnas tuas et conceptus tuos. In dolore paries filios et s(u)b viri protestate eris; et ip(s)e d(omi)nabit(ur) tui. Sul sito c'è una analisi ragionata del frammento, ma io non sono in grado di entrare nel merito.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il 59,5 per cento dei ginecologi italiani attivi in strutture che effettuano l'interruzione volontaria di gravidanza è obiettore di coscienza.

Dati elaborati dall'Istituto superiore di sanità (Iss) nel 2005 e poi inviati al ministero della Salute per la relazione sull'applicazione della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza.

Anonimo ha detto...

Commento di Ignazio Marino, presidente della commissione Sanità del Senato ed esponente del Pd, sul dibattito riguardante la pillola abortiva.

La Ru486 è un farmaco, e la discussione sul suo utilizzo andrebbe affrontata in maniera non ideologica.
Nel 2000 il mifepristone fu approvato dalla Food and Drug Administration, l'agenzia governativa americana che regolamenta i farmaci, per l'uso clinico sulla base dei dati raccolti su 500 mila donne. E' vero che tra queste vi sono stati cinque decessi documentati e che allarmano in particolare quelli legati allo shock settico causato da un microrganismo chiamato Clostridium sordellii. E' noto comunque che nessuna procedura medica è esente da rischi. Il rischio di mortalità documentabile con l'uso della Ru486 nei dati Usa è inferiore a uno su 100 mila; sempre negli Usa il rischio di mortalità per tutte le procedure di aborto è compreso tra 0,1 e 8,9 su 100 mila in base all'età gestazionale: è minore all'ottava settimana e significativamente maggiore dalla 21esima in avanti. Questi sono i dati scientifici pubblicati e queste, quindi, le informazioni che assieme ad altre devono essere rese chiare a tutti.
L'aborto costituisce sempre un dramma da prevenire e una tragica sconfitta.
Tuttavia uno stato laico deve avere una legge sull'aborto: la 194 è equilibrata e deve essere applicata in ogni sua parte. Ogni normativa (dalla 194 alla 40 sulla fecondazione, sino a quella sui trapianti) che regolamenta una materia legata alla sanità è evidentemente legata alla conoscenza e al continuo progresso scientifico. Per questo le indicazioni cliniche, anche in una situazione che le donne per prime vorrebbero evitare, devono essere stabilite all'interno di quel dialogo approfondito, intimo e personalissimo tra il medico e la persona che a esso si rivolge.
Optare per la chirurgia o per un farmaco dipende dalla situazione medica specifica, dall'età gestazionale, dalla sorveglianza clinica attuabile e dalla condizione psicologica. Il medico deve informare sulle diverse opzioni ma ha prima di tutto il dovere di instaurare un rapporto di fiducia basato sulla conoscenza e sulla solidarietà con la sua paziente, in modo che la scelta non sia sbrigativa e solitaria ma informata e meditata".

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