giovedì 14 febbraio 2008

Pruriti...

Gil Yosipovitch, dermatologo del Wake Forest University Baptist Medical Center, ha diretto una ricerca sul prurito. Ha osservato con tecniche di brain imaging che cosa succede nel cervello di una persona che si gratta in risposta al prurito, ed ha scritto un articolo per il Journal of Investigative Dermatology.
Ecco la conclusione "Il nostro studio mostra per la prima volta come grattarsi dà sollievo al prurito".

Fino a qui la parte curiosa della notizia.

C'è anche una parte scientifica: capire i meccanismi di sollievo è importante per poter sviluppare nuovi trattamenti contro il prurito. Per alcune persone il prurito è una condizione cronica che incide sullo stato di salute.Grattarsi non è generalmente consigliato perché danneggia facilmente la pelle.
Comprendere come funzioni il processo potrebbe portare a nuovi trattamenti, come per esempio farmaci che agiscano a livello cerebrale.
Lo studio ha dimostrato che le aree del cervello associate a emozioni e ricordi spiacevoli o negativi diventano significativamente meno attive mentre ci si gratta. La diminuzione di attività interessa il cingolato anteriore, un'area associata all'avversione alle esperienze sensoriali spiacevoli, e il cingolato posteriore, associato alla memoria.
Altre aree diventano invece più attive, in particolare la corteccia somato-sensoriale secondaria, coinvolta nella sensazione di dolore, e la corteccia prefrontale, associata a comportamenti compulsivi. Questo potrebbe spiegare la compulsione a continuare a grattarsi.


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